IL FIGLIO DELLA LUNA

LE RIFLESSIONI DELLO PSICOSESSUOLOGO

di  FRANCESCO TASSIELLO

Le considerazioni sui limiti e la liceità nelle relazioni affettive, sentimentali e sessuali all’interno di un rapporto di coppia sono prerogativa e riservatezza di ciascuna coppia. Non ci è dato sapere cosa avviene nel “talamo nuziale“, quando la camera da letto genitoriale si chiude. Cosa avviene nelle altre stanze? I figli adolescenti a quali esempi sono educati? Una signora mi chiede del figlio adolescente e “del suo sviluppo“, in termini molto semplici e chiari, anche se il tema che solleva è estremamente complesso e difficile da trattare. In effetti parlare di innamoramento e amore, è semplice e stimolante, mentre il tema della sessualità è più riservato e protetto. In famiglia, i genitori che dovrebbero parlarne ai figli, non hanno il “coraggio“ di farlo; soprattutto se il figlio in oggetto ha qualche forma di disabilità. Nello sceneggiato televisivo “Il figlio della luna“, questo tema è trattato con molta naturalezza e realismo. Fulvio è un ragazzo con grave handicap fisico, i cui familiari, la mamma in particolare, si impegnano con forte determinazione e senza arrendersi per il migliore e maggiore  sviluppo e crescita personale e professionale, anche se in un limitato range di possibilità. La determinazione e impegno, in particolare materno, di ottenere il massimo possibile in quel limitato spazio di opportunità per Fulvio possibili. Il successo formativo e professionale diventano possibili e fattibili, rimane il limite umano degli aspetti affettivi, sentimentali e sessuali legati alla pretesa socioeconomico del perfezionismo a tutti i livelli. L’immagine sessuale ha dei canoni estetici irremovibili e insostituibili, come “insegnano“ quotidianamente e incessantemente quei stessi mas-media durante gli intervalli pubblicitari. Tra le opinioni più interessanti raccolte nell’articolo di Valentina Polati dell’anno 2004 c’è questa: “Invito chi confonde l’amore con il sesso, o chi fa Professione di romanticismo per negare il diritto alla sessualità dei disabili, a spersonalizzarsi per un attimo, a spogliarsi di pregiudizi culturali e/o religiosi, per immedesimarsi nello strazio interiore di chi, per un handicap fisico o psichico, non può fare sesso come chiunque”. A parlare dovrebbero essere i diretti interessati, per i quali “l’esperienza sessuale“ è un bisogno fisico primario, come per tutti, e in quanto tale va soddisfatto. Dal momento che chi soffre di qualche disabilità spesso non riesce ad aver alcun tipo di rapporto, l’iniziativa di cui si fa un breve cenno più avanti, potrebbe essere una soluzione terapeutica valida: non importano i mezzi, importa il fine, soprattutto per questo tema particolarmente delicato e riservato. In Svizzera, i primi dieci professionisti utilizzati come assistenti sessuali per disabili psichici hanno iniziato ad operare a Zurigo. E non stiamo parlando di prostituzione … Ribadisco che questo è un tema molto delicato che può capire solo chi ne è affetto.

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Gli amici di Sant’Egidio: insieme per crescere, aiutare e aiutarsi.

La riunione degli amici della comunità di Sant’Egidio nel cortile di un antico monastero, oggi museo di Roma in Trastevere.
All’ombra protettrice di un amplissimo albero. Ha voluto significare la “La liberazione della diversità dei corpi e delle menti“, dalla costrizione e la sofferenza attraverso la libertà che l’arte moderna consente.
Al di là del valore del prodotto artistico, le difficoltà di comunicazione dei propri sentimenti sono superate con il messaggio dell’arte.
Questo consente di scendere nella profondità del pensiero di ciascuno, e di verificarne gioie e dolori, volontà di essere e agire, il riscatto dalla discriminazione.
Non solo la pittura ha dominato un anno di impegno artistico, guidato in sintonia di visione da istruttori amorevoli; ma anche l’allestimento di cento lampade realizzate con il “diseiner“ così creativo del genio italiano, ha consentito di illuminare di una luce simbolica il
“sogno di un mondo per tutti“, che Sonia una degli artisti ha espresso come obiettivo dell’anno di lavoro.
Nei quadri si raccontano le vicende degli zingari, di coloro che pieni di speranza si imbarcano per trovare terre più ospitali su fragili barche, per varcare i confini che non solo la geografia ma la mancata solidarietà fra gli uomini ha reso ostili.
Ma si raccontano anche i confini domestici, fra i “sani“ e gli “afflitti“, vuoi di imperfezioni di natura, vuoi per accidenti di vita, vuoi per il naturale declino delle forze e delle menti dovuto all’avanzare degli anni.
Un popolo molto consapevole di disabili, dei loro familiari , degli accompagnatori e di giovani volontari – presenti in gran numero nell’ampio cortile –Ha rinnovato la sua fiducia verso coloro che –come la comunità di Sant’Egidio – vivono con il sentimento dell’amicizia e della cura.
Non è senza significato che con il contributo degli artisti disabili che hanno lavorato per un anno vissuto insieme, la comunità abbia potuto far nascere sani 6000 bambini africani, preservandoli dall’AIDS.
Questa “reciprocità“ di vantaggi è esempio di quanto si può ottenere, se veramente ci si impegna a far sì che “il sogno di un mondo per tutti“ divenga realtà – vissuta-.

guardate le facce sodisfatte degli artisti su: http://www.micromosso.com/serie/pavani_5/index.html

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