Gruppo di Lettura: “Nata Viva“ di Z. Rondini – Nata Recensione a cura di Federico Sinopoli.

Fonte:
http://www.scrittorisommersi.com/gruppo-di-lettura/gruppo-di-lettura-%E2%80%9Cnata-viva%E2%80%9D-di-z-rondini/

Per questa recensione, mi era stata proposta la lettura di un romanzo di formazione e come sempre le classificazioni si dimostrano insufficienti a contenere il materiale veramente buono; ma classificare è vizio umanissimo e, in quanto vizio, sottrae per definizione spazio alla virtù. Dell’esordio di Zoe, pseudonimo – perché, poi? – dell’autrice, la prima più elementare virtù, e la più importante se si scrive per essere letti, è la grande scorrevolezza della lingua. Mai sciatta, nemmeno mai forzatamente “quotidiana“, Zoe racconta se stessa con grande padronanza del suo italiano: essere chiari, semplici è grande dote e riuscirci senza sperimentare, ad esempio, un uso alternativo della punteggiatura (molti TotòePeppino, oggi, sparano interpunzioni “per stupire“) dimostra solide basi.
Nata Viva si legge con piacere e si rimette sul comodino sempre con la promessa di un “arrivederci a presto“. La classificata formazione è quella di una bambina che nasce cinque minuti dopo, “cinque minuti completamente senza respirare“ e che ci descrive la sua vita (oggi ha trent’anni) non semplice, attraverso i brani del diario cha iniziò a tenere a tredici anni, sapientemente riordinati secondo la cronologia dei fatti e non della scrittura. Vita che mi sembra possa essere ben riassunta in questa frase (pag. 184): “questa è la grande, duplice difficoltà: gli altri mi vedono diversa e non sempre mi accettano; loro per me sono diversi, difficili da capire e da accettare“. Zoe non denuncia, non accusa, ma descrive: pregiudizi, indifferenze, il più delle volte pura e semplice stupidità; difetti comunissimi, ma intercettati da una sensibilità individuale fuori dal comune, descritti spesso con una disarmante ironia, refrattaria a qualunque piega malinconica. In particolare l’istituzione scolastica – in buona parte privata – ne esce con le ossa rotte. Educatori, pedagoghi, maestri e professori, si dimostrano caricature di se stessi e si salvano solo grazie all’autrice che non sferra mai il colpo di grazia, ma li lascia cadere silenziosamente nel nulla.
Altri, invece, hanno dato molto a Zoe; qualcuno, tra questi, non c’è più e allora la nostra giovane scrittrice diventa poeta in prosa descrivendo “con il sorriso sulla penna“ piccoli semplici deliziosi momenti di vita di tutti i giorni: un pranzo al ristorante, uno scherzo in famiglia, una gita al porto, la gioia di una ragazzina. Credo che Zoe abbia compreso quanto affermava George Orwell in 1984: “molte azioni restano senza effetto, ma non per questo sono senza significato“. Il valore della nostra vita non è nei suoi effetti, nelle sue manifestazioni, in quella “carriera dell’apparenza“ che oggi ci fa da insostituibile modello di crescita (crescita?), bensì nel suo significato, nello scambio di sentimenti tra le persone, sceverato dalle ipocrisie e dai doveri, nella complicità di un pensiero, di una risata, di uno sforzo. L’effetto può bloccarsi davanti al “diversamente abile“, il significato no, arriva sempre all’individuo, qualunque sia il guscio che lo contiene.
Zoe ci fa riflettere su tutto questo, con il garbo di non salire mai sul pulpito per una predica né di rimproverarci o, tantomeno, per dettare regole. L’autrice ci regala tanti piccoli quadri autobiografici che, a mo’ di micce, innescano nel lettore una infinità di esplosioni/riflessioni. E siccome non c’è niente di meglio, nel leggere, che dirsi “toh, guarda: da questo punto di vista non l’avevo mai pensata“ allora Nata Viva è di certo un buon libro.

Brava Zoe, continua!

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