Dalla scuola alla rete: cyberbullismo e dintorni

di Zoe Rondini 

Parolacce, offese e “prese in giro“, ma anche minacce, botte e danni alle proprie cose. Sono queste gli atti di bullismo che i ragazzi hanno denunciato più frequentemente. Da una prima indagine in Italia sul “bullismo“ alle superiori, un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica. Il bullismo è una forma di violenza minorile che ormai è diventato una vera e propria calamità sociale.
Osservandone alcuni episodi, si evince che le prepotenze di natura verbale prevalgano nettamente rispetto a quelle di tipo fisico: il “bullismo verbale e psicologico“ consiste in minacce, prese in giro, offese e calunnie da parte di gruppi di ragazzi prevalentemente di sesso maschile anche se non mancano esempi di gruppi “misti“. Per quanto riguarda le violenze di tipo psicologico, molte vittime denunciano l’isolamento di cui è stato oggetto, alcuni di loro hanno subito anche delle minacce verbali. Le prepotenze di natura fisica risultano essere più frequenti tra i ragazzi, mentre tra le ragazze e tra i più giovani, “si rimane“ nell’offesa ed aggressione di tipo verbale.
Spesso le complesse dinamiche che si sviluppano tra adolescenti, non permettono a tutti di sentirsi parte del gruppo-classe: i ragazzi più timidi o considerati diversi in quanto omosessuali, disabili o semplicemente perché non seguono le mode del momento… possono diventare bersagli di atti d’emarginazione e bullismo a scuola e via web. Molti adolescenti sono spinti ad atti estremi perché non trovano il coraggio di ribellarsi e denunciare. Troppo spesso il gruppo predomina sul singolo che si trova isolato e smarrito.
Anche se si presenta in una forma diversa, il cyberbullismo o bullismo online è un fenomeno che non deve essere sottovalutato. Si potrebbe dire che questo rappresenti la nuova frontiera della prepotenza, più labile e indefinita della prima e quindi anche più sfuggente rispetto a sanzioni e prese di responsabilità. Nell’era digitale, gli individui sono dotati di una duplice personalità: una virtuale e una reale. Paradossalmente spesso accade che il nostro io digitale ci rappresenti più fedelmente e spontaneamente. Ne deriva che un’offesa, una soppressione o un’aggressione di questa personalità colpisca tanto quanto una presa in giro o un atto di bullismo tradizionale. Insistenti prese in giro sui social network, diffusione di foto spiacevoli, o e-mail contenenti materiale offensivo possono ferire più di un pugno o un calcio. Se analizziamo queste due forme di bullismo, “reale e virtuale“ possiamo affermare che vi è una differenza sostanziale: il cyber-bullo agisce non tanto per esercitare una violenza su qualcuno, bensì per attrarre su di sé tutte le attenzioni possibili ed avere visibilità oppure per scaricare le proprie ansie frustrazioni sul così detto nemico adatto, un incubatore di rabbia e insicurezza che può essere incarnato da chiunque sia diverso, più debole o più esposto.
L’ obiettivo del cyber-bullo non è tanto essere violento, piuttosto attrarre su di sé l’attenzione di molti utenti della rete, e, qualora sia possibile, essere “protagonista“ anche su altri mezzi di informazione. Questa ambizione di visibilità spesso cela insicurezza, poca autostima ed il bisogno di trovare nel mondo esterno quelle attenzioni che mancano da parte degli adulti di riferimento.
Lo sviluppo di siti per la condivisione di file, come quelli video (vedi You Tube), ha infatti dato un contributo notevole a rinforzare il fenomeno del cyber-bullying. Evitare che tali siti diffondano i video di bullismo sarebbe certamente un passo importante per contrastare il fenomeno, ma come ci insegna la prassi è ancora difficile individuare coloro che si macchiano del reato della diffamazione online. Non è semplice stabilire da dove sia partito l’insulto, chi sia il server ospitante e anche una volta individuati si pone il problema del tribunale competente. Morale della favola chi diviene vittima di bullismo on line non vede ancora riconosciuta una tutela della sua reputazione e dignità pari a quella riconosciuta alla vittima di diffamazione su carta stampata o altri mezzi audiovisivi. Tale disparità di tutela tuttavia non trova alcuna giustificazione, poiché come dice il giurista Rodotà “quello che è illegale offline, è illegale anche online“.

ARTICOLO PUBLICATO ANCHE SULLA RIVISTA “NEAR, Più VICINI Più UGUALI”:

http://www.retenear.it/2013/10/dalla-scuola-alla-rete-dalla-rete-alla-scuola-il-cyberbullismo/ 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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