L’educazione sentimentale di Giulia

Tre idee diverse di un rapporto tra normodotato e una persona con disabilità.

Quest’estate ho conosciuto una persona “speciale“ con la quale sono entrata in confidenza. Una mia coetanea, disabile, di nome Giulia, che mi ha regalato un lungo racconto, intimo ma condivisile, che oserei definire una sorta di educazione sentimentale sottoforma di racconto autobiografico. Dalle sue appassionanti storie si evincono alcuni modelli di relazione che vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori, perché sono tre esempi molto diversi fra loro, che possono riguardare chiunque, uomini, donne, normoditati e disabili; tali esempi possono soprattutto spingere ad una riflessione condivisa su senso dei rapporti di coppia, a diversi livelli.

Giulia, ragazza con disabilità, mi ha raccontato narrato tre storie, che descrivono, più che le caratteristiche delle singole persone, la natura delle loro relazioni: Giulia e Marco, Giulia e Lorenzo, Giulia e Gabriele.

In tutte e tre l’handicap è stato visto e vissuto senza creare una paura vera e propria o un disagio dovuto all’handicap in sé.  

Giulia e Marco,  entrambi disabili, si sono illusi di poter creare una relazione seria, Gabriele invece è un uomo sposato con il quale è capitata un’avventura estiva “proibita“: lui vive la disabilità in casa in quanto la moglie è disabile. Con Lorenzo Giulia ha vissuto un’ esperienza magnifica, che ha dato molto ad entrambi.

Partiamo dalla più tormentata.

Giulia e Marco. Paradossalmente con Marco, Giulia si è sentita annullata e non rispettata. Lei lo interpellava sempre prima di decidere cosa  fare, ma anche più semplicemente cosa mangiare o dove andare… Lui il fine settimana stava a casa di Giulia che da lungo tempo non viveva più con i suoi. Sceglieva le cose senza interpellarla, aveva pochi interessi e poca voglia di uscire, Giulia ha rinunciato alla sua grande passione per il cinema. Marco si permetteva di invitare tante persone a cena a casa della ragazza dicendoglielo con poco preavviso: tanto la donna doveva accettare e cucinare.

Anche sessualmente era concentrato solo su se stesso, i bisogni della sua donna erano poco contemplati. Aveva anche due problemi all’organo maschile, ad accorgersene non è stato lui ma Giulia, (diventando dottoressa, chiedendo spiegazioni ai medici e consultando internet, ha perfino organizzato una visita dall’urologo). Lui non accettava questi problemi e non voleva risolverli. Tutto ciò ha minato il loro rapporto e lo ha molto limitato sia sessualmente sia nella sfera culturale.

Perché la protagonista di questa storia è rimasta con lui per mesi? Credeva potesse capire ed imparare tante cose, era una storia seria ed era parecchio  tempo che non ne aveva una. Pensava che lui l’accettasse, accettasse il suo handicap motorio, ma forse non la vedeva veramente: era troppo concentrato sull’idea di trovare una donna che gli permettesse di  uscire di casa e tagliare il cordone ombelicale con sua madre, era solo questa la sua idea di donna, moglie e madre. Quante idee sbagliate si possono radicare tutt’oggi nelle persone e tramandarsele di generazione in generazione!

Era un finto rapporto tra pari, col tempo Giulia si rese conto che erano troppo diversi, non basta avere entrambi una disabilità  per potersi definire “allo stesso livello“, Marco era anche ossessionato dall’idea di sposarsi come unica possibilità di emancipazione. È stato un grosso errore coinvolgere le famiglie pensò Giulia quando il danno ormai era fatto! Lei è stata abbagliata dalla possibilità, almeno nel pensiero iniziale, di avere trovato il rapporto giusto, tra due persone disabili che pensano di potercela fare insieme, anche come scommessa da parte di entrambe, sulle aspettative proprie e delle rispettive famiglie. Per la giovane è  stata una grande illusione e conseguente disillusione. “Ero consapevole che venivamo da due situazioni culturali estremamente diverse“ racconta Giulia, “Però Marco voleva passare da un amante del teatro quando non lo era e mi faceva capire che il cinema – che io ho sempre amato – non lo interessava. Ho cercato di coinvolgerlo con tanti generi diversi, ma alla fine mi sono ritrovata spesso ad andare al cinema da sola con altre compagnie perché non volevo rinunciare a questo mio grande interesse e sono riuscita  in minima parte a coinvolgerlo.“

Noi donne dovremmo piantarla di sentirci crocerossine: ci sarebbero meno situazioni di stalking, non è giusto annullarsi per una relazione, se ciò accade non è una relazione “sana“. Questa non è retorica è un’idea che ho chiara in mente e forse dovrebbe essere più “sentita“ da molte altre persone, sia uomini sia donne.

Per Giulia c’è stato un altro campanello di allarme che all’inizio ha voluto ignorare: la madre l’aveva conosciuto e spesso ripeteva al figlio:

– Sono preoccupata per questa bella ragazza, è così sensibile. Mi dispiacerebbe che la facessi soffrire.-

Lei  non si spiegava come mai la madre avesse queste preoccupazioni già a gli albori del rapporto tra i due giovani. Poi al cominciare della crisi ha capito che forse la madre lo conosceva bene ed aveva già previsto l’evolversi della loro situazione. Lui il week-end non si portava le medicine, soffriva di emicranie e toccava a Giulia accompagnarlo in farmacia: da solo non era in grado. Lei avrebbe desiderato un uomo, che la facesse sentire una vera donna, valorizzata, capita e amata… non era abituata a fare da madre, infermiera e badante ad una persona di quarant’anni. Giulia mi fa presente che non c’era erotismo, passione e complicità nel loro rapporto.

Giulia e Lorenzo – Tra Giulia e Lorenzo la storia è ben diversa, lui è un uomo che pur non vivendo la disabilità in prima persona o in famiglia ha accettato Giulia senza problemi. L’ha sempre vista come donna e non come disabile, l’ha apprezzata sia fisicamente sia intellettualmente,  con lui c’è sempre stata la massima intesa affettiva, amorosa, sessuale, passionale, intellettiva. Tanto tenevano l’uno all’altro che lei ha accettato tanti compromessi e cambiamenti pur di continuare la loro intesa. Lui le  ha detto più volte “la mia situazione sentimentale e familiare adesso è cambiata in tal modo. Non so se vorrai continuare a vedermi“. E Giulia ha sempre preferito accettare i suoi cambiamenti facendo in modo che questi non modificassero troppo la loro relazione. Perché gli vuole un gran bene ed è una persona speciale. L’importanza del vivere una relazione affettiva e intellettiva così intensa, ha permesso ad entrambi di trasformare il rapporto in una amicizia profonda, che, racconta lei “ancora dura“ e che  ha consentito loro di aiutarsi consultarsi e consolarsi  a vicenda, nei momenti più complicati, difficili e drammatici dei loro percorsi di vita.  Altro ingrediente fondamentale dello spessore della loro relazione è stata l’ironia e il prendersi in giro l’uno con l’altra, ridendo anche tanto di loro stessi e di quello che sono diventati. Oltre ad un sempre presente rispetto reciproco, in tutte le situazioni da loro vissute. Tra i due protagonisti di questa storia c’è stato  quel rispetto che serve in una relazione sana, l’intesa, la passione, la complicità che mancavano con Marco.

“È buffa la vita,“ mi racconta ancora Giulia “Marco poteva essere il mio partner ideale e la cosa non ha minimamente funzionato. Il rapporto con Lorenzo funziona alla perfezione ma non si è mai innamorato di me. Con Marco ci dicevamo ti amo, soprattutto all’inizio, ma a pensarci bene ce lo ripetevamo anche dopo quando diventò sempre più una presa in giro.“

 Con Lorenzo non si è mai annoiata, ogni telefonata, pranzo, caffè, aperitivo a casa di lei o fuori, è un momento bello e giocoso per entrambi. A Giulia piace il fascino di Lorenzo, la sua educazione, la sua bellezza che per lei poco cambiano con il trascorrere degli anni.

Giulia e Gabriele – Gabriele e Giulia hanno vissuto un altro tipo di relazione, e, se vogliamo, un altro aspetto della relazione sentimentale: si è  trattato di un invaghimento, una sbandata estiva, leggera ma intensa a suo modo, e destinata a concludersi in breve. Gabriele è un persona che non ha problemi a relazionarsi con l’handicap in quanto lo vive tra le mura domestiche. È sposato da tanti anni con una persona disabile. Spesso ha avuto ed ha ancora dei sensi di colpa rispetto alla moglie ma il desiderio di lasciarsi abbandonare ad una nuova fiamma è forte. “Anche se conoscevamo entrambi la sua situazione, ci siamo lasciati trasportare dalla passione e dall’idea che fosse qualcosa di proibito.“ Narra Giulia, a pensarci bene a tante e tante persone capita la stessa  cosa “Non c’è stato né un vero rapporto sessuale, né una vera relazione sentimentale. Dovevamo vivere tutto in gran segreto… Io in passato avevo già conosciuto lui e la sua famiglia (non hanno figli), capivo la sofferenza della moglie diventata disabile in tarda età. Io, dal canto mio non mi sono risparmiata a consigliarla su terapie farmacologiche e centri specializzati per i problemi motori, perché in un certo senso la situazione di sua moglie mi somigliava. Non mi sono voluta fermare davanti al tradimento, davanti al buon senso e all’idea che Gabriele fosse un uomo sposato, terrorizzato dall’idea di far l’amore in macchina per paura di essere sorpreso. La moglie non sospettava niente e mi ha fatto molti regali. L’anno prima che lui si dichiarasse non sospettavo nulla ma a suo dire già li piacevo. Se non si fosse palesato non avrei notato il suo interesse. Io come disabile non noto più gli sguardi degli altri siano essi di compassione o di apprezzamento. Dopo tanti rifiuti da maschi normodotati terrorizzati dal mio handicap, non riesco a sottrarmi all’attenzione, alle tenerezze, alle premure e a qualche bacio di troppo.“

Le attenzioni di un uomo fanno piacere, soprattutto i primi “approcci“. Come si è sentita? Anche se andava contro alla morale, all’etica, al buon senso… non si sentiva “sporca“ o una “poco di buono“ intanto si è trattato di baci e tenerezze non di altro… mi racconta che le è tornata in mente la celebre canzone di De Andrè, Bocca di rosa. “Esatto forse ero come la protagonista che arrivata in un piccolo paese faceva l’amore per  passione, non per noia e neanche per amore ma, ripeto, solo per passione.“

Gabriele e Giulia  non hanno fatto l’amore ma quelle coccole, quei baci passionali ed appassionati l’hanno fatta sentire una vera donna piacente e apprezzata, non una disabile rifiutata dall’uomo normodotato! Ecco i rifiuti di 1,2,10,30 uomini “normali“ ti possono portare a dare peso ad attenzioni ingiuste che minano i TUOI valori e principi a tal punto che non sono più tuoi ma di qualcun altro.

 C’è squallore in tutto questo? No, per il  vissuto di Giulia direi che lo squallore è di chi ti rifiuta di chi di dice al primo appuntamento “al telefono mi ti immaginavo meno disabile“ e fugge via senza neanche scendere dall’auto. C’è squallore negli uomini che pensano solo a se stessi senza tener minimamente presente il piacere del partner… c’era squallore in molti atteggiamenti di Marco.

L’etica e la morale hanno le loro giuste regole, ma, secondo me e secondo la mia amica Giulia,  non  troviamo squallore nella dolcezza delle coccole tra una ragazza ed un uomo sposato. Bisogna fermarsi in tempo, ma a volte non è facile e pure un bacio può essere di troppo. Sono certa che bisogna prendere il meglio dai rapporti con le persone, il guaio è che non sempre si può tenere conto delle mille sfaccettatture che una relazione presenta.

 Anche tra Giulia e Lorenzo se si fossero fermati alla regola “no perché non sarai mai il mio uomo e non sei single“ si sarebbero persi entrambi delle cose bellissime ed importanti che hanno creato un’amicizia speciale che persiste con il passare degli anni! Direi che Giulia non si sa fermare in tempo ma ha pochi rimorsi e soprattutto non ha rimpianti. Lei ha sempre cercato di prendere il meglio da queste relazioni e da relazioni amorose che ha avuto prima di incontrare Lorenzo.

Quello che  Giulia ha aggiunto, riflettendo sulle sue storie, mi sembra forte ed esemplare:

 “Non mi sono mai poco stimata, ho saputo stare sola quando capivo che il rapporto o la relazione erano logori o non valeva più la pena di essere vissuta. Ho provato la nostalgia e la malinconia di non potere avere il rapporto giusto con la persona giusta pensando ad una prospettiva di lunga durata della relazione ed “equilibrata“. Guarda la mia storia con Lorenzo; sapevo dentro di me che, per quanto bella, intensa e profonda non avrei mai potuto soddisfare tutte quelle esigenze  e aspettative di cui lui avrebbe avuto nel tempo bisogno e questo, in fondo… proprio per la mia  condizione di disabile che tanto spaventa e frena molti uomini“.

 

Vorrei chiudere con un ultimo pensiero a Lorenzo e Giulia, pensando all’importanza dell’amicizia speciale che li unisce non come consolazione, ma come conquista di un rapporto profondo.  

Ai tanti innamorati che sognano amori impossibili vorrei dire di non perdere la speranza. Giulia ha provato e trovato il  vero amore in passato. Pensa però che in tutti i legami interpersonali non ci sia solo il bianco o il nero ma una scala infinita di grigi. Vorrei anche invitarmi e invitare i miei lettori a non dare giudizi facili ed affrettati sulle tante possibili, infinite combinazioni di relazioni sentimentali, che insieme formano l’ originale educazione sentimentale per ognuno di noi, un arcobaleno di colori che non si scorgono tutti a prima vista.

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