GIOCHI IN CALABRIA

Giochi in Caloria
Durante la vacanza mi è stato chiesto di tenere un laboratorio di narrazione e giochi finalizzati alla socializzazione all’interno del gruppo. Il primo giorno mi sono resa conto che per i ragazzi con ritardo mentale (tutti i ragazzi del laboratorio) era molto difficile lavorare su concetti astratti ed inventare delle favole, ho continuato a stimolarli con nuovi giochi e nuovo materiale i risultati sono stati positivi in quanto i ragazzi hanno prodotto molteplici gioie e cartelloni. Anche i giochi di movimento e di socializzazione sono stati produttivi. Infine posso dire che i ragazzi si sono divertiti ed erano soddisfatti di questo laboratorio.
Qui di seguito sono elencati i giochi che sono stati fatti con la relativa preparazione e relazione finale.

Diamante 17.7.2004    Cesto delle favole
Materiale: Occorre un numero di oggetti pari ai partecipanti.
Modalità: Ad ogni ragazzo dare un oggetto scelto a caso e chiedere di cominciare una storia poi   a turno ognuno va avanti nel racconto inserendo il proprio oggetto
Partecipanti: Carolina, Marina, Francesco, Jenny
Osservazioni: Ho potuto notare che nei soggetti con ritardo mentale è molto difficile formulare   concetti astratti e quindi l’educatore deve pilotare molto il gioco e in qualche modo   quasi sostituirsi alla fantasia del ragazzo

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Diamante 17.7.2004    Le coppie di figure
Ad ogni partecipante ho dato una carta con una figura. La prima parte del gioco è di riconoscere le figure e formare delle coppie dopo di che si passava ad una presentazione incrociata.
I componenti dicevano il proprio nome, la città di provenienza, il proprio hobby, mestiere, ecc.. Nella terza ed ultima parte ogni partecipante presentava il proprio partner al gruppo intero.
Partecipanti: Carolina, Marina, Francesco, Jenny
Osservazioni: Non è possibile giocare con coppie casuali perché sono sempre sbilanciate. E’ preferibile che sia l’educatore a formare le coppie prima di iniziare il gioco.
   
Diamante 20.7.2004    La mezza foto

Materiale: Foto prese da una rivista e tagliate a metà poi incollate su cartoncini rigidi.
Attività: Mescolare e distribuire le foto ai partecipanti. Ognuno copre la sua carta in questo   modo si vengono a formare le coppie. Nella seconda parte del gioco ogni coppia si   deve scambiare delle informazioni personali e poi si passa ad una presentazione    incrociata al gruppo.
Obiettivo: Questo gioco permette di unire un gruppo di persone che non si conoscono e questo è   consigliabile farlo come attività di apertura
Partecipanti: Jenny, Marina, Carolina, Maria Rosaria.

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Diamante 25.7.2004    Isola

Materiale: Cartellone con la foto dell’isola, fogli di carta e matite
Osservazioni: Ho scelto il gioco dell’Isola deserta, ho fatto vedere al gruppo un grande cartellone con l’isola disegnata. Ho chiesto di immaginarsi naufraghi e di avere la possibilità di portare una cosa molto importante, ad  esempio l’oggetto preferito, un animale, degli amici ecc. Ogni partecipante ha manifestato una sviluppata creatività. Hanno deciso di portare un salvagente, delle coperte, un gruppo di amici ed un cane.
Ognuno è riuscito ad illustrare la propria giornata tipo trascorsa sull’isola.

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Diamante 25.7.2004    Cantare una canzone

Dopo il gioco dell’Isola per terminare il laboratorio ho fatto cantare una canzone degli 883 ad Alvaro e Gianni, accompagnati dal gruppo che suonava gli strumenti. Erano tutti in sintonia. Il gioco era stato troppo corto qualche giorno prima, ma ero riuscita a far partecipare tutto il gruppo ed è durato pochi minuti. La soluzione è stata quella di stimolare loro creatività facendogli scegliere la canzone ed il ruolo da interpretare senza imporglielo dall’esterno.
Diamante 27.7.2004  L’attualità  (corto)

Materiale: Parecchie riviste con foto
Attività: Distribuire le riviste, chiedere di scegliere una foto e di spiegare al gruppo il perché   della scelta fatta.

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Diamante 28.7.2004  Collage a tema (lunghissimo)

Materiale: Riviste, forbici, colla, un cartellone
Preparazione: Raccogliere numerose riviste
Attività: Invitare i partecipanti a scegliere un tema,  dare il tempo di cercare foto riguardanti il   tema scelto. Formare un cartellone con le immagini e spiegare il perché si è scelta   quella foto. Infine, inventare una storia su tutte le fotografie.

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Diamante 29.7.2004   gioco STOP        (corto)

Obiettivo   esercizio di coordinamento dei movimenti del corpo coordinare il gruppo in una    melodia
Partecipanti:   Jenny, Carolina, Angela, Marina, Alvaro e Maria Carmen
Modalità:  primo giro un solo movimento
  Secondo giro un movimento diverso
  Terzo giro i due movimenti precedenti legati in un unico movimento
  Quarto giro nuova sequenza di movimenti con un nuovo ritmo e aggiunta del canto   “Giro giro tondo“ durante l’esecuzione
Diamante 29.7.2004  Dimmi la verità (medio)

Materiale: Fogli, penna, pennarelli
Preparazione: Preparare dei cartoncini con delle domande
Attività: Distribuire i cartoncini casualmente, invitare i partecipanti a rispondere alle    domande, incoraggiando una discussione.

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Diamante 30.7.2004  Dibattito aperto (lungo)

Materiale: Sedie posizionate a cerchio
Attività: dare un tema, ad esempio questa vacanza. Ogni partecipante dovrà dire una cosa    positiva e una negativa, avviare una discussione.

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    Tutti in posa
Attività:  Conoscere i movimenti e memorizzare
Finalità: Mimare dei lavori ad esempio la commessa, il barista ed altri mestieri che si possono   mimare in coppia

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    Mimiamo l’orchestra
Materiale: Strumenti musicali
Attività: Usare gli strumenti oppure fare un ritmo battendo le mani oppure facendo altri    movimenti con le parti del corpo, cantare una canzone tutti insieme

   

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IL SIGNIFICATO DELLA SOFFERENZA

Diamante 21.7.2004

Conferenza di Padre Donato Cauzzo La sofferenza è un argomento difficile. Fin dall’antichità l’umanità si è scontrata con questo interrogativo: perché a me ? L’uomo da sempre per sua natura aspira alla felicità, alla gioia. Ma l’esperienza della sofferenza è la più universale: i drammi delle guerre, terremoti, la fame nel mondo ne sono l’esempio più vistoso. Il soffrire è connaturato all’esistenza umana. Allo stesso tempo la sofferenza è un’esperienza strettamente personale, due persone possono essere affette dalla stessa malattia ma viverla in modo differente. Non potremo mai comunicare fino in fondo la nostra esperienza di sofferenza. L’esperienza personale del soffrire è la risonanza che l’evento malattia può avere dentro di me. Ognuno di noi è solo nel viverla, ognuno di noi deve scontrarsi con essa “ Ognuno sta solo sul Cuor della terra trafitto Da un raggio di sole ed È subito sera “ S. Quasimodo L’uomo vive lo scontro tra il desiderio di serenità e l’esperienza del soffrire. Cosa può alleggerire il nostro soffrire ? Il dare significato senza un perché si soffre maggiormente. Scoprire il senso della sofferenza, per poterla vivere in modo significativo, in questo modo aumentano le nostre risorse interiori per affrontarla . La sofferenza come concetto teorico non esiste, esistono uomini e donne che soffrono. La sofferenza tocco il cuore e la carne di chi ne fa esperienza. Quindi la sofferenza è esperienza universale e personale allo stesso tempo. La sofferenza è una realtà difficile da trattare. L’uomo da sempre non si è accontentato di alleviarla ma si è sempre domandato il perché “ che significato ha nella mia vita ?“ Se non si trova diventa assurdo viverla. L’uomo contemporaneo è fragile di fronte alla sofferenza. Il progresso scientifico ha illuso l’umanità di poterla sconfiggere oggi poi si è psicologicamente più fragili rispetto a 70 anni fa quando il soffrire, la morte, facevano parte della vita e pertanto era quasi naturale soffrire, erano più forti perché si riteneva inevitabile soffrire. Noi oggi ci ribelliamo di fronte a qualcosa che pensavamo di poter sconfiggere. La sofferenza è considerata un’ingiustizia quindi viene rifiutata, contestata. Ci sentiamo frodati del diritto alla felicità. Si tende a colpevolizzare qualcuno fuori di noi del nostro soffrire inquinamento, la mala sorte il medico incompetente ……… più frequentemente si dà la colpa a Dio!!! Se Dio è buono e vede soffrire perché non interviene? Perché non elimina la sofferenza dal mondo ? Gesù ha combattuto la sofferenza anche noi dobbiamo combattere evitare quella evitabile, molta sofferenza ce la procuriamo noi, la guerra, gli incidenti stradali, lo sfruttamento delle popolazioni ………. Durante la sterminio del popolo ebreo ci si è chiesti dov’era Dio, ma l’uomo dov’era? L’uomo continua a procurare il male all’uomo. Che significato dare alla sofferenza innocente ? Bambini che muoiono ad esempio è una sofferenza che ci aggredisce. Se Dio è un Padre buono perché permette questo ? Nella Bibbia sono presenti tutte le esperienze umane comprese le tragedie, il dolore, la morte, il male fisico. Nell’antico testamento emblematica è la figura di GIOBBE che la rappresenta la sofferenza dell’innocente. Giobbe uomo buono, ricco rispettoso di Dio, amico di tutti, con una bella famiglia. Viene colpito da un serie di tragedie perde tutto ricchezza, famiglia, si ammala e va a vivere seduto su un letamaio. Gli fanno visita tre amici e sentenziano che la sua sofferenza è un castigo di Dio per qualcosa che lui sicuramente ha commesso. La sofferenza vista come castigo divino è un pregiudizio che sopravvive ancora oggi. Giobbe rifiuta questo. Lui è un uomo buono è insoddisfatto di questa risposta. Egli si rivolge direttamente a Dio, lo contesta e chiede il perché, non riceve una risposta non risolte l’interrogativo, ma ha il privilegio di parlare con Dio il quale lo ammonisce: Cosa pretendi di capire? Richiamo all’umiltà. La sofferenza non è spiegabile alla ragione umana solo Dio ne comprende il significato. Giobbe non ha capito il perché del suo soffrire ma è stato faccia a faccia con Dio ha discusso con lui lo ha conosciuto direttamente ed è contento. Gesù da Dio si è fatto uomo ha preso su di sé la sofferenza umana, non l’ha eliminata. Per realizzare la salvezza ha accettato liberamente di condividere la sofferenza fisica e ance morale. Abbandonato da tutti anche dal Padre. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Il grido di Gesù è di tanti ammalati dell’umanità che soffre. Gesù passando attraverso la sofferenza ha portato la salvezza. Non ha mai dato spiegazioni teoriche sulla sofferenza, solo nel caso del cieco nato ha ribadito che essa è un castigo di Dio per colpe commesse. La sofferenza è un’esperienza misteriosa che fa parte integrante della nostra vita non spiegabile a livello umano. Come Gesù siamo chiamati a produrre del bene attraverso la sofferenza la quale non è da buttare. Gesù l’ha affrontata per amore nostro. L’uomo attraverso di essa può trovare il vero significato della vita e fare così scelte di solidarietà. La sofferenza è scuola di solidarietà. Chi ha fatto esperienza di sofferenza lascia cadere le cose inutili va all’essenziale ed è più forte nelle situazioni difficili. Attraverso la sofferenza si scopre il vero volto di Dio si instaura con lui un vero rapporto, si purifica una fede sbagliata si inizia un cammino più vero anche se più duro. La sofferenza può produrre del buono vivendola nella solidarietà. Bisogna tentare di trasformarla in occasione positiva. Quindi l’unico spiraglio è la solidarietà. “Cerchi la felicità? “ Seminala nel giardino di chi ti è accanto e la vedrai fiorire nel tuo“.

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LA MIA ESPERIENZA IN CALABRIA

Diamante 29.7.2004

Dal 12 al 30 luglio sono stata all’Hotel dei Focesi a Diamante in un soggiorno organizzato dall’Oasi Federico di cui la Presidente del Comitato scientifico è Sr. Michela Carrozzino. In questo progetto Sr. Michela ha voluto dare l’opportunità a persone diversamente abili appartenenti a un contesto sociale disagiato, di assaggiare moltissime iniziative. Il soggiorno era dedicato a ragazzi con disabilità principalmente mentale, il progetto mirava a svolgere diverse attività: giochi sulla spiaggia, terapia in acqua, cure odontoiatriche, laboratori di musica e durante il pomeriggio venivano effettuati dei laboratori artistici, laboratori narrativi e giochi di socializzazione. Questa esperienza per me è stata come un soggiorno di studio e di tirocinio molto diversa dal mio concetto di vacanza. Un aspetto completamente innovativo sono state le giornate dedicate all’igiene orale con la partecipazione di specialisti esperti nel settore dell’handicap. Questi medici sono stati la Dr.ssa Emanuela Fraschini, il Dr. Simone Bartolotta e l’igienista Gianna Nardi. Questi professionisti hanno visitato i ragazzi, hanno fornito loro consigli su come avere cura dell’igiene orale infine sono andati perfino nelle stanze per verificare il corretto uso dello spazzolino da denti. Secondo me sono state inserite troppe attività, mi domando cosa voleva essere questa esperienza visto che non mi sento di dire né che si è trattata di una vacanza in quanto gli operatori hanno lavorato notte e giorno e per i ragazzi si è trattato di prendere parte ad una serie di attività. Mi sento di paragonare questo soggiorno alle comunità terapeutiche in genere in quanto esse si basano sul bene e sull’organizzazione del collettivo e non del singolo individuo. A questo proposito mi sento di citare il “POEMA PEDAGOGICO“, anche Makarenko, per raggiungere il bene di tutto il suo collettivo utilizza dei metodi forti con i ragazzi privandoli anche di piccole libertà. Per persone portatrici di handicap gravi non è stato possibile un intervento mirato in quanto queste persone hanno bisogno di personale più qualificato. Questo soggiorno è stato positivo per tutti gli altri ragazzi perché purtroppo trascorrono tutto l’inverno chiusi in casa. Qui all’Hotel hanno vissuto una realtà di integrazione. L’Oasi Federico è riuscita a dare un assaggio di normalità e nello stesso tempo si è preoccupata di tutelarli in una struttura adeguata poiché tutte le attività si svolgevano all’interno dell’albergo Un altro obiettivo che “L’oasi Federico“ è riuscita a raggiungere, e non è facile, è stato quello di svolgere varie attività terapeutiche in un luogo che normalmente viene utilizzato per svolgere le vacanze e con persone “normodotate“ che soggiornavano nel periodo estivo. Ho notato molti ragazzi nel laboratorio di narrazione: il primo giorno ho chiesto ai partecipanti di immaginare una storia, avevano molte difficoltà a lavorare su concetti astratti e a liberare la loro fantasia. Con l’aiuto di esercizi svolti utilizzando riviste, cartelloni, pennarelli e oggetti vari sono riusciti a manifestare la loro creatività inventando molteplici favole. Anche la socializzazione all’interno di gruppo è stata stimolata da giochi ed interviste. Anche in questo caso i risultati sono stati evidenti. Considerando che i ragazzi ospitati nell’albergo vivono tutto l’anno esclusi dalla società perché in Calabria mancano le strutture adeguate sia per le cure mediche sia per attività ludiche e di lavoro ritengo opportuno, per ripetere questa esperienza di vacanza, ridurre gli obiettivi dando priorità a quelle attività che possono avere un seguito durante l’inverno anche in questo territorio per una integrazione dei ragazzi disabili nella società. Personalmente preferisco curare in modo completo pochi aspetti piuttosto che dare un assaggio di tante cose che non possono più avere. Ci sono state anche due conferenze nella sala comunale del Comune di Diamante: la prima è stata tenuta da Padre Donato Cauzzo, lui è un padre Camilliano. La conferenza si intitolava “Perché proprio a me ?“. Padre Donato si interrogava sulla sofferenza umana: questa non trova una risposta nella vita dell’uomo. Ha citato il racconto di Giobbe, uomo giusto, che viene colpito da una serie di disgrazie ma che alla fine tutto ciò lo mette in condizione di avere un colloquio intimo con Dio. Padre Donato ha spiegato che il soffrire è un evento che fa parte dell’esistenza umana. Allo stesso tempo la sofferenza è un’esperienza strettamente personale. La sofferenza come concetto teorico non esiste, esistono uomini e donne che soffrono. La sofferenza tocca il cuore e la carne di chi ne fa esperienza. L’altra conferenza è stata tenuta da Sr. Michela Carrozzino e da me, Marzia Castiglione. Questa conferenza era intitolata “Stampa e disabilità“. Avendo esaminato numerose testate ho potuto costatare che l’argomento disabilità non viene quasi mai preso in considerazione. I pochi articoli che lo riguardano sono quasi sempre riportati come fatti di cronaca negativi. Sporadicamente troviamo articoli che riguardano eventi positivi ad esempio atleti disabili che gareggiano e vincono anche persone normodotate. Infine, per me che vivo a Roma, che frequento l’Università, che mi muovo per la città con la mia macchina nonostante il mio handicap questa esperienza è stata formativa ma non una vacanza. Secondo me non è stato formativo tenere sempre i ragazzi chiusi nella struttura, pur rendendomi conto che mancando i mezzi non e stato possibile far vivere loro la vita di tutti i giorni. Per un futuro soggiorno, a mio avviso, cercherei, sacrificando qualche attività, di organizzare delle uscite per far vivere a questi ragazzi un contesto il più possibile “normale“.

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