I massaggi ayurvedici (con recapito del Dottor Tassiello)

I massaggi ayurvedici, non sono solo una moda, una forma di medicina alternativa; ma possono essere un valido aiuto alla vita frenetica e sregolata che spesse volte siamo portati a condurre. Ecco perchè ho deciso di chiedere all’esperto Professor Tassiello, di scrivere un articolo semplice ma esauriente a riguardo. Buona lettura a tutti Marzia.

Sempre più frequenti sono le riflessioni e le critiche sulla sanità in generale e sulla prevenzione in particolare. Accolgo con molta riconoscenza le sollecitazioni a parlare di tecniche terapeutiche alternative. Il ricorso alla medicina alternativa di origini orientaleggianti è sempre più frequente e scientificamente accettato. L’agopuntura ne è un esempio illustre. A questo proposito cito con piacere il titolo di un importante lavoro recente del prof. David Servan-Schreber “Guarire“ il cui sottotitolo è un programma e una critica alla farmacologia e alla psicanalisi, che recita: “Una nuova strada per curare lo stress, l’ansia e la depressione senza farmaci né psicanalisi“. Sottolineo che l’autore è uno psichiatra e chi vi scrive uno psicanalista; quindi siamo in piena autocritica. Vengo al yema in oggetto, su cui sarò molto breve e sintetico, perché vorrei concludere con alcuni suggerimenti in tema di prevenzione delle malattie croniche come il diabete, le cardiopatie , il cancro, la bulimia, la depressione, disturbi della circolazione. Il massaggio ayurvedico è una parte della più ampia scienza della vita indiana, l’Ayurveda, che affonda le sue radici negli antichi testi sacri, i Veda. L’Ayurveda è nota come scienza medica, ma soprattutto come scienza medica sacra e tale impronta resta in tutte le sue parti. Parlando della medicina psicosomatica ho già avuto modo di dire che il corpo è integralmente connesso alla psiche, anzi per meglio dire la psiche è fatta di “corpo“. Quindi qualunque tipo di intervento sul corpo influisce direttamente sulla psiche, che risente costantemente dei disagi ambientali a cui siamo sottoposti. Per essere più chiari, così come il corpo subisce le vessazioni ambientali ed il nostro equilibrio psicologico ne risente, allo stesso modo se diamo al nostro corpo attenzioni e premure (carezze, baci, ecc.)  anche la psiche migliora la sua condizione. Quindi ben venga anche il massaggio ayurvedico allora, che è considerato, in oriente, una tecnica la cui sostanza è sacra. Con esso, dicono gli esperti, “Non si tratta solo di tonificare i muscoli o di drenare la linfa; si tratta anche di trasformare le energie compresse e di consentire al corpo, sia fisico, sia energetico, di ristrutturarsi permettendogli di ritrovare la sua integrità e spiritualità“. Ciò che è interessante per il massaggio ayurvedico è che vengono utilizzate diverse manualità specifiche a seconda della costituzione della persona (Vata – Pitta – Kapha) o in base alle necessità di ognuno. E’ ormai riconosciuto come uno stile di massaggio tra i più significativi, per la profondità della filosofia che lo accompagna e per la varietà delle tecniche possibili.  Dicono ancora gli esperti che “Il massaggio ayurvedico agisce su tre piani: sul piano fisico (rilassa il corpo, migliora l’elasticità dei muscoli, migliora la flessibilità della colonna vertebrale e delle articolazioni, stimola la circolazione sanguigna e linfatica, nutre, tonifica e rassoda la pelle), sul piano psichico (toglie lo stress, riappacifica la mente, la calma, la distende) e sul piano spirituale … E’ senz’altro di aiuto sul piano fisico per i muscoli e le tensioni nervose, ma fatto nel modo corretto può progressivamente riportare ad una dimensione di noi che normalmente è dimenticata. Il massaggio ayurvedico è avvolgente, rincuorante, ristrutturante; ridona forza ed energia, recupera le funzioni vitali; è una pratica sacra, e come tale può donare moltissimo.  Con il massaggio ayurvedico è possibile progressivamente riprendere contatto con la parte più profonda di se stessi, con la propria anima. E’ per questo che il massaggio ayurvedico viene anche chiamato “il massaggio dell’Anima”. Insieme a queste bellissime parole che rappresentano la fonte della filosofia orientale, mi piace aggiungere un pensiero occidentale che viene da una forma di filosofia del benessere e che ci suggerisce una serie di prodotti naturali supportati dalla scienza. , tra cui un “trittico“ di prodotti, a garanzia del benessere psicofisico, a sostegno della salute in generale . Gli esperti suggeriscono una nutrizione proattiva per la nostra vitalità; in effetti gli American Centers for Disease Control, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione Europea concordano sul fatto che svolgere una vita attiva e mantenere una dieta ricca di grani integrali, frutta, verdura e pesce come raccomandato dalla Piramide della sana alimentazione siano le chiavi per aumentare la vitalità e il benessere complessivo. Purtroppo, la gran parte di noi rovescia completamente quella che dovrebbe essere la Piramide della sana alimentazione: mangiamo più grassi, oli e dolci che verdure, raramente mangiamo anche un solo frutto al giorno, mangiamo meno di una porzione di grani integrali al giorno, mangiamo meno di una porzione di pesce alla settimana. Non facciamo esercizio a sufficienza e non mangiamo pasti equilibrati. Il “trittico“ di cui sto parlando si chiama proprio “PROVITALITY“ non casualmente, in quanto contiene gli integratori nutrizionali suggeriti dagli esperti. Per maggiori informazioni sul tema si può contattare il Dottor Francesco Tassiello all’e-mail: francesco.tassiello@tiscali.it 

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occuparsi delle persone tenendo conto della loro spiritualita’

Dottor Francesco Tassiello

Questo tema ha per oggetto una serie di considerazioni e riflessioni incentrate sul malato in generale e la persona con handicap e sofferente in particolare. Egli, nel suo percorso evolutivo, tende ad isolarsi ed allontanarsi sempre più dalla realtà della vita, spinto dalla necessità e materialità di quei bisogni che sono semplici e banali per i “sani normodotati“ e che lo allontanano sempre più dall’essenzialità filosofica e spirituale che connota, comunque, tutti nella continua e costante ricerca delle risposte alle domande vitali che attraversano tutte le culture e strati sociali, tanto nella salute che nella malattia e nella sofferenza. Queste riflessioni non vogliono entrare nei dettagli etici in cui la politica si è dibattuta, distratta solo dagli eventi funesti del terremoto dell’Aquila. Una considerazione teorica per tutte, di contenuto non religioso, rimanda ai due passaggi evolutivi, quello della nascita e della morte, in cui ciascun passaggio rappresenta un’ipotesi affascinante di crescita e spinta. Il primo dal mondo intrauterino a quello extrauterino, in cui tutto è chiaro, tranne il pensiero di colui che è espropriato da quel “paradiso“ di vita iniziale. Il secondo ancora più affascinante è rappresentato dal passaggio, cosparso di sofferenza e lutto, da questo mondo fatto di energia concentrata e materiale ad un altro di “altre energie“ ben più affascinanti e misteriose. Gli spunti di riflessione sono i seguenti:
a) Il malato è una persona nella sua totalità (teoria di A. Mercurio).
b) Il cammino semplice di Santa Madre Teresa di Calcutta.
c) Il concetto di prendersi cura della persona di Fornari e R. Carli, dal curare al prendersi cura.
d) Le riflessioni dell’ex presidente francese Francois Mitterrand sulla morte.
e) La deontologia e l’etica della sperimentazione.
f) Le riflessioni, i suggerimenti e i pentimenti di tre medici passati “Dall’altra parte“.

In questa prima “provocazione“ parliamo insieme (aspettando i vostri contributi) della persona nella sua complessa dimensione, così come la definiscono alcuni illustri autori. M. Erikson dice che “la persona è un cittadino che si prende cura“. Vorrei fermarmi su questa splendida definizione che è di apertura e preludio a tutti gli altri punti che affronteremo insieme.

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domande di un utente e risposte del Dottor Tassiello II° parte

Ciao Marzia,
provo a rispondere alla seconda domanda che ci è stata rivolta, scusandomi per il ritardo; la ripropongo per fare memoria: PERCHE’ SE UNA PERSONA (UOMO O DONNA CHE SIA) CON UN HANDICAP MOTORIO, UN NON VEDENTE,  UN NON UDENTE… DEVE LOTTARE PER FAR VALERE IL SUO DIRITTO AD UNA VITA SENTIMENTALE E SESSUALE? PERCHE’ DOVRA’ FARE MOLTA PIU’ FATICA NEL TROVARE UN PARTER SIA ESSO NORMODOTO O LIEVEMENTE DISABILE? PERCHE’ MOLTA GENTE PENSA CHE A UN DECIFIT FISICO NE CONSEGUE UNA DIMINUZIONE DELL’INTELLICENZA E DELLA SFERA EMOZIONALE, MENTRE IN REALTA’ QUEST’ ULTIMI DUE FATTORI SONO UGUALI SE NON SUPERIORI ALLE PERSONE DEFINITE “NORMODOTATE“?
Inizio rispondendo alla parte finale della domanda per quanto concerne la relazione tra deficit motorio e diminuzione dell’intelligenza e della sfera emozionale, perché sono temi a cui mi sento preparato a rispondere, anche se modestamente; per il resto della domanda ho coinvolto Giacomo e la sua personale intelligenza ed emotività, nonostante il suo deficit motorio: Già in questo coinvolgimento e nella stima e riconoscimenti, che riceve da più parti, c’è la mia risposta a quanto sopra, ma aggiungo che non è sufficientemente chiaro che cosa è l’intelligenza, se non partiamo dall’impegno che ciascuno mette nel raggiungere gli obiettivi, più che attenersi ai questionari sul quoziente intellettivo (criticato da fonti autorevoli). Che dire della sfera emozionale, per cui ci vorrebbero fiumi di parole e citazioni, una per tutte vale il notevole lavoro di Daniel Goleman “Intelligenza Emotiva- Che cos’è – Perché può renderci felici“. Possiamo fare personali verifiche attraverso l’amore (emozione più importante di tutte) che intercorre tra ciascuna madre e ciascun figlio. Segue la lettera di Giacomo, con cui stiamo facendo un importante lavoro di equipe su questi temi:
Caro Francesco,
rispondo con molto piacere alle domande di Marzia, con una sola frase:
Parliamone di più, intanto! Secondo me “parte” tutto da qui. La
persona disabile dovrà ancora lottare per avere diritto alla vita
sentimentale e poi sessuale, che hanno tutti gli altri, finchè tutti,
disabili e non, penseranno ad altro e non affronteranno il Problema.
Parlo volutamente di “Problema”, perchè di questo si tratta nella sua
accezione “complessa e problematica”. La Disabilità è ancora “vista”,
anche da molte Persone Disabili, solo nei suoi aspetti pratici o di
“facile risoluzione” legati alla semplice mobilità, (metto uno
“scivolo” o una pedana e risolvo tutti i miei problemi e degli Altri
“come me”). Si tende a tralasciare o volutamente Ignorare la Sfera più
importante e “fondante”, della Persona: Quella Sentimentale e
Relazionale, perchè più complessa e facile a Fraintendimenti e-o
Distorsioni. Bisogna proprio per questo parlarne di più, senza PAURA
DELLE PAROLE E CON LA CHIAREZZA “DELL’ESPERIENZA”. SOPRATTUTTO LE
PERSONE CON DISABILITà DEVONO AVERE PIù CORAGGIO! POI ANCHE IL
“PREGIUDIZIO” DEI “Normodotati” (CHE SPESSO NASCE DALLA  PAURA DI CIò
CHE NON SI CONOSCE E NON SI VUOL CONOSCERE), DIMINUIRà e sarà meno
“presente”, ( non credo che possa mai scomparire, perchè non
SCOMPARIRà MAI L’HANDICAP E LA DIVERSITà); ma testimonianze coraggiose
e chiare come quelle di Marzia vanno sicuramente in questa direzione:
FINALMENTE!
Un caro ed affettuoso saluto a te e a Marzia.
A presto
Giacomo Spartano
 

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domande di un utente e risposte del Dottor Tassiello I° parte

Giorni fa, mi è arrivata una mail all’ indirizzo del sito. Non era per me, ma era per il Dottor Tassiello, responsabile della categoria “handicap e sessualità“. Mi sono fatta da portavoce ed ora pubblico le domande e le risposte  integralmente.

EGREGIO DOTTOR TASSIELO, INNAZI TUTTO LE FACCIO I COMPLIMENTI PER I SUOI ARTICOLI E PER QUESTO SITO CHE SEGUO Già DA DIVERSI MESI. LE SCRIVO PERCHE’ MI PIACEREBBE SAPERE LA SUA OPINIONE SU ALCUNI MIE INTERROGATIVI.
MI POTREBBE SPIEGARE BREVEMENTE PERCHE’, ANCORA OGGI NELLA NOSTRA SOCIETA’ SONO RADICATI I PREGIUDIZZI PER I QUALI,  SE UNA GIOVANE  HA PIU’ DI UN PARNER è CONSIDERATA UNA PROSTITA, MENTRE SE SI TRATTA DI  UN RAGAZZO VALE LA REGOLA CHE Più DONNE HA, PIU’ E’ “FICO“? PERCHE’ SE UN UOMO RACCONTA A I SUOI AMICI CHE IN UNA SETTIMANA è USCITO CON DUE, TRE  O Più DONNE RICEVE COMPLIMENTI E BATTUTE CHE LO ESALTANO, MENTRE SE UN RAGAZZO è TIMIDO… VIENE EMARGINATO E CONSIDERATO UNO IELLATO?

PERCHE’ SE UNA PERSONA (UOMO O DONNA CHE SIA) CON UN HANDICAP MOTORIO, UN NON VEDENTE,  UN NON UDENTE… DEVE LOTTARE PER FAR VALERE IL SUO DIRITTO AD UNA VITA SENTIMENTALE E SESSUALE? PERCHE’ DOVRA’ FARE MOLTA PIU’ FATICA NEL TROVARE UN PARTER SIA ESSO NORMODOTO O LIEVEMENTE DISABILE? PERCHE’ MOLTA GENTE PENSA CHE A UN DECIFIT FISICO NE CONSEGUE UNA DIMINUZIONE DELL’INTELLICENZA E DELLA SFERA EMOZIONALE, MENTRE IN REALTA’ QUEST’ ULTIMI DUE FATTORI SONO UGUALI SE NON SUPERIORI ALLE PERSONE DEFINITE “NORMODOTATE“?

LA RIANGRAZIO MOLTO, UN UTENTE DEI TANTI.

Carissima Marzia,
sono molto contento per il tuo messaggio e rispondo con piacere, ma anche con molta umiltà, per i miei limiti.
Le domande della persona che ci segue meriterebbero una risposta collegiale che solo un dibattito ampio, aperto a persone che vivono la realtà del proprio quotidiano personale, familiare e sociale, può provare a rispondere.
Da qualche tempo insieme a Paolo Conte, presidente dell’Associazione HANDIAMO e Giacomo Spartano e altri “Compagni di buona volontà” stiamo affrontando proprio questi temi in una rubrica televisiva,.
Da questi incontri televisivi non emergono risposte, ma l’impegno dei partecipanti a riflettere insieme su temi che in un recente passato venivano vissuti e tenuti celati in famiglia, quando ciò era possibile, ma più spesso in istituti molto discutibili.
Premesso ciò, provo a rispondere, ripeto con modestia e umiltà.
Le persone timide mi stanno molto a cuore, anzi le comprendo pienamente, perchè, nonostante i miei 63 anni sono sostanzialmente timido!!!! Nel mio lavoro, quando incontro queste persone, che sono molte …. fortunatamente … suggerisco la lettura di un libro scitto da due colleghe dal titilo esplicito “MEGLIO TIMIDI” che scitto, da due donne la dice lunga e con molta più chiarezza di quanto potrei e saprei fare io. In una società prevaricatrice e con l’evidenza dei bulli e dei mobber (che, fortunatamente sono una esigua minoranza) sono sempre più numerose le donne che si “contendono” i poveri timidi, ma simpatici e gentili.
Per i pregiudizi ci vorrebbe un vero e proprio convegno, ma non abbiamo le giuste risposte; i ragazzi che mettono le “tacche” si autosqualificano autonomamente; mentre per le fanciulle ci vuole un discorso a parte, frutto di molte ricerche, per cui ne ho fatto oggetto di un articolo a se, che possiamo pubblicare a parte. molto brevemente posso accennare che la promiscuità delle fanciulle è causa di malattie (senza scomodare l’AIDS) CHE SONO ASSENTI SE IL PARTNER è SEMPRE LO STESSO. Questa considerazione ha molto a che fare con l’acidità vaginale e la basicità del liquido seminale.
L’AMORE nelle coppie “Miste” è un tema molto difficile nel quale non mi avventuro “in solitaria” ma  chiedo aiuto agli amici per fare una “cordata”; quindi faccio appello alla pazienza di chi ci ha scritto e che ringrazio di cuore.
Un forte abbraccio
Francesco
 

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IL MITO DI ULISSE (Il fascino dell’avventura)

LE RISPOSTE DELLO PSICOSESSUOLOGO

IL MITO DI ULISSE. Il fascino dell’avventura.

di  FRANCESCO TASSIELLO.

La storia di Ulisse, nonostante il tempo trascorso, mantiene il suo fascino ed una forma di attraente attualità. L’eroe omerico si propone, in particolare verso i giovani, con una caratteristica che lo contraddistingue e lo fa preferire ad altri illustri eroi storici. Gli ingredienti che compongono e contraddistinguono il fenomeno sono numerosi e variopinti; di questi alcuni contribuiscono a farne, insieme al mito, anche la sindrome. Per cui il titolo può diventare MITO E/O SINDROME DI ULISSE, perché l’eroe di Omero, oltre alle doti guerrieri di condottiero, le sue strategie belliche, e le sue astuzie, si è posto alla nostra attenzione anche per le sue curiosità umane e le sue debolezze psicologiche che lo hanno visto cedere alle tentazioni di vario genere, che oggi chiamiamo dipendenze. Le cronache con crescente frequenza ci raccontano storie tragiche di novelli eroi omerici che, in passato si avventuravano nel mondo fuggendo dalla famiglia, metafora dell’isola omerica, adesso fuggono rifugiandosi nelle droghe di varia natura. Gli episodi di alcolismo, di impasticcamento da estasi, di fumo di vario genere, e quant’altro il mercato del facile edonismo è in grado di offrire, sono ormai puntuali ad ogni week-end. Nonostante le numerose campagne preventive condotte in maniera “efficace ed efficiente“, gli avvertimenti proposti dalle tragedie puntuali ad ogni suddetto week-end, i progetti portati nelle scuole, e quanto altro ritenuto utile, il persistere delle offerte di sostanze incriminate sul mercato fanno realisticamente pensare che c’è una domanda crescente. La legge del mercato è rappresentata dalla domanda e dall’offerta. Alcune sostanze sintetiche possono essere prodotte facilmente e abbondantemente, per cui aumenta l’offerta  e la domanda ne trae vantaggi economici; il prezzo diminuisce e diventa accessibile alle tasche dei giovanissimi. Il viaggio di Ulisse continua inarrestabile. Non è casuale che uno dei termini utilizzato per l’uso/abuso di sostanze, oltre allo sballo è il viaggio. Non possiamo prenderci in giro e prendere in giro i giovani dicendo loro solo gli aspetti negativi e dannosi dell’uso di sostanze; perché non funziona. Allora, paradossalmente diciamo che è buona e fa bene, come una medicina, che come tale viene rifiutata; ma non voglio scherzare, per rispetto delle numerose famiglie colpite dalla tragedia. Un giovane ragazzo ha raccontato, forse unico nel genere, che si è trovato ad una festa, in un gruppo intorno ad un tavolo, in cui girava il “fumo“ come se fosse una catena di montaggio; c’era chi preparava il tabacco, chi aggiungeva la miscela, chi “rullava“, con una capacità professionale stupefacente. La cosa altrettanto stupefacente del giovane ragazzo è stata la sua astensione, nonostante le reiterate provocazioni ad ogni passaggio dello spinello nelle sue mani. Possiamo semplicemente dire bravo al ragazzo ed alla sua capacità assertiva (proposta come acquisizione indispensabile dai progetti di educazione sessuale nelle scuole), se non fosse per il suo personale disappunto e rincrescimento per il sentirsi escluso dal gruppo a causa della sua paura e timidezza. Anche quest’ultima caratteristica di personalità, per la quale è chiamato ad intervenire lo psicologo, deve essere riconsiderata e quasi rivalutata; ma anche qui non voglio scherzare, per rispetto dei numerosi giovani, che per timidezza sono oggetto di scherno ed isolamento dal gruppo. L’offerta di queste sostanze, che rappresentano il facile guadagno per le mafie di tutto il mondo, toccano la voglia di tutti coloro che ardono dal desiderio di provare sensazioni sempre nuove ed ammalianti, così come Ulisse nell’incontro con le sirene non resiste alla tentazione di offrire a se stesso ciò impediva ai suoi compagni di avventura. Ulisse ci ha insegnato molte cose, e forse, con le sue numerose strategie, potrebbe esserci ancora utile. Ma… il mercato delle sostanze, di cui l’alcool e l’eroina sono gli esemplari più appariscenti, rispondono ad esigenze di mercato gestite dai governi di paesi che ne traggono tali vantaggi che sopportano gli “svantaggi“ dei piccoli orfani e privati della buona Penelope.
Per maggiori informazioni sul tema si può telefonare direttamente al Dottor Francesco Tassiello 392-9753748 o 06-9852852; E-mail: francesco.tassiello@tiscali.it

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Il bacio erotico tra sacro e profano (le ricerche attuali e il fascino storico culturale)

del Dottor Tassiello 

I nostri nonni si baciavano?  Nelle attuali culture tribali si baciano? I cinesi si baciano? A questo proposito un esperto del Tao così scrive: <<… Esiste un mito sui cinesi e il bacio. Molti occidentali sono fermamente convinti che i cinesi non si bacino. Certo i cinesi  non si salutano per la strada scambiandosi “beccatine“ sulle labbra o sulle guance, come i francesi o gli americani, ma non è questo il tipo di baci di cui stiamo parlando. Vi è un’enorme differenza tra il fraterno bacio sulla guancia e quel profondo, appassionato invito all’amore, in cui la bocca, le labbra e la lingua parlano senza parole. È difficile dire dove e come sia nata l’idea che i cinesi non baciano. Il Maestro dell’Amore Wu Hsien tratta estesamente il bacio erotico nel suo saggio “Le sorgenti delle tre cime“. Queste sorgenti producono essenze importantissime per l’armonia di Yin e Yang e tutta la struttura metafisica taoista …>>. Il bacio, nella sua semplicità, rappresenta un fenomeno estremamente complesso descritto dai poeti più illustri. Anche gli scienziati hanno fatto qualche tentativo; tra questi, Wilhelm Fliess, collaboratore di Freud, così scriveva a proposito del bacio: “Quando la dolce brezza primaverile risveglia la terra con un tiepido bacio, quando il tenero verde trasforma per incanto il freddo paese, quando i fiori si schiudono e le rondini fanno il nido e l’allodola sale alta nel cielo, quando foreste e campi si riempiono di gioia, allora il nostro petto si gonfia di desiderio e l’amore si mette a gemmare, a fermentare e a fiorire nei nostri cuori. E’ allora che i sessi si attraggono, e che gli esseri umani si sentono in profonda armonia con tutto. Mentre la morte annienta senza pudore, i sessi rinnovano la vita e la rendono immortale otre ogni annientamento“. Il bacio rappresenta l’essenza del comportamento amoroso, quindi dell’Amore, quale antidoto alla morte (A = negazione; mors = morte). Il bacio è vita. Pensiamo a come gli uccelli alimentano i loro cuccioli, con il becco. Gli antropologi asseriscono che, anticamente, le mamme nutrivano i loro neonati masticando il cibo (non c’erano gli omogeneizzati!) e imboccandoli bocca-bocca. Anche alcuni innamorati si dilettano in questo modo. Il bacio conserva una sua fondamentale validità, perché, attraverso di esso, oltre al piacere eccitativo, passano alcune sostanze ormonali, indispensabili per il miglior funzionamento sessuale. Nel contatto orale viene facilitato il “travaso salivare“, ed il passaggio di ormoni dall’uno all’altro. Gli studi del Prof. Emmanuele Janini dell’Università dell’Aquila, dimostrano che i fluidi salivari del maschio hanno una maggiore concentrazione di testosterone nella fase di eccitazione; mentre quello femminile ha una maggiore concentrazione di estrogeni. Gli estrogeni femminili “donati“ al maschio, durante il “famigerato“ bacio hanno un effetto che il Prof. Janini paragona a quello del Valium, cioè di un calmante naturalissimo (che più naturale non si può) e dolcissimo, che sgorga copioso da alcune “fontanelle“ poste in concomitanza dell’attaccatura inferiore della lingua, e che conferiscono al fluido femminile un aroma e un gusto dolce ed inebriante. L’effetto di tale calmante naturale può essere facilmente intuibile da quegli uomini che soffrono di E.P. Ma anche per la partner femminile il contenuto del fluido salivare maschile, cioè la maggiore concentrazione di testosterone, ha un effetto particolarmente utile e funzionale! Pensiamo ad esempio al calo del desiderio e alle  frequenti forme di anorgasmia femminile, che vengono “erroneamente“ definite frigidità.
Sul tema vitale ed essenziale del bacio erotico mi piacerebbe avere spunti e osservazioni, oltre che suggerimenti e integrazioni per un confronto personale oltre e più che professionale. 
 

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IL FIGLIO DELLA LUNA

LE RIFLESSIONI DELLO PSICOSESSUOLOGO

di  FRANCESCO TASSIELLO

Le considerazioni sui limiti e la liceità nelle relazioni affettive, sentimentali e sessuali all’interno di un rapporto di coppia sono prerogativa e riservatezza di ciascuna coppia. Non ci è dato sapere cosa avviene nel “talamo nuziale“, quando la camera da letto genitoriale si chiude. Cosa avviene nelle altre stanze? I figli adolescenti a quali esempi sono educati? Una signora mi chiede del figlio adolescente e “del suo sviluppo“, in termini molto semplici e chiari, anche se il tema che solleva è estremamente complesso e difficile da trattare. In effetti parlare di innamoramento e amore, è semplice e stimolante, mentre il tema della sessualità è più riservato e protetto. In famiglia, i genitori che dovrebbero parlarne ai figli, non hanno il “coraggio“ di farlo; soprattutto se il figlio in oggetto ha qualche forma di disabilità. Nello sceneggiato televisivo “Il figlio della luna“, questo tema è trattato con molta naturalezza e realismo. Fulvio è un ragazzo con grave handicap fisico, i cui familiari, la mamma in particolare, si impegnano con forte determinazione e senza arrendersi per il migliore e maggiore  sviluppo e crescita personale e professionale, anche se in un limitato range di possibilità. La determinazione e impegno, in particolare materno, di ottenere il massimo possibile in quel limitato spazio di opportunità per Fulvio possibili. Il successo formativo e professionale diventano possibili e fattibili, rimane il limite umano degli aspetti affettivi, sentimentali e sessuali legati alla pretesa socioeconomico del perfezionismo a tutti i livelli. L’immagine sessuale ha dei canoni estetici irremovibili e insostituibili, come “insegnano“ quotidianamente e incessantemente quei stessi mas-media durante gli intervalli pubblicitari. Tra le opinioni più interessanti raccolte nell’articolo di Valentina Polati dell’anno 2004 c’è questa: “Invito chi confonde l’amore con il sesso, o chi fa Professione di romanticismo per negare il diritto alla sessualità dei disabili, a spersonalizzarsi per un attimo, a spogliarsi di pregiudizi culturali e/o religiosi, per immedesimarsi nello strazio interiore di chi, per un handicap fisico o psichico, non può fare sesso come chiunque”. A parlare dovrebbero essere i diretti interessati, per i quali “l’esperienza sessuale“ è un bisogno fisico primario, come per tutti, e in quanto tale va soddisfatto. Dal momento che chi soffre di qualche disabilità spesso non riesce ad aver alcun tipo di rapporto, l’iniziativa di cui si fa un breve cenno più avanti, potrebbe essere una soluzione terapeutica valida: non importano i mezzi, importa il fine, soprattutto per questo tema particolarmente delicato e riservato. In Svizzera, i primi dieci professionisti utilizzati come assistenti sessuali per disabili psichici hanno iniziato ad operare a Zurigo. E non stiamo parlando di prostituzione … Ribadisco che questo è un tema molto delicato che può capire solo chi ne è affetto.

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ALFABETIZZAZIONE SENTIMENTALE, LA COMUNICAZIONE ESSENZIALE. IV ED ULTIMA PARTE.

UNA APPLICAZIONE PRATICA

Dopo aver descritto lo strumento nel suo stato attuale dell’arte vediamo le sue applicazioni nei gruppi con persone che vivono momenti di disagio esistenziali di diversa natura, ed a cui proponiamo una modalità di indagine interpersonale e di utilizzazione del vocabolario emotivo – sentimentale i cui termini diventano sempre più sconosciuti ed estranei. Che cos’è l’amore, come sentimento intenso e variegato, è uno dei termini e temi più discusso ed utilizzato; le persone sorridono per il suo semplicistico accostamento alla sessualità.
Che cos’è l’anestesia affettiva? I termini sono sufficientemente chiari, il concetto è complementare a quello di “analfabetismo“ sentimentale ed è descritto sinteticamente da C. Simonelli e I. Petruccelli: “…tale anestesia affettiva sembra caratterizzata da una forte coartazione emozionale che rende il soggetto apparentemente impassibile o imperturbabile.
Si tratta di un meccanismo di difesa, ma quando il blocco fallisce si verifica un vero e proprio “break down“ con improvvise esplosione d’ira che riportano tutte le emozioni coartate in superficie…“ (L’abuso sessuale infantile e la pedofilia. A cura di Gaetano De Leo e Irene Petruccelli – 1999 – Franco Angelo pag.38).
Non affrontiamo ne approfondiamo in questa sede gli aspetti clinici che derivano dal blocco dell’espressione sentimentale ed emotiva che sono oggetto di facile reperibilità.
Proponiamo un breve sondaggio effettuato durante i “gruppi d’incontro“ presso l’Associazione Interculturale Soweto, per accennare ad una delle modalità di applicazione pratica.
L’idea era partita da un tema proposto con frequenza ad insistenza da loro stessi, cioè “il sentirsi depressi“. Abbiamo suddiviso la lavagna in due parti, e scritto sulle parte sinistra (per chi legge) gli aspetti negativi che scaturivano dalla loro condizione di immigrati, sintetizzando le espressioni razionale in termini emotivi e sentimenti. Questa operazione è durata più incontri, consentendo a chi si aggiungeva al gruppo (12 – 18 persone) di esprimere i propri vissuti negativi; successivamente abbiamo ripetuto la stessa operazione di indagine interiore e introspettiva per analizzare quegli aspetti positivi utilizzati per “tamponare“ gli eventi del loro vissuto di immigrati. I termini emersi da questo lavoro di gruppo sono contenuti nello schema proposto sotto.
DEPRESSIONE / ACCETTAZIONE

Aspetti negativi sintetizzati in emozioni e sentimenti
Aspetti positivi (per bilanciare) sintetizzati in attività
1.  Nostalgia
2.  Rabbia
3.  Solitudine
4.  Tristezza
5.  Sofferenza
6.  Dolore
7.  Malessere
8.  Malinconia
9.  Disaccordo
10.  Oppressione
11.  Delusione
12.  Morte
13.  Problemi
14.  Mancanza di affetto
15.  Piangere
16.  Separazione
17.  Non allegro

1.  Preghiera
2.  Innamorarsi
3.  Sport
4.  Parlare
5.  Scrivere
6.  Leggere
7.  Viaggiare
8.  Massaggi
9.  Arte
10.  Fantozzi 1° visione
11.  Cioccolata
12.  Vedere un bel sogno
13.  Musica
14.  Piangere
15.  Spaccare
16.  Urlare
17.  Solitudine +
18.  Amore vero

FIGURA 4
Le varie forme di alfabetizzazione, incluse quelle più avanzate tecnologicamente, sono indispensabili per la comunicazione e lo sviluppo delle nuove generazione, soprattutto per il sostegno che possono dare alla ricerca di nuove e “pulite“ forme di energia per la salvaguardia dell’ecosistema della terra, messo a rischio dalla stessa evoluzione tecnologica. Gli ultimi convegni ed incontri a livello mondiale sottolineano i pericoli per l’equilibrio ecologico del sistema. Detto ciò, tra le forme di alfabetizzazione essenziale dell’essere umano, se la sua sopravvivenza sarà possibile, quella dei sentimenti (tra cui la paura dell’autodistruzione) è di fondamentale importanza.
 LETTURE CONSIGLIATE

Andolfi M. ( A cura di ), La mediazione culturale, tra l’estraneo e il familiare, Franco Angeli, Milano, 2003

Bateson G., Mente e natura, Adelphi Edizioni, Milano, 1984

Canevelli F., Lucardi M., La mediazione familiare, dalla rottura del legame al riconoscimento dell’altro, Bollati Boringhieri, Torino, 2000

Carli R., Paniccia R. M., Analisi della domanda, Il Mulino, Bologna, 2003

Jung C. G., L’uomo e i suoi simboli, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1983

Malagoli Togliatti M. ( A cura di ),  Psicologi e aids, Franco Angeli, Milano, 1998

Petruccelli F., Psicologia dello sviluppo, Franco Angeli, Milano, 2004

Simonelli C. (A cura di ) Appunti di psicoandrologia, Quale psicologia 7, Gennaio 1996
Watzlawick P., Beavin J. e Jackson D. D., Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio-Ubaldini EDitore, Roma, 1971

Weeks G. R.,Treat S., Terapia di coppia, Franco Angeli,Milano, 1998

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ALFABETIZZAZIONE SENTIMENTALE, LA COMUNICAZIONE ESSENZIALE. II PARTE

EMOMAPPA

Secondo la psicologia analitica di Carl Gustav Jung ci sono quattro funzioni psicologiche fondamentali: pensieri, sentimento sensazioni e intuizione; e due orientamenti: estroversione e introversione

Area negativa                                                                                        Area positiva

FIGURA 2
Vediamo sommariamente che cosa è l’emomappa e le sue caratteristiche secondo la psicologia analitica di Carl Gustav Jung. Seguendo lo shema della figura 2 vediamo che le due coordinate si incontrano nel “sé persona“ e lasciano verso l’esterno il “sé familiare“ ed il “sé sociale“; l’asse verticale divide gli aspetti negativi (delle posizioni psicologihe fondamentali ) da quelli positivi. Due assi ruotati di 45 gradi rispetto alle coordinate suddette, che, insieme agli assi perpendicolari, delimitano quattro settori a sinistra ( con segno negativo ) e quattro settori a destra (con segno positivo ), in cui sono rappresentati ( dall’alto verso il basso ) rispettivamente: 1) le sensazioni fisiche ( specularmante a sinistra quelle negative e a destra quelle positive ); 2) le emozioni primarie ( negative e positive come sopra ); 3) le emozioni secondarie ( negative e positive come sopra ); 4) i sentimenti Negativi e positivi come sopra ).
I due orientamenti relativi all’introversione ed all’estroversione sono rappresentati dalla capacità dell’individuo di esternare (estroversione ) completamente i suoi vissuti a tutti i livelli funzionali suddetti; oppure di trattenere (introversione ) al suo interno, come in una sorta di “buco nero“ le proprie sensazioni, emozioni, sentimenti, pensieri ed intuizioni, così da costruirsi un sé “coeso“, ma trincerato ed invalicabile. Seguendo le indicazioni di  Jung ( L’uomo e i suoi simboli , a cura di; 1983; Raffaello Cortina Editore. ), le intuizioni sono delle caratteristiche di personalità che l’autore descrive come la capacità attraverso cui la persona si esprime verso sé stesso ( introversione ) e verso gli altri ( estroversione ). L’umore è il tono cronico e costante che si esprime attraverso la personalità del soggetto, per cui una persona può essere fondamentalmente ottimista, nonostante le avversità momentanee ed il disagio quotidiano; oppure può essere caratterialmente pessimista ed insoddisfatto nonostante il successo e le affermazioni personali. Questo è l’aspetto del Sé persona che emerge da una indagine più approfondita e sistematica delle caratteristiche tipicamente inconsce della persona ( è l’aspetto che resta più centrato nel diagramma e che è stato definito come il “buco nero“ ). Quando si lavora in un gruppo terapeutico è essenziale indagare questo aspetto caratteriale ed esplicitarlo apertamente al gruppo per evitare la “sindrome del contagio di umore“ ( Moderato- Rovetto )
Attraverso questo strumento carta e matita si cerca di conoscere i tratti emozionali e stati emozionali. I primi si riferiscono alle caratteristiche, appunto stabili, della persona e ne caratterizzano la formazione della struttura di personalità con le peculiarità e linearità tipiche che le contraddistingue nel suo passato, presente e presumibilmente futuro. Gli stati emozionali fanno esplicito riferimento agli accadimenti relazionali che coinvolgono le persone nel “qui ed ora“.
Quindi le emozioni che ciascuno prova nel proprio relazionarsi con il contesto ambientale è definito dal rapportarsi del suo se strutturale (come sopra definito) con gli altri. Questo continuo e contiguo svolgimento di eventi relazionali “intinti“ nelle emozioni, comporta una modificazione della personalità di ciascuno e dello specifico e non specifico contesto relazionale, sociale e ambientale, in una circolarità ecologica in continuo sviluppo autopoietico.
Quindi l’emomappa può essere considerata come una forma di istantanea fotografica; una scatto fotografico che riprende lo stato dell’essere di quel dato momento emotivo della persona, che già nel momento successivo si è modificato e cambiato con gradualità e repentinità spesso impressionante e sconcertante. Un esempio paradigmatico è rappresentato dalle esperienze terapeutiche di un gruppo, in cui il conduttore induce i partecipanti a provare dalle sensazioni di allegria e gioia che comportano delle modificazioni organiche tali che modificano il vissuto esperienziale ed esistenziale in quel dato momento.
Togliere piano piano i veli protettivi che nascondono emozioni e sentimenti è una scoperta eccitante e sconvolgente soprattutto nelle relazioni più intime di coppia e di famiglia in cui viene utilizzato una sorta di “preservativo emotivo“ tra di loro.
L’applicazione teorico – pratico della strumento nelle terapie di coppia, di famiglia e di gruppo è stato oggetto di sperimentazione sia in contesti clinici che nelle scuole. Una rappresentazione schematica è proposta nella figura 3
SENSAZIONI
(manifestazioni corporee)
+
Batticuore
Piedi freddi
Mani sudate
Rossore
Mal di testa
Raffreddore
Tosse
Mal di stomaco
Tensione.

Riposato
Relax
Stanchezza+
Batticuore+
Bene
Sazio
Torpore+

EMOZIONI
(reazioni psichiche istintuali)

Fastidio
Ansia
Paura
Stress
Impotenza
Rabbia
Insofferenza.

Calma
Ansia+
Tranquillo
Sereno
Sollievo
Coraggio
Eccitazione.

SENTIMENTI
(atteggiamenti mediati dalla mente)

Rifiuto
Timidezza
Sfiducia
Preoccupazione
Tristezza
Dispiacere
Antipatia.

Accettazione
Piacere
Agio
Speranza
Desiderio
Soddisfazione
fiducia

FIGURA 3
 

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