Zoe Rondini: la scrittura e la comunicazione sono il mio mestiere e la mia missione

Sono Zoe Rondini,  autrice, divulgatrice, pedagogista e blogger.
Ho una disabilità motoria dovuta ad un’asfissia neonatale di cinque minuti. Per fortuna grazie a tanta riabilitazione conduco una vita “normale”.
Il mio ultimo traguardo letterario è il saggio “RaccontAbili: domande e risposte sulle disabilità” (Erickson Live 2020). Il mio debutto nell’editoria è stato invece con il romanzo autobiografico “Nata Viva”, (Seconda edizione nel 2015, grazie alla Società Editrice Dante Alighieri).
Dal romanzo è tratto l’omonimo cortometraggio, disponibile su YouTube. Primo e classificato nella categoria “Corti Della Realtà” nell’ambito del Premio L’Anello Debole,   al Festival di Capodarco nel 2016.
Dal 2006 gestisco il portale www.piccologenio.it dove troverete contributi sulle seguenti tematiche: disabilità, amore e sessualità, letteratura, cinema, narrazione di sé e pedagogia.
Sono laureata in Scienze della Formazione e dell’Educazione, con specialistica in Lettere, Editoria e Scrittura presso l’ Università la Sapienza di Roma.

Parlo regolarmente nei Master Universitari alla LUMSA, nelle scuole ed ai convegni.
I miei interventi si concentrano sulla narrazione di sé come strumento di empowerment. Con gli a adulti, affronto tematiche quali: disabilità, affettività, amore e sessualità.

Zoe Rondini  è uno pseudonimo che, per motivi di privacy, ho usato per  le mie opere edite nel mini-film  e sui  social network.

La scrittura e la comunicazione sono il mio mestiere e la mia missione!

Nata viva:

“Tutti i dottori si affrettano a rianimarmi, ma rimango cinque minuti completamente senza respirare. Si tratta solo di cinque minuti, ma sono i primi della mia vita”. Poi Zoe comincia a respirare. E a vivere. Quei cinque minuti dopo rispetto agli altri neonati, la costringeranno a confrontarsi fin dai primi mesi, con una vita che è cominciata più tardi ma che pian piano non tarderà a essere così tanto desiderata da consentire a Zoe di superare qualsiasi ostacolo. All’età di tredici anni, a causa di un lutto doloroso, Zoe intraprende l’avventura più importante: dare vita ad un racconto autobiografico, che l’accompagnerà per ben 16 anni. Lungi dall’essere un trattato o un saggio sulla disabilità, “Nata viva” vuole essere un racconto appassionato e antipedagogico di una ragazzina e poi di una ragazza, che tra luci e tenebre ha saputo lottare per raggiungere e conquistare quella serenità che tutti bramiamo. Nel suo stile rapsodico, Zoe si fa cantore e testimone con la sua voce, dell’incontro sorprendente tra limite e prospettiva, civiltà e pregiudizio, presenza e invisibilità. Insieme a lei, anche noi riviviamo il nostro essere stati bambini o adolescenti incompresi. Nel suo romanzo di formazione Zoe costringe il lettore a non dimenticare mai lo scarto enorme che c’è tra vivere ed esistere, inchiodandoci all’idea che per nascere veramente, ad ogni occasione, bisogna sentirsi vivi, gridarlo e raccontarlo al mondo intero.

Raccontabili, domande e risposte sulla disabilità:

Di disabilità, o diverse abilità, si parla ormai molto. Ma qual è la prospettiva delle tante persone che in diversi modi vivono la propria disabilità o quella altrui? Quali possono essere le narrazioni sul mondo di chi ogni giorno vive la disabilità in prima persona e di chi è a stretto contatto con essa per ruolo, professione o vocazione? Zoe Rondini, alla sua seconda prova letteraria, scommette su questo spazio bianco e, attraverso la forma dell’intervista, restituisce centralità a questi punti di vista. Chi risponde cerca di estendere il concetto di disabilità guardandolo sotto molteplici lenti: dalla famiglia alla scuola, dalla routine all’arte, dal tempo libero al lavoro, dalla politica ai diritti, dall’amicizia all’amore e alla sessualità, cercando di sfatare luoghi comuni e tabù. Arricchito dai contributi dei professori Serena Veggetti, Nicola Siciliani de Cumis e Adriano Bompiani, questo testo, al confine tra saggio, inchiesta e intervista polifonica, si rivolge alla stessa comunità protagonista delle interviste: persone con disabilità, famiglie, insegnanti e educatori, giornalisti, scrittori, pedagogisti, psicologi, medici, studenti, amanti del teatro e del cinema, attori, registi e autori, nell’intento di allargare la comunità «abile nel raccontare» e con l’auspicio che ogni lettore e lettrice diventi a sua volta uno o una dei possibili, futuri… RaccontAbili.

Gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone” 

Nel 2012 ho creato il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“, dove promuovo il confronto e offro  il mio contributo sulle tematiche della sfera sentimentale, emotiva e sessuale per le persone con vari tipi di disabilità e i loro famigliari, e a chi, per vari motivi, vuole conoscere questi aspetti della vita che accomunano e differenziano  tutte le persone.

Il gruppo si propone, inoltre, come un luogo di incontro, per fare conoscenza, scambiare informazioni sui temi che riguardano l’amore, la sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva.

Non  esitate a contattarmi per invitarmi a parlare il pubblico o per chiedermi i libri con dedica!

Consulenze, un nuovo progetto:

La consulenza rappresenta un’opportunità fondamentale per tutti coloro che, non possedendo conoscenze in determinati ambiti (amorosi, sessuali, famigliari, fisioterapici, scolastici ecc.) Le attività di consulenza danno a chiunque la possibilità di accedere gratuitamente a un servizio di informazione ed orientamento per prendere importanti decisioni o risolvere delicati problemi su quesiti a carattere psicologico, sociale, famigliare ed educativo.

Qualora fosse necessario è anche possibile un incontro online. Le posso svolgere prima con la persona con bisogni speciali ed in certi casi insieme al caregiver. 

Nel mio piccolo cerco di aiutare le persone con bisogni speciali, che mi scrivono per chiedermi  consigli su tanti aspetti ordinari (o che dovrebbero essere ordinari) per ogni persona…!

Contatti:

E-mail: zoe.rondini@gmail.com
Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

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Diritto D’amore e inclusione per le persone con disabilità

Zoe Rondini al Congresso Nazionale Organizzato da CAMMINO

Intervento dott.ssa Zoe Rondini “Diritto D’amore” – Congresso Nazionale Organizzato da CAMMINO

Abstract

L’amore in tutte le sue espressioni dovrebbe essere un diritto garantito a vari livelli. Purtroppo, rispetto a tanti paesi, l’Italia è ancora indietro per quanto riguarda la cultura del cambiamento. Molte scelte delle persone con bisogni speciali, sono affidate a loro e alle loro famiglie.

Partendo da questi presupposti porterò esempi positivi e negativi di come l’affettività, l’amore, la sessualità, il piacere, l’erotismo delle persone con disabilità vengono affrontate dalle famiglie e dal sistema.

Affettività e Disabilità: Un Approccio di Inclusione Familiare

La negazione dell’adultità e degli impulsi sessuali del famigliare con disabilità, è spesso dettata dalla paura:

  • Paura che possa mancare il consenso.
  • Paura che la  persona non riesca a gestire le delusioni d’amore, il fidanzamento, il matrimonio e la genitorialità.
  • Paura che un partner si possa approfittare della persona con bisogni speciali.
  • Inutilità percepita del caregiver: quando la persona “rivendica” la sua crescita, autonomia, consapevolezza ed autodeterminazione, si attenua il bisogno di stare nella famiglia d’origine. In qualche caso, non tutti riescono a trovare un ruolo presente, ma meno accudente, ciò può generare senso di inutilità e vuoto nella persona normodotata.

Ci sono anche degli esempi positivi:

  • La famiglia d’origine è aperta ai bisogni affettivi, amorevoli ed erotici del figlio o figlia
  • La persona con disabilità si fidanza, in alcuni casi si sposa e mette al mondo dei figli.
  • La persona o i genitori sono aperti ad un’esperienza erotica, ma non sanno come realizzarla. Cercano consigli, ciò li porta a rivolgersi a me o ad altre persone molto attive e dedite in quest’ambito.

Rompere Stereotipi e Pregiudizi

Negare certi bisogni significa vedere la persona con disabilità come un eterno bambino. Un altro errore comune a tante famiglie ed operatori è quello di vedere solo la disabilità volendola sanare a tutti i costi.

È giusto cercare le migliori cure riabilitative.

Va però considerato che ogni persona è fatta di corpo, mente e spirito. Un famigliare, un medico, un terapista, un’assistente dovrebbe occuparsi di tutti e tre gli elementi.

Infine, sarebbero auspicabili più comunicazione e formazione per un cambiamento socio-culturale e legislativo che non lasci indietro nessuno.

Ecco le slide del convegno, per chi vuole approfondire

Libri:

Per comprare il saggio RaccontAbili clicca qui

Per comprare il romanzo autobiografico e di formazione Nata Viva clicca qui

Contatti:

E-mail: zoe.rondini@gmail.com

Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

Il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone” è aperto a tutti!

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La storia di Giulia Cecchettin, una buona occasione per lavorare sull’educazione e la prevenzione

La storia di Giulia Cecchettin, la 22enne scomparsa in Veneto insieme all’ex fidanzato Filippo Turetta ed il tragico epilogo 7 giorni dopo. Il ragazzo è stato arrestato ed è indagato per omicidio volontario e sequestro di persona.

Tutta l’Italia si è stretta attorno alla storia di Giulia Cecchettine alla sua famiglia. In questo articolo cercherò di portare le considerazioni che mi appartengono di più, su un caso che sembra aver smosso le coscienze di tanti.

Si è concluso nel peggiore dei modi il caso della scomparsa di Filippo Turetta e Giulia Cecchettin, i due ex fidanzati 22enni di cui si sono perse le tracce da sabato 11 novembre in Veneto, dove vivevano con le loro famiglie. Il corpo senza vita della ragazza è stato rinvenuto nei pressi del lago di Barcis, a Pordenone, dopo 7 giorni di ricerche, mentre il giovane è stato fermato in Germania, vicino a Lipsia.

Stravolte le loro famiglie, da un lato il papà di Giulia Cecchettin, insieme alla sorella Elena e al fratello minore, dall’altro i genitori di Turetta. La famiglia di Giulia aveva perso la madre solo un anno fa.

I due ragazzi, che dopo essersi conosciuti all’Università avevano avuto una relazione conclusasi ad agosto, sono scomparsi sabato 11 novembre. Si erano dati appuntamento per uscire insieme. Forse è stato il fatidico ultimo appuntamento che psicologi e forze dell’ordine ci insegnano essere spesso l’appuntamento più pericoloso.

Un uomo che dice :“l’ho uccisa perché è solo mia” concepisce la relazione con una donna solo in termini di possesso. L’amore è volere il bene e la libertà dell’altra persona. L’amore è aiutarsi e completarsi. L’amore è unione, è costruire non distruggere.  Non è possesso e morte!

I dati sui femminicidi e varie disparità

Solo nel 2023 sono 109 le donne uccise nel 2023, fino al 3 dicembre, di cui 90 in ambito familiare o affettivo, 58 quelle uccise da partner o ex partner.

I dati Istat che riguardano le donne con disabilità, sono peggiori: il 72% delle donne disabili aveva subito violenza nell’arco della vita e che sono vittime di violenza sessuale più del doppio rispetto alle normotipiche.

Anche in questo caso, a fronte dei dati che emergono, il sommerso si stima enorme. Basti pensare che alle indagini Istat, fatte per telefono, non potevano rispondere donne sorde o con disabilità cognitiva, fa notare Rosalba Taddeini, referente dell’Osservatorio nazionale contro la violenza sulle donne con disabilità di Differenza Donna.

Non è giusto che le ragazze e le donne debbano aver paura per la loro vita o per le fantasie omicide di un uomo. Bisogna migliorare l’aiuto e la prevenzione. Tutti siamo coinvolti e possiamo fare la nostra parte. Parlando con la coppia in difficoltà.

Ci vuole più prevenzione e educazione.  La famiglia, la scuola, le forze dell’ordine dovrebbero dare buoni esempi ai bambini e ai giovani. L’intervento psicologico per capire i segnali di un rapporto “malato” o non equilibrato dovrebbero essere garantiti e gratuiti in molti ambiti al sud come al nord.

Perché nelle scuole non si prevedono delle prime lezioni di base per insegnare a TUTTI a riconoscere i primi segnali di disagio, non si parla dell’importanza del consenso e non si creano abbastanza opportunità di ascolto e non si fornisce in maniera sistematica un valido supporto? Dobbiamo tutti lavorare per una società non patriarcale, dove uomini e donne siano trattati allo stesso modo… Dove ci siano veramente gli stessi diritti e gli stessi doveri in famiglia, a scuola ma anche nel mondo del lavoro poiché in questo ambito ci sono ancora molte disparità tra uomini e donne.

Lo dimostrano i dati: nell’Unione europea risulta occupato l’80% della popolazione maschile in età lavorativa, contro il 69,3% di quella femminile. 10,7 punti percentuali la differenza di tasso di occupazione tra uomini e donne in Ue (2022), con l’Italia fanalino di coda tra gli Stati membri con solo il  52,6% delle donne occupate nel 2023. Quasi metà della popolazione femminile in età lavorativa in Italia non ha un impiego e, pertanto, non può vantare un’indipendenza economica rendendosi quindi più vulnerabile ad abusi e prevaricazioni.

Le persone disabili sono occupate in misura minore, e con stipendi inferiori. Peggiore la situazione per giovani e donne. I dati dell’ultimo report del Forum europeo della disabilità lo dimostrano: “il rapporto mostra che solo il 51,3% delle persone attive con disabilità in età lavorativa nell’UE ha un lavoro retribuito. Inoltre, ancora una volta, le donne e i giovani risultano i gruppi più svantaggiati: solo il 49% delle donne e il 47,4% dei giovani con disabilità hanno un lavoro retribuito”.

Tornando sulla vicenda di Giulia,  le parole del padre, al termine del funerale sono profonde e di insegnamento per tutti:

“In questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte può, anzi, deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita”.

Violenza sulle donne: cosa possiamo fare

Nonostante le difficoltà e la paura, chiedere aiuto (magari contattando il numero antiviolenza e stalking “1522”) è l’unico strumento nelle mani di una donna che subisce violenza. Uno tra i consigli utili da dare a qualsiasi donna è quello di provare a non accettare fin dall’inizio la prima manifestazione di violenza, perché ne seguirà certamente una successiva e così via fino ad arrivare ad una terribile escalation di soprusi e accuse.

La piaga più grande è che le donne fanno fatica a parlare della violenza che subiscono, pensando che ci sia qualcosa di sbagliato in loro. La vittima che viene isolata non parla con nessuno di ciò che sta vivendo mentre invece sarebbe fondamentale, cercare di chiedere aiuto per porre fine alla spirale di crudeltà in cui si è costretti a vivere. La richiesta d’aiuto può essere rivolta a familiari, amici, centri specializzati e centri antiviolenza. Nei centri antiviolenza sul territorio, ci lavora un personale specializzato in grado di fornire informazioni utili a tutelarsi e a comprendere ogni situazione.  Per denunciare i fatti o chiedere un immediato intervento in caso di pericolo imminente è possibile anche rivolgersi alla Stazione dei Carabinieri o al Commissariato della Polizia di Stato.

Il video della lettera di Gino, durante il funerale

Infondo in questa tragedia, la cosa che colpisce è che non trapela nessun rancore dalla famiglia Cecchettin.  Spero che l’esempio di Gino sia per me, per tante persone e istituzioni, un monito a liberarsi dai sentimenti e messaggi negativi e lavorare sull’educazione e la prevenzione.

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

L’importanza dell’educazione affettivo-sessuale nelle scuole

Spiegare bene la disabilità a bimbi e bimbe: un’occasione pedagogica per tutti

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La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Il progettoDisabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità”  nasce in seguito alla pubblicazione  del romanzo di formazione  autobiografico Nata viva” (prima edizione aprile 2011).

L’idea deriva da un’intuizione , nel 2012, di Matteo Frasca, amico, consulente letterario e pedagogista che già lavorava in diverse scuole a Roma e provincia. Nel confrontarci è emerso che, dopo aver riscontrato con “Nata viva” un certo entusiasmo nel pubblico adulto, poteva essere una buona idea presentare il romanzo anche a bambini e adolescenti. Molti capitoli trattano dell’età della formazione, in questi descrivo i giochi, le favole, i cartoni animati che mi facevano compagnia quando ero bambina. Il racconto affronta anche i problemi scolastici da me incontrati, la solitudine, l’amicizia, il rapporto tra pari, le passioni: in particolare quella per la scrittura. Capitolo dopo capitolo emerge una protagonista che con fatica cresce, diventa adolescente, si sente allo stesso tempo uguale e diversa dai compagni di classe che un po’ l’accettavano e un po’ la bullizzavano. 

La narrazione di sé: un metodo e per superare i pregiudizi

Con il tempo l’esperienza si è raffinata. Il metodo è semplice ed efficace: ai ragazzi narro degli episodi della mia vita: la nascita, la scuola, la famiglia e poi propongo la lettura di alcuni brani, analizzandoli in un’ottica di inclusione e del rispetto delle differenze.  Negli incontri lascio spazio per le domande e invito gli alunni, attraverso  alcuni stratagemmi, a narrare i loro vissuti della scuola, della famiglia, del rapporto tra pari e con gli adulti di riferimento, la noia, il tempo libero, le loro paure e speranze. 

Il progetto riesce ad essere un’occasione per favorire la comunicazione tra alunni ed insegnanti. Per me è sempre sorprendente ascoltare episodi di vita dei ragazzi, le loro aspettative, i vissuti, e talvolta qualche criticità della quale i professori non erano al corrente. Fino ad oggi ho riscontrato molto entusiasmo, soprattutto nei ragazzi delle scuole medie: non sono più piccoli, ma non hanno ancora i timori degli adulti. Si lasciano coinvolgere dalla narrazione e sono realmente desiderosi di capire come ho percepito la mia “diversità”.

Mi sono rimaste impresse alcune delle domande più belle e coraggiose:

“Zoe ti sei mai innamorata?”

“Come hai fatto a raccontare la tua nascita? Ma tu te la ricordi?!”

“Se oggi potessi dire qualcosa alla Zoe bambina, cosa le diresti?”

Se non avessi avuto quel “cortocircuito” al momento della nascita saresti stata comunque una scrittrice o pensi che avresti fatto un lavoro diverso?

Cosa provavi quando le tue compagne di classe e le insegnanti non ti volevano aiutare?

Nel brano dove racconti della tua nascita parli di tua madre e di tua nonna, ma tuo padre c’era e se era presente cosa faceva?

Nei panni dei tuoi famigliari cosa avresti fatto con una bambina disabile?

In tutte le risposte ho cercato di dare risalto alle conquiste ottenute nelle diverse circostanze in cui mi sono ritrovata. Tali traguardi sono stati raggiunti grazie agli forzi della mia famiglia e miei non solo nella riabilitazione, ma anche grazie al percorso di studi nel quale sono stata sostenuta fino al raggiungimento della laurea in scienze dell’educazione e della formazione con specializzazione in editoria e scrittura. Nel corso degli incontri non nascondo ai giovani  i miei brutti voti e la voglia di abbandonare la scuola, ma cerco sempre di trasmettere il valore della volontà e della tenacia, che sono fondamentali per raggiungere tanti traguardi,  anche se spesso si comprende a molti anni di distanza.

Uno degli scopi del progetto è incentivare le narrazioni dei ragazzi e sviluppare in loro la consapevolezza dei loro obiettivi e aspirazioni. A tal proposito sono tanti i racconti che mi hanno colpita. C’è chi vuole laurearsi in America, chi ambisce a diventare scienziato o viaggiare in tutto il mondo per fornire il proprio contributo alla risoluzione dei problemi climatici. Tanti poi, vogliono diventare medici, psicologi, insegnanti per aiutare  i bambini e le loro famiglie. Sono sognatori, ma anche pragmatici e ben inseriti nella realtà in cui vivono, a differenza dei bambini della mia generazione che volavano un po’ di più con la fantasia e per i quali lo scontro con la realtà è stato spesso traumatico!

I primi anni del progetto ho svolto molti incontri nelle scuole di Campagnano e Nazzano, in provincia di Roma, insieme a Matteo Frasca. Ci è rimasta impressa un’alunna di seconda media che desiderava morire. Parlandole è emerso che per lei la morte era semplicemente un modo per ricongiungersi con lo zio, mancato da poco. Abbiamo cercato di incoraggiarla dicendo che i nostri cari sono felici nell’assistere, anche se da lontano, alle nostre conquiste presenti e future e seguono il nostro percorso di crescita. Ricordo con tenerezza anche un’altra bambina che mi ha raccontato che il suo papà ha un handicap fisico, e ispirata dal mio esempio, desidera   scrivere un libro su di lui.

È entusiasmante conoscere giovani di varie realtà del territorio, da scuole di provincia a istituti a Roma nord. Mi rimane impressa la grande empatia di presidi, professori ed alunni che mi aprono le porte e mi permettono di fare parte di una realtà che, negli anni ’80 e ‘90 mi ha emarginata come studentessa. Per fortuna adesso c’è più attenzione verso le persone con disabilità che hanno diritto ad un buon inserimento scolastico e verso chi vuole, a distanza di anni, far pace con l’istituzione  scolastica.

Traguardi e prospettive pedagogiche

L’intento degli incontri è quello di stimolare la narrazione di sé quale strumento di presa di coscienza dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Attraverso il confronto e la narrazione si cerca di dimostrare che determinate sensazioni e esperienze ci accomunano, aldilà delle differenze nel nostro modo di apparire. Agli alunni si cerca di trasmettere il messaggio che la “diversità” è negli occhi di chi guarda e che questa può rappresentare una risorsa, come affermato dal pedagogista russo Anton Semenovyč Makarenko. L’ambizione del progetto è quella di seminare nei ragazzi la voglia di esplorare la diversità, appassionarsi a nuove narrazioni ed aumentare la consapevolezza del sé e del cyberspazio nel quale si trovano sempre di più ad interagire, al fine di  essere più empatici e curiosi. A tale scopo  si cerca di rafforzare la capacità di narrare i propri vissuti al fine di esplorare i propri  limiti, ma anche delle proprie potenzialità.

Nell’ambito della psicologia, si è posta molta attenzione all’utilità dei ricordi autobiografici, nella convinzione che le caratteristiche di autoconoscenza di tali ricordi contribuirebbero alla percezione di coerenza personale e di un senso di sé nel tempo.  Lo psicologo Bauer affermava che “La capacità di narrare, intesa come funzione mentale è fondamentale per dare un’organizzazione al proprio mondo interiore e per attribuire significati all’esperienza umana”. È ormai assodato che la narrazione del sé sta dando esiti positivi nei bambini, ma anche negli adulti dei reparti oncologici.

In fondo, parlare di “Nata Viva” è solo il pretesto per aiutare gli altri a raccontare le proprie speranze e le difficoltà.

Considerazioni sull’esperienza ripetuta

Ad oggi il progetto è stato ripetuto nelle scuole primarie e secondarie e anche presso le Università la Sapienza e LUMSA di Roma, dove ogni anno tengo una lezione conclusiva del Master di neuropsicologia dell’età evolutiva.

I contenuti, la metodica e la durata dell’incontro variano in base all’età degli studenti e alle esigenze del programma didattico.

Non mi affatico a parlare, come a volte chi non mi conosce può temere. Per me è un’esperienza bellissima aiutare gli altri a narrarsi e narrare i vissuti, ma anche la realtà che ci circonda. Nel mio piccolo cerco di scardinare i pregiudizi che a volte ancora permangono sulle varie diversità. Con le classi elementari e medie mi focalizzo sul contrasto al bullismo e al cyberbullismo, mentre, per gli studenti del corso di pedagogia della Sapienza e del master di neuropsicologia dell’età evolutiva della LUMSA, focalizzo il mio intervento affinché possa essere per loro un supporto per capire cosa succede ad un bambino disabile ed alla famiglia durante un percorso riabilitativo o semplicemente durante l’apprendimento.

Ricordo uno studente della LUMSA che, a conclusione della lezione mi ha detto:

“Non avevo mai pensato a quanto l’aspetto psicologico della terapia riabilitativa potesse incidere sul bambino e sul nucleo famigliare, d’ora in avanti ci presterò più attenzione perché non è un fattore di poca importanza”.

I bambini di Radio Freccia Azzurra: piccoli grandi intervistatori

Grazie agli incontri nelle scuole, a maggio 2016 sono stata intervistata dai bambini di Radio Freccia Azzurra, un progetto pedagogico rivoluzionario ed innovativo realizzato da Matteo Frasca con il sostegno della sua Associazione Matura Infanzia e il circolo Gianni Rodari onlus.

I piccoli speakers erano già informati su chi fossi e cosa facessi. Matteo aveva già parlato loro di me, del romanzo e aveva proiettato il cortometraggio “Nata viva”, ispirato al romanzo e che ne costituisce un sequel. Il giorno dell’intervista, al mio arrivo era tutto pronto: il microfono, le domande, lo speaker, il coro e perfino la pubblicità; tutto realizzato e condotto dai bambini. Ero emozionata e divertita nel rispondere alle loro domande. I bambini erano molto preparati e sicuri. Le maestre e Matteo erano in fondo alla classe, avevano fatto un ottimo lavoro di preparazione e i bambini di quinta elementare erano completamente autonomi e pronti a conoscere una nuova storia. Per fortuna che in molte scuole si da valore agli incontri, alle storie ed ai personaggi contemporanei, che non sono solo del passato e che non fanno parte di un programma didattico tradizionale.

Esplorare la diversità e ad appassionarsi di nuove narrazioni

Negli ultimi anni ho ripetuto il progetto senza Matteo, perché impegnato con nuove iniziative e progetti di vita. Una tappa importante è rappresentata dall’incontro con le classi quinte elementari e medie della scuola Di Donato di Roma, una realtà scolastica unica a Roma per l’impegno sociale e l’inclusione tra i bambini e i ragazzi di diverse etnieQuest’incontro è stato diverso dagli altri: il professore di arte ha introdotto il mio intervento con una interessante lezione su teatro, artisti, barriere e diversità. Nella seconda parte dell’incontro Emilia Martinelli, dell’Associazione Fuori Contesto, nonché amica e membro del comitato genitori della Di Donato, ha letto dei brani ed insieme abbiamo stimolato il racconto in una classe molto ricca e multietnica. Quanta empatia con gli adolescenti che si sentono inadeguati, ma allo stesso tempo vorrebbero cambiare questo strano mondo! Recentemente, grazie alla presenza di una preside molto lungimirante, ho avuto l’occasione di intervenire più volte presso le classi medie dell’Istituto Comprensivo Nitti di Roma.

Spero che l’entusiasmo dimostrato dagli studenti incontrati finora nei confronti di una persona e delle storie nuove accompagni loro nella crescita e che possano continuare ad esplorare la diversità e ad appassionarsi a  nuove narrazioni perché “la diversità può (e dovrebbe) rappresentare una risorsa”, come affermava Makarenko.

Il progetto e le aspirazioni per il futuro

Per quanto riguarda le aspettative future, mi piacerebbe riprendere il progetto che si è interrotto e rallentato dalla pandemia in poi. Dopo le docenze universitarie, mi piacerebbe contribuire a formare chi lavora nelle scuole, case-famiglia, carceri, ospedali… sul valore terapeutico della narrazione di sé, la medicina narrativa,  sulla prevenzione al bullismo, al cyberbullismo ed a tutte le forme di discriminazioni in primis vorrei fare la mia  parte per educare i ragazzi all’amore e al rispetto e le ragazze a riconoscere i segnali che potrebbero portare alla violenza psicologica e fisica.

Grazie anche alla  laurea in scienze dell’educazione e formazione, mi sento sufficientemente preparata a far crescere il progetto “Disabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità” in presenza o con la didattica a distanza.

Al momento non sono mancate le occasioni per spiegare la metodologia in diversi convegni importanti.

Per tutti i dettagli del progetto,  per invitarmi a ripeterlo gratuitamente nelle scuole di  Roma e provincia (o in tutt’Italia con la didattica a distanza)  potete mandare una mail a: zoe.rondini@gmail.com

Le scuole e i corsi universitari che hanno aderito al progetto, anche più volte, dal 2012 ad oggi sono state:

Istituto Comprensivo Nitti di Roma, classi medie: III E,  III D, IA, IIIA, IIIB, IIIC, IIID, IIIE, IIIF, IIIG e IIIH

Liceo scientifico Giovanni Keplero, Roma – classe medie II, sezione G;

Liceo scientifico Plinio Seniore, Roma – cinque classi;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – sette classi  seconde e sette classi terze medie;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – cinque classi di quinta elementare;

Plesso Piazza Capri a Montesacro, Roma – quinta elementare;

Scuola Federico Di Donato, Roma – classi quinte elementari  e prime medie, sezioni A e B.

Facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione, Università la Sapienza di Roma, corso di Pedagogia generale (Prof. Nicola Siciliani De Cumis);

12.2023 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per la scuola internazionale triennale di psicomotricità.

l’11.09.2022 e il 5.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuropsicologia dell’età evolutiva sulla narrazione del sé come strumento di empowerment.

09.2022 ed il 23.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma

Per tutti i dettagli del progetto,  per invitarmi a ripeterlo gratuitamente nelle scuole di  Roma e provincia (o in tutt’Italia con la didattica a distanza)  potete mandare una mail a: zoe.rondini@gmail.com

Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

Il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone” è aperto a tutti i maggiorenni!

Libri:

Per comprare il saggio RaccontAbili clicca qui

Per comprare il romanzo autobiografico e di formazione Nata Viva clicca qui

Le scuole e i corsi universitari che hanno aderito al progetto, anche più volte, dal 2012 ad oggi sono state:

Istituto Comprensivo Nitti di Roma, classi medie: III E,  III D, IA, IIIA, IIIB, IIIC, IIID, IIIE, IIIF, IIIG e IIIH

Liceo scientifico Giovanni Keplero, Roma – classe medie II, sezione G;

Liceo scientifico Plinio Seniore, Roma – cinque classi;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – sette classi  seconde e sette classi terze medie;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – cinque classi di quinta elementare;

Plesso Piazza Capri a Montesacro, Roma – quinta elementare;

Scuola Federico Di Donato, Roma – classi quinte elementari  e prime medie, sezioni A e B.

Facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione, Università la Sapienza di Roma, corso di Pedagogia generale (Prof. Nicola Siciliani De Cumis);

12.2023 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per la scuola internazionale triennale di psicomotricità.

l’11.09.2022 e il 5.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuropsicologia dell’età evolutiva sulla narrazione del sé come strumento di empowerment.

09.2022 ed il 23.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuro riabilitazione. Di seguito i materiali delle lezioni:

Contatti: E-mail: zoe.rondini@gmail.com 

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Leggi anche:

Convegno Erickson “Sono adulto! Disabilità diritto alla scelta e progetto di vita”

Presentazione di “Nata viva”, romanzo e cortometraggio

Presentazione del saggio “RaccontAbili”

 

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Educazione Sessuale e Disabilità: Zoe Rondini esplora le tematiche

Assistenza sessuale per disabili
Foto di Alessio Mingiardi

Sono tante le testimonianze che mi giungono da adulti con disabilità che non sanno come appagare i desideri di affetto, d’amore e sessualità. A volte la persona con disabilità si approccia all’altro sesso parlando o facendo parlando e facendo domande solo sulla disabilità propria o altrui. Per fortuna siamo persone quindi si può tentare un approccio più originale ed interessante, che non risulti quasi fastidioso. È vero che le persone non sono il loro handicap o la loro malattia… ma sta prima di tutto a noi vedere e far vedere che c’è molto altro e che spesso è più interessante.

C’è poi da tener presente che, non tutte le famiglie sono in grado di promuovere una sana  emancipazione prima di tutto a 360° ed anche una sana educazione all’amore, l’affettività e la sessualità. Non ci sarebbe nulla di scabroso a parlarne in famiglia, questo significa anche informare i figli su temi importanti, quali il consenso, il piacere di entrambi i partner, le insidie della rete.

In questo articolo tenterò, soprattutto attraverso la narrazione di storie reali, di mettere in evidenza le insidie del web e come esse possono essere evitate con un maggior dialogo e una maggior educazione.

Spesso tramite i social, tante persone con disabilità, mi parlano delle loro esperienze o frustrazioni in modo molto dettagliato, soprattutto, ma non sempre per chiedermi consiglio. Mi sono fatta delle domande a riguardo:

“Perchè a me? Perchè sono anch’io disabile? Perchè è più facile aprirsi con una sconosciuta che non giudica (se lo fa è più facile infischiarsene)? Perchè mi occupo di sessualità”.

Forse la risposa è abbastanza affermativa a tutte le domande.

L’importanza dei ruoli famigliari nell’educazione sessuale

Ci sono tante storie che senza che io le “cerco” mi giungono. Come quella di un signore con disabilità motoria Lo chiamerò Gianni. Gianni ha passato l’infanzia e l’adolescenza gattonando; era normale: si spostava in quel modo. Così facendo non perdeva occasione di scrutare sotto le gonne della madre e della zia! A distanza di qualche decennio si ricorda minuziosamente l’intimo delle donne. Non si tratta di un feticismo: lui desidera una compagna, ma vive quasi sempre a casa. Quando in tv c’è una scena erotica la madre la ridicolizza e fa di tutto per far cambiare canale al figlio ormai adulto. Forse molti genitori per loro pudore, imbarazzo ed un eccessivo senso di protezione perdono tante occasioni per educare i figli a tali tematiche; ma, probabilmente, il problema è anche che non vedono i figli come adulti.

Tornando al racconto di Gianni, la zia sapeva che il nipote le guardava sotto la gonna. Un giorno il ragazzo era a casa degli zii al lago d’estate. Stava a carponi sotto il tavolo e la zia ha dischiuso le gambe e si è lentamente tirata su il vestito. Difficile pensare che la donna non l’abbia fatto apposta e che Gianni sia rimasto indifferente. Il racconto continua: “quella non è stata l’unica occasione per mia zia di farsi guardare le gambe e più su”. Non sta a me giudicare: posso solo dare dei suggerimenti. Una psico-sessuologa (per un caso simile) mi disse di far capire alle persone in questione l’importanza dei ruoli famigliari e porre l’accento sul fatto che il rapporto di coppia e l’erotismo vadano cercati al di fuori degli affetti con i genitori, fratelli, sorelle e parenti, ciò per evitare sofferenze: una madre che masturba un figlio lo fa con un carico di sofferenza. L’amore tra famigliari deve sfociare in sentimenti e supporti di tipo diverso.

Sono stati diversi  i genitori che mi scrivono perchè vogliono far fare al figlio, o alla figlia, un’ esperienza erotica, ma non sanno a chi rivolgersi. In questi casi spesso, consiglio e do informazioni sul rituale tantrico. Aimè devo ammettere che sono pochi i genitori che mi scrivono, ma sono in continuo aumento i figli che si sentono trattati da assessuati e non sanno con chi e come parlare dei loro bisogni e desideri.

Assistenza sessuale per disabili: il mio supporto

Nel 2012, ho creato il gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone!” che oggi conta più di 1.600 iscritti tra normodotati e persone con disabilità.

Uno degli scopi del gruppo è incentivare lo scambio di informazioni tra pari e promuovere l’educazione sessuale e sentimentale. Il gruppo è anche un  luogo virtuale per conoscersi e per condividere i problemi legati a come ci vedono gli altri, o parlare dei desideri che molti non sanno come soddisfare. E’ soprattutto grazie al gruppo  e forse ai tanti articoli di questo portale, se negli anni ho letto tante testimonianze e cerco di fare del mio meglio per supportare persone con  disabilità e famigliari che mi chiedono spesso consigli.

È vero che l’amore è più totalizzante di qualche esperienza erotica. Tuttavia capisco che per un adulto sia più importante conoscere prima la sessualità e poi magari ricercare un amore corrisposto. Tante persone con disabilità hanno delle storie d’amore.

Ma per molti rimangono storie platoniche e necessità fisiche proibite.

Sono tantissime le persone con disabilità si sono rivolte a me per chiedermi consigli relativamente a come esplorare la propria componente sentimentale. In alcuni casi mi sono proposta di fare una videochiamata con loro e il famigliare più vicino. Mi è stato garbatamente risposto che volevano dei consigli e un confronto senza coinvolgere nessun altro. Ovviamente ho rispettato la loro volontà. Penso però che in certi casi sarebbe più utile trovare dei punti d’incontro tra persone con vari tipi di disabilità, genitori, famigliari e terapisti.

Mi hanno colpito anche vari  post, di un uomo che esprime sempre lo stesso desiderio. Lui ha la tetraparesi spastica e vorrebbe fidanzarsi con una donna con la sua identica disabilità. Va bene che spesso in una coppia di persone con disabilità ci si aiuta e ci si capisce di più. Ma quanto è bello farsi stupire da persone che, all’inizio non le vedresti mai come partner e poi gli eventi te le fanno osservare con occhi nuovi e diversi…? Bisogna anche guardare in faccia la realtà e farci stupire da essa. Parlando con quest’uomo ho scoperto che aveva perso la madre a circa dieci anni. Il padre lo ha messo in un istituto, “accettando” così solo la prima figlia normodotata e si è risposato.  Anni dopo, la sorella  è riuscita a “tirar fuori” il fratello dall’istituto e farlo vivere con lei, suo marito e i figli.  La famiglia, in parte, si è ricomposta. Stando al  racconto (probabilmente parziale) dell’uomo, il nuovo nucleo famigliare non beneficia di aiuti esterni e si trovano a fare diverse rinunce come uscire tutti insieme o andare in vacanza.

Un’altra storia che ha toccato le mie emozioni ha come protagonista un uomo che è stanco di dover lottare per cose come il diritto al lavoro e la voglia di essere amato. “Troppo spesso, per noi disabili – lamenta l’autore – tutto si riduce al sesso a pagamento”. La persona in questione è stufa di essere spettatore della felicità altrui… Poi spiega che di recente è stato rifiutato. Capisco che uno o più rifiuti creino rabia, dolore e frustrazione. Per questo penso sempre più fermamente, che il ruolo delle famiglie nell’educarci all’amore, al rispetto di noi stessi e degli altri, a far fronte alle delusioni amorose sia ancora più fondamentale per una persona con disabilità. Non bisogna arrendersi o aspettare di essere troppo grandi per cercare l’amore e crearsi una propria autonomia. Meglio cominciare quando si è giovani, piacenti ed un po’ scapestrati piuttosto che dopo gli “anta”, i primi capelli bianchi che ci rendono più tristi.

Crescita, autonoma e educazione sentimentale: La chiave per un futuro sereno

Altro punto sul quale riflettere: tante persone dai quarant’anni in su desiderano una vita indipendente sotto molteplici punti di vista. Non voglio scoraggiare nessuno, ma secondo me le famiglie più illuminate, e per fortuna me ne vengono in mente diverse, sono quelle che creano percorsi d’autonomia per i loro figli e altri giovani ed adulti con disabilità, a partire dal  contesto scolastico o appena il figlio ha terminato la scuola. Penso sia più facile cominciare un cammino verso l’autonomia e distacco quando famigliari e figli sono ancora giovani. Può essere più facile e meno traumatico creare presto un “durante noi” più sereno per avere meno paura del “dopo di noi”.

Educazione affettiva e sessuale per non cadere nella Rete

Tornando all’educazione dei figli con disabilità, vorrei fare delle considerazioni che valgono anche per adolescenti normodotati: molto spesso non si pensa a metterli in guardia dai vari rischi della rete. Ad esempio si può essere vittima di Revenge porn: ovvero la condivisione pubblica di immagini o video intimi, senza il consenso dei protagonisti degli stessi. O di cyberbullismo che viene così definito dal vocabolario Zanichelli: “comportamento a danno di minori consistente in atti molesti o persecutori, utilizzando illecitamente dati personali.” Il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni pericolosi e diffusi tra i ragazzi, ma anche giovani e adulti con disabilità troppo spesso vengono presi di mira.

C’è anche un altro rischio molto diffuso sui social network del quale si parla poco. Si tratta di uomini e donne maturi e stranieri che raccontano di essere soli con dei figli a carico in un paese lontano. Queste persone si prendono tutto il tempo necessario per raccontarti di loro, per sapere come si svolge la tua vita, dopo averti illuso che è possibile ricominciare tutto da zero in un bellissimo rapporto d’amore eterno arriva puntuale la richiesta di denaro.

Una persona che conosco ha mandato del denaro e foto intime. Il giorno che la persona in questione si è rifiutata di mandare altri soldi si è sentito minacciare al telefono da un uomo che chiedeva 1.000 euro, altrimenti avrebbe pubblicato le foto. Per fortuna la storia ha un lieto fine, in quanto la vittima non ha versato altro denaro e i due truffatori sono spariti.

Purtroppo l’illusione di un amore rende tutti delle potenziali prede, questo vale soprattutto per chi non ha mai avuto esperienze e pensa che i sogni e le fantasie fatte per decenni si possano trasformare in amore vero. Anche in una coppia alle prime armi si può erroneamente pensare che le foto intime si cancellino facilmente e non saranno mai condivise con terze persone, purtroppo però a volte la realtà è diversa dalle nostre  fantasie o aspettative: i fatti di cronaca ce lo ricordano quasi ogni giorno.

Autonomia Relazionale e Sessuale: Riflessioni sulla Maturità Emotiva nelle Persone con Disabilità

Alle tante persone con disabilità che mi chiedono consiglio su come crearsi una relazione, spiego quanto sia difficile ma essenziale assumere dei comportamenti che ci facciano sentire adulti e ci mostrino come tali a chi ci sta maggiormente accanto.

A mio parere molti problemi ed insoddisfazioni sono determinati da tanta solitudine associata ad una negata educazione sentimentale e sessuale.  Ai molti ragazzi e genitori che mi scrivono, spesso ho spiegato l’importanza della privacy, ma non mi sento di prendere decisioni al posto della persona, anche se a volte è questa la richiesta. Andreste da uno psicologo che vi dicesse in ogni minimo dettaglio come vi dovreste comportare? Infondo nel bene e nel male siamo un po’ artefici della nostra vita. Anche l’essere totalmente inerme è una scelta, magari non si è totalmente consapevoli di questa opzione o del fatto che non ci vogliamo impegnare in un processo di cambiamento, quindi rimaniamo inerti, ci lasciamo trattare come eterni bambini, lasciamo che gli altri o gli eventi si sostituiscano alla nostra volontà. Non chiariamo i nostri desideri agli altri e nemmeno a noi stessi.

Vorrei comunque sottolineare che  l’ immaturità emotiva non giova a nessuno e spesso, ad un certo punto, le persone scoppiano: si passa da una esagerata tolleranza ad un’esplosione di tutto ciò che, il contrario di tolleranza ci suggerisce .

RaccontAbili e altre iniziative: trasformare le conversazioni in azioni

Nel 2020, ho pubblicato il saggio polifonico RaccontAbili che, attraverso le interviste a trenta persone dedica ampio spazio a tematiche quali la famiglia, l’amore e la sessualità. Quest’anno (2022-2023) ho iniziato una collaborazione in qualità di esperta di sessualità delle persone con disabilità al programma “O Anche No”, di Rai Tre, dedicato all’inclusione e alla solidarietà realizzato con Rai per il Sociale. Ogni anno, dal 2017, tengo delle lezioni su “Amore, sessualità e disabilità” nell’ambito del Master in Neuropsicologia dell’età evolutiva, promosso dall’Università LUMSA. Vengo invitata spesso a convegni che parlano di donne doppiamente discriminate: perché donne con disabilità. Sono laureata in scienze dell’educazione e della formazione e specializzata in lettere. Mi informo continuamente sul tema della sessualità. Mi piacerebbe molto poter mettere ancora di più a disposizione del prossimo le competenze che ho acquisito e continuo a coltivare con passione.

Diritti fondamentali: Amore, Affettività e Sessualità

I diritti all’amore, all’affettività e alla sessualità dovrebbero essere riconosciuti quali diritti di ciascun individuo. Sarebbe auspicabile che tutte le famiglie, con il supporto di vari specialisti, creassero un percorso ben studiato per promuovere una vita piena e indipendente per la persona con disabilità, in famiglia e al di fuori di essa. Solo coltivando un sereno ed equilibrato “Durante Noi” ci si può liberare dalla paura del “Dopo di Noi”. Sulla base del mio bagaglio di studi ed esperienze pratiche, alla luce delle riflessioni fatte in questo articolo ed in varie sedi, mi piacerebbe fare un lavoro di equipe per supportare maggiormente tante situazioni. Mi sento comunque in grado di continuare la mia attività, a supporto delle persone con disabilità e i loro famigliari, per suggerire varie strategie adatte a  migliorare vari aspetti della vita quotidiana. 

Libri:

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Per comprare il romanzo autobiografico e di formazione Nata Viva clicca qui

Contatti:

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Il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone” è aperto a tutti!

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Presentazione del saggio “RaccontAbili”

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Lettera a Fiorella Mannoia

Cara Fiorella,

ti stimo molto come cantante ed artista poliedrica!

La cosa che più mi ha colpito, oltre la tua eleganza,  bellezza e bravura è la semplicità con la quale ti sei fermata a ascoltarmi quando ci siamo incontrate nell’hotel di Pestum, al supermercato  ed ultimamente a luglio ai Parioli.

Ti scrivo questa lettera anche per parlarti di me, del mio impegno sociale, delle mie storie d’amore, soprattutto quella più importante. Mi soffermerò a ragionare anche sull’urgenza di porre più attenzione per tutelare le donne con vari tipi di disabilità.

Sono autrice del saggio “RaccontAbili, domande e risposte sulle disabilità” e del romanzo autobiografico “Nata Viva”, dal quale è stato tratto l’omonimo cortometraggio disponibile su YouTube.

Ma procediamo con ordine: i chiamo Marzia Castiglione, prima di pubblicare i miei due libri, per motivi di privacy ho scelto lo pseudonimo di Zoe Rondini.

Oggi sono abbastanza serena di ciò che, in vari modi, mi impegno a portare avanti. La mia vita ha avuto un punto di svolta quando, attraverso la narrazione del sé, sono riuscita a raccontare la resilienza nelle vite ordinarie di tante persone con disabilità (me compresa) e di chi, per vari motivi, si trova a relazionarsi noi.

Ho molti interessi, ma la mia più grande passione e l’inizio di ogni progetto è la scrittura. Grazie ad essa mi sono realizzata e continuo a realizzarmi. Ho trovato il mio ruolo nella società, parlo nelle scuole con un progetto contro il bullismo, che vuole incentivare la narrazione del sé. Ogni anno poi, tengo delle lezioni all’Università Lumsa.

Negli incontri che si svolgono in ambito universitario, avendo come interlocutori dei futuri “addetti ai lavori” (pedagogisti, terapisti, logopedisti, fisioterapisti e insegnanti e insegnanti di sostegno) la lezione si focalizza sul fornire loro il punto di vista della persona con disabilità e far passare il messaggio che oggi la scuola e le terapie riabilitative posso essere proposte in modo giocoso. Negli anni ’80 ho vissuto tutto ciò come una terribile condanna.

Per fortuna dall’età di 10 anni ho cominciato a amare la scrittura al computer e mi sono sempre  rifugiata e adoperata per fare di una passione, un lavoro ed un porto sicuro.

Il primo step è stato creare e curare assiduamente il blog www.piccologenio.it attivo dal 2005. Grazie ad esso cerco di fare informazione su disabilità e varie tematiche. Soprattutto mi sono “specializzata” sulla sessualità e sentimenti che, il più delle volte vengono negati, quando si parla di figli o assistiti con disabilità.

Sono tante anche le persone con disabilità che mi contattano attraverso i social! Mi raccontano la rabbia verso la famiglia poiché si sentono trattate da asessuate e mi chiedono un consiglio. Devo ammettere che non è sempre così per fortuna!!!! In tanti anni sono   molti  i genitori che mi scrivono  per chiedermi come far  fare un’esperienza erotica al figlio o alla figlia. Spesso consiglio un massaggio tantrico perché è un’esperienza più sicura, dolce e totalizzante della prostituzione.

Da donna per fortuna, non ho mai subito nessuna forma di violenza, solo un po’ di bullismo a scuola. Le mie brutte esperienze mi sono servite per accendere il desiderio di cercare, con varie forme di comunicazione, di essere sempre più utile a gli altri.

Ti ringrazio perché sei molto attiva nel sostenere l’associazione “Una Nessuna Centomila”, mi piacerebbe fare qualcosa con voi! Sono d’accordo con la tua affermazione: «La legge da sola non basta, serve una rivoluzione culturale in difesa delle donne». La musica e i mas madia hanno il potere di arrivare a tutti: giovani, adulti, persone con tanta cultura o con poca. Secondo me, sfruttando al massimo i vari linguaggi artistici e tanti mezzi di comunicazione, si potrebbe fare di più in favore per tutelare  le varie “categorie fragili e deboli”.

Le statistiche che riguardano le donne con disabilità, vittime di vari tipi di violenza sono allarmanti! L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) – struttura della Polizia di Stato, rileva che: “Le vittime subiscono una discriminazione multipla, definita dagli esperti “intersezionale” – ovvero causata da più fattori – che non solo rende le donne più esposte a abusi sia dentro l’ambiente domestico che fuori.”

Il Sole 24 Ore rivela i dati: “Le donne con disabilità (con limitazioni gravi) che hanno subìto violenze fisiche o sessuali sono il 36%, una percentuale già molto alta e più alta del 30% delle donne senza limitazioni. Il 10% è stata vittima di stupro contro il 4,7% delle donne senza limitazioni. La violenza psicologica dal partner attuale riguarda il 31,4% delle donne con disabilità (contro il 25%) mentre quelle che hanno subìto lo stalking prima o dopo la separazione sono il 21,6% (contro il 14,3% delle donne senza limitazioni). I dati sono quelli dell’Istat del 2014, mancano numeri più completi e aggiornati.” La vergogna, l’impossibilità di uscire di casa, l’aiuto che ricevono dal loro aguzzino per le cose pratiche incidono negativamente sulla possibilità di esporre una denuncia. Spesso la donna con disabilità è penalizzata in quanto donna ed in quanto disabile. Spesso ho parlato di queste tematiche in numerosi convegni, a Roma e non solo… ma mi piacerebbe fare di più!

In realtà ti scrivo questa lettera anche per parlarti delle mie  storie d’amore, soffermandomi su quella più importante, ancora in corso; anche se non si tratta di un fidanzamento “convenzionale”, ma per questo magari trovi spunto per una canzone.

Partiamo velocemente dalle prime esperienze: a ventidue anni ero più che mai decisa a sperimentare la sessualità (non vivevo più con i miei), così ho messo un messaggio sul forum di un sito dedicato alla disabilità. Poco dopo sono uscita con un ragazzo con disabilità motoria, siamo stati insieme ma non è scattata la scintilla. È successa una cosa analoga con un ragazzo non vedente che non viveva a Roma. Queste esperienze le ricordo ancora con dolcezza: è stato bello aiutarci a vicenda facendo insieme tante cose della vita quotidiana.

Tempo dopo, volevo vivere una storia d’amore e mi sono iscritta ad un sito d’incontri. Pensavo di non avere chance con le persone normodotate, invece mi sono stupita per la quantità messaggi ricevuti. Avevo 23 anni e grazie ad un sito  ho conosciuto un uomo normodotato, ci siamo innamorati. Siamo stati più di un anno insieme, è stata una storia importante; ma per la grande differenza di età ed il fatto che non era ben visto dalla mia famiglia, hanno fatto affievolire l’innamoramento e la passione.

Fui io a lasciarlo. Verso la fine di questa storia… sullo stesso sito ho conosciuto un uomo affascinante, sexy e elegante. Lui mi ha detto subito che non voleva una storia seria. Ci siamo frequentati per un po’ e mi sono innamorata. C’è stato un momento di forte sofferenza perché ho temuto di perderlo: aveva riconquistato la compagna dopo una pausa di riflessione. Per fortuna con il tempo e l’impegno di entrambi abbiamo trasformato il nostro rapporto in una solida amicizia. A dicembre 2020 abbiamo festeggiato quindici anni di frequentazione!

Spesso ci diciamo che se era solo sesso era finita già da tanto. Anche lui mi vuole un gran bene, mi trova bella, intelligente e sexy!  È vero, non è una storia convenzionale. Lui a circa 20 anni più di me, ha la sua vita, il suo lavoro. Penso che oltre la passione e l’amore gli elementi importanti che ci tengano insieme siano l’accettazione e il rispetto.  Tra me e V. oggi c’è ancora passione. Ci raccontiamo tutto e ci sosteniamo a vicenda.

Ho provato ad avere altre storie serie, ma con gli anni il degrado nei siti d’incontri è aumentato terribilmente. Io stessa sono cambiata e maturata. Ho avuto delle storie brevi, ma poi la coppia Zoe e V. Vince sempre! Secondo me abbattiamo anche gli stereotipi della disabile tristemente a casa nella sua famiglia d’origine o nella “classica” storia della coppia dove entrambe le persone hanno una con disabilità!

Per fortuna, la disabilità non ha mai inciso tra me e lui, anzi è tutt’ora oggetto di battute e divertimento! V. è proprio una persona speciale!

Ho visto su Instagram che sei stata ricoverata. Niente di grave spero.

Ti faccio i miei migliori auguri per tutto.

Un abbraccio.

Zoe

  • Sono davvero felice della disponibilità che Fiorella ha sempre dimostrato verso di me ed il suo pubblico. Ieri eravamo in tanti a aspettarla all’uscita dell’Auditorium Parco Della Musica. Le ho regalato una scatola di cioccolatini e questa lettera che per me è importante come tutto ciò che scrivo. Mia sorella mi ha accompagnata in questa lunga e bella serata e ha specificato che nella busta c’era questa lettera per me importante. Fiorella aveva messo tutto nel trolley. I due libri li ho donati quando ci siamo incontrate a Pestum  nell’agosto 2020!

  Grazie di tutto e buona lettura! 

Leggi anche:

Mito e realtà: è legittimo cercare una coerenza tra i due piani?

“Nata viva” di Zoe Rondini: romanzo e cortometraggio

RaccontAbili: presentazione del saggio di Zoe Rondini

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“Nata viva” di Zoe Rondini: romanzo e cortometraggio

Nata viva Zoe Rondini

 

 

 Titolo dell’opera: Nata viva

 Autrice: Zoe Rondini (nome d’arte)

Editore: Società Editrice Dante Alighieri

Edizione: novembre 2015

Genere: romanzo di formazione; romanzo autobiografico

Pagine:   252

Prezzo di copertina: 12

ll volume è impreziosito dalla prefazione della Prof.ssa  Serena Veggetti, docente di psicologia presso l’Università la Sapienza di Roma, ed un racconto ispirato a mio nonno: il Prof. Adriano Bompiani.

Potete trovare ed acquistare il volume sui siti:

L’e-book è disponibile qui

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Sinossi del romanzo “Nata viva”

“… Tutti i dottori si affrettano a rianimarmi, ma rimango cinque minuti completamente senza respirare. Si tratta solo di cinque minuti, ma sono i primi della mia vita“.

Poi Zoe comincia a respirare. E a vivere. Quei cinque minuti dopo rispetto agli altri neonati – a causa di un respiro intrappolato per un tempo infinito in un corpo troppo piccolo – la costringeranno a confrontarsi, fin dai primi mesi, con una vita che è cominciata sì cinque minuti più tardi, ma che pian piano non tarderà a essere così tanto desiderata da consentire a Zoe di superare qualsiasi ostacolo, senza rinunciare a nulla, a costo spesso di immane fatica e incomprensione da parte degli altri.

Una Battaglia per l’Indipendenza

“… Cammino un po’ male, parlo un po’ male, controllo un po’ male i movimenti delle mani, delle dita, dei bulbi oculari… non ho un movimento, un arto o un muscolo che non fa capo al mio sistema nervoso centrale che è stato lesionato a causa di quei cinque minuti“.

Zoe imparerà con suoi tempi a camminare, a parlare, a leggere e all’età di nove anni scoprirà la inesauribile passione per la scrittura, cominciando a scrivere i suoi primi racconti.

Ma è all’età di tredici, che per superare il momento più difficile della sua vita – a causa di lutto doloroso –  intraprende l’avventura più importante, e un po’ per bisogno, un po’ per caso, un po’ per scelta, decide di dare vita ad un racconto autobiografico che l’accompagnerà per ben dodici anni.

Una Voce di Resilienza

Lungi dall’essere un trattato o un saggio autobiografico sulla disabilità, “Nata viva“ vuole essere un racconto appassionato e antipedagogico di una ragazzina e poi di una ragazza che, tra luci e tenebre, ha saputo lottare per raggiungere e conquistare quella serenità che tutti bramiamo, non dando mai per scontato nulla e soprattutto non accontentandosi mai del buon quieto vivere che spesso la società assegna alle persone disabili.

Nel suo stile rapsodico, squisitamente discontinuo, frammentario e spesso profondamente ironico, Zoe si fa cantore e testimone, con la sua voce, dell’incontro sorprendente tra limite e prospettiva, civiltà e pregiudizio, presenza e invisibilità, costruendo, capitolo dopo capitolo, la propria visione del mondo, dove la normalità sembra non appartenere a nessuno, per fortuna.

Ne nasce un racconto a suo modo epico in cui riconoscersi, popolato da  personaggi indimenticabili, amici e nemici che  Zoe sa tratteggiare con sapiente tocco tra familiari, compagni di scuola, dottori, fisioterapisti, maestri, insegnanti, docenti universitari, presidibabysitters, viandanti, incontri fortuiti.

E insieme a lei, anche noi riviviamo il nostro essere stati bambini o adolescenti incompresi, in famiglia come a scuola, dentro o fuori dal gruppo, allontanati e maltrattati spesso inconsapevolmente, a volte con una certa presunzione da chi non la pensava o non poteva essere come noi.

Nel suo romanzo di formazione Zoe costringe il lettore a non dimenticare mai lo scarto enorme che c’è tra vivere ed esistere, inchiodandoci all’idea che per nascere veramente, ad ogni occasione, bisogna sentirsi vivi, gridarlo e raccontarlo al mondo intero.

L’autrice

Zoe Rondini autrice di Nata VivaZoe Rondini è il nome d’arte dell’autrice. Laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione e specializzata in Editoria e Scrittura presso l’Università Sapienza di Roma.
Il romanzo autobiografico “Nata Viva” è la sua opera prima.
E’ anche autrice del saggio “RaccontAbili domande e risposte sulle disabilità”, edizioni Erickson Live.
Il blog Piccologenio è uno degli strumenti che utilizza per partecipare alla diffusione della conoscenza del mondo della disabilità e alla promozione dei diritti delle persone con  disabilità.
Parallelamente, cura un corso annuale dedicato al tema della disabilità nell’ambito del Master di Neuropsicologia dell’età evolutiva promosso dall’Università LUMSA di Roma e dal 2011, è promotrice del progetto pedagogico di contrasto al bullismo e valorizzazione delle diversità “Disabilità e narrazione di sé: come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità” che si rivolge agli alunni della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado. Fornisce il suo contributo in diversi convegni e seminari di settore, nonché a testate giornalistiche attive nell’ambito del sociale.

Nata Viva: cortometraggio

 È  la storia di Zoe Rondini una ragazza che per i primi 5 minuti della sua vita non ha respirato.
Zoe ha scritto un libro che racconta la sua vita, allegra e faticosa. Lucia Pappalardo l’ha trasformato in un breve film grazie al supporto dell’Associazione Nazionale Filmaker e Videomaker Italiani. Il cortometraggio è il seguito del romanzo di formazione in quanto racconta gli ostacoli e le conquiste della Zoe adulta.

Nel 2016, il mini-film ha ottenuto il primo premio nell’ambito del concorso “Capodarco L’Altro Festival – L’Anello Debole” categoria “Corti della realtà”.

È stato poi premiato fuori concorso al Festival Ciak sul Fermano.

Rassegna stampa per le due opere:

La video storia di Zoe Rondini: come se mi guardassi allo specchio

Quanta emozione alla Premiazione del XII Festival Internazionale del Cinema Patologico

“Nata viva”: un’autobiografia che è un viaggio introspettivo di crescita e di riflessione

“NATA VIVA” ROMANZO DI ZOE RONDINI E FILM DI LUCIA PAPPALARDO

Zoe Rondini il mio blog per aiutare i disabili

La mia vita è un romanzo

Sessualità, adolescenza e disabilità. Un convegno oltre ogni pregiudizio

Nata viva sul Venerdì di Repubblica 

Zoe Rondini è Nata Viva

Nata Viva“ tra i corti finalisti di Capodarco, L’anello debole 2016

Premio Anello debole, vince forza di Zoe

Nata Viva minifilm su DisabilityStyle il blog di Maximiliano Ulivieri

Nata viva sul magazine della scuola di scrittura Omero. di Arturo Belluardo  10 dicembre 2015

Zoe Rondini, una donna coraggiosa

Cinque minuti e poi…

Interviste:

Intervista per Piccolo Genio

Intervista per il portale Italia Olistica 

Intervista per il blog IlBenessereOlistico

Intervista a Radio Ginius, la radio della Scuola di Scrittura Ginius

Intervista  radiofonica a Radio3 “Tutta la città ne parla”, (parlo al diciottesimo minuto)

Zoe a Radio LiveSocial, Storie ed Interviste

 Nata viva e l’attuale condizione dei disabili nel nostro paese. Intervista all’autrice 

Zoe Rondini: intervista all’autrice di “Nata viva“ di Disabilibidoc.it

Zoe Rondini su Slash Radio

Zoe a Radio Freccia Azzurra

La Cantastorie Zoe Dal romanzo Nata viva è stato tratto lo spettacolo teatrale La Cantastorie Zoe che è stato trasmesso da Radio Onda Rossa.

Con Nata viva ha preso vita il progetto Disabilità e racconto di sè rivolto a alluni dalla quinta elementare ai master universitari, ecco il racconto di queste importanti esperienze:

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Inoltre dal 2021, fornisco il mio contributo su “Disabilità e narrazione del sé” nell’ambito della lezione conclusiva del Master di neuropsicologia dell’età evolutiva, presso Università LUMSA di Roma. Il materiale usato per le lezioni è disponibile ai seguenti link:

La narrazione del sé come strumento di empowerment

Lezione al master in neuropsicologia dell’età evolutiva presso l’Università Lumsa

Lezione per il master della Lumsa

“Nata viva, ma con 5 minuti di ritardo” la vita dopo un’asfissia neonatale

Partecipazione a convegni e simposi:

Convegno Erickson “Sono adulto! Disabilità diritto alla scelta e progetto di vita”

Convegno “Adolescenza, tra affettività e sessualità, oltre ogni pregiudizio” promosso dalla Commissione pari opportunità della Regione Marche, presso la sala consiliare del Comune di Ancona.

In occasione della Giornata Mondiale del Libro, invitata in qualità di autrice alla presentazione del libro “Nata Viva” presso l’Aula Magna del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne del Polo Universitario Annunziata, organizzata dal Comitato Unico di Garanzia (CUG) e dall’Università degli Studi di Messina.

Relatrice nell’ambito del convegno “Disabilità e integrazione: diritto a una cittadinanza attiva” organizzato  dal DISFOR – Dipartimento Di Scienze Della Formazione di Genova e l’Istituto italiano di bioetica. Titolo dell’intervento: “Il mito del normale.Disabilità e affettività: il rapporto con l’altro tra paure, stereotipi e riconoscimenti”.

Premi letterari del romanzo Nata Viva:

Nella sua prima stesura, il romanzo ha ottenuto diversi riconoscimenti ai seguenti premi letterari:

  • Finalista al Premio Firenze 2011 – Centro culturale Firenze Europa “Mario Conti” – XXIX Premio Firenze sezione D -narrativa edita.
  • Segnalata al concorso letterario “Premio nazionale di letteratura Prof. “Francesco Florio” 23 edizione 2011 – Licata” con un diploma di elogio, ottenendo il punteggio di 93/100.
  • Menzione d’onore con diploma di merito al Premio nazionale di poesia, narrativa e fotografia “Albero Andronico” V edizione.
  • Semifinalista e Menzione d’onore con diploma di merito al XVIII Premio letterario internazionale “Trofeo penna d’autore” nella sezione A: libri narrativa e saggistica.

Presentazione e curriculum vite di Zoe Rondini

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Docenza al Master di I Livello in Neuroriabilitazione e Neuroscienze dell’età evolutiva, per l’ Università Lumsa


Anche quest’anno le lezioni ai Master Dell’Università Lumsa sono andati bene. Mi sono soffermata sull’importanza del gioco integrato con la riabilitazione. Ho anche narrato i progetti, personali e lavorativi più importanti!

Di seguito i materiali della lezione. Se siete una scuola, università, associazione, libreria… potete  contattarmi!

LUMSA 1 10 2023

Letture_NATAVIVA e RaccontAbili

Scheda progetto_Disabilità e narrazione di sé

Scarica-il-cv-di-Zoe-Rondini

Libri:

Per comprare il saggio RaccontAbili clicca qui

Per comprare il romanzo autobiografico e di formazione Nata Viva clicca qui

Contatti:

E-mail: zoe.rondini@gmail.com

Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

Il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone” è aperto a tutti!

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“Comincia dall’inizio. Il corpo è il tuo inizio” due testimonianze sul Tantra

“Il sesso senza amore è un’esperienza vuota,  ma fra le esperienze vuote è una delle migliori!”. Woody Allen

L’amore è coinvolgimento. Il rapporto intimo dovrebbe diventare dunque, non solo un’esperienza fisica, ma coinvolge la parte emotiva. Dovrebbe (ed in molti casi è) essere il coronamento di qualcosa già in atto.

In verità non sempre si arriva al pieno coinvolgimento. Ecco quindi  che il massaggio tantrico può essere un aiuto, un’esperienza di anima e corpo che mira a rilassare (e non solo…la persona. Il rituale  tantrico fa parte delle discipline olistiche: la visione olistica rappresenta la visione del Tutto, dell’intero – dal greco Olos: tutto, intero, totalità, integrale. Con una visione olistica, la persona è vista come insieme delle sue parti corpo – mente – spirito e poiché nell’Universo tutto è collegato, anche corpo, mente e spirito sono interconnessi tra loro, così come noi siamo Uno con il Tutto.

Convinta dei benefici di questa filosofia, religione, meditazione e massaggio, ho accettato di aiutare un mio amico a vivere questa esperienza. Andrea, nome di fantasia,  viene da una famiglia molto credente. Cresciuto con un’educazione cattolica gli è stato insegnato che il piacere fine a se stesso, la masturbazione, l’amore fisico non finalizzato alla procreazione, siano dei peccati gravi.  Nel confrontarci gli proposto un’altra versione, secondo la quale non si dovrebbe credere ciecamente a tutte le “regole“ della Chiesa, in quanto molte di esse sono state decise da uomini. Nell’ascoltare il suo ragionamento sono rimasta molto colpita, e in qualche turbata, da quanto non era sereno davanti a certe tematiche. Quando dipendi di più dagli altri ci vuole più tempo e fatica per crearti una propria identità, carattere e libertà di pensiero. Ho parlato a lungo con lui ed ho scritto molto per cercare di aiutarlo. 

Andrea mi ha espresso più volte il suo desiderio di emanciparsi e di fare un’esperienza sessuale intensa, dolce e totalizzante, infondo era una persona adulta e nel pieno delle sue capacità mentali. All’inizio non me la sentivo di aiutarlo: il suo desiderio era legittimo e giusto, ma se nella casa-famiglia dove viveva ci avessero scoperti cosa sarebbe accaduto? Mi sono consigliata con i miei più cari amici, tutti mi dicevano di aiutarlo a trovare come desiderava, una brava massaggiatrice tantrica. Il suo desiderio era nato dopo aver letto il mio articolo dove accostavo i benefici di tali pratiche ai bisogni e desideri delle persone disabili. Da prima l’indecisione… ma poi la decisione: l’avrei aiutato a realizzare il suo desiderio.

Sapevo che avrebbe avuto una bellissima esperienza, in fondo a chi faceva un torto essendo lui single? È vero che le persone intorno a lui avevano provato a reprimere la sua natura, ma per fortuna non erano riusciti a spegnere il desiderio di affettività, dolcezza e attenzioni che andava tanto cercando. Aveva già provato con il sesso a pagamento, ma era stata un’esperienza priva di coinvolgimento…

I giorni prima dell’appuntamento Andrea  era curioso più che emozionato; io ero felice per lui. Dopo il massaggio mi ha chiamata per ringraziarmi. Era stata un esperienza bellissima, si erano scambiati amore, attenzioni e coccole; si era rilassato come poche volte  prima di allora. Poche sere dopo ci siamo visti: ero curiosa e volevo saperne un po’ di più. Era raggiante,  diverso da tutte le altre volte che ci vedevamo per andare al cinema, a teatro o per mangiare insieme. Era un po’ che non vedevo una persona così felice. Forse anche a me è servita questa esperienza più dei tanti convegni sull’amore, sessualità, assistenza sessuale fatti da persone esperte e competenti; ma sono sempre persone “normodotate“ che teorizzano idee e diritti sul sesso di noi disabili. Forse sono utili per superare i falsi pudori sull’argomento, ma poi c’è un punto di incontro tra teoria e pratica? Se sì qual’è? Le scelte che ho fatto per conoscere l’amore e la sessualità, le ho fatte e messe in pratica da sola e, non tutte… ma la maggior parte le rifarei. Forse manca ancora un aiuto concreto.

Certo un massaggio è solo un massaggio non ha molto a che vedere con l’amore. Ho spiegato al mio amico che quella persona era solo una massaggiatrice e che non doveva aspettarsi le belle cose che si hanno in un rapporto di coppia. Chiarito questo, la contentezza di Andrea era più forte e profonda!

Ritengo il Rituale Tantrico, fatto da esperti e al giusto prezzo, un valido supporto per tante persone normodotate e disabili che hanno qualche problema nel vivere il rapporto di coppia; non a caso cito una testimonianza trovata in rete, di una ragazza normodotata che racconta di come ha tratto dei benefici ed è riuscita ad affrontare e risolvere dei problemi con questa antica pratica(…) Di blocchi mentali ne avevo sempre avuti parecchi. Colpa della mia educazione, di tutti quegli anni (tanti, tra scuola dell’infanzia, elementari e medie) passati in istituti guidati dalle suore. Avevo difficoltà a lasciarmi andare, tante sere quando il mio compagno mi cercava io mi nascondevo dietro le solite scuse. Mal di testa, stanchezza. Così finivamo per addormentarci ognuno dal suo lato del letto. (..) Il Tantra, ha cambiato il mio approccio verso il sesso e così sono riuscita a risolvere il mio problema. (…)

(..) Anni fa, il mio compagno ed io eravamo entrambi scontenti: c’era qualcosa che non funzionava e non riuscivamo a trovare il modo di ritrovarci e di affrontarla insieme. A 18 anni provai il mio primo orgasmo, poi non ritrovai quella sensazione per molti anni. (…) L’intimità fra noi era uno degli aspetti di questa crisi.

Un sera lui rientra a casa con un dvd sulla pratica tantrica. Seduta sul divano, davanti alle prime immagini ero nervosa e un po’ in ansia. Ma mi sono detta: “Devi farti forza. Continua e vedi cosa succede”. Ho provato la stessa cosa quando mi sono trovata nell’atrio dell’hotel per il “weekend di assaggio Tantra“. Perché dopo aver visto il dvd sia io che il mio compagno ci siamo incuriositi e abbiamo deciso di passare dalla teoria alla pratica, iscrivendoci a un seminario di due giorni gestito dall’istituto di Tantra e counseling Maithuna.

Certo, un’idea di cosa ci aspettava me l’ero fatta proprio guardando il dvd: respirazione, esercizi fisici. Per il resto, era davvero un’incognita che mi spaventava e m’innervosiva. Stefano, il mio compagno, era più agitato di me, ma ormai eravamo lì, e abbiamo scelto di andare avanti.

Dal punto di vista fisico gli esercizi che ci venivano proposti non erano difficili: abbiamo imparato a respirare con il diaframma e poi a collegare il respiro con i movimenti del bacino. La vera difficoltà riguardava la mente. Non riuscivo a lasciarmi andare e dovendo comunicare con il corpo (e con le aree genitali, poi!) non potevo proprio raccontarmi bugie: se una cosa non mi andava di farla, me ne accorgevo subito. Niente più scuse come stanchezza o mal di testa, i tabù me li sentivo addosso e non potevo far finta che non esistessero.

(…) In quel primo weekend non è successo niente di speciale (…) ma sono affiorate problematiche che adesso mi sentivo capace di affrontare. Compreso il nodo dell’orgasmo: sapevo che potevo averlo, in fondo era già successo, tanti anni prima. Solo che non sapevo come fare per arrivarci nuovamente, e durante il sesso continuavo a pensarci e a ripensare a come riavvicinarmi a quella sensazione. Ma è stato proprio quando ho smesso di avere quel pensiero fisso che ci sono riuscita di nuovo. (…) La differenza rispetto a prima è che adesso so come posso arrivare al massimo del piacere, ed è questa sicurezza che ha cambiato del tutto il mio approccio al sesso.

Anche con Stefano, ormai, è tutto diverso: di sera niente più mal di testa, ci cerchiamo a vicenda. Sperimentiamo, cerchiamo di sentire il corpo in vari modi. E pensare che, dopo quel primo weekend e i primi corsi, per un periodo ci eravamo lasciati, scegliendo però di continuare a frequentare i seminari insieme. Man mano che affrontavo i miei tabù mi riavvicinavo a lui, fino al momento in cui abbiamo deciso di ritornare insieme. Adesso aspettiamo il secondo figlio, che nascerà fra pochi mesi.”

Ammirevole ritrovare la sintonia, non cedere alla crisi ed ai problemi, ma anzi farsi aiutare ed aiutarsi a vicenda.

Sono felice per Andrea, ma  sono tantissime le persone con disabilità ed i genitori che mi chiedono aiuto perchè non sanno come affrontare certe pulsioni, non conoscono il Tantra e il Tantrismo e la prima, legittima domanda è “con il tantra si può godere?” La risposta è “si…” ed ho approfondito questo aspetto in articoli specifici. 

Spesso queste situazioni gravano sulle singole famiglie e c’è da dire anche che gli istituti, case famiglia, centri di riabilitazione, dove in teoria i disabili si potrebbero incontrare, conoscere e mettersi insieme sono fondati e gestiti da persone di Chiesa, che non sempre sono disposte a comprendere certe esigenze umane e spontanee.

Mi viene da citare Osho, mistico e maestro spirituale indiano: “Il Tantra ti insegna a riaffermare il rispetto e l’amore per il corpo. Il Tantra ti insegna a guardare il corpo come la più grande creazione di Dio. Il Tantra è la religione del corpo. (…) La prima cosa da apprendere è il rispetto del corpo e disimparare tutte le sciocchezze che ti sono state insegnate su di esso. Altrimenti resterai spento, e non andrai mai dentro di te, e non andrai mai oltre. Comincia dall’inizio. Il corpo è il tuo inizio“.

E’ proprio questo rispetto per la persona, per la sua individualità che rende il massaggio tantrico un’esperienza unica per ciascuno di noi.

  • Dopo l’esperienza di Andrea e questo articolo, sono tante le persone che mi hanno chiesto aiuto. Mi ritengo soddisfatta nel mio intento: ascoltare i bisogni e i desideri delle persone o dei tanti genitori. Per cercare di fornire informazioni e soluzione utili che non riguardano solo la Via del Tantra, ma hanno comunque a che fare con la sessualità, all’affettività, emotività e l’amore per persone con vari tipi di disabilità.
  •  Tutto ciò mi ha portata nel 2012,  ad aprire il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“. Il gruppo mira al dialogo tra persone disabili, normodotate e LGTBQ+ su tematiche quali la sessualità, l’amore, la vita di coppia, la negazione di tali bisogni, le paure dei genitori e molto altro. Grazie a questo gruppo ho potuto e continuo a raccogliere storie e richieste di supporto. In tal modo  mi impegno a fare la mia parte verso una società sempre più inclusiva per persone normandote e con disabilità.
  • Ho parlato più dettagliatamente del rituale tantrico, amore, affettività, genitorialità e disabilità nel saggio edito RaccontAbili  . Potete scrivermi se desiderate una copia con dedica:  zoe.rondini@gmail.com

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L’apice del piacere ed il consenso per scoprire noi stessi e gli altri

Sommario

L’orgasmo femminile. 2

L’orgasmo maschile. 3

Vivere la sessualità. 3

Raggiungere l’orgasmo con la masturbazione. 4

Da quando l’orgasmo non è più un tabù?. 5

Quando ritenersi pronto/a e come comportarsi 6

L’anorgasmia. 6

Il piacere nel rituale tantrico. 7

Qual è il legame fra orgasmo e Tantra?. 8

Nessuno è responsabile dell’orgasmo dell’altro. 8

L’orgasmo anale esiste davvero?. 10

Spesso si sottovaluta l’importanza che l’appagamento sessuale può avere sul benessere psicofisico delle persone. Dopo molti articoli e letture sui vari aspetti della sessualità, desidero soffermarmi sull’apice del piacere sessuale, prendendo spunto da diversi libri e ricerche. Partiamo da che cos’è l’orgasmo.

L’orgasmo è un’esperienza altamente soggettiva che porta l’individuo ad uno stato emotivo e fisico di benessere e di appagamento.

Dal punto di vista etimologico, il termine orgasmo deriva dal greco e vuol dire essere pieno d’ardore”.

Può essere inteso come un insieme complesso di reazioni neuromuscolari che si associano al momento di maggiore eccitazione sessuale provata dall’uomo e dalla donna.

Tali sensazioni vengono esperite in seguito alla stimolazione fisica degli organi sessuali e delle zone erogene di tutti i partner e grazie anche alle condizioni psicologiche e contestuali che vanno a costituire la base per potersi lasciare andare ad un coinvolgimento reciproco e ad un forte piacere erogeno.

Il dizionario Treccani riporta la seguente definizione: “Stato di eccitamento parossistico. In particolare, orgasmo sessuale, complesso evento psicofisiologico, di breve durata, che costituisce l’acme dell’eccitamento sessuale ed è accompagnato da un particolare stato di coscienza, intensamente piacevole: raggiunto in seguito a stimolazioni sia somatiche sia psicologiche, è caratterizzato da una serie di azioni neuromuscolari non controllate dalla volontà, che culminano per l’uomo nell’eiaculazione e per la donna in contrazioni perivaginali e altri fenomeni motori e secretori riflessi, determinando la risoluzione delle tensioni sessuali; con riferimento alla sessualità femminile, sono stati distinti un orgasmo vaginale e un orgasmo clitorideo (a seconda dell’area erogena più specificamente stimolata o a più spiccata eccitabilità)”. Già solo il vocabolario (testo non medico scientifico) mette in risalto il fatto che l’apice del piacere riguardi sia il corpo che la psiche.

L’orgasmo femminile

Attorno alla tematica dell’orgasmo della donna sono state elaborate negli anni diverse teorie come quella secondo cui esisterebbero un orgasmo clitorideo e uno vaginale, quasi fossero intesi come due tipi di orgasmo totalmente distinti e non come due “facce della stessa medaglia”. Già negli anni ’60 le ricerche di Master e Johnson hanno evidenziato come sembra non esistere alcuna differenza fra orgasmo clitorideo e vaginale.

La differenza sta invece nel tipo di stimolazione ricevuta a livello della clitoride che può essere stimolata a livello diretto (orgasmo “clitorideo) o a livello indiretto (ad esempio durante la penetrazione, orgasmo “vaginale). Infatti la clitoride è collocata nella posizione anteriore delle piccole labbra e sebbene sembri essere molto piccola, si estende all’interno nelle due radici che vanno a circondare le pareti del canale vaginale. Saranno queste ultime ad essere stimolate durante la penetrazione in modo indiretto e a contribuire in gran misura al raggiungimento dell’orgasmo nella donna.

Quindi l’unica differenza che si può riscontrare tra i due tipi di orgasmo è riconducibile al solo fatto che ogni donna può viverlo in maniera diversa e unica. Ci tengo  a sottolineare che la sessualità è soggettiva ed essendo anche una tematica delicata, riuscire a raccogliere dati che possano essere generalizzati all’intera popolazione a volte può essere difficile.

L’orgasmo maschile

L’orgasmo nell’uomo è strettamente legato,  all’eiaculazione. Nello specifico l’orgasmo si divide in due differenti fasi molto ravvicinate tra di loro: l’emissione e l’espulsione. La prima è legata al raccoglimento dello sperma. In questa fase l’uomo sta esperendo la forte necessità e urgenza di eiaculare. La seconda fase è caratterizzata dalle contrazioni muscolari molto veloci che fanno fuoriuscire il liquido.

Dopo l’orgasmo (periodo refrattario) sopraggiunge tipicamente una sensazione di rilassamento generale, attribuita c’è il rilascio di sostanze benefiche per in cervello, quali ossitocina e prolattina, così come delle endorfine.

Vivere la sessualità

La sessualità tra persone consenzienti dovrebbe essere sempre vissuta libera da tabù,  ed in modo appagante. Va detto che, in molti casi, fortunatamente, l’appagamento sessuale non è più un tabù, ma in altre situazioni, soprattutto quando si ha a che fare con una persona con disabilità, ancora si tende a non svelare ed affrontare i vari aspetti legati alla sessualità.

In un rapporto sessuale non sempre si raggiunge l’orgasmo. Ma è pur vero che questo step può rappresentare un’esperienza unica per chi lo prova ed un motivo e per chi lo dona. Una corretta educazione sessuale, la voglia di giocare e sperimentarsi, associata ad una maggior confidenza e un maggior dialogo, possono essere risolutivi per sviluppare la consapevolezza necessaria per raggiungere l’orgasmo. Un rapporto sessuale senza piacere può non essere appagante.  Ogni persona ha il diritto di vivere a modo proprio l’amore e la sessualità a patto che non sia dannosa per gli altri, per se sessi e sia sempre responsabile e consensuale.

Il libro: “Club Godo, una cartografia del piacere”, di June Pla, fa una distinzione tra il godimento e l’orgasmo. Il primo “è un piacere che traiamo da una certa situazione (…). L’orgasmo è l’esplosione che fa capire di aver raggiunto il massimo del piacere”.

Cerchiamo, pertanto, di fare chiarezza con dati storici e statistici.

Raggiungere l’orgasmo con la masturbazione

Per molte persone, soprattutto con disabilità non è semplice esplorare il loro corpo e provare piacere da soli, ma è utile per lo meno tentare.

Si parla tanto di punto G e di posizioni sessuali ma si tende a nascondere un elemento fondamentale nel raggiungimento del piacere; ovvero, l’autoerotismo. Masturbarsi è un passaggio fondamentale per conoscersi a fondo e scoprire ciò che fa stare bene, nonché le proprie zone erogene (il collo, l’ombelico, il seno passando per le dita delle mani…).

La masturbazione non è una “pratica” riferita esclusivamente all’età adolescenziale, anzi. L’autoerotismo è un alleato del benessere e dell’orgasmo in ogni età della vita, proprio perché con gli anni cambiano anche le aree del piacere e si possono scoprire lati di sé davvero inaspettati e sessualmente interessanti. Conoscersi bene può aiutarti a scoprire anche tanti modi diversi di godere, come ad esempio l’orgasmo espanso.

Da quando l’orgasmo non è più un tabù?

Nella nostra società, l’orgasmo ha perso la sua etichetta di tabù a partire dagli anni ’50, quando si è passati da una visione funzionale della sessualità, limitata alla procreazione, all’idea che il raggiungimento del massimo grado di soddisfazione erotica costituisca la quintessenza di un rapporto felice. Il rapporto amoroso ed il piacere possono essere vissuti associati al fine riproduttivo o solamente legati al benessere delle persone.

A partire dagli anni  ’60, la sessualità della coppia ha iniziato a prevedere la partecipazione attiva e coinvolta della donna. L’orgasmo femminile, così come quello maschile, non sono più un tabù né un motivo di vergogna: anche le donne iniziano a rivendicare il loro diritto al piacere. Nel 1976 Willy Pasini, padre della sessuologia italiana, scrive: “far l’amore con piacere è diventato un nuovo dovere sociale”. Grazie a vari studiosi, oggi giorno possiamo affermare che l’orgasmo non è una risposta meccanica ad uno stimolo, ma è un’esperienza soggettiva legata al piacere.

Quando ritenersi pronto/a e come comportarsi

Non esistono tempi giusti per avere o non avere un rapporto sessuale, sono d’accordo con Violeta Benini che nel suo libro “Senza Tabù”, sottolinea che una persona non dovrebbe essere influenzata/o né dai coetanei che hanno già avuto questa esperienza, né dai contesto sociale che magari può esortare ad aspettare. Il momento giusto è soggettivo e nessuno meglio di noi stessi se ne può rendere conto. Per quanto concerne il  piacere, è importante sottolineare che tutto il corpo è erogeno, ma vanno rispettati i tempi e i modi diversi di toccarlo. Molti testi sottolineano che, nel rapporto sessuale tutto è importante e tutto può essere piacevole. In tale ottica, in un rapporto non solo la penetrazione può essere appagante.

Inoltre, ci può essere eccitamento anche senza arrivare per forza all’orgasmo. Le fantasie, poi, possono dare scariche di endorfina: ormone fondamentale per l’eccitamento sessuale. Tutto il corpo è erogeno, fermarsi solo alle zone classiche vuol dire vedere solo la punta dell’iceberg. Tuttavia anche la Dottoressa Benini chiarisce che uno scompenso ormonale può avere degli effetti negativi sul desiderio; se il sintomo persiste e non è associato al periodo della gravidanza o allattamento, può essere opportuno quindi rivolgersi ad uno specialista.

L’anorgasmia

[1][2]Confidare di avere difficoltà a raggiungere l’orgasmo, sia in un rapporto sessuale che nell’autoerotismo, non è facile. Eppure, parlare con un professionista può aiutare a risolvere il problema e riscoprire il massimo piacere.

Chi vive il disturbo dell’anorgasmia, infatti, non raggiunge né le contrazioni involontarie né la scarica completa di eccitazione irradiata a tutto il corpo, oltre a rinunciare (senza volerlo) al completo senso di soddisfazione ed abbandono che l’orgasmo infonde.

Le cause del disturbo sono svariate; tra le più importanti ci sono:

  • La mancanza d’istruzione sessuale: l’apprendimento scorretto e l’ignoranza in materia;
  • L’inesperienza e la scarsa conoscenza di sé:se una persona non conosce il funzionamento del proprio corpo, è difficile che possa riuscire, in una relazione o da solo/a, a lasciarsi andare ed a raggiungere il piacere. Non può neanche “istruire” il/la partner su ciò che lo porta al piace;
  • Un eccessivo autocontrollo: un’educazione rigida,il vivere il sesso come un tabù, le restrizioni culturali e religiose, così come l’ansia da prestazione, sono  cause che possono influenzare l’insorgenza del disturbo sessuale;
  • Un problema organico: l’anorgasmia potrebbe essere provocata da farmaci, o da sostanze dopanti, traumi fisici a livello genitale, traumi pregressi, violenze sessuali ed abusi.

Il piacere nel rituale tantrico

Orgasmo e Tantra sono strettamente legati, essendo il Tantra un percorso di crescita personale e relazionale che usa la sessualità consapevole come strumento primario teso al benessere individuale e di coppia. Non a caso si parla spesso di orgasmo tantrico o estasi tantrica.

Un percorso di evoluzione personale e relazionale a base tantrica ottiene sempre una crescita e un potenziamento dell’orgasmo, perché libera il corpo, la mente e l’anima degli amanti dai freni che li reprimono. Il Tantra e l’orgasmo sono legati perché il Tantra usa la sessualità consapevole come canale di accesso all’energia vitale. Parlare di sessualità consapevole significa anzitutto entrare nell’ordine di idee in cui si abbandona l’automatismo in favore della presenza. Ma prima ancora, ci sono alcuni passaggi da comprendere e alcune idee limitanti di cui liberarsi. Nessuno è responsabile dell’orgasmo dell’altro.

La prima idea limitante di cui liberarsi è che il ruolo del partner sia di donare orgasmi all’altro. Non è quello il suo compito né è sua responsabilità. Nessuno è responsabile dell’orgasmo dell’altro. In molti si considerano responsabili di “dare” ai loro amanti orgasmi favolosi. Il desiderio di donare grande estasi al partner è lodevole, soprattutto per gli uomini nei confronti delle donne, ed in qualche modo riscatta quanto accadeva nel mondo occidentale, fino a buona parte del XX secolo, quando l’unione carnale era un contesto in cui gli uomini godevano e le donne sopportavano. Vi era infatti la convinzione che le donne non fossero fisicamente in grado di provare piacere e dovessero quindi subire la lussuria maschile per poter procreare. In alcune fasi del patriarcato è subentrata la convinzione che se la donna provava piacere i suoi tessuti si ammorbidivano troppo e quindi non era in grado di sostenere una gravidanza fino al termine. Pertanto: il sesso con la moglie doveva essere sbrigativo e non piacevole, se si voleva avere una buona fertilità. Oggi sappiamo che il piacere sessuale è materia che investe entrambi gli amanti.

Tuttavia, è errato pensare che l’estasi possa essere “data”. Il piacere nasce, cresce e culmina dentro di noi, esattamente come una risata. Un comico può sollecitare nel suo pubblico l’ilarità, così come l’amante può stimolare l’eccitazione nel partner; si tratta di saper creare le condizioni che predispongono al culmine, del divertimento, nel caso del comico, del piacere nel caso dell’amante. Tuttavia il comico non può “fare” ridere, allo stesso modo in cui l’amante non può “far provare” al partner l’estasi amorosa.

Questo significa che ognuno di noi ha la responsabilità del proprio piacere: di avere cura del proprio corpo, della propria carica sessuale, della propria eccitazione e dell’espansione di essa, del suo contenimento e del suo culmine. Essere liberi di manifestare esattamente la nostra natura, anche e soprattutto in ambito di desideri sessuali, è il fondamento della consapevolezza e della libertà.

Il Tantra sottolinea molto che la fusione corpo-mente-anima-energia del maschile e del femminile non è omologazione, cambiamento o annullamento di uno o entrambi per uniformarsi alle aspettative del partner, è esattamente il contrario. Due individui consapevoli di essere perfetti e completi singolarmente, che si uniscono, nella loro diversità, arricchendosi a vicenda, anche e soprattutto sul piano sessuale.

Orgasmo e Tantra

Per noi occidentali il sesso è un’esperienza limitata nello spazio e nel tempo, questo perché, nel nostro immaginario, è circoscritta agli organi sessuali e poche zone specifiche del corpo ed attiene prevalentemente l’istante del piacere orgasmico.

Invece per il Tantra l’esperienza orgasmica è olistica, coinvolge tutto l’individuo: il corpo nella sua interezza, con tutti i sensi attivati, lo spirito, il cuore, l’energia, il cervello.

Il tantrismo parte dal presupposto che l’universo sia generato ed animato da un principio femminile ed uno maschile e che l’amore, la sessualità e l’orgasmo divini siano il processo di accumulo e rilascio dell’energia creativa nell’intero cosmo. L’unione sessuale fra due esseri umani è compenetrata e partecipe di questa espressione energetica che gli antichi consideravano divina e noi possiamo definire archetipica e simbolicamente universale, al di là delle singole convinzioni di tipo mistico o religioso. L’orgasmo tantrico è questo: la fusione di due esseri divini in quanto liberi, perfetti e completi singolarmente.

L’orgasmo anale esiste davvero?

A questa domanda risponde MySecreCase: “esiste, anche se non dovremmo definirlo orgasmo anale. L’orgasmo infatti è solo uno, ed è quello che viene prodotto dal nostro cervello e che può scatenarsi grazie alla stimolazione di alcune zone del corpo, tra cui quella anale e perianale.
L’orgasmo anale non ha genere: se per chi ha il pene questa stimolazione può essere il modo migliore per scoprire tutti i pro della prostata, chi ha la vulva prova comunque piacere perché nel mentre vengono stimolati i muscoli pelvici che, tra le altre cose, stringono le pareti vaginali e il clitoride.  È vero comunque che gran parte delle persone, affinché questo tipo di orgasmo arrivi, necessita di una stimolazione aggiuntiva, che sia del pene, della clitoride.

Tutte le persone hanno diritto ad essere educate al piacere, al rispetto ed al rifiuto.   Sul tema del rifiuto, Eric Lindsey, professore associato del dipartimento di psicologia presso la Pennsylvania State University-Berks Campus, affermava che  non si tratta di eliminare l’affetto, fondamentale allo sviluppo umano, ma di imparare a conoscerne e stabilirvi i limiti appropriati, si tratta quindi di prendere coscienza dei corpi, i desideri, i sentimenti le aspettative: sono tutti elementi che ci portano a vivere un’esperienza sentimentale sana e gioiosa.

[1] https://www.centroclinicospazioiris.it/orgasmo-sessualita/

[2]  https://www.paginemediche.it/benessere/sesso-e-sessualita/perche-non-si-raggiunge-l-orgasmo

Leggi anche:

L’esperienza del tantra vissuta da una donna normodotata ed un uomo disabile. Due testimonianze a confronto per capire e sapere.

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