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IL SIGNIFICATO DELLA SOFFERENZA

Diamante 21.7.2004

Conferenza di Padre Donato Cauzzo La sofferenza è un argomento difficile. Fin dall’antichità l’umanità si è scontrata con questo interrogativo: perché a me ? L’uomo da sempre per sua natura aspira alla felicità, alla gioia. Ma l’esperienza della sofferenza è la più universale: i drammi delle guerre, terremoti, la fame nel mondo ne sono l’esempio più vistoso. Il soffrire è connaturato all’esistenza umana. Allo stesso tempo la sofferenza è un’esperienza strettamente personale, due persone possono essere affette dalla stessa malattia ma viverla in modo differente. Non potremo mai comunicare fino in fondo la nostra esperienza di sofferenza. L’esperienza personale del soffrire è la risonanza che l’evento malattia può avere dentro di me. Ognuno di noi è solo nel viverla, ognuno di noi deve scontrarsi con essa “ Ognuno sta solo sul Cuor della terra trafitto Da un raggio di sole ed È subito sera “ S. Quasimodo L’uomo vive lo scontro tra il desiderio di serenità e l’esperienza del soffrire. Cosa può alleggerire il nostro soffrire ? Il dare significato senza un perché si soffre maggiormente. Scoprire il senso della sofferenza, per poterla vivere in modo significativo, in questo modo aumentano le nostre risorse interiori per affrontarla . La sofferenza come concetto teorico non esiste, esistono uomini e donne che soffrono. La sofferenza tocco il cuore e la carne di chi ne fa esperienza. Quindi la sofferenza è esperienza universale e personale allo stesso tempo. La sofferenza è una realtà difficile da trattare. L’uomo da sempre non si è accontentato di alleviarla ma si è sempre domandato il perché “ che significato ha nella mia vita ?“ Se non si trova diventa assurdo viverla. L’uomo contemporaneo è fragile di fronte alla sofferenza. Il progresso scientifico ha illuso l’umanità di poterla sconfiggere oggi poi si è psicologicamente più fragili rispetto a 70 anni fa quando il soffrire, la morte, facevano parte della vita e pertanto era quasi naturale soffrire, erano più forti perché si riteneva inevitabile soffrire. Noi oggi ci ribelliamo di fronte a qualcosa che pensavamo di poter sconfiggere. La sofferenza è considerata un’ingiustizia quindi viene rifiutata, contestata. Ci sentiamo frodati del diritto alla felicità. Si tende a colpevolizzare qualcuno fuori di noi del nostro soffrire inquinamento, la mala sorte il medico incompetente ……… più frequentemente si dà la colpa a Dio!!! Se Dio è buono e vede soffrire perché non interviene? Perché non elimina la sofferenza dal mondo ? Gesù ha combattuto la sofferenza anche noi dobbiamo combattere evitare quella evitabile, molta sofferenza ce la procuriamo noi, la guerra, gli incidenti stradali, lo sfruttamento delle popolazioni ………. Durante la sterminio del popolo ebreo ci si è chiesti dov’era Dio, ma l’uomo dov’era? L’uomo continua a procurare il male all’uomo. Che significato dare alla sofferenza innocente ? Bambini che muoiono ad esempio è una sofferenza che ci aggredisce. Se Dio è un Padre buono perché permette questo ? Nella Bibbia sono presenti tutte le esperienze umane comprese le tragedie, il dolore, la morte, il male fisico. Nell’antico testamento emblematica è la figura di GIOBBE che la rappresenta la sofferenza dell’innocente. Giobbe uomo buono, ricco rispettoso di Dio, amico di tutti, con una bella famiglia. Viene colpito da un serie di tragedie perde tutto ricchezza, famiglia, si ammala e va a vivere seduto su un letamaio. Gli fanno visita tre amici e sentenziano che la sua sofferenza è un castigo di Dio per qualcosa che lui sicuramente ha commesso. La sofferenza vista come castigo divino è un pregiudizio che sopravvive ancora oggi. Giobbe rifiuta questo. Lui è un uomo buono è insoddisfatto di questa risposta. Egli si rivolge direttamente a Dio, lo contesta e chiede il perché, non riceve una risposta non risolte l’interrogativo, ma ha il privilegio di parlare con Dio il quale lo ammonisce: Cosa pretendi di capire? Richiamo all’umiltà. La sofferenza non è spiegabile alla ragione umana solo Dio ne comprende il significato. Giobbe non ha capito il perché del suo soffrire ma è stato faccia a faccia con Dio ha discusso con lui lo ha conosciuto direttamente ed è contento. Gesù da Dio si è fatto uomo ha preso su di sé la sofferenza umana, non l’ha eliminata. Per realizzare la salvezza ha accettato liberamente di condividere la sofferenza fisica e ance morale. Abbandonato da tutti anche dal Padre. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Il grido di Gesù è di tanti ammalati dell’umanità che soffre. Gesù passando attraverso la sofferenza ha portato la salvezza. Non ha mai dato spiegazioni teoriche sulla sofferenza, solo nel caso del cieco nato ha ribadito che essa è un castigo di Dio per colpe commesse. La sofferenza è un’esperienza misteriosa che fa parte integrante della nostra vita non spiegabile a livello umano. Come Gesù siamo chiamati a produrre del bene attraverso la sofferenza la quale non è da buttare. Gesù l’ha affrontata per amore nostro. L’uomo attraverso di essa può trovare il vero significato della vita e fare così scelte di solidarietà. La sofferenza è scuola di solidarietà. Chi ha fatto esperienza di sofferenza lascia cadere le cose inutili va all’essenziale ed è più forte nelle situazioni difficili. Attraverso la sofferenza si scopre il vero volto di Dio si instaura con lui un vero rapporto, si purifica una fede sbagliata si inizia un cammino più vero anche se più duro. La sofferenza può produrre del buono vivendola nella solidarietà. Bisogna tentare di trasformarla in occasione positiva. Quindi l’unico spiraglio è la solidarietà. “Cerchi la felicità? “ Seminala nel giardino di chi ti è accanto e la vedrai fiorire nel tuo“.