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LA SOCIETA’ INDIFFERENTE

Oggi come oggi, per una persona portatrice di handicap è sempre più difficile vivere in maniera dignitosa nella nostra società: infatti essa, invece di fornire delle agevolazioni, non fa altro che complicare questa già difficile situazione! Penso alle tante barriere architettoniche esistenti nelle maggiori città Italiane, ma soprattutto alla mentalità ancora oggi molto ristretta di fronte a determinati problemi e questo è ben più grave delle barriere fisiche! È pur vero che esistono delle agevolazioni, ad esempio le ferrovie e gli aeroporti sono dotati di un servizio di accompagnamento molto efficiente, ma fin quando si tratta di poche iniziative pubbliche non saranno mai sufficienti per migliorare la situazione di tante e tante persone con problemi di motricità! Secondo me la cosa più grave che nuoce maggiormente ai portatori di handicap è l’ atteggiamento mentale, esistente in Italia, dei singoli individui non educati al problema! Io ho dei problemi motori legati ad una carenza di ossigeno avvenuta al momento della nascita; nonostante ciò ho avuto la possibilità di compiere numerosi viaggi sia in Italia sia all’estero durante i quali ho potuto costatare che i paesi come Inghilterra, Irlanda e Stati Uniti sono molto più evoluti di noi di fronte a questi problemi. Il fatto che mi ha colpita di più non è stato tanto l’organizzazione per cercare di limitare le barriere architettoniche ma quanto l’atteggiamento delle persone; di tutte le persone non solo quelle che lavorano negli alberghi o nei musei, ma anche della gente comune: all’estero mi è capitato più volte di trovarmi per la strada o nei luoghi pubblici e ricevere un aiuto da gente “comune” senza che io chiedessi nulla! Questo dimostra una sostanziale differenza di mentalità e oserei dire anche d’educazione delle persone; inoltre lo stato non si preoccupa di organizzare dei corsi di formazione che preparino le persone ad affrontare il problema con sufficiente competenza! Purtroppo in Italia c’è ancora una mentalità “distorta” riguardo a certi problemi; secondo me questo è dato dal fatto che nel nostro paese ancora oggi esiste l’idea che la persona “diversa” fa paura, di conseguenza le persone tendono a omologarsi perché hanno timore di essere diversi e quindi di ritrovarsi soli; forse ai nostri giorni la solitudine rappresenta una delle paure più grandi! Questo è dovuto anche all’influenza dei mass media che non fanno altro che proporci dei modelli di “perfezione” da seguire! Questo discorso viene esasperato soprattutto nell’età dell’adolescenza: i ragazzi si sentono fondamentalmente insicuri e fragili, l’unica cosa che gli dà un po’ di sicurezza è l’essere “simili” tra loro, per questo motivo tendono ad formare dei gruppi. Tornando al discorso dell’handicap; è raro che una persona con mobilità ridotta incontri una persona gentile e disposta ad aiutarlo, è molto più comune che una handicappato debba lottare per far valere i suoi diritti anche quelli più banali; a questo punto, nel nostro paese, il problema più grosso per un disabile non è più il suo problema fisico, ma è il “convivere” con le altre persone: la società, come ho già detto, in molti casi invece di cercare di tutelare queste persone non fanno altro che aggravare la loro già difficile situazione! Un altro gravissimo problema che un disabile si trova ad affrontare è la scuola: la legge italiana dice che l’istruzione deve essere un diritto ed un dovere aperto a tutti, purtroppo non è così semplice, anzi posso affermare che l’inserimento di un disabile nella scuola è una meta quasi impossibile da raggiungere! Fino a qualche anno fa esistevano delle scuole “differenziate” per disabili poi il governo ha deciso di chiuderle: secondo lo stato italiano le persone con scarsa mobilità devono essere integrate come tutti gli altri. Apparentemente questo discorso è giustissimo, peccato però che manca la preparazione e la mentalità adeguata da parte dei docenti (in primo luogo dei professori di sostegno) per affrontare il problema! Questa è una grave mancanza del nostro stato perché è lui che si dovrebbe occupare di preparare i professori sull’handicap, invece se ne guarda bene dal farlo, così molto spesso, il ragazzo disabile si trova “solo” in mezzo a persone normodotate senza nessuno che li sappia dare un aiuto valido! Vi dirò di più, secondo me a scuola, oltre alle varie materie, dovrebbe preparare il ragazzo su questi problemi, lo “studio” di questi problemi dovrebbe far parte dei programmi scolastici! Un’altra grave mancanza dei docenti sono i programmi ridotti: la legge italiana prevede che i professori forniscano questi programma ai ragazzi, ma questo loro dovere, e sottolineo dovere, non viene quasi mai assolto, o in molti casi il ragazzo deve lottare molto ed anche così non è detto che li ottenga! Purtroppo non è ancora finita qui! Un altro grave problema delle scuole è la “responsabilità” in molti casi al ragazzo li viene negato il diritto di partecipare alle gite e all’ iniziative scolastiche come tutti gli altri ragazzi perché la scuola e le professoresse non vogliono prendersi la responsabilità, si rifiutano di aiutare chi ha qualche necessità in più! Una delle tante conseguenze di questi gravi problemi è che per il ragazzo diventa molto difficile socializzare con i propri coetanei perché i ragazzi seguono il “buon esempio” dei loro professori e quindi anche loro si fanno prendere “dalla paura della responsabilità” in questo modo il disabile, invece di inserirsi un gruppo di persone “normali” come è giusto che sia, viene sempre più isolato! I suoi problemi fisici invece di smorzali si accentuano sempre di più perché formano “quell’impercettibile barriera” che c’è tra lui ed il mondo esterno. Questo avviene in quasi tutte le scuole indipendentemente se sono pubbliche o private, religiose o non religiose. Tutto questo è successo anche a me che ora frequento il quarto anno del liceo linguistico in una scuola privata, religiosa, tenuta da suore, mi è successo anche alle medie ad una scuola pubblica! Allora io mi domando, come mai in un paese come l’Italia che è fondamentalmente religioso avvengono certe ingiustizie, ed i paesi meno religiosi c’è un maggior rispetto per gli handicappati? Una delle prime regole della religione cristiana è proprio quella di aiutare il prossimo, specialmente i più bisognosi, allora perché in Italia c’è tutta questa ipocrisia e falsità? Un altro argomento che merita di essere preso in considerazione, riguarda le famiglie delle persone con handicap: senza dubbio quando in una famiglia nasce un bimbo con dei problemi è un grande shock. La cosa più normale sarebbe che superato lo shock la famiglia diventi più unita per aiutare il bambino, ma in pratica non sempre è così: e le famiglie si sfasciano. A volte, con il passare, del tempo i familiari trovano la forza dentro di loro di stare vicino ed aiutare il bambino, in certi casi, andando avanti col tempo, i genitori imparano a tirar fuori del positivo da una situazione che in partenza appariva tragicamente negativa; in questo senso il problema della persona può trasformarsi in un’opportunità sua e di chi li sta accanto per confrontarsi e migliorarsi. Io penso che è proprio la diversità che dà alle persone la possibilità di confrontarsi, crescere e maturare! Purtroppo però anche qui ci sono delle eccezioni: tante persone non sono così internamente ricchi per accettare ed affrontare questa situazione e così, invece di affievolirla la rendono più complicata, o peggio ancora si rifiutano di ammettere l’esistenza di questo problema! Aiutare un bambino portatore di handicap è un impegno che dura tutta la vita; purtroppo certe persone non ci provano nemmeno, altre invece sono troppo fragili, così cominciano, poi col passare degli anni si fanno trasportare e distrarre dagli eventi della vita ed a poco a poco iniziano a “mollare” infine, fortunatamente, esistono persone che stanno dietro al bambino per tutta le vita tirando fuori tutta la loro forza, e prendendo tutta quella che il bambino è in grado di dargli, così che i due vanno avanti sulla strada della vita insieme!

Scritto dalla redattrice