I disabili e le disabilità in televisione

In Italia purtroppo il tema della disabilità è poco trattato in televisione. In molti paesi europei il disabile può lavorare nel piccolo schermo.  Nel nostro paese  questo non è possibile perché la mentalità è “se lo spettatore vede il conduttore in sedia a rotelle, si intristisce e cambia canale“. A me, personalmente, mette tristezza questo tipo di mentalità.
Il tema della disabilità viene trattato adeguatamente in tv? In che modo la tv generalmente affronta il tema della disabilità?
Per rispondere a queste domande prendo in esempio  L’indagine realizzata dal Censis, che in sette punti chiave mette in luce le pecche del pensiero latente in Italia su “disabilità in tv“ L’ indagine è stata fatta in collaborazione con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e promossa dal Segretariato Sociale della Rai rivela alcuni elementi di assoluta novità rispetto agli studi precedenti.
1 Non è frequente che si parli di disabilità in TV (80 unità di analisi nei 2 mesi analizzati), ma quando se ne parla viene dedicato all’argomento uno spazio ampio e completo.
2 Sono le “storie di vita” la forma espressiva utilizzata con un forte ancoraggio all’esperienza vissuta dal disabile che è rappresentata in una cornice di “normalità positiva”. Vengono evitati i toni drammatici oppure l’enfatizzazione delle tragedie familiari.
3 Il disabile in TV è prevalentemente maschio, adulto, e handicappato motorio. Questo dimostra che:
– oggi è impossibile presentare in televisione un’immagine femminile imperfetta;
– l’anziano in televisione deve essere un anziano felice, consumatore e “giovane” ad ogni costo. Perciò l’anziano disabile non è “presentabile”;
– i disturbi mentali trovano voce in TV solo quando approdano alla cronaca nera. Si rileva una rimozione colpevole rispetto alla realtà più diffusa, mentre sarebbe indispensabile ben altra attenzione collettiva.
4 È la Rai che mostra una comunicazione più attenta e approfondita nelle trasmissioni sulla disabilità (50 interventi contro 8 di Mediaset).
5 La decisione di trattare il tema non rincorre la cronaca o l’evento ma è frutto di una scelta autonoma delle trasmissioni (nel 70,9% dei casi).
6 La cronaca nera è completamente assente e questo è in controtendenza con quanto avviene per altri soggetti sociali deboli (minori, immigrati, donne).
7 La comunicazione risulta chiara, in genere indirizzata al largo pubblico, ma manca l’informazione di servizio rivolta direttamente ai disabili o a chi di loro si fa carico. Il ruolo di sensibilizzazione proprio dell’informazione non arriva a produrre in questo caso proposta istituzionale.

Tab. 20 – I disabili rappresentati in TV per tipo di handicap (val. %)
Disturbi motori 48,1
Disturbi sensoriali 11,4
Disturbi del linguaggio 3,8
Disturbi intellettivi 8,9
Disturbi relazionali 5,1
Handicap in genere non specificato 29,1
Non sono presenti disabili e se ne parla 1,3

In Italia si sono formate cooperative, ci sono agevolazioni fiscali per i diversamente abili, assistenza domiciliare… molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare per ottenere un paese sempre più “civile“ e al pari con gli altri paesi europei.

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