La prima conferenza…

della Redattrice de sito.

La prima conferenza alla quale ho assistito s’intitolava “Citizen Journalism – i media siamo noi“
Ospiti: Jan Schaffer, fondatrice e direttrice di J-lab, Etham Zuckerman coofondatore e direttore del sito Global Voices Mario de biase direttore dell’inserto settimanale  Nova24 del Sole 24 ore, Mario Adinolfi giornalista Europa e La7 specializzato nel blog (moderatore)

Questa conferenza si interrogava su fatto che oggi grazie ad internet ed in particolare ai blog moltissimi cittadini possono essere autori di una notizia, inoltre un messaggio può essere comunicato al grande pubblico. (Non come fino a 10 anni fa che un piccola notizia si poteva divulgare solo ad una piccola comunità).
Oggi basta solo avere un semplice argomento e voglia di mettersi in discussione; per aprire un dibattito on-line al quale possono partecipare un infinità di persone. Ci sono anche siti e blog dove  si possono discutere anche foto o filmati quinti la comunicazione oggi non è solo quella dei giornali ufficiali e dei testi scritti.
Ormai in Italia i navigatori dei blog sono circa 20 milioni, e si calcolano circa 2 milioni di blog attivi. Un blog spesso parte dall’idea di una persona sola ma poi l’importante è creare una comunità che partecipa ai contenuti, testi e commenti del medesimo.
Etham Zuckerman invece si occupa di un grande sito americano il “Global Voices“. Qual è lo scopo di questo sito: prendere delle notizie da tutti i paesi del mondo, tradurle in inglese e mettere sul web; cioè rilanciarle e metterle alla portata del mondo stesso. Come viene fatto tutto ciò: in molte nazioni c’è un inviato che raccoglie la notizia, e la manda in America dove viene tradotta e divulgata.
La parte più difficile, spiega Zuckermen è la tradizione perché devo avere un teem in grado di tradurre anche le lingue minori, ad esempio lo Zuaili in Kenia.
Mario de Biase parla del settimanale Nova che è su carta e sul sito wed. Ad esso hanno scelto di affiliarsi tanti blog italiani, quindi Nova dà e prende spunti dai cittadini. Il problema di oggi secondo Biasi è capire che cos’è una notizia; una notizia -continua il giornalista- è quell’ informazione che serve a molti! Ed è importante avere un metodo “trasparente“ su come si fa informazione. Con il termine trasparenza il giornalista intende: un metodo col quale si fa informazione controllabile e con una linea editoriale dichiarata!
Per dimenarci tra blog e siti, dibattiti e notizie – aggiunge Biase- bisogna tenere sempre allenato il nostro spirito critico, con la consapevolezza che una notizia non è assolutamente vera se sta su un giornale o telegiornale perché anch’essi spesso sbagliano. Anzi chi usa internet come mezzo di informazione è più abituato a mettere in conto taluni errori e può risalire alla fonte della notizia, cose che chi usa i midia più tradizionali non può fare.
Jan Schaffer gestisce un giornale on-line nel suo piccolo paese formando una comunità virtuale dove si sta attenti ad evitare i pettegolezzi e si cerca di andare incontro alle esigenze di tutti. Di quest’ ultima esperienza non so dire di più perché non potevo registrare la traduzione che avveniva mediante auricolare, come le moderne guide nei musei.
Alla fine ho chiesto ho chiesto a Mario de Biase: “in questa conferenza avete parlato delle notizie e del fatto che il giornalismo con internet può essere accessibile a molti. D’altra parte io so che per essere iscritti all’albo ci sono delle regole molto rigide e che non sono state aggiornate coll’avvento di internet. Qual è il punto di incontro di queste due affermazioni? Io già scrivo per due siti, come posso fare per affermarmi?“
Mi è stato detto che in effetti l’albo è rimasto molto indietro e che c’è più futuro per un giornalista che fa questo mestiere per una piccola azienda anziché per una persona che aspira ad entrare nell’ albo e fare i giornalista tradizionale. Quindi le strade tradizionali per accedere a questa professione dovrebbero essere lasciate da parte per usare nuovi canali e promuovere un tipo di giornalismo nuovo, più vicino alla gente.“
Mi sarebbe piaciuto fare una domanda a Etham Zuckerman: “per il loro lavoro non c’è il rischio che la notizia tradotta e messa sul loro sito, sia diversa (a causa dei passaggi che deve fare ed  alla traduzione in inglese); ma mi è venuta in mente troppo tardi per potergliela fare. Peccato!

Un fatto
A questa  conferenza ero seduta accanto alla Dottoressa Donatella Papa, Direttrice del giornale on-line www.comincilitalia.net ; la quale al momento delle domande fece un intervento, forse un po’ troppo lungo su suo giornale on-line spiegando che è un quotidiano scritto da alcuni cittadini ed a servizio dei cittadini.
Io durante la mia domanda ho specificato che scrivo sul suo giornale, ed ho anche un mio sito internet che si chiama www.piccologenio.it  Dopo questa mia premessa ho invitanto tutti i giornalisti della conferenza, ma in particolare il redattore del sito www.globalvoicesonline.org, ad interessarsi a questi due siti italiani poiché sono fatti dalla gente, da giornalisti non professionisti; quindi analoghi ai contenuti della conferenza stessa.
Quando mi sono alzata per andar via, due ragazzi si sono avvicinati a noi dicendo alla Papi che erano disgustati da suo intervento e dal fatto che Lei aveva strumentalizzato una ragazza disabile per “pubblicizzare“ il suo sito! La dottoressa Papi, con eleganza e sangue freddo ha risposto che si sbagliavano, ma che erano liberi di interpretare l’accaduto come meglio credevano. I due ragazzi sono andati via subito dopo senza darmi in tempo di spiegare che io e la Papi assolutamente non ci eravamo messi d’accordo prima, e che non dovevano pensare che una persona con una disabilità motoria non sia in grado di ragionare con la propria testa. Anzi a volte la persona “diversamente abile“ può avere maggior cultura, amore e sensibilità di un suo coetaneo normodotato.
Ho voluto raccontare questo “episodio“ perché spero di leggere tra i commenti cosa ne pensa la gente, i ragazzi come me e come quei due… mi piacerebbe anche leggere un commento dei due ragazzi della conferenza, ma forse questa è un’utopia!?
 

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