Il giornalismo sociale è sotto pressione.

della Redattrice del sito

Seconda conferenza: il giornalismo sociale è sotto pressione.
Il giornalismo sociale 2007
Che cos’è il giornalismo sociale? Il che modo è stato influenzato da internet?
Partendo dalla storia del giornalismo sociale in Italia, il libro raccoglie le più importanti esperienze che hanno visto protagonisti in questi ultimi 30 anni l’associazionismo, il volontariato e i settori più sensibili del modo dell’informazione.
Mauro Sarti giornalista e docente di comunicazione giornalistica all’università degli studi di Bologna.
Geraldo Bombonato Presidente dell’ordine dei giornalisti dell’ Emila Romagna.
Stefano Trasatti Direttore di Redattore Sociale.

Ho partecipato alla conferenza sul giornalismo sociale che si è tenuta a Perugia durante il festival internazionale del giornalismo. Quello che sto per scrivere è un mio resoconto basato su un audiocassetta della conferenza stessa.
Come prima tematica si è parlato di come dovrebbe essere il giornalismo in generale, ed il giornalismo sociale: “tutto il giornalismo dev’essere investigativo e sociale. Il giornalista dovrebbe essere colui o colei che fa sempre una domanda in più per ricercare la verità, usando la propria curiosità e tentando di individuare le fonti delle informazioni.
I giovani –ha continuato a spiegare  il giornalista che ha parlato per primo dal palco del Teatro Pavone, un piccolo teatro di provincia, affrescato e curato nei minimi particolari-  che intraprendono questa professione devono rispettare le regole del giornalismo con la consapevolezza che bisogna  sempre aggiornarsi e tenendo presente che le regole dell’albo non bastano perché sono state fatte prima che internet diventasse il mezzo più usato e accessibile quasi a tutti, superando l’uso dei media “tradizionali“.
Nella conferenza sono emersi tanti concetti importanti che trovo giusto mettere su carta e proporli anche a chi non ha avuto il privilegio di poter partecipare al festival.
I giornalisti: Geraldo Bombonato Presidente dell’ordine dei giornalisti dell’ Emila Romagna e Mauro Sarti giornalista e docente di comunicazione giornalistica all’università degli studi di Bologna, erano concordi nel dire che Il giornalismo sociale è importante ma spesso viene ignorato dai grandi giornali di carta stampata perché c’è ancora l’idea sbagliata che le buone notizie non fanno “notizia“. -Ed ancora- la doga, il carcere, la disabilità, l’immigrazione, vengono trattati solo quando accade un fatto di cronaca nera; e talvolta questi temi vengono trattati sulla base di quella che è una scelta politica. Ad esempio in Italia siamo abituati a trattare il tema dell’immigrazione solo quando rappresenta un ostacolo, un problema per la sicurezza dei cittadini e mai pensiamo che l’extracomunitario può rappresentare un realtà multietnica e quindi scambi e arricchimenti per il paese. Uscire da questi luoghi comuni è il compito del giornalista-.
La parola ora passa a Stefano Trasatti Direttore di Redattore Sociale; il quale comincia il suo intervento spiegando chi è e cosa fa un redattore sociale: -per essere un redattore sociale non servono competenze specifiche, sicuramente serve quella formazione che serve ai giornalisti in generale, ma credo che si debba affidarsi di più anche alla sensibilità personale. Vi sono ,però, quattro regole fondamentali per essere un buon giornalista sociale:
1. non far prevalere il cinismo della cronaca sui diritti fondamentali di uomini e donne.
2.  non far prevalere il punto di vista dell’elite
3. non far prevalere le regole dell’odience sul dovere di fornire anche un servizio educativo
4. non far prevalere la pigrizia sulla curiosità
Lo stato di salute del giornalismo in Italia – aggiunge Trasatti-   siamo certi che è piuttosto malandato.
Durante la conferenza si parla del libro di Mauro Sarti e si racconta che ha riportato tra le sue pagine la frase di Capocinski (io ho scritto il nome come l’ho sentito dire, ma non sono sicura si scriva così) il quale dice che il giornalismo deve avere uno scopo, il cinico non è adatto a questo mestiere.
In questo libro si mette in luce che in Italia ,oltre alle grandi testate giornalistiche, ci sono molti modi per esprimere le proprie idee e ci sono molte persone con la voglia di raccontarle. Viene citato ancora Capocinski il quale parla di giornalismo intenzionale che deve tentare di affrontare i problemi, buttarsi dentro alle storie. –Io non penso- continua Trasatti- che si possa essere giornalisti, sociali e non, senza buttarsi dentro le storie.-
Ci sono molte persone che hanno voglia di parlare di temi come l’immigrazione,la disabilità,dipendenze,droghe e psichiatria. Vi sono sempre più giornalisti interessati a questi argomenti; di ciò se ne stanno accorgendo anche i più grandi giornali del nostro paese: la Repubblica, la Stampa, il Messaggero… I giornalisti tendono ad intrecciare le tematiche sociali ad argomenti come cronaca e politica, poiché, essendo le prime tematiche toccanti attirano l’attenzione dei politici e del pubblico collegando ad esempio guerra e psichiatria, politica e disabilità etc…
In molti casi, purtroppo, i politici usano i disagi della società come strumento di propaganda elettorale e sono spalleggiati da giornalisti pronti a strumentalizzare la notizia per mettere in cattiva luce il partito avversario. Anch’io nel mio piccolo riscontro questo atteggiamento negativo della politica italiana.
Dopo questa breve parentesi politica si continua a parlare di altre caratteristiche che un buon giornalista sociale dovrebbe avere: – è giusto che il giornalista sia informato sulle malattie, sulle dipendenze, sulle medicine.. ma è anche vero che non si deve creare un settore a parte, una figura specializzata solo su questi argomenti-.
Per spiegare meglio questo concetto mi viene in mente il film “la giusta distanza“ dove il giornalista anziano spiega al giovane agli albori  della sua carriera che per scrivere occorre partecipare al problema ,ma nello stesso tempo esserne distaccati. La condizione migliore per fare questo mestiere è quella di trovarsi e mantenere la giusta distanza.
Trasatti spiega che il redattore sociale è una vera e propria agenzia di stampa da cui attingono le notizie moltissimi siti web e alcuni dei più grandi giornali nazionali. Nel 1994 nasce il seminario per giornalisti dal titolo “redattore sociale“, da questo corso di aggiornamento che tutti gli anni accoglie migliaia di giovani giornalisti, avrà vita l’agenzia di stampa ,omonima al seminario sopracitato, che ancora oggi fa capo alla comunità di Capodarco.
Parlare di giornalismo ormai è difficile anche tra esperti del settore poiché negli ultimi anni si è verificato un calo di prestigio e di considerazione per questa professione e si spera che il giornalismo sociale sia un mezzo per rompere questo silenzio assordante.
Da sette anni l’agenzia di stampa “redattore sociale“ svolge in pieno la sua attività, prende le notizie dal mondo e le passa ai siti web e alla carta stampata. La linea editoriale che i responsabili hanno deciso di dare è quella di mettere la società al primo posto.
Un cambiamento significativo del lavoro di questa particolare agenzia è avvenuto nell’ottobre scorso quando si è unita a un notiziario di un’importante agenzia su web: l’agenzia “dire“. Questo ha consentito loro di non andare solo sui giornali e sui siti a loro affiliati, ma di andare ormai dappertutto, quasi tutti i grandi quotidiani infatti sono collegati anche a questa agenzia. Questo ha portato un enorme ripresa di notizie dalla nostra redazione. – Dice Trasatti – ad esempio, il Corriere della sera ha pubblicato due lunghi articoli con notizie prese da noi; il primo parlava delle fattorie sociali, il secondo trattava l’argomento delle banche del tempo che sono una nuova forma di volontariato, entrambi sono argomenti sfiziosi su cui il Corriere della sera ha fatto bene a fare due speciali che vanno a gratificare il lavoro dell’agenzia.
Trasatti riassume in quattro punti quali sono le peculiarità dell’agenzia “redattore sociale“ :
1. Il redattore sociale non è un “marziano“ ! Non si tratta di uno scienziato delle problematiche sociale, ma semplicemente di chi fa parte di un gruppo di giornalisti che occupandosi di fatti di cronaca,  tiene in considerazione il punto di vista dei più deboli.
2. il giornalista è un mestiere sociale che va esercitato 24 ore su 24, quindi il reporter deve essere sempre attento a captare una possibile notizia. Purtroppo molti giornalisti usano il proprio intelletto solo nelle ore di lavoro in ufficio.
3.  il redattore sociale è colui che accetta di farsi coinvolgere. C’è un modo di coinvolgersi salvaguardando la propria professionalità, prendendo esempio da molti giornalisti che sono riusciti nell’intento, primo tra tutti Capocinski.
4. il giornalista sociale non è quello che si nasconde dietro gli alibi della professione (non fa notizia, devo rispettare il volere della politica o della società in questo momento, questa notizia è minore di quest’altra ect.) E’ invece colui che si mette in discussione, accettando critiche e consigli.
 

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