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L’appassionante racconto di Zoe Rondini

[1]Scritto da Redazione NEAR

http://www.retenear.it/2013/07/disabilita-e-discriminazioni-l-appassionante-racconto-di-zoe-rondini/ [2]

 15 luglio 2013

 Che Zoe parli di sé come di una persona nata viva sembra un’ ovvietà, ma neppure una riga del suo autobiografico “Nata viva“ risulta scontata: sono pagine appassionate e appassionanti, in un’alternanza originale di leggerezza e drammaticità, felicità e dolore profondi.

 Zoe nei primi cinque minuti di vita non ha respirato. Nel suo libro si racconta. Oltre alla sua disabilità ha dovuto superare tanti dolori e preconcetti. Ora che ha 31 anni ed è laureata, ha tanti progetti, un sito in cui tratta temi di disabilità e cerca di aiutare chi si trova difficoltà. Cinque minuti. Senza respirare. Zoe nei primi istanti della sua vita non ha respirato e quel breve black out ha poi provocato danni molto gravi al sistema nervoso centrale. Un’esistenza segnata da mille difficoltà, ricoveri, terapie, tempi più lunghi di apprendimento, ma grazie a chi ha creduto in lei e alla sua forza di volontà, ora Zoe è una donna. E’ diventata una scrittrice che scrive divinamente e racconta nel suo libro “Nata Viva“ la sua intensa vita, fatta di piccole e grandi vittorie. Zoe, in questa sua pubblicazione, ci fa conoscere le sue gioie, le sue paure, i suoi dolori. Scopriamo una valente autrice che ha tante cose da insegnarci.

 Comincia a raccontarsi fin dalla sua nascita e di come da piccola solo per camminare ha dovuto compiere tanti sforzi, anni e anni di fisioterapia. Più di un medico sentenziava che la sua vita sarebbe stata in sedia a rotelle. Così non è stato, grazie a milioni di esercizi e grazie alla caparbietà di sua madre e della nonna. Ora quando cammina, traballa pericolosamente, sembra sul punto di cadere da un momento all’altro, ma non cade, e se cade, in un attimo, si rialza prontamente. I danni riportati da quei famosi e maledetti cinque minuti sono disseminati in tanti muscoli e quindi tante difficoltà: nel camminare, nel leggere, nello scrivere, nel parlare. Ora, Zoe, guida, scrive tramite un pc (con la penna per lei è molto più complicato), gira il mondo, ed è una vera forza della natura. Questo libro è un grande incoraggiamento a non mollare mai, a vivere pienamente la vita e a non uniformarsi alla massa. La sua storia “punta il dito“ verso una scuola spesso poco attenta alle necessità di un disabile e di come tanta gente sfugga chi è diverso. Evidenzia anche tante figure che nella sua vita le hanno regalato amore, coraggio, tra le tante, una su tutte, una nonna eccezionale che l’ha spronata in tutti i modi e ha sempre creduto in lei. 

Il libro ruota tutto intorno a due elementi chiave che lo rendono particolarmente efficace: il primo è la convinzione di Zoe secondo cui “negare le differenze non è un’arma per combatterle“. Niente di più lontano dall’ipocrisia del politically correct con cui si affronta spesso il mondo della disabilità: negandolo, sostanzialmente, e cercando di ignorare le diversità. E il secondo ne è una diretta conseguenza: non basta riconoscere la disabilità per quel che è. È fondamentale potercisi e, soprattutto, volercisi misurare.

 Zoe cerca persone che siano disposte a coinvolgersi veramente con lei, a condividere la sua vita per intero, senza riserve né fughe. A chi le sta accanto, dai familiari ai compagni di scuola, chiede un rapporto umano pieno e leale che non lasci indietro niente, ed è questa disponibilità che osserva, racconta e giudica. Chiede tanto e dà tanto, Zoe, a chi incontra e anche quando scrive: mette in gioco tutta se stessa con il lettore e non gli risparmia niente delle asprezze nel rapporto con sua madre, dell’ assenza del padre, del bullismo a scuola, della durezza della riabilitazione. Ma anche delle amicizie preziose, delle vacanze al mare, del bellissimo viaggio a New York e del dolore grande per una morte improvvisa e dolorosissima, che l’ha spinta a scrivere. È l’avventura di una vita, di una persona, appunto, “nata viva“.

 Nel suo romanzo di formazione Zoe costringe il lettore a non dimenticare mai lo scarto enorme che c’è tra vivere ed esistere, inchiodandoci all’idea che per nascere veramente, ad ogni occasione, bisogna sentirsi vivi, gridarlo e raccontarlo al mondo intero.

 Buona lettura!