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Il Tantra per scoprire la propria “Totalità’”

Di seguito pubblico il mio intervento per il convegno del 18 ottobre 2019 “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra. Il contributo della Via del Tantra alla disabilità”, presso Come Un Albero bistrot di Roma.

Forse è stata la prima volta che si è tenuto un convegno organizzato da quattro donne, un grazie speciale  a  Alessandra Lops – Counselor e Direttore didattico della Scuola di FormazioneTantra per operatori della “Relazione d’aiuto al contatto corporeo per l’espressione energetica ed emozionale” integrata dagli insegnamenti dello yoga tantrico. Monica Montesanti – Operatrice Olistica e Tantrica – e Anna Senatore, Consulente del Benessere Olistico con esperienza decennale e operatrice all’emotività, l’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità (OEAS in formazione).  Anna è stata, inoltre, tra i protagonisti della serie documentaria “Il corpo dell’Amore” andata in onda su Rai 3 la scorsa primavera.

Sommario

  1. La sessualità delle persone con disabilità. [1]
  2. L’educazione sentimentale: tutto parte dalla famiglia. [2]
  3. La mia esperienza: scoperta e conquista della sessualità. [3]
  4. Donne con disabilità: la doppia discriminazione. [4]
  5. Il Tantra per scoprire la propria “Totalità’”. [5]
  6. Tantra e disabilità. [6]
  7. Condividere i benefici della “Via” del Tantra. [7]
  8. Disabilità e sessualità: osservazione e confronto. [8]
  9. Progetti ed aspettative per il futuro. [9]

1. La sessualità delle persone con disabilità

La sessualità delle persone con disabilità, è spesso immaginata da molti come il sesso di serie B. Nell’immaginario collettivo i disabili sono visti come angeli asessuati ed eterni bambini.

Esistono diverse forme di disabilità e per ognuna la sessualità viene approcciata in maniera diversa. È importante tenere in considerazione le differenze tra una disabilità fisica lieve da una grave e tra fisica e cognitiva.

Talvolta, ancora oggi, per le persone con disabilità la dimensione della sessualità non è legittimata, o addirittura è completamente negata. In generale ai disabili non viene garantita una giusta informazione ed educazione; in molte famiglie, istituti e case-famiglie certi discorsi sono da evitare.

Per le donne con disabilità poi la situazione è più complicata rispetto agli uomini: spesso non si riconosce che la donna ha necessità dall’appagamento sessuale, viceversa per l’uomo si ritengono più accettabili l’istinto e le pulsioni. Indubbiamente il contesto culturale ha un impatto molto forte e determinante nella percezione della sessualità nella disabilità e nella formazione dell’identità. L’ambiente culturale circostante ha un ruolo fondamentale. Spesso in famiglia certi argomenti sono un tabù, non se ne può parlare anzi si fa di tutto per sviare l’attenzione del figlio/a con disabilità, come se il/la ragazzo/a non sia interessato.

2. L’educazione sentimentale: tutto parte dalla famiglia

Spesso molte famiglie non sanno come affrontare la crescita della persona con disabilità; non si vedono prospettive sul piano sentimentale questo genera paura ed è più facile non affrontare il problema. La negazione dei diritti e delle responsabilità del giovane e dell’adulto disabile crea maggiori rischi: prima o poi si scopre la sessualità, con internet, con gli amici, con una persona che ti fa un apprezzamento. Allora perché non formare e informare a ciò che sono desideri fisiologici come l’amore, la sessualità e la passione?

Ritengo importante formare di più anche dal punto di vista sentimentale e di approccio alla sessualità le persone con disabilità coinvolgendo anche il nucleo familiare. Oggi noto una maggior apertura da parte dei media sull’amore, l’affettività e la sessualità delle persone con disabilità, ma dietro questa apparenza rimangono molte paure e censure da parte di alcune famiglie e di chi si occupa delle persone disabili (Istituti, case famiglia, caregiver etc). Negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere – direttamente e indirettamente – psicologi, medici e genitori aperti a certi argomenti, ma si tratta ancora di singoli casi isolati. Bisognerebbe puntare di più sul contesto e la formazione di tutta la società, anche se è più facile abbattere le barriere architettoniche che culturali.

Gli atteggiamenti più ricorrenti da parte delle famiglie si possono così sintetizzare:

  1. Vedere la persona solo per il suo problema quindi si riscontra rassegnazione ad una vita povera di stimoli e la negazione dell’adultità.
  2. La persona disabile è colei o colui che deve pensare solo ai tanti doveri e ad un suo miglioramento che non cessa dopo l’età evolutiva. In realtà è proprio il migliorarsi e la crescita che ti inducono a voler una relazione di coppia e si chiede di non essere considerati “eterni bambini”!
  3. Comprensione, sostegno e rispetto della sfera privata della persona con disabilità che può sviluppare una propria intimità

3. La mia esperienza: scoperta e conquista della sessualità

Mi ritengo fortunata perché ho ricevuto da mia madre una buona educazione sessuale e sentimentale. Per lei parlare di certi argomenti non è mai stato un problema, anzi mi ha sempre incoraggiato a domandarle tutto invece che rivolgermi alle mie coetanee, che ne sapevano quanto me. Così tra le medie e i primi anni del liceo ho ricevuto tutte le risposte alle mie domande. Per questa particolare sua apertura mentale ancora la stimo e la ringrazio.

La scoperta della sessualità e dell’amore è stata una scelta fortemente voluta dal mio “IO”. È successo quando avevo 23 anni, già ero abbastanza autonoma: guidavo e non vivevo più con la mia famiglia. Decisi di usare internet, a quel tempo le chat e i forum erano frequentati meglio di oggi, ho un bel ricordo della prima volta, ma non è scattata la scintilla, anche lui aveva una disabilità motoria.

In seguito ho vissuto una storia importante con una persona normodotata; l’amore era reciproco, ma la grande differenza di età, con il tempo ha fatto affievolire il sentimento e la passione, fino a farle spegnere del tutto. Mi sono innamorata nuovamente di un uomo bello, sensibile ed affascinante, lui per me ha sempre nutrito affetto e stima, ma l’amore è un’altra cosa; con il tempo e l’impegno siamo riusciti a costruire una solida amicizia, fatta di passione, affetto e stima reciproca.

Negli anni, ho conosciuto, personalmente o virtualmente, molte persone molte con diverse disabilità motorie, mi è rimasto impresso un ragazzo che aveva un lieve problema nel camminare.  La madre lo accudiva, non aveva regole, questa persona si comportava da eterno bambino perché il nucleo familiare e gli amici glielo permettevano non conosceva nulla riguardo all’amore.

Conoscendolo meglio mi sono accorta che aveva pensieri semplici da adolescente anche se era un uomo adulto di circa quarant’anni. In un contesto sociale che non lo responsabilizzava e gli negava la scoperta dell’amore e dell’erotismo viveva desideri contrastanti: voleva essere accudito dalla madre in tutto e per tutto, ma voleva anche andar via di casa e vedeva in un ipotetico suo matrimonio l’unico modo per emanciparsi. Quale futuro lo aspettava a lui e alla famiglia che si voleva formare? Non sarebbe stato più saggio educarlo invece di nascondere tanti aspetti normali della crescita di una persona?

4. Donne con disabilità: la doppia discriminazione

È importante sottolineare che, come già accennato, il tema della sessualità delle donne con disabilità è ancora più delicato. Una cultura della negazione e del taciuto crea dei rischi soprattutto per le ragazze e le donne con disabilità. Dai dati che emergono da uno studio promosso dall’ISTAT che ha messo a confronto le violenze subite dalle donne con disabilità a quelle subite dalle donne normodotate, emerge che in tutte le fattispecie di violenze prese in considerazione il rischio per le donne con disabilità è sempre superiore. Inoltre, l’aspetto invece della tutela della salute e della prevenzione ginecologica è decisamente molto più trascurato nel caso di donne con disabilità.

Alla luce dei dati citati e di alcune ricerche posso affermare che per le donne con disabilità permane un doppio tabù: essere donne, in quanto si pensa che abbiamo meno desideri e bisogni, ed essere disabili quindi a volte discriminate e meno autonome.

Dati Istat:

Violenze fisiche o sessuali
Donne con disabilità: 36,6%
Donne senza limitazioni: 30,4%

Stupri o tentati stupri
Donne con disabilità: 10,0%
Donne senza limitazioni: 4,7%

Violenza psicologica dal partner attuale
Donne con disabilità: 31,4%
Donne senza limitazioni: 25,0%

Stalking prima o dopo separazione
Donne con disabilità: 21,6%
Donne senza limitazioni: 14,3%

Salute e prevenzione: Pap-test
Donne con disabilità: 52,3%
Popolazione femminile: 67,5%

Salute e prevenzione: Mammografia
Donne con limitazioni funzionali: 58,5%
Popolazione femminile: 75,0%[1] [10]”.

  5. Il Tantra per scoprire la propria “Totalità’”

La via del Tantra è una via amorevole, che non ha a che vedere con l’atto sessuale fine a sé stesso. È una pratica per conoscere la propria totalità. Il massaggio tantrico, fatto da persone esperte può aiutare la persona a scoprire il rapporto con la propria totalità e con l’altro in modo profondo, amorevole e erotico. Molte persone, anche con disabilità, cercano in questa “Via” delle risposte sulla propria sessualità. Nel Tantra non c’è nulla di vietato e nulla di obbligatorio. L’importante è un approccio armonico che tenga conto della totalità e delle caratteristiche della persona. In quest’ottica il massaggio tantrico va praticato con competenza trattando il corpo di chi lo riceve come se fosse il proprio. Il Tantra è un dono per l’altro e non bisogna aspettarsi niente in cambio, se non lo scambio energetico.

Mi piace la definizione di Tantra quale “celebrazione della vita, una festa del qui e adesso. L’essenza del Tantra non è la tecnica ma è “l’amore”[2] [23] Attraverso la via del Tantra l’amore e l’erotismo sono più intensi: non contano più il tempo o le condizioni esterne; è importante vivere il momento presente.” Spesso in certe situazioni siamo tutti uguali e tutti diversi: tutti cerchiamo di amare e essere amati e ognuno vive a suo modo l’amore e l’erotismo.

La scoperta della sessualità può essere slegata da una relazione sentimentale, ma la sessualità connessa solo ad un’amicizia o fine a sé stessa con il tempo spesso non lascia nulla. A volte c’è più rispetto, “cura” per l’altro ed erotismo in un massaggio tantrico. Questa esperienza riequilibra le energie lasciando una sensazione di benessere.

6. Tantra e disabilità

Dopo aver sperimentato su di me gli effetti benefici della “Via” del Tantra, decisi di informarmi meglio per parlarne sul mio portale Piccologenio al fine dare la possibilità ad altre persone di conoscere ed eventualmente approcciare a questa pratica. Nel 2014 scrissi il primo articolo dal titolo: “Il piacere magico del massaggio tantrico[3] [24]” dove descrivo i benefici che il massaggio tantrico può fornire, a livello fisico e relazionale, alla persona con disabilità. L’idea è stata poi ripresa dal presidente del comitato Lovegiver, che nel 2015 ha pubblicato l’articolo “Tantra e disabili[4] [25]”. Attraverso il massaggio tantrico, la persona con disabilità può sviluppare una maggiore consapevolezza della propria affettività utilizzando lo scambio di energia con il corpo della massaggiatrice o del massaggiatore. Tra gli effetti immediati e di lungo periodo che vengono riscontrati possiamo riportare: un aumento dell’autostima, l’allentamento delle tensioni e una sensazione di benessere durevole nei giorni successivi.

Come più volte ribadito nel corso del convegno il Tantra è un DONO, ha a che fare con la sfera spirituale, intima ed emotiva delle persone. Per questi motivi è fondamentale che venga praticato con serietà e dedizione. Sono numerosi i casi, purtroppo, in cui questa pratica viene strumentalizzata ai fini della mera mercificazione del corpo e della sessualità. Il Tantra nulla ha a che fare con la prostituzione e bisogna fare attenzione e denunciare le truffe.

Attraverso gli strumenti divulgativi che ho a disposizione mi batto contro queste “strumentalizzazioni” a tutela sia degli operatori che dei possibili fruitori.

7. Condividere i benefici della “Via” del Tantra

Ho capito che la mia piccola operazione di divulgazione delle informazioni “pulite” sul Tantra stava andando verso la direzione giusta quando un mio amico con disabilità mi ha detto: “ho letto i tuoi vari articoli sul massaggio tantrico, vorrei vivere questa esperienza, mi aiuti?” All’inizio ero molto indecisa, avevo paura che capitasse in mani poco esperte o che le persone della casa-famiglia dove viveva ci scoprissero.

Andrea aveva una forte disabilità motoria, viveva in una casa-famiglia con regole rigide che non promuoveva le capacità e l’indipendenza degli assistiti, nonostante ciò aveva un forte desiderio d’amore e passione. All’inizio avevo paura ad aiutarlo, ma infondo nella sua richiesta non c’era nulla di sbagliato. Andrea era una persona adulta e in grado di intendere e volere. Per questi motivi decisi di cercare con lui un’operatrice tantrica e di stimolando anche la sua capacità di cercare autonomamente in rete. In fondo stavo solo aiutandolo a realizzare i suoi desideri e le sue esplicite richieste. Dopo l’esperienza del primo massaggio l’ho visto raggiante, mi ha raccontato che si era sentito accolto, accudito, coccolato ed era felice. Tutto ciò è stata per me la conferma che il Tantra può portare dei benefici: esso infatti dà valore all’unicità della persona e all’unione tra corpo e anima, quindi è una pratica che agisce sulla totalità dell’individuo qualsiasi sia la sua fisicità. È anche una pratica dove il rispetto e la cura della singola persona sono una priorità.

Ho spiegato al mio amico che non si doveva aspettare un rapporto d’amore dall’operatrice, chiarito questo la sua contentezza per la nuova esperienza è rimasta viva e visibile.

8. Disabilità e sessualità: osservazione e confronto

Nel 2012 ho creato il gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone[5] [26]”; scopo del gruppo è: realizzare un luogo virtuale di incontro per scambiarci opinioni e informazioni; incentivare la conoscenza reciproca; promuovere il confronto ed il dialogo tra normodotati e disabili. Dalla sua apertura ad oggi sono state tantissime le persone con disabilità, o genitori di persone con disabilità, che mi hanno chiesto aiuto per capire come scoprire, sviluppare ed approcciare la sessualità.

Di fronte a queste richieste mi muovo in questo modo: dopo una prima fase di ascolto, durante la quale cerco di approfondire la situazione della persona interessata, propongo due strade:

Attraverso lo strumento del gruppo Facebook ho potuto notare alcune tendenze ricorrenti:

  1. Le richieste di aiuto avevano sempre come protagonista un maschio, ciò mi porta a domandarmi: forse per noi donne con disabilità non si dà importanza a certi aspetti? O forse troviamo da sole il coraggio di fare certe esperienze, magari usando internet o chiedendo a gli amici?!
  2. A volte si ha paura di sperimentare l’autoerotismo anche se è forte il desiderio di provare piacere e ci sono le condizioni per farlo in autonomia. Mi è capitato che alcuni ragazzi mi scrivessero quasi come a cercare da parte mia un’approvazione.

Altro scopo del gruppo Facebook è quello di incentivare lo scambio di informazioni su convegni, film, iniziative che hanno a che fare con l’educazione sentimentale, l’amore, la sessualità, il Tantra in relazione alla disabilità. Recentemente mi ha scritto una ragazza in sedia a rotelle che vive nel Veneto: aveva visto la notizia del convegno, ne voleva sapere di più e mi ha chiesto se in futuro lo rifaremo in giro per l’Italia. Grazie a internet posso “scoprire” persone nuove ed arrivare a chi, in altri modi, non sarei mai arrivata.

9. Progetti ed aspettative per il futuro

Sin dalla pubblicazione del mio primo romanzo autobiografico “Nata viva” ho intuito come la comunicazione con e per gli altri sarebbe stata la mia missione. Grazie anche ai moderni strumenti di interazione sempre di più cerco di promuovere, nei contesti più vari: la narrazione del sé, la conoscenza e la consapevolezza del mondo della disabilità e il sostegno all’autonomia e all’emancipazione delle persone con disabilità.

Da anni mi occupo dell’amore, la sessualità e l’affettività delle persone con disabilità. La voglia di aiutare gli altri mi ha portato a sviluppare vari progetti. Sono infatti impegnata ad ultimare un saggio polifonico che raccoglie numerose interviste a persone disabili e a chi, per vari motivi, conosce bene il mondo della disabilità. L’ultimo capitolo riguarda proprio l’amore, la sessualità, l’educazione sentimentale e il Tantra.

Oggi mi sento una narratrice e portavoce per chi per pudore o paura non riesce a esternare i propri bisogni. Anche solo essere considerato un adulto con diritti e doveri è un bisogno legittimo. Sicuramente avere una famiglia aperta e che ti sostenga nel percorso di crescita, autonomia e autostima è fondamentale.

Mi piacerebbe continuare a approfondire e diffondere la “Via” del Tantra, mantenendo e rafforzando il collegamento con la disabilità. C’è molto ancora da fare per abbattere i tabù e i pregiudizi sulla disabilità e sulla sessualità. Bisognerebbe lavorare in equipe e con serietà per abbattere i tanti stereotipi ancora esistenti.

Al fine di fornire quel supporto di cui ho parlato ampiamente nel mio intervento penso che sarebbe interessante replicare a Roma – e poi in tutta Italia – una buona pratica già avviata in Puglia e Piemonte.  In queste due regioni infatti è stato aperto uno sportello dedicato alle persone disabili, ai famigliari e agli specialisti per fornire supporto nel processo di autonomia ed integrazione. Gli aiuti proposti attualmente sono:

[1] [27] Fonte: www.disabili.com [28]

[2] [29] http://www.yoga-integrale.it/introduzione-al-Tantra/ [30]

[3] [31] https://www.piccologenio.it/2014/07/23/il-piacere-magico-del-massaggio-tantrico/ [32]

[4] [33] https://www.lovegiver.it/Tantra-e-disabili/ [34]

[5] [35] https://www.facebook.com/groups/146638665460085/ [36]

Slide Zoe Rondini [37]

Leggi anche:

Il contributo della Via del Tantra alla disabilità [38]

“Comincia dall’inizio. Il corpo è il tuo inizio” due testimonianze diverse sul tantra [39]

Donne contro le “discriminazioni multiple”, un dibattito urgente [40]

L’educazione sentimentale per sviluppare autoconsapevolezza ed empatia [41]