- Piccolo Genio - https://www.piccologenio.it -

Intervista a Nadir Malizia

Sei giurista, giornalista e scrittore. Ti occupi di disabilità, bullismo e sport. Ci vuoi parlare di queste attività e di come riesci a legarle tra loro?

Innanzitutto sono giurista, specializzato in diritto Comunitario e Diritto internazionale dell’Unione Europea. Mi occuperò di diritti civili.  Da poco mi occupo anche di Bullismo con due Associazioni e di sport, poiché in seguito ad un articolo della Gazzetta dello Sport, mi ha contattato l’Associazione Avvocati dello Sport Italiano chiedendomi se volevo farne parte come socio ordinario, portando la mia testimonianza per quanto riguarda la disabilità e lo sport. A causa del Covid lavoro da casa, ma spero presto di riprendere a viaggiare per lavoro.

Hai affermato che ti senti un uomo normale che vive in una società disabile che non vuole vedere al di là dei propri occhi. Quali sono le barriere più alte con le quali ti scontri e cosa manca al loro abbattimento?

Le barriere più alte con la quale mi scontro spesso sono quelle mentali non tanto quelle architettoniche. Sinceramente le ostilità delle persone sono difficili da abbattere perché ciò che è diverso da te spaventa. Per quanto riguarda invece le barriere da abbattere per rendere una persona con una disabilità autonoma, ci vorrebbe maggior consapevolezza che non siamo cittadini di serie B ma uguali a tutti gli altri. Si dovrebbe partire ponendo maggior attenzione ad individuare quali sono i problemi che le persone con una disabilità devono affrontare ogni giorno. Bisognerebbe avere una società a misura di cittadino che non crea delle differenze, una società coesa uguale per tutti. Soltanto così il nostro paese si potrà definire, una società civile.

Anche qui parto da una tua affermazione: “La carrozzina non deve rappresentare un disagio, ma un punto di forza, dal quale partire”. Qual è stato il tuo percorso di vita e come sei arrivato a trasformare la tua situazione in una risorsa?

Non basterebbe una risposta per raccontare il mio percorso di vita. Ma su una cosa sono: sicuro sono arrivato a trasformare la mia disabilità in una risorsa grazie alla mia consapevolezza. Succede ad ognuno di noi d’avere una battuta di arresto nell’età adolescenziale: una fase critica, piena di dubbi e domande. Per fortuna, personalmente, quella fase è durata pochi secondi e da quel momento è stata una continua salita con la determinazione di dare qualcosa per gli altri migliorando me stesso.

Sei una persona omosessuale in sedia a rotelle. Come hai vissuto e come vivi questa condizione nella famiglia, in particolar modo nel rapporto con tuo padre, in ambito lavorativo e sociale?

L’omosessualità è sempre un argomento molto delicato da affrontare, ma è giusto che se ne parli. Allora, all’interno della mia famiglia hanno compreso fin da subito il mio orientamento (così almeno mi è stato detto). Ho capito di essere omosessuale prima dei 14 anni. All’inizio pensai che era solamente una fase dovuta alla crescita e a capire che cosa mi stava succedendo, ma più gli anni passavano più capivo che non era una fase ma era veramente quello che ero.

Il mio orientamento sessuale l’ho sempre vissuto con serenità e ho trovato un equilibrio tre la mia disabilità e l’omosessualità. Mi sento fortunato e felice. Non dico che sia stato tutto facile il mio percorso, ma se potessi ritornare indietro rifarei di nuovo tutto.

Anche qui ho voluto portare la mia esperienza di persona in carrozzina omosessuale, perché di omosessualità se ne parla, ma per quanto riguarda la persona in carrozzina lesbica o gay c’è ancora tanto tabù su questo tema. Parlando della mia famiglia e di come vivo il mio orientamento sessuale, posso dire che tutti lo sanno e lo hanno accettato tranne mio padre. Il che mi dispiace, ma penso che infondo sia un problema suo: io sto bene con me stesso.

Secondo te a che punto siamo in tema di amore, sessualità e disabilità?

Si parla più frequentemente di disabilità, amore e sessualità per fortuna! Ma c’è ancora tanto da fare quando si affrontano tali tematiche. Ritengo che non siamo arrivati ad un traguardo effettivo perché si crede ancora che la persona con disabilità non possa amare o essere amata. Niente di più sbagliato. Il linguaggio universale dell’amore è uguale per tutti non esiste alcuna diversità. Bisogna appunto viverla con assoluta normalità.

Spesso quando si parla di amore e sessualità tra persone con disabilità ci sono due frequenti reazioni: chi la vede come una cosa semplice e possibile e chi è totalmente negativo e negazionista. Qual è il tuo punto di vista e la tua esperienza a riguardo?

La mia esperienza personale e stata più che positiva. Ho avuto conoscenze e le mie prime storie sono state con persone non disabili, e tuttora è così. Ritengo che ognuno deve star bene con chi ama indipendentemente che sia disabile o meno, e non dare troppo retta al giudizio e pregiudizio degli altri.

Qual è la trama e la mission del tuo libro “vita su quattro ruote” edito con la casa editrice gruppo C1V? Quali strade ti ha fatto intraprendere con e per gli altri?

La mission del mio il libro è che ogni diversità deve essere rispettata anche se si ha una disabilità perché si può sempre imparare qualcosa di nuovo. Da quando ho scritto questo libro, ho avuto l’opportunità di conoscere tante persone e di dare vita a tante collaborazioni interessanti e costruttive e inoltre questo libro mi ha dato modo di far conoscere la mia storia a livello mediatico e della carta stampata, ma soprattutto mi consente di aiutare altre persone come me e le loro famiglie a rendersi consapevoli della situazione che stanno vivendo. Spero in futuro di continuare ancora su questa strada e fare sempre di più e meglio.

Vuoi lasciare i link per comprare il tuo libro e i contatti social

Mi possono trovare su facebook, instragram, twitter e linkedin come nadir malizia

Per acquistare il mio libro possono andare sul sito della casa editrice www.c1vedizioni.com [1] oppure possono mandare una email alla casa editrice c1vedizioni@gmail.com [2] oppure ordinarlo in libreria.

Leggi anche:

Intervista ad Antonio Giuseppe Malafarina [3]

Handicap e bioetica: considerazioni del professor Adriano Bompiani [4]

Presentazione del saggio RaccontAbili [5]