L’approccio olistico e l’unione sacra per migliorarci

 

L’approccio olistico e l’unione sacra per migliorarci 1

I benefici dell’approccio olistico. 2

La sessualità delle persone con disabilità. 2

Disabilità e sessualità, a che punto siamo?. 3

Il sostegno alla Persona ed il riconoscimento dei diritti 4

Il massaggio tantrico come pratica per uno sviluppo armonioso della propria sessualità. 5

Le Energie nel Tantra. 6

Conclusioni 6

I benefici dell’approccio olistico

Le discipline olistiche hanno l’obiettivo di far ritrovare il benessere, tramite la visione globale del soggetto. Tali discipline infatti, non si concentrano solo sulla malattia o sul sintomo, ma agiscono su tutti e tre gli elementi che ci contraddistinguono: corpo, mente e spirito. Partendo da questi presupposti, l’approccio olistico può aiutare la persona a ripristinare un sano equilibrio psicofisico.

L’utilizzo delle molte discipline olistiche può essere inoltre di grande utilità per rimuovere blocchi energetici ed emozionali, permettendo alla persona di riconquistare l’equilibrio naturale globale. Ad ognuno di noi capita di sentire il bisogno di rilassarci, ritrovare un’armonia, stare meglio con noi stessi e con il contesto sociale dove viviamo. L’approccio olistico può essere ideale per coloro che sentono l’esigenza di un cambiamento, un miglioramento o devono superare un momento difficile.

Nella socialità, tale approccio consente di imparare a gestire i rapporti con le altre persone, di migliorare la propria autostima e di raggiungere obiettivi prefissati. Da un punto di vista spirituale può facilitare il raggiungimento di un’armonia e di una pace interiore, necessarie per una vita globalmente sana. Ma le discipline olistiche non devono essere viste  come lontane dalle metodologie di intervento della medicina tradizionale. Innanzitutto, perché l’approccio di tipo olistico non è finemente terapeutico, cioè non si limita a guarire il sintomo. Non vanno sottovalutati gli aspetti di prevenzione e di conservazione e miglioramento dello stato di salute. 

Da un punto di vista sociale, l’approccio olistico consente al soggetto di imparare a gestire i rapporti con le altre persone, di migliorare la propria autostima e di raggiungere obiettivi prefissati. Questo può essere ottenuto anche solo con una corretta respirazione. Per chi desidera esplorare altre frontiere più “alte”, l’approccio olistico può consentire di esplorare nuove sfaccettature della propria spiritualità.

La sessualità delle persone con disabilità

Nella vita di ogni persona l’aspetto affettivo sessuale non è staccato dal resto. Ciò detto vale anche per chi deve passare molto tempo a cercare di migliorarsi come nel caso delle persone con disabilità. Spesso è proprio l’esigenza di miglioramento che ti porta a desiderare un’esperienza sentimentale e sessuale.

Altre volte, tali desideridrivano dalla rabbia di vivere isolati dal contesto sociale, o la frustrazione perché si sta in una famiglia  o in un istituto che impedisce lo sviluppo e l’appagamento di certe necessità.

Ancora oggi in Italia si fa fatica a pensare alla vita affettiva e sessuale delle persone con disabilità.  È complicato superare le paure di tante famiglie e operatori.  A pagarne il prezzo più alto sono le persone con disabilità cognitiva importante.

Sarebbe auspicabile che familiari, assistenti, medici terapisti tenessero presente (anche grazie alla visione olistica/totale) che tutte le persone hanno un fisiologico desiderio di affetto e di contatto. Si tratta di bisogni connaturati nell’essere umano.

Va detto anche che esistono varie forme di disabilità e per ognuna la sessualità dovrebbe essere approcciata in maniera diversa. È fondamentale tenere in considerazione le differenze tra una disabilità fisica lieve da una grave e tra fisica, cognitiva e sensoriale. In alcuni casi il bisogno dello sviluppo della sessualità è più evidente, in altri è meno esteriorizzato, ma è sempre presente, anche se con le differenze legate al genere, all’età, al tipo di handicap e alle peculiarità dell’individuo e al contesto sociale dove la persona si forma.

Disabilità e sessualità, a che punto siamo?

Spesso le persone che hanno subito danni cerebrali, si trovano ad affrontare tante terapie quali: la riabilitazione motoria, la riabilitazione neuropsicologica, la logopedia, la terapia occupazionale ect. Per ottimizzare la riabilitazione e mettere al centro la persona, con le necessità del momento e le aspettative per il futuro, è auspicabile che i vari ambiti riabilitativi trovino una logica di lavoro comune e che ci sia un dialogo per poi stabilire un intervento integrato che accompagnino la persona con disabilità e i suoi famigliari dalla riabilitazione all’affermazione di sé. Nel team riabilitativo sarebbe auspicabile avere la figura dello psicosessuologo.

Secondo un sondaggio di MySecretCase, blog di educazione sessuale, emerge che il 56,1% dei disabili vive la sessualità con il proprio compagno; il 31,7% la vive in solitudine; il 6,1% con una lavoratrice del sesso e quasi il 10% dei caregiver ricorre a questa figura per supportare il proprio familiare. Se, infatti, circa il 60% degli utenti vive la sessualità all’interno della coppia, il 14,6% sostiene di non avere mai avuto alcun tipo di relazione e di non sentirsi a proprio agio con la sessualità, né in solitudine, né in coppia, l’8,5% vive – invece – solo l’autoerotismo e ben il 37,8% vive la sessualità in modo naturale, sia in coppia e sia in solitudine.

Non solo! Il 94% dei disabili, il 100% dei caregiver intervistati e il 97,9% degli utenti di MySecretCase ritiene, inoltre, necessario che il percorso terapeutico e di cura venga affiancato, da parte delle istituzioni, da un percorso con una psicologa o una sessuologa; quasi il 50% degli utenti ritiene che i sex toys abbiano avuto un ruolo importante nella scoperta del proprio piacere personale e di coppia. Il 92,7% dei disabili, l’85,7% dei caregiver familiari e il 92,9% degli utenti di MySecretCase, risulta, inoltre, d’accordo con la legalizzazione, in Italia, della figura dell’Assistente sessuale.Dal sondaggio è emerso infine che il problema delle persone con disabilità non è tanto una vita sessuale carente quanto piuttosto una scarsa rappresentazione: la quasi totalità degli utenti di MySecretCase senza disabilità, ha riflettuto per la prima volta sulla questione sesso e disabilità, proprio perché non è una tema che rientra nella conversazione mediatica con fluidità.

Ci vuole un maggior interesse delle istituzioni e del settore dell’informazione, molte famiglie sono lasciate sole e non sanno a chi rivolgersi e come gestire la crescita del familiare con disabilità.

Il sostegno alla Persona ed il riconoscimento dei diritti

È bene tener presente che vige un legame indissolubile tra autonomia, supporto all’emancipazione e sviluppo della sessualità per le persone con disabilità. La negazione di tali aspetti, la mancanza di informazione e consapevolezza, combinata con la totale assenza di autonomia e privacy, recano solitudine, rabbia e frustrazione, con la conseguente rassegnazione ad una vita povera di stimoli. Pertanto, la condizione in cui la famiglia stessa sostiene e supporta un percorso di autonomia risulta fondamentale per le persone con disabilità.

Spesso la sessualità staccata dall’amore è poco concepita. In diverse interviste del saggio polifonica RaccontAbili, si evince come spesso le famiglie e la società fatichino ancora a riconoscere il diritto alla sessualità delle persone con disabilità. Afferma Andrea: “I miei genitori non vogliono sentir parlare di sessualità, dicono che non sta bene: per loro è un argomento tabù. Mi considerano un asessuato e questo mi crea tanta rabbia e disagio: vorrei fargli capire che non è così, ma non ci sono ancora riuscito. Anche la società ci considera tali”.

Antonio Giuseppe Malafarina parla di come la società fatichi ancora a vederci come persone complete con le stesse pulsioni dei normodotati: “Partiamo da una considerazione: le persone con disabilità sono sessuate. Hanno, quindi, una loro naturale sessualità, benché nell’ideale delle persone ne abbiano al pari degli angeli. Se non si considera un aspetto di una persona ci si priva della possibilità di percepirla pienamente. (…) Non esiste un diritto all’amore, ma esiste un diritto alla salute e un buon rapporto con il proprio corpo dal punto di vista sessuale ricade nel diritto alla salute. Ciò detto, la società impari che anche le persone con disabilità hanno una sessualità e un’affettività”.

Per le donne con handicap, la situazione è più complicata rispetto agli uomini: non si riconosce che la donna viva la necessità dell’appagamento sessuale, viceversa per l’uomo si ritengono più accettabili l’istinto e le pulsioni. La condizione della donna con disabilità pone inoltre di fronte, in numerosi casi, ad una situazione di particolare debolezza e soggezione con un forte rischio di discriminazione. A tale proposito riporto le parole dell’Onorevole Lisa Noja sui dati delle varie discriminazioni subite dalle donne con disabilità: “Quello delle discriminazioni è un tema di cui si discute ancora troppo poco nel nostro paese, nonostante migliaia di donne e ragazze con disabilità, vivano varie forme di discriminazione in ogni aspetto della loro vita. Nel mondo del lavoro si registra un tasso di inoccupazione delle donne con disabilità del 45% contro il 35% degli uomini. Anche nell’accesso al diritto alla salute si riscontra una discriminazione: i tassi di tumore al seno sono infatti molto più elevati tra le donne con disabilità a causa della mancanza di apparecchiature di screening e diagnosi adeguate. Infine, nella vita intima, dove le donne con disabilità hanno una probabilità di subire violenza da 2 a 5 volte superiore rispetto alle altre donne”.

Ci vorrebbe un maggior sostegno alla persona e al contesto dove vive (famiglia, casa-famiglia, assistenti). È anche auspicabile che  tutte le persone che sentono il bisogno di emanciparsi e di avere una vita autonoma, ricevano validi supporti su più fronti e una corretta e esaustiva educazione sentimentale.

Il massaggio tantrico come pratica per uno sviluppo armonioso della propria sessualità

Spesso, tramite il gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone!,  le persone con disabilità o i loro genitori mi chiedono un consiglio su come vivere un’esperienza passionale. In molti casi ho ritenuto di consigliare loro di avvicinarsi e sperimentare il massaggio tantrico (che fa parte delle molte discipline olistiche) e il tantrismo.

Il tantrismo è un antico indirizzo di pensiero che ha influenzato i grandi sistemi religiosi orientali (induismo, buddhismo, jainismo). Tale filosofia considera le passioni di per sé né buone né cattive; esse non vengono quindi represse, poiché significherebbe respingerle a un livello più profondo. Il Tantra è arrivato in Occidente nel ventesimo secolo trovando un terreno culturale fertile grazie alla rivoluzione sessuale e all’emancipazione della donna. Oggi riscontra sempre più curiosità ed interesse perché unisce in un’unica pratica i desideri umani più profondi: quello di amare e quello di essere veramente se stessi.

Il Tantra è legato al concetto di amore, di rispetto e fiducia in sé stessi e nell’altro. Non è una pratica che riguarda esclusivamente la sessualità, come spesso erroneamente si tende a credere. Il tantrismo non rinnega il corpo: è la religione che unisce la fisicità alla spiritualità.

La Via del Tantra è una via amorevole. Il massaggio tantrico, eseguito da professionisti, può aiutare la persona a scoprire il rapporto con la propria totalità e con l’altro in modo profondo, amorevole ed erotico. Molte persone, anche con disabilità, cercano in questa “Via” delle risposte sulla propria sessualità. Nel Tantra non c’è nulla di vietato e nulla di obbligatorio.

Per quanto riguarda noi persone con disabilità nel massaggio tantrico non si rischia il rifiuto come spesso avviene in chat. In un massaggio tantrico la disabilità non conta. Mi ricordo un uomo che aveva avuto delle esperienze sbrigative con delle prostitute, poi ha scoperto il massaggio tantrico e si è sentito finalmente accolto e coccolato.

Tra gli effetti immediati e di lungo periodo che vengono riscontrati dopo un massaggio possiamo riportare: un aumento dell’autostima, l’allentamento delle tensioni e una sensazione di benessere durevole nei giorni successivi.

Il Tantra ha a che fare con la sfera spirituale, intima ed emotiva delle persone.

Le Energie nel Tantra

Nella visione tantrica l’unione di un uomo e una donna, indicata con il termine sanscrito: “Maituna”, è considerata un atto sacro. In questa unione, vissuta con rispetto e ritualità, non c’è nulla da negare o reprimere.

Nel Tantra il Maituna, è considerato il mezzo supremo per arrivare all’Unione con il Tutto, la divinità maschile Shiva è unito a quella femminile Shakti. Le due divinità non si uniscono per generare figli, bensì per arrivare all’estasi.

La coppia che pratica il Maituna, come se fosse un vero rito e meditazione, utilizza le energie di ambedue le persone per raggiungere uno stato di completa armonia.

Va comunque considerato, in un’ottica olistica, che non c’è solo l’aspetto sessuale per raggiungere un’armonia globale. Alcune tecniche di meditazione conducono alla scoperta delle nostre energie. La meditazione della Kundalini ad esempio se praticata con regolarità permette il risveglio dell’energia vitale e da questo spazio consapevole ci può essere un incontro tantrico, dove il fine non è materiale ma spirituale.

Kundalini in sanscrito significa “serpente” ed indica l’energia vitale posta alla base della colonna vertebrale. Con il massaggio e la meditazione è possibile risvegliarla e farla risalire. In questo processo la Kundalini attraversa i vari chakra: centri sottili di energia; donando una piacevole sensazione di benessere psicofisico.

Tutto ciò può essere utile alle persone, anche con disabilità, a scoprire una sessualità profonda e armoniosa, molto distante dalla prostituzione che a volte viene usata per colmare un vuoto e poiché non si ha nel nostro paese la figura dell’assistente sessuale.

Conclusioni

La definizione di salute sessuale, data dall’Organizzazione mondiale della sanità OMS, recita così: “La salute sessuale è l’integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intellettuali e sociali dell’essere sessuato, allo scopo di pervenire ad un arricchimento della personalità umana e della comunicazione dell’essere”. Già nel 1993, l’Assemblea Generale ONU aveva approvato un importante documento dove veniva riconosciuto il pieno diritto a tutti i portatori di handicap di esprimere la propria sessualità.

Nonostante tutto, il cambiamento culturale per abbattere censure e tabù, in Italia è più lento e teorico rispetto ad altri paesi. Per molte persone manca l’informazione e la consapevolezza della propria sessualità. Spesso è più semplice negare o reprime piuttosto che informare. Manca inoltre un corretto sostegno per quelle famiglie che sono aperte a certi aspetti, ma non sanno a chi rivolgersi.

Auspico che le tematiche trattate in questo intervento, siano state utili per iniziare a scoprire delle discipline che spesso non si conoscono e per mettere in luce le esigenze delle persone con disabilità.

Infine è importante fare molte domande prima di affidarsi ad un operatore tantrico, per comprendere se è preparato o se fa questo tipo di massaggi da poco tempo e per un proprio tornaconto. Il Tantra è un dono per l’altro e non bisogna aspettarsi nulla in cambio, se non lo scambio energetico.

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Le persone con disabilità, la comunicazione nel web ed il devotismo

 

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Le persone con disabilità, la comunicazione nel web ed il devotismo

Negli ultimi anni l’avvento dei social-network, il diffondersi dei siti di incontri, hanno modificato la comunicazione e il nostro modo di approcciarsi. Spesso, usando questi mezzi, si cerca di fare nuovi incontri e non solo nel virtuale. A tal proposito si stima che nel vasto panorama delle chat più utilizzate, i siti di incontri rappresentino un mercato in crescente aumento. In Italia 2,8 milioni di utenti utilizzano i siti per single; ciò vuol dire che circa un italiano su due sotto i 40 anni possiede una virtual life  e che nella maggior parte dei casi questa è completamente differente dalla vita reale.

Numerose persone  con disabilità utilizzano i siti d’incontri, i forum tematici o i tanti gruppi Facebook dedicati alla ricerca dell’anima gemella. C’è da tener presente che in molti casi, per una persona con  disabilità la conoscenza attraverso la parola scritta è più lenta e quindi più adatta a chi ha qualche difficoltà. Così facendo, in alcuni casi, è anche possibile “svelare” la propria disabilità poco alla volta.  A tal proposito mi sembrano interessanti alcune testimonianze trovate in rete. Michelle, giovane ragazza di  Liverpool, dichiara: «Ho eliminato la mia sedia a rotelle da tutte le foto che posto su Tinder. Quando sono in un bar o in un pub con gli amici, nessun ragazzo mi si avvicina. Ho la sensazione che guardandomi vedano solo la carrozzina e non la persona che ci siede sopra. Sulla chat, invece, posso parlare con loro per qualche giorno prima di rivelare la mia vera identità. Normalmente aspettavo almeno una settimana prima di confessare la disabilità, ma dopo che un uomo mi ha pesantemente accusata di mentire, ho cambiato idea. Ho deciso di confessare subito il mio handicap, con il rischio di farmi il deserto intorno».

Il problema non si pone sole per le donne con disabilità. Andy, 43 anni di Manchester, decide di mostrare la sedia a rotelle sul suo profilo. Spesso è lui stesso a mandare un messaggio agli utenti che ne consultano il profilo senza però scrivergli. Solitamente nel fare il primo passo l’uomo scrive: «Ti chiedo di essere sincera, non mi contatti perché sono su una carrozzina vero?». Una domanda rimasta sinora senza risposta.

Secondo un sondaggio, solo il 5% degli inglesi ha accettato un appuntamento con un disabile conosciuto su una app o in un sito di incontri. Gli altri hanno dichiarato apertamente di evitarli. Chissà cosa spinge quel 5%, se realmente la disabilità non li spaventa oppure se sono attratti da una situazione diversa… Resta il fatto che il 5% è un numero molto piccolo.

Quando si parla di chat, amore e disabilità è bene anche analizzare il fenomeno dei devotee; ci sono infatti persone che sperano d’incontrare un devotee. Ma di che cosa si tratta? Il “devotismo” è la traduzione culturale della categoria diagnostica definita come acrotomofilia, che John Money, psicologo e sessuologo, esplorò scientificamente negli Anni Ottanta, parlando della capacità di provare interesse o eccitazione sessuale solo al cospetto di persone che hanno deformazioni o amputazioni agli arti oppure, come nell’abasophilia, per gli ausili quali le carrozzine, i gessi, le protesi ecc. Quindi il devotee non ha interesse  per la persona in quanto tale, si eccita solo in presenza della sedia a rotelle, delle stampelle, di un arto mancante… Se la stessa persona si presentasse senza protesi l’attrazione del devotee svanirebbe.

Spesso i devotisti hanno una vita povera di relazioni interpersonali.  Detto ciò, non va poi sottovalutato  il fatto che il DSM-V-TR,  Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, identifica questa pratica come una parafilia simile a una forma di feticismo sessuale. I casi sono in aumento e il web è il posto giusto per cercare “una preda”.

Le reazioni più comuni della persona con disabilità di fronte a questa realtà sono:

  • la persona con disabilità non sa cos’è un devotee;
  • la persona con disabilità cerca in rete un devotee che la faccia sentire apprezzata;
  • la persona con disabilità è contraria a tali atteggiamenti e li considera come “devianza psicopatologica”.

In rete, poi, la ricerca è duplice: il devotee, infatti, cerca la persona con problematiche fisiche e viceversa. Ritengo che tra adulti consenzienti ognuno sia libero di fare le proprie scelte e rispetto i differenti punti di vista, anche se personalmente mi trovo concorde con la rivista «State of Mind», che nell’articolo La parafilia “Devotee” e l’attrazione sessuale per i disabili illustra il comportamento del devotee come patologico, argomentandone le motivazioni. Cito qualche passaggio di quell’articolo: «Nei devoti, spesso è compromessa l’area sociale, lavorativa e l’intimità emotiva e sessuale nei confronti del loro partner. Questo tipo di parafilia si avvicina al feticismo, come pulsione sessuale diretta verso un oggetto inanimato. Come nel feticista, l’oggetto è indispensabile e imprescindibile per l’eccitamento e l’attività sessuale. I devoti tendono ad evitare la relazione intima col partner, e rendono erotico non uno stivale ma gli ausili di cui il disabile si serve o l’arto menomato. […] L’attrazione sessuale può risiedere nel moncherino vero e proprio, nelle protesi, oppure nell’immaginario di quanto esiste sotto di essa. Taluni si eccitano nel cogliere le difficoltà di deambulazione dovuta alla mancanza di uno o di entrambi gli arti inferiori; altri nel riscontrare durante lo svolgimento di normali azioni, la malagevolezza tipica di chi è privo di una o ambedue le braccia. Altri ancora focalizzano l’interesse esclusivamente sulla “parte mancante” del portatore di handicap e nel tentativo d’immaginare le sue sembianze. […] Nel devotismo, le persone chiedono di poter toccare le gambe, di guardare mentre la persona mangia, chiedono di poter pettinare i capelli o poterla accompagnare in bagno, trattano la persona come un oggetto».

Non vorrei che l’aumentare del parlare sui principali mass media, di disabilità e le tante tematiche correlate, spingesse persone con poca sensibilità o con problemi comportamentali ad usare l’interazione del web per cercare di soddisfare le proprie curiosità e i propri istinti.

Talvolta capita che le persone non sappiano fino a che punto e in quali modi possano fare domande sulla disabilità. Spesso pongono quesiti senza far capire alla persona con  disabilità se è morbosa curiosità o poco tatto nel richiedere delle spiegazioni. In presenza di atteggiamenti fastidiosi, è bene saper rispondere e bloccare, per evitare un inutile crescendo di frasi poco piacevoli.

Sulle tematiche argomentate finora, penso che la famiglia e il contesto sociale incidano notevolmente sull’autostima delle persone; se l’autostima è discreta, io persona con disabilità, non andrò a cercare chi mi tratta come un oggetto. Altresì la scarsa autostima e l’insoddisfazione di una persona “normodotata” la possono spingere ad avere desideri sessuali “fuori dalla norma”.

Vanno anche analizzate le motivazioni che portano ad usare i sempre più numerosi siti d’incontri. I bisogni che spingono le persone a usufruire di tali spazzi virtuali sono diverse per gli uomini e per donne. I primi  nella maggior parte dei casi, l’utilizzo della chat può essere la causa di una difficoltà di approccio sessuale. L’uomo spesso ha paura di un rifiuto sentimentale e sessuale, quindi nelle chat riesce a superare questo ostacolo. Altresì la donna cerca l’amore, una persona capace di ascoltarla e rassicurarla.

Nella molteplicità di profili è sempre più raro che si mettano in evidenza i sentimenti positivi e i pregi. Tutto sembra dover essere veloce ciò può significare che l’attesa, l’amore, il romanticismo vengano spesso dimenticati.  L’amore al tempo delle chat è sempre più fugace.. I siti d’incontri promettono di aiutarci a trovare l’anima gemella,  talvolta ci riescono, ma nella maggior parte dei casi si tratta di un fuoco di paglia: avventure più che occasionali, che si consumano nel giro di una notte o poco più. In passato era più semplice trovare in chat chi era pronto ad una relazione o un’amicizia che andavano oltre il virtuale.

Articolo uscito su Superando

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Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità

Il 17 giugno 2020, Anna Senatore ed io abbiamo organizzato una video conferenza dal titolo: “Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità”. L’incontro ha esaminato vari aspetti tra i quali: l’espansione delle discipline olistiche in occidente;  l’importanza della visione “globale” per ogni individuo; gli aspetti della Sacralità dell’Amore e dell’Energia sessuale nella visione Olistica di ogni persona. Focus specifici sono stati dedicati alla fase adulta delle persone con disabilità, la ricerca dell’amore, la scoperta dell’erotismo e il diritto alla salute sessuale.

A seguire il materiale utilizzato.

Slide Zoe_7.06.20

 

Un estratto sull’approccio olistico. Il resto è su piccologenio.it

Gepostet von Zoe Rondini am Mittwoch, 17. Juni 2020

 

 

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Le nostre energie principali e l’armonia con il Tutto

In passato ho già spiegato la visione olistica, le origini e le funzioni. In questo articolo vorrei approfondire energia vitale, esaminando i chakra e le nadi. Secondo la visione indiana e più prettamente yogica, i chakra sono centri sottili di energia. “Troviamo i primi accenni sui chakra, nella Bhagavad Gita, la “Bibbia indù” (scritta attorno al 700 a.C. secondo Sri Yukteswar, il guru di Yogananda) che presenta i sette chakra in forma simbolica. Attorno al 1000 a.C. poi lo Yoga Kundalini Upa- nishad accenna già ai chakra[1]”.
Anche la funzione delle nadi è importante a livello energetico. Si tratta di una sorta di rete sottile di canali che convogliano le energie; in sanscrito nadi significa letteralmente vena, canale. 72.000 sono le nadi descritte nei testi sacri, quelle principali sono tre: Ida, Pingala e Sushumna.

Le diverse energie trasportate sono:

Prana l’energia vitale, ascendente e fresca;
Apana l’energia tiepida discendente;
Sapana l’energia mediana e calda
Vyana l’energia oleosa che permette i movimenti di tutte le membra.

I chakra principali

La parola chakra in sanscrito significa ruota. Un chakra può essere descritto come un punto energetico, un vortice di energia che si trova nel nostro corpo. I chakra principali vibrano ad una frequenza specifica. Se vibrano troppo velocemente o troppo lentamente rispetto al loro stato di equilibrio ci saranno delle ripercussioni sul nostro stato fisico, mentale, emotivo e spirituale.
Quando sono sviluppati bene, i chakra rilasciano energia che diventa potere creativo, piacere sessuale, potenziamento delle proprie doti naturali.

Scopriamo, uno per uno, i sette chakra:

1° chakra, muladhara o “chakra della radice
Posizione: nella parte inferiore del bacino, tra coccige e pube
Colore: rosso
Significato: è la stabilità psichica nelle diverse situazioni della vita, la capacità di governare gli istinti. È il chakra con cui vengono assorbite le energie della Terra e scaricate le tensioni eccedenti mediante l’atto sessuale.

2° chakra, svadhistana o “chakra splenico”
Posizione: metà inferiore del ventre
Colore: arancio
Significato: è il piacere, la gioia di vivere, la sessualità espressa al massimo delle sue potenzialità.

3° chakra: manipura o “chakra del plesso solare”
Posizione: metà superiore del ventre
Colore: giallo
Significato: è la capacità di agire energicamente, la volontà, l’autostima e l’autonomia personale. In senso spirituale è l’essenza attiva di cui siamo stati dotati.

4° chakra, anahata o “chakra del cuore”
Posizione: zona pettorale del corpo
Colore: verde
Significato: è la capacità di amare emotivamente, provare cioè un sentimento che non parte tanto dalla mente, quanto dal cuore. Nella tradizione yoga, amore e ascolto sono in stretta relazione; spiritualmente parlando, hanno la stessa valenza.

5° chakra, vishuddha o “chakra della gola”
Posizione: nella metà inferiore del collo e a livello delle clavicole
Colore: azzurro
Significato: è la creatività, la comunicazione, la spiccata percezione estetica. I bravi artisti, musicisti… sono persone nelle quali il vishuddha è ben sviluppato. In senso spirituale, infatti, rappresenta la connessione con l’altrove, l’essere in comunicazione con dimensioni che superano l’umano.

6° chakra, adjnia o “chakra del terzo occhio
Posizione: grande chakra che si trova al centro della fronte
Colore: indaco
Significato: è la mente tattica, razionale. In senso spirituale è il terzo occhio, come qualità della persona è la fiducia in se stessi.

7° chakra, sahasrara o “chakra della corona”
Posizione: sopra il cranio
Colore: viola
Significato: è la capacità spiccata di pensare strategicamente, cioè abbracciare la situazione con il pensiero; in senso spirituale è la comunione con il Divino, in senso individuale è l’autorealizzazione.

La Kundalini

In prossimità di Muladhara, il primo chakra,  giace avvolto in tre spire e mezzo un serpente che rappresenta la Kundalini, ovvero l’energia vitale.

È dormiente in attesa che la sua potenzialità venga risvegliata. In numerose tradizioni, il simbolo del serpente rappresenta la saggezza e la conoscenza.

La Kundalini è l’energia che, salendo verticalmente attraverso Susumna, passa in tutti i chakra arrivando fino alla sommità in Sahasrara. La Kundalini rappresenta anche la capacità creativa e generativa dell’essere umano. Secondo la Hatha Yoga Pradipika la Kundalini è il supporto energetico di tutte le pratiche dello yoga. L’oggetto di queste pratiche e del Tantra è quindi risvegliare l’energia Kundalini e farla salire in tutti i chakra.

Chakra bloccati e chakra iperattivi

Se i chakra sono iperattivi sono come una valvola che assorbe troppo velocemente energia e potenzia le funzioni del corpo sovraccaricandolo. Un blocco o un’iperattività comporta uno squilibrio negli organi e nelle ghiandole corrispondenti.
Oggi, grazie agli insegnamenti dei grandi Yogi, alle varie pratiche tantriche e la riattivazione delle energie vitali possiamo comprendere meglio il nostro essere. Secondo Jayadev Jaerschky autore del libro “Risvegliare i Chakra”, lavorando su di essi diventiamo più attenti alle energie del nostro organismo; capiremo così tutti i tratti della nostra personalità. Ciò detto, secondo -la visione yogica- definisce chi siamo, come viviamo e come ragioniamo.
Conoscere in profondità i chakra ci porta a comprendere il mondo. Significa essere condotti alla realizzazione del Sé, e quindi all’unione con il cosmo. Per arrivare a questa conoscenza è auspicabile trovare l’armonia tra le varie energie.

 

[1] Dal libro “Risvegliare i Chakra” di Jayadev Jaerschky

 

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Il ritorno della Dea e la medicina sacra

 

Il 13 dicembre 2019 a Ferrara, ho avuto l’onore di essere relatrice alla conferenza dal titolo: Il ritorno della Dea e la medicina sacra. L’evento è stato voluto ed organizzato da Anna Senatore che ha messo insieme tre storie, tre libri e tre autrici: Mirella Santamato con il libro “Io sirena fuor d’acqua”, Laura Niala Lo con “Figlie della Dea” e Zoe Rondini con “Nata viva”.

A seguire le foto e la ripresa della conferenza.

 

Grazie a tutti!

 

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L’energia e la meditazione tantrica per essere in armonia con il Tutto

Da circa un decennio il Tantra è diventato una moda, si pensa che sia solo una tecnica per migliorare le prestazioni sessuali o per improvvisarsi operatori olistici e incrementare il lavoro. Vorrei fare un po’ di chiarezza per sfatare le false credenze.
Grazie al Tantra tutti noi, abili, disabili, single e coppie possiamo imparare ad adoperare la passione e il desiderio per arrivare ad incontrare se stessi ed avere maggior consapevolezza delle nostre emozioni. Il Tantra ci insegna come percepire, controllare e canalizzare le energie: nel Tantra corpo, mente e spirito sono realtà inseparabili. Grazie a questa antica pratica la nostra energia si risveglia, si crea armonia e conoscenza di noi stessi, degli altri e con il Tutto.
Da migliaia di anni il Tantra ci invita ad amare la vita ed il corpo qualunque esso sia: possiamo vivere felicemente nel nostro corpo. Nella visione olistica, della quale fa parte anche il Tantra, siamo invitati a sperimentare l’unione tra corpo, mente e spirito; fare esperienze positive ed amorevoli ci porta a sentirci più aperti alla condivisione ed all’unione con il Tutto.
Esso ci insegna come diventare consapevoli. Molte persone che praticano o che desiderano scoprire il massaggio tantrico sono attratti istintivamente dal contatto con altri corpi ma non hanno le informazioni per usare le giuste energie che ogni incontro genera.
Per noi occidentali può rimanere complicato accettare la visione tantrica per la quale spiritualità e sessualità non sono realtà opposte ma complementari: il Tantra ci può far scoprire che il vero piacere si raggiunge quando corpo, mente e spirito sono in intima armonia tra di loro; se si accetta e si sperimenta ciò, l’incontro tra l’energia femminile e quella maschile può diventare una piacevole comunione spirituale che alza il livello della coscienza.
Il pensiero tantrico non è da rilegare solo alla sessualità: la meditazione tantrica è parte attiva e fondamentale. Al centro della pratica meditativa tantrica si situa l’universo manifesto, realizzato come espressione fisica e sensoriale dell’immanifesto. È attraverso l’immersione nel primo che diventa possibile realizzare la piena unità con il secondo. Questo comporta però una rigida disciplina, variabile a seconda del livello di coscienza del praticante.
La meditazione tantrica, aiuta il praticante a ritrovare pace ed equilibrio, in quanto riesce a connettere ciascun elemento che durante la quotidianità, rimane sconnesso dall’ altro. La meditazione aiuta in questo modo a far scorrere la vita in un flusso interrotto di continuità.
Mi sento di dire che il percorso tantrico non è un semplice modo di migliorare le prestazioni sessuali, ma si tratta di un viaggio interiore che, normodotati e persone con disabilità possono intraprendere per scoprire i paesaggi dell’inconscio, per scoprire queste zone così vicine e al contempo così lontane della nostra totalità. Ci vorrebbe maggior rigidità per diventare operatore, è auspicabile anche maggior tutela per chi lo esegue seriamente.

In conclusione nella Via del Tantra, tutti senza eccezione, possono scoprire la coscienza, la libertà e la propria espressione.

 

A seguire una meditazione di Carlo Lesma, autore, speaker e coach; specializzato in ricerca e sviluppo dei talenti personali e professionali.

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Video de “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra”

Ecco i video del convegno del 18 ottobre 2019 “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra. Il contributo della Via del Tantra alla disabilità”, presso Come Un Albero bistrot di Roma.

Forse è stata la prima volta che si è tenuto un convegno, sulla Via del Tantra, organizzato da quattro donne. Hanno affrontato l’argomento Zoe Rondini, autrice e blogger da anni impegnata contro le barriere culturali per i diritti di tutti; Alessandra Lops – Counselor e Direttore didattico della Scuola di FormazioneTantra; Anna Senatore, Consulente del Benessere Olistico con esperienza decennale e operatrice all’emotività, l’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità (OEAS in formazione) e Monica Montesanti – Operatrice Olistica e Tantrica.

Buona visione!

Trailer convegno: 

Video integrale: 

Io parlo dal minuto 49:35 a 1 ora e 11 minuti e da 1 ora e 23 a 1 ora e 26, ma tranquilli ho messo i sottotitoli!

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Il Tantra per scoprire la propria “Totalità’”

Di seguito pubblico il mio intervento per il convegno del 18 ottobre 2019 “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra. Il contributo della Via del Tantra alla disabilità”, presso Come Un Albero bistrot di Roma.

Forse è stata la prima volta che si è tenuto un convegno organizzato da quattro donne, un grazie speciale  a  Alessandra Lops – Counselor e Direttore didattico della Scuola di FormazioneTantra per operatori della “Relazione d’aiuto al contatto corporeo per l’espressione energetica ed emozionale” integrata dagli insegnamenti dello yoga tantrico. Monica Montesanti – Operatrice Olistica e Tantrica – e Anna Senatore, Consulente del Benessere Olistico con esperienza decennale e operatrice all’emotività, l’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità (OEAS in formazione).  Anna è stata, inoltre, tra i protagonisti della serie documentaria “Il corpo dell’Amore” andata in onda su Rai 3 la scorsa primavera.

Sommario

  1. La sessualità delle persone con disabilità.
  2. L’educazione sentimentale: tutto parte dalla famiglia.
  3. La mia esperienza: scoperta e conquista della sessualità.
  4. Donne con disabilità: la doppia discriminazione.
  5. Il Tantra per scoprire la propria “Totalità’”.
  6. Tantra e disabilità.
  7. Condividere i benefici della “Via” del Tantra.
  8. Disabilità e sessualità: osservazione e confronto.
  9. Progetti ed aspettative per il futuro.

1. La sessualità delle persone con disabilità

La sessualità delle persone con disabilità, è spesso immaginata da molti come il sesso di serie B. Nell’immaginario collettivo i disabili sono visti come angeli asessuati ed eterni bambini.

Esistono diverse forme di disabilità e per ognuna la sessualità viene approcciata in maniera diversa. È importante tenere in considerazione le differenze tra una disabilità fisica lieve da una grave e tra fisica e cognitiva.

Talvolta, ancora oggi, per le persone con disabilità la dimensione della sessualità non è legittimata, o addirittura è completamente negata. In generale ai disabili non viene garantita una giusta informazione ed educazione; in molte famiglie, istituti e case-famiglie certi discorsi sono da evitare.

Per le donne con disabilità poi la situazione è più complicata rispetto agli uomini: spesso non si riconosce che la donna ha necessità dall’appagamento sessuale, viceversa per l’uomo si ritengono più accettabili l’istinto e le pulsioni. Indubbiamente il contesto culturale ha un impatto molto forte e determinante nella percezione della sessualità nella disabilità e nella formazione dell’identità. L’ambiente culturale circostante ha un ruolo fondamentale. Spesso in famiglia certi argomenti sono un tabù, non se ne può parlare anzi si fa di tutto per sviare l’attenzione del figlio/a con disabilità, come se il/la ragazzo/a non sia interessato.

2. L’educazione sentimentale: tutto parte dalla famiglia

Spesso molte famiglie non sanno come affrontare la crescita della persona con disabilità; non si vedono prospettive sul piano sentimentale questo genera paura ed è più facile non affrontare il problema. La negazione dei diritti e delle responsabilità del giovane e dell’adulto disabile crea maggiori rischi: prima o poi si scopre la sessualità, con internet, con gli amici, con una persona che ti fa un apprezzamento. Allora perché non formare e informare a ciò che sono desideri fisiologici come l’amore, la sessualità e la passione?

Ritengo importante formare di più anche dal punto di vista sentimentale e di approccio alla sessualità le persone con disabilità coinvolgendo anche il nucleo familiare. Oggi noto una maggior apertura da parte dei media sull’amore, l’affettività e la sessualità delle persone con disabilità, ma dietro questa apparenza rimangono molte paure e censure da parte di alcune famiglie e di chi si occupa delle persone disabili (Istituti, case famiglia, caregiver etc). Negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere – direttamente e indirettamente – psicologi, medici e genitori aperti a certi argomenti, ma si tratta ancora di singoli casi isolati. Bisognerebbe puntare di più sul contesto e la formazione di tutta la società, anche se è più facile abbattere le barriere architettoniche che culturali.

Gli atteggiamenti più ricorrenti da parte delle famiglie si possono così sintetizzare:

  1. Vedere la persona solo per il suo problema quindi si riscontra rassegnazione ad una vita povera di stimoli e la negazione dell’adultità.
  2. La persona disabile è colei o colui che deve pensare solo ai tanti doveri e ad un suo miglioramento che non cessa dopo l’età evolutiva. In realtà è proprio il migliorarsi e la crescita che ti inducono a voler una relazione di coppia e si chiede di non essere considerati “eterni bambini”!
  3. Comprensione, sostegno e rispetto della sfera privata della persona con disabilità che può sviluppare una propria intimità

3. La mia esperienza: scoperta e conquista della sessualità

Mi ritengo fortunata perché ho ricevuto da mia madre una buona educazione sessuale e sentimentale. Per lei parlare di certi argomenti non è mai stato un problema, anzi mi ha sempre incoraggiato a domandarle tutto invece che rivolgermi alle mie coetanee, che ne sapevano quanto me. Così tra le medie e i primi anni del liceo ho ricevuto tutte le risposte alle mie domande. Per questa particolare sua apertura mentale ancora la stimo e la ringrazio.

La scoperta della sessualità e dell’amore è stata una scelta fortemente voluta dal mio “IO”. È successo quando avevo 23 anni, già ero abbastanza autonoma: guidavo e non vivevo più con la mia famiglia. Decisi di usare internet, a quel tempo le chat e i forum erano frequentati meglio di oggi, ho un bel ricordo della prima volta, ma non è scattata la scintilla, anche lui aveva una disabilità motoria.

In seguito ho vissuto una storia importante con una persona normodotata; l’amore era reciproco, ma la grande differenza di età, con il tempo ha fatto affievolire il sentimento e la passione, fino a farle spegnere del tutto. Mi sono innamorata nuovamente di un uomo bello, sensibile ed affascinante, lui per me ha sempre nutrito affetto e stima, ma l’amore è un’altra cosa; con il tempo e l’impegno siamo riusciti a costruire una solida amicizia, fatta di passione, affetto e stima reciproca.

Negli anni, ho conosciuto, personalmente o virtualmente, molte persone molte con diverse disabilità motorie, mi è rimasto impresso un ragazzo che aveva un lieve problema nel camminare.  La madre lo accudiva, non aveva regole, questa persona si comportava da eterno bambino perché il nucleo familiare e gli amici glielo permettevano non conosceva nulla riguardo all’amore.

Conoscendolo meglio mi sono accorta che aveva pensieri semplici da adolescente anche se era un uomo adulto di circa quarant’anni. In un contesto sociale che non lo responsabilizzava e gli negava la scoperta dell’amore e dell’erotismo viveva desideri contrastanti: voleva essere accudito dalla madre in tutto e per tutto, ma voleva anche andar via di casa e vedeva in un ipotetico suo matrimonio l’unico modo per emanciparsi. Quale futuro lo aspettava a lui e alla famiglia che si voleva formare? Non sarebbe stato più saggio educarlo invece di nascondere tanti aspetti normali della crescita di una persona?

4. Donne con disabilità: la doppia discriminazione

È importante sottolineare che, come già accennato, il tema della sessualità delle donne con disabilità è ancora più delicato. Una cultura della negazione e del taciuto crea dei rischi soprattutto per le ragazze e le donne con disabilità. Dai dati che emergono da uno studio promosso dall’ISTAT che ha messo a confronto le violenze subite dalle donne con disabilità a quelle subite dalle donne normodotate, emerge che in tutte le fattispecie di violenze prese in considerazione il rischio per le donne con disabilità è sempre superiore. Inoltre, l’aspetto invece della tutela della salute e della prevenzione ginecologica è decisamente molto più trascurato nel caso di donne con disabilità.

Alla luce dei dati citati e di alcune ricerche posso affermare che per le donne con disabilità permane un doppio tabù: essere donne, in quanto si pensa che abbiamo meno desideri e bisogni, ed essere disabili quindi a volte discriminate e meno autonome.

Dati Istat:

Violenze fisiche o sessuali
Donne con disabilità: 36,6%
Donne senza limitazioni: 30,4%

Stupri o tentati stupri
Donne con disabilità: 10,0%
Donne senza limitazioni: 4,7%

Violenza psicologica dal partner attuale
Donne con disabilità: 31,4%
Donne senza limitazioni: 25,0%

Stalking prima o dopo separazione
Donne con disabilità: 21,6%
Donne senza limitazioni: 14,3%

Salute e prevenzione: Pap-test
Donne con disabilità: 52,3%
Popolazione femminile: 67,5%

Salute e prevenzione: Mammografia
Donne con limitazioni funzionali: 58,5%
Popolazione femminile: 75,0%[1]”.

  5. Il Tantra per scoprire la propria “Totalità’”

La via del Tantra è una via amorevole, che non ha a che vedere con l’atto sessuale fine a sé stesso. È una pratica per conoscere la propria totalità. Il massaggio tantrico, fatto da persone esperte può aiutare la persona a scoprire il rapporto con la propria totalità e con l’altro in modo profondo, amorevole e erotico. Molte persone, anche con disabilità, cercano in questa “Via” delle risposte sulla propria sessualità. Nel Tantra non c’è nulla di vietato e nulla di obbligatorio. L’importante è un approccio armonico che tenga conto della totalità e delle caratteristiche della persona. In quest’ottica il massaggio tantrico va praticato con competenza trattando il corpo di chi lo riceve come se fosse il proprio. Il Tantra è un dono per l’altro e non bisogna aspettarsi niente in cambio, se non lo scambio energetico.

Mi piace la definizione di Tantra quale “celebrazione della vita, una festa del qui e adesso. L’essenza del Tantra non è la tecnica ma è “l’amore”[2] Attraverso la via del Tantra l’amore e l’erotismo sono più intensi: non contano più il tempo o le condizioni esterne; è importante vivere il momento presente.” Spesso in certe situazioni siamo tutti uguali e tutti diversi: tutti cerchiamo di amare e essere amati e ognuno vive a suo modo l’amore e l’erotismo.

La scoperta della sessualità può essere slegata da una relazione sentimentale, ma la sessualità connessa solo ad un’amicizia o fine a sé stessa con il tempo spesso non lascia nulla. A volte c’è più rispetto, “cura” per l’altro ed erotismo in un massaggio tantrico. Questa esperienza riequilibra le energie lasciando una sensazione di benessere.

6. Tantra e disabilità

Dopo aver sperimentato su di me gli effetti benefici della “Via” del Tantra, decisi di informarmi meglio per parlarne sul mio portale Piccologenio al fine dare la possibilità ad altre persone di conoscere ed eventualmente approcciare a questa pratica. Nel 2014 scrissi il primo articolo dal titolo: “Il piacere magico del massaggio tantrico[3]” dove descrivo i benefici che il massaggio tantrico può fornire, a livello fisico e relazionale, alla persona con disabilità. L’idea è stata poi ripresa dal presidente del comitato Lovegiver, che nel 2015 ha pubblicato l’articolo “Tantra e disabili[4]”. Attraverso il massaggio tantrico, la persona con disabilità può sviluppare una maggiore consapevolezza della propria affettività utilizzando lo scambio di energia con il corpo della massaggiatrice o del massaggiatore. Tra gli effetti immediati e di lungo periodo che vengono riscontrati possiamo riportare: un aumento dell’autostima, l’allentamento delle tensioni e una sensazione di benessere durevole nei giorni successivi.

Come più volte ribadito nel corso del convegno il Tantra è un DONO, ha a che fare con la sfera spirituale, intima ed emotiva delle persone. Per questi motivi è fondamentale che venga praticato con serietà e dedizione. Sono numerosi i casi, purtroppo, in cui questa pratica viene strumentalizzata ai fini della mera mercificazione del corpo e della sessualità. Il Tantra nulla ha a che fare con la prostituzione e bisogna fare attenzione e denunciare le truffe.

Attraverso gli strumenti divulgativi che ho a disposizione mi batto contro queste “strumentalizzazioni” a tutela sia degli operatori che dei possibili fruitori.

7. Condividere i benefici della “Via” del Tantra

Ho capito che la mia piccola operazione di divulgazione delle informazioni “pulite” sul Tantra stava andando verso la direzione giusta quando un mio amico con disabilità mi ha detto: “ho letto i tuoi vari articoli sul massaggio tantrico, vorrei vivere questa esperienza, mi aiuti?” All’inizio ero molto indecisa, avevo paura che capitasse in mani poco esperte o che le persone della casa-famiglia dove viveva ci scoprissero.

Andrea aveva una forte disabilità motoria, viveva in una casa-famiglia con regole rigide che non promuoveva le capacità e l’indipendenza degli assistiti, nonostante ciò aveva un forte desiderio d’amore e passione. All’inizio avevo paura ad aiutarlo, ma infondo nella sua richiesta non c’era nulla di sbagliato. Andrea era una persona adulta e in grado di intendere e volere. Per questi motivi decisi di cercare con lui un’operatrice tantrica e di stimolando anche la sua capacità di cercare autonomamente in rete. In fondo stavo solo aiutandolo a realizzare i suoi desideri e le sue esplicite richieste. Dopo l’esperienza del primo massaggio l’ho visto raggiante, mi ha raccontato che si era sentito accolto, accudito, coccolato ed era felice. Tutto ciò è stata per me la conferma che il Tantra può portare dei benefici: esso infatti dà valore all’unicità della persona e all’unione tra corpo e anima, quindi è una pratica che agisce sulla totalità dell’individuo qualsiasi sia la sua fisicità. È anche una pratica dove il rispetto e la cura della singola persona sono una priorità.

Ho spiegato al mio amico che non si doveva aspettare un rapporto d’amore dall’operatrice, chiarito questo la sua contentezza per la nuova esperienza è rimasta viva e visibile.

8. Disabilità e sessualità: osservazione e confronto

Nel 2012 ho creato il gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone[5]”; scopo del gruppo è: realizzare un luogo virtuale di incontro per scambiarci opinioni e informazioni; incentivare la conoscenza reciproca; promuovere il confronto ed il dialogo tra normodotati e disabili. Dalla sua apertura ad oggi sono state tantissime le persone con disabilità, o genitori di persone con disabilità, che mi hanno chiesto aiuto per capire come scoprire, sviluppare ed approcciare la sessualità.

Di fronte a queste richieste mi muovo in questo modo: dopo una prima fase di ascolto, durante la quale cerco di approfondire la situazione della persona interessata, propongo due strade:

  • Condividere la propria esperienza sul gruppo Facebook o in forum e chat tematici, dove è possibile trovare persone con un vissuto e delle esigenze simili;
  • Rivolgersi ad operatori tantrici.

Attraverso lo strumento del gruppo Facebook ho potuto notare alcune tendenze ricorrenti:

  1. Le richieste di aiuto avevano sempre come protagonista un maschio, ciò mi porta a domandarmi: forse per noi donne con disabilità non si dà importanza a certi aspetti? O forse troviamo da sole il coraggio di fare certe esperienze, magari usando internet o chiedendo a gli amici?!
  2. A volte si ha paura di sperimentare l’autoerotismo anche se è forte il desiderio di provare piacere e ci sono le condizioni per farlo in autonomia. Mi è capitato che alcuni ragazzi mi scrivessero quasi come a cercare da parte mia un’approvazione.

Altro scopo del gruppo Facebook è quello di incentivare lo scambio di informazioni su convegni, film, iniziative che hanno a che fare con l’educazione sentimentale, l’amore, la sessualità, il Tantra in relazione alla disabilità. Recentemente mi ha scritto una ragazza in sedia a rotelle che vive nel Veneto: aveva visto la notizia del convegno, ne voleva sapere di più e mi ha chiesto se in futuro lo rifaremo in giro per l’Italia. Grazie a internet posso “scoprire” persone nuove ed arrivare a chi, in altri modi, non sarei mai arrivata.

9. Progetti ed aspettative per il futuro

Sin dalla pubblicazione del mio primo romanzo autobiografico “Nata viva” ho intuito come la comunicazione con e per gli altri sarebbe stata la mia missione. Grazie anche ai moderni strumenti di interazione sempre di più cerco di promuovere, nei contesti più vari: la narrazione del sé, la conoscenza e la consapevolezza del mondo della disabilità e il sostegno all’autonomia e all’emancipazione delle persone con disabilità.

Da anni mi occupo dell’amore, la sessualità e l’affettività delle persone con disabilità. La voglia di aiutare gli altri mi ha portato a sviluppare vari progetti. Sono infatti impegnata ad ultimare un saggio polifonico che raccoglie numerose interviste a persone disabili e a chi, per vari motivi, conosce bene il mondo della disabilità. L’ultimo capitolo riguarda proprio l’amore, la sessualità, l’educazione sentimentale e il Tantra.

Oggi mi sento una narratrice e portavoce per chi per pudore o paura non riesce a esternare i propri bisogni. Anche solo essere considerato un adulto con diritti e doveri è un bisogno legittimo. Sicuramente avere una famiglia aperta e che ti sostenga nel percorso di crescita, autonomia e autostima è fondamentale.

Mi piacerebbe continuare a approfondire e diffondere la “Via” del Tantra, mantenendo e rafforzando il collegamento con la disabilità. C’è molto ancora da fare per abbattere i tabù e i pregiudizi sulla disabilità e sulla sessualità. Bisognerebbe lavorare in equipe e con serietà per abbattere i tanti stereotipi ancora esistenti.

Al fine di fornire quel supporto di cui ho parlato ampiamente nel mio intervento penso che sarebbe interessante replicare a Roma – e poi in tutta Italia – una buona pratica già avviata in Puglia e Piemonte.  In queste due regioni infatti è stato aperto uno sportello dedicato alle persone disabili, ai famigliari e agli specialisti per fornire supporto nel processo di autonomia ed integrazione. Gli aiuti proposti attualmente sono:

  • Laboratorio teatrale ed emozionale
  • Servizio genitorialità affettività, e sessualità delle persone disabili
  • Consulenza ed orientamento alle persone con disabilità fisico-motoria ed ai caregiver
  • Supporto e sostegno psicologico all’utente, alla famiglia e nelle scuole sulle tematiche della sessualità, dell’affettività
  • Invio a specialisti per eventuali accertamenti clinico/diagnostici
  • Formazione
  • Peer education

[1] Fonte: www.disabili.com

[2] http://www.yoga-integrale.it/introduzione-al-Tantra/

[3] https://www.piccologenio.it/2014/07/23/il-piacere-magico-del-massaggio-tantrico/

[4] https://www.lovegiver.it/Tantra-e-disabili/

[5] https://www.facebook.com/groups/146638665460085/

Slide Zoe Rondini

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Save the date: convegno “Il tocco dell’anima attraverso il Tantra”- Roma 18.10.2019

Venerdì 18 ottobre 2019, dalle ore 17:30 alle ore 20:00, presso Come un Albero Museo Bistrot, via Alessandria 159, 00198  Roma (entrata in strada privata) si terrà il convegno: Il Tocco dell’Anima attraverso il Tantra”, il contributo che la via del Tantra apporta alla disabilità. 

L’evento promosso da Zoe Rondini, in collaborazione con FormazioneTantra e Anna Senatore, Studio Olistico Benessere Zen, mira a promuovere la conoscenza e il confronto sulla Via del Tantra.

Nel corso dell’evento, attraverso interventi e testimonianze, si cercherà di approfondire il contributo che le pratiche tantriche possono fornire nel percorso dell’accettazione di sé e nel rapporto con l’altro, con un focus dedicato alla disabilità motoria e ai disturbi del comportamento alimentare.

Alessandra Lops – Counselor e Direttore didattico della Scuola di FormazioneTantra per operatori della “Relazione d’aiuto al contatto corporeo per l’espressione energetica ed emozionale” integrata dagli insegnamenti dello yoga tantrico – illustrerà come attraverso il Tantra sia possibile recuperare un contatto profondo d’empatia con l’altro ed abbattere il muro della diffidenza, dell’indifferenza e della diversità che caratterizzano la società odierna. Monica Montesanti – Operatrice Olistica e Tantrica – condividerà la sua esperienza di come, attraverso la Via del Tantra, sia riuscita a riconciliarsi con il suo corpo, superando gravi forme di disturbi alimentari.

Nel suo intervento Anna Senatore – Consulente del Benessere Olistico con esperienza decennale e operatrice all’emotività, l’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità (OEAS in formazione) – descriverà la professione di Consulente Olistico del Benessere, con un focus sull’Anatomia Energetica e sulle Tecniche Energetiche, dal Reiki alla Kundalini, dimostrando come queste pratiche possano arricchire il lavoro degli OEAS. Anna è stata, inoltre, tra i protagonisti della serie documentaria “Il corpo dell’Amore” andata in onda su Rai 3 la scorsa primavera.

A concludere, Zoe Rondini – autrice, pedagogista e blogger con disabilità motoria – che tirerà le fila del confronto parlando della sessualità delle persone con disabilità e della necessità di sfatare tabù e pregiudizi. Con una premessa sull’importanza dell’educazione sentimentale, Zoe riporterà alcune esperienze di come la Via del Tantra abbia contribuito a sostenere la consapevolezza e l’Amore per il proprio corpo e per l’altro di persone con disabilità. 

Promuovendo la conoscenza del Tantra, anche attraverso alcuni semplici esercizi pratici, l’incontro mira a stimolare un dibattito sul tema universale dell’Amore verso sé stessi e verso gli altri, cercando anche di affrontare da una diversa prospettiva il tanto discusso tema della sessualità delle persone con disabilità.

Programma:

  • ore 18:00 – Alessandra Lops “Il tocco tantrico, una rieducazione al contatto di intimità“. 
  • ore 18:15 – Monica Montesanti, in arte Manar Shakti , LA CAREZZA DEL CORPO – Ritrovare la gioia di vivere e di abitare nel corpo”.
  • ore 18:30 – Anna Senatore “Il Tocco dell’Anima attraverso il Tantra”.
  • ore 18:45 – Zoe Rondini “Il Tantra per scoprire la propria Totalità”.

 A seguire confronto e aperitivo.  

Posti limitati, per l’accredito e prenotazioni scrivere a:

marziacastiglione81@gmail.com

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Gli operatori OEAS per la libertà dell’individuo

“Dobbiamo cercare di fare rete tra le realtà coinvolte, perché tutta la società diventi consapevole del problema della sessualità e dell’affettività nelle persone con disabilità.” Ha spiegato Virginio Massimo, Presidente del Coordinamento Nazionale Insieme uguali e diversi, promotore del convegno : “affettività, sessualità, disabilità: libertà, stereotipi, leggi”, che si  è tenuto il 19 giugno 2019 presso la sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma.

Nell’ambito della mattinata è intervenuto il dottor Fabrizio Quattrini, psicologo e psicoterapeuta; quanto segue sarà un resoconto dettagliato del suo intervento che ha fatto chiarezza sulle linee guida per gli OEAS: operatori all’emotività, l’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità. Il progetto è portato avanti dal comitato Lovegiver di Maximiliano Ulivieri.

L’intervento ha messo in luce cos’è l’assistenza sessuale,  da cosa si differenzia e quali sono i criteri base per l’operatore OEAS. Questo tipo di supporto si basa su due elementi fondamentali: il rispetto e l’educazione.

Il diritto alla salute, al benessere psicofisico e sessuale di tutti dovrebbero essere garantiti in ogni paese; in Italia l’educazione affettivo-sessuale non è ancora ben regolamentata, ciò limita la formazione delle persone a prescindere da un’eventuale disabilità.

La necessità della legge e la struttura del corso

il 9 aprile 2014 è stata presentata in Senato, tramite  il senatore del Pd Sergio Lo Giudice,  il disegno di legge, ma si attende ancora che venga approvato. Si è comunque fatto molto: nello stesso anno sono partiti i corsi di formazione, gli “allievi” sono stati selezionati secondo un protocollo scientifico con dei parametri ben precisi dove si elencano le caratteristiche delle persone da formare. Questi, in primis, devono rispettare tre criteri:

  • Devono avere un buon livello di empatia emozionale;
  • Non devono essere emotivamente fragili;
  • Non deve presentare un comportamento aggressivo.

Successivamente ci sono altri parametri di selezione: i soggetti non devono presentare le caratteristiche tipiche dei devotisti,  devono avere consapevolezza e percezione del loro sè corporeo e sessuale.

Sul totale di 46 persone selezionate, 19 sono maschi e 26 femmine. I 19 maschi rappresentano un buon bilanciamento è un dato che va contro lo stereotipo che la donna non ha bisogni sessuali.  I candidati scelti dal comitato love giver, presentavano tutti con un buon livello di istruzione, c’è anche un medico e ciò in qualche modo sottolinea l’importanza umana ed interrelazione che la medicina dovrebbe avere.

Il dare sopporto al disabile ad acquisire consapevolezza sull’erotismo e la sessualità è un obiettivo, ma non si tralascia l’importanza dell’educazione affettiva e sessuale.

Entriamo nel “vivo” degli incontri

Gli incontri tra operatore e assistito prevedono un continuo: si passa dal contatto dei corpi, al massaggio, all’insegnare l’autoerotismo per arrivare a stimolare e sperimentare il piacere auto-orgasmico.  

La sessualità prevede molti aspetti quali il contatto, l’empatia, l’informazione, la salute. Ecco quindi che una persona può intervenire su tutto questo ampliando in modo corretto la “scoperta” dell’erotismo e della sessualità.”

Ho trovato interessante l’accenno del Professor Quattrini al fatto che nell’assistenza OEAS può rientrare anche massaggio: è stata una mia intuizione già nel 2006 quanto ho scritto, il mio primo articolo sui benefici dei massaggi Tantrici Il piacere magico del massaggio tantrico.

Un altro fattore positivo da tenere in considerazione è che intervenendo in modo esterno alla famiglia ed esplicito si eviterebbe il fatto che la masturbazione spesso è “affidata” ai genitori, o viene chiesta di nascosto ad amici o assistenti che fanno parte della quotidianità di una persona disabile. Gli interventi sono calibrati sulle persone e sul contesto familiare. Un bravo OEAS è chiamato a capire i bisogni di ogni persona e indirizzarlo verso la soluzione più consona per lui.

Va considerato che il disabile non è un eterno bambino e che la sessualità è soggettiva.

L’aspetto educativo e di aiuto è fondamentale per tutti, i disabili vengono aiutati nei bisogni primari, quindi se vogliono scoprire l’erotismo perché non possono essere supportati?

Il sostegno alle coppie

Altro tema che il dottore fa presente, è quello delle coppie di persone disabili:  spesso non sono aiutate. Si fa l’esempio di due persone disabili che i genitori gli aiutavano a spogliarsi, aspettavano che avessero finito… e gli rivestivano. I due hanno richiesto l’aiuto di un operatore ed il rapporto di coppia naturalmente è migliorato.

Ci sono molti altri casi nei quali la coppia di persone disabili andrebbe aiutata: si potrebbe intervenire sulla negazione degli altri… o dove uno dei due è “analfabeta” in fatto di sentimenti ed erotismo. A mio avviso la sessualità di ognuno è soggettiva. È legata all’educazione sentimentale e sessuale, ben venga la formazione ed il supporto che deve essere previsto per ognuno. I bisogni e i sentimenti ci rendono tutti uguali e tutti diversi.

È giusto abbattere gli stereotipi legati alla disabilità, ma è anche giusto intervenire sull’accettare l’altro diverso da me. Questo spesso non accade tra normodotati, l’intervento del dottor Quattrini ci invita a superare tanti pregiudizi, paure e stereotipi che non appartengono solo alla disabilità; ancora oggi la disabilità è una valida scusa per non andare oltre.

  • Mi piacerebbe poter dare una testimonianza, come ho già fatto in passato, nei convegni che trattano tutto ciò che riguarda la vita affettiva, famigliare, scolastica o lavorativa di una persona con disabilità. Sono pronta inoltre a partecipare ai vari programmi che parlano dell’affettività e sessualità delle persone con disabilità. In caso scrivetemi in privato sulla pagina Zoe Rondini, grazie.

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