il mio specchio

Stasera è questo lo specchio dove mi voglio specchiare! Frasi di scrittori e filosofi sulla scrittura, sull’uso delle parole, sulla capacità di pensare, sullo “spettacolo“ che chi ci circonda ci offre quotidianamente senza dover comprare un biglietto!
Frasi che sottolineano l’importanza della lettura e della scrittura per poter SOPRAVIVERE e VIVERE.
Frasi che incitano a cercare il significato delle parole, della realtà per poi metterle in maniera esatta e precisa a servizio della Storia; facendo attenzione all’Anima del lettore, facendosi capire da chi ci legge. Elevando la storia, il messaggio, senza preoccuparsi solo dello stile. Questo significa doversi assumere delle responsabilità? A volte sì! A volte si può far del male anche con una singola parola usata impropriamente!
Sono frasi amare, tristi, tragiche… ma questa sera sono il mio specchio!

———————————————-

Se le parole hanno un significato preciso, non dobbiamo cadere nell’errore di usarle con opportunismo e inesattezza, Juan Goytisolo, scrittore
…………………………………
Prima che a scrivere, imparate a pensare, Nicolas Boileau, poeta

Le parole sono tutto ciò che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, Raymond Carver, scrittore.
……………………………………….

Chi ha da dire qualcosa di nuovo e di importante, ci tiene a farsi capire. Farà perciò tutto il possibile per scrivere in modo semplice e comprensibile. Niente è più facile dello scrivere difficile, Karl Popper, filosofo.
…………………………………………………………..
Cancella spesso, se vuoi scrivere cose che siano degne d’essere lette, Orazio, poeta.
—————————

Ho capito che i libri non sono mai finiti, che è possibile per alcune storie continuare a scriversi senza il loro autore, Paul Auster, scrittore.
………………………….

Io sono convinta che la scrittura non serva per farsi vedere ma per vedere, Susanna Tamaro, scrittrice.
………………………………….
Le parole false non sono soltanto male in se stesse, ma anche contagiano l’anima, Platone, filosofo.

…………………………………….
Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo, Charles Bukowski, scrittore

……………………………….

Ogni tanto mi accorgo che un uomo che legge ne vale due, Valentino Bompiani, editore
…………………………………….
La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto, Charles Bukowski, scrittore
……………………………………….

la penna ha preso a correre sul foglio come da sola, e io a correrle dietro. È verso la verità che corriamo, la penna e io, la verità che aspetto sempre che mi venga incontro, dal fondo d’una pagina bianca, e che potrò raggiungere soltanto quando a colpi di penna sarò riuscita a seppellire tutte le accidie, le insoddisfazioni, l’astio che sono qui chiusa a scontare, Italo Calvino, scrittore.
………………………..
Il mistero della scrittura è che in essa non c’è alcun mistero, José Saramago, scrittore.
………………………………………

Una persona che sa scrivere una lunga lettera con facilità non può scrivere male, Jane Austen, scrittrice.
———–
Non è il mezzo attraverso cui passano le storie a essere importante, ma le storie stesse, qualsiasi forma prendano, Niccolò Ammaniti, scrittore.
……………………………

Gli scrittori più originali dei nostri giorni non sono quelli che portano qualcosa di nuovo, ma quelli che sanno dire cose risapute come se non fossero mai state dette, Johann Wolfgang von Goethe, scrittore
………………………………

Continua a Leggere

Le mie riflessioni partendo da lo spettacolo “Non mi ricordo“.

Questo artico l’ho scritto per la rivista “Vis Vitae“ dell’Associazione Risveglio di Roma.

Salve a tutti i lettori, mi chiamo Marzia, è da poco che ho l’onore e l’opportunità di scrivere su questo giornale.
Oggi vi vorrei intrattenere con un breve articolo. Pochi mesi fa mi è capitato di vedere su you dube lo spettacolo intitolato “Non mi ricordo“ di e con  Giuseppe Mainieri detto Pino e sua moglie Ginetta Maria Fino; un video che ha subito suscitato in me delle emozioni e delle riflessioni che ho voluto fissare su carta e condividere con voi.
Ho trovato la breve performance bellissima e di una potenza straordinaria! Lo spettacolo parla di una rinascita, di una storia d’amore, unisce il racconto di uno splendido matrimonio prima e dopo un tragico incidente. Tutte queste cose non si trovano molto spesso così vere, autentiche, fortemente volute, desiderate ed anche conquistate duramente in quanto Pino prima dell’incidente con la vespa  era una persona diversa dal “Pino di oggi“ dopo l’incidente!
Dopo la visione del video nella mia testa si sono insinuate tante prorompenti domande alle quali è difficile dare delle risposte.
Ma perché, mi chiedo, per una donna è più facile accettare, amare, ma anche reagire nei confronti di un uomo con un handicap? Perché, mi piacerebbe sapere, gli uomini spesso fuggono? O comunque nella stragrande maggioranza dei casi non si rapportano con una donna disabile? Perché non riescono/non vogliono conoscerla profondamente?
Mi ha colpito una frase del video; quando la mamma dice al figlio “ Qualsiasi cosa succede ricordati che hai avuto un bravo papà per tredici anni! C’è chi ha un padre cattivo per tutta la vita!“ Cavolo quant’è vera questa affermazione!
L’amore tra uomo e donna è alla base della vita, ansi è la vita stessa!
Ma perché tanti mariti  scappano di fronte ad un incidente che rende la persona cara “diversa“ e disabile? (non tutti è chiaro, non è giusto generalizzare).
Perché spesso quando nasce un bimbo con un handicap è il padre che nega questa situazione e si allontana?
Come è possibile che molte ragazze belle, con tante qualità, rimangono single solo perché disabili ed invece per molte donne è semplice vedere cosa e quanto c’è di bello in un uomo anche se sta sulla sedia a rotelle, o se cammina male?
Spero di non avervi annoiato troppo con le mie domande. Grazie a tutti voi per l’attenzione.

Continua a Leggere

PAGINE CONSIGLIATE. (I PRIMI 2 LINKS GLI HO AGGIUNTI IL 12/06/2010)

Sono Marzia la redattrice di questo sito. Qui di seguito metterò l’indice delle pagine a me più care, i racconti, gli articoli che reputo scritti meglio, i più ricchi di contenuti e sentimenti. Le pagine che spero siano informative pedagogiche ed utili per chi non ha avuto o per chi avuto tante esperienze belle e meno belle.
Buona lettura e spero che mi aiuterete a far conoscere questo sito a ragazzi ed adulti!

http://www.piccologenio.it/?p=496 INTERMITTENZE DELL’AMORE PER ABILI E DISABILI.

http://www.piccologenio.it/?p=504
UN DIBATTITO “PER TUTTI“ NELLA SETTIMANA DEL “PER TUTTI“!
http://www.piccologenio.it/?p=509 UN CLIMA FESTOSO PER TUTTI.

http://www.piccologenio.it/?p=426 il mio rittratto.

http://www.piccologenio.it/?p=17 confidenze di un’allieva scrittrice.

http://www.piccologenio.it/?p=12 esperienze scolastiche 1.

http://www.piccologenio.it/?p=18 esperienze scolastiche 2.

http://www.piccologenio.it/?p=19 esperienze scolastiche 3.

http://www.piccologenio.it/?p=12 il primo articolo che ho scritto e pubblicato sulla rivista “vita dell’infanzia“ della scuola Montessori.

http://www.piccologenio.it/?p=16  il secondo articolo che ho scritto e pubblicato su un giornale che si occupava di cultura sociale.

http://www.piccologenio.it/?p=90 Lettera a Indro Montanelli (brevissima ma efficace).

http://www.piccologenio.it/?p=377 gli occhi non sono solo lo specchio dell’anima.

http://www.piccologenio.it/?p=211 la mia Supernonna! (articolo breve e divertente).

http://www.piccologenio.it/2007/09/29/la-depessione/ la depressione.

http://www.piccologenio.it/?p=329 come si naviga.

http://www.piccologenio.it/?p=364 Il natale è luce da donare.

http://www.piccologenio.it/?p=353 giovani, la difficoltà di amare è la difficolta’ di grescere.

http://www.piccologenio.it/?cat=2 i miei racconti.

http://www.piccologenio.it/?page_id=28 recenzioni.

http://www.piccologenio.it/2014/10/04/presentazione-curriculum-e-riconoscimenti-dellopera-nata-viva-di-zoe-rondini/ il mio curriculum vitae.

Continua a Leggere

Giovani: la difficoltà di crescere

Da ormai due generazioni,  sono caduti molti tabù rispetto alla sessualità. Gli adolescenti di oggi possono confrontarsi con gli adulti su questo argomento; la nascita di consultori, l’educazione sessuale a scuola hanno permesso, a livello cosciente, una conoscenza più adeguata e reale del rapporto sessuale, facilitando l’accesso all’informazione e l’uso di metodi contraccettivi oltre ad un’educazione sanitaria di base. Tutto questo lo reputo giusto perché la famiglia, la scuola, la società si trovano a fare i conti con una realtà: i ragazzi di oggi in molte cose sono più precoci rispetto al passato, ed anche le loro paure, insicurezze, ansie… sono molto più violente ed arrivano in età più giovane, rispetto ad un ragazzo di due o tre generazioni precedenti a quella odierna.
Purtroppo però, se da una parte ci sono più mezzi per accedere all’informazione, dall’altra persistono pregiudizi e atteggiamenti discriminatori su ciò che riguarda l’omosessualità, la masturbazione e la verginità; questo perché gli adulti, per paura o per vergogna preferiscono evitare o ignorare chi presenta tali atteggiamenti.
Anche molti ragazzi, prendendo esempio da certi adulti, evitano, fanno sentire solo ed escluso dal gruppo il ragazzo con atteggiamenti di insicurezza, omosessualità, o semplicemente escludono il più “brutto“, il più “sfigato“, l’amico “timido“ e quello che “non piace alle ragazze“.
Nell’adolescenza rimanere solo, escluso dal gruppo di amici, rappresenta quanto di peggio ci possa essere. Significa essere rifiutato, essere diverso e  quindi avere qualcosa che non va, e questo genera solitudine, paura, isolamento, non accettazione di se stesso, ansie, e in alcuni casi terrore e atteggiamenti aggressivi o autolesionisti. Tali problematiche si possono riscontrare sia nei maschi sia nelle femmine. Comunque c’è da dire che  è in questa fase che si comincia a guardare con interesse l’amico o l’amica, si sogna il primo bacio o il primo fidanzato e si avvertono anche i primi batticuori.
Tutti questi sconvolgimento sono normali,  S. Freud se n’è interessato affermando che: “compito dell’adolescenza è il raggiungimento di una sessualità genitale attraverso l’abbandono dei primi oggetti d’amore infantile (i genitori interiorizzati): questo abbandono può avvenire solo attraverso una ripetizione delle dinamiche inconsce relative a queste prime relazioni, tale ripetizione è fondamentale per la rielaborazione dei conflitti psichici e il conseguente rimodellamento dell’apparato psichico.“ In questo periodo della vita l’adolescente si trova a fare i conti non solo con una nuova  sessualità, che arriva dopo la fase edipica e di latenza, ma anche con l’identificazione dell’Io, quindi la personalità, i divieti del Super- Io (la moralità e l’etica), le immagini ideali dell’Ideale dell’Io (le idealizzazioni, i principi ideali).
È senza dubbio un periodo difficile della vita di ogni persona, dove talvolta genitori ed insegnanti sono visti come un ostacolo, non possono capire i nostri sentimenti e cosa stiamo passando. Ma è solo un periodo della vita e si sa che i periodi, belli e brutti, prima o poi si superano.
 

Continua a Leggere

Come si naviga sul web? (testo anche in versione mp3)

TESTO IN MP3 

Sto preparando un esame sulla comunicazione dei siti web; nei testi si ripete molte volte il concetto che un bravo navigatore dovrebbe usare l’indice, addentrarsi nelle pagine e nelle categorie con curiosità, voglia di scovare quello che più gli interessa, lasciare commenti là dove è possibile senza avere paura di dire la propria opinione. Scrivo questa pagina perché sono d’accordo sul fatto che non bisogna fermarsi all’apparenza che su Internet significa fermarsi all’ home page.
Tutti noi siamo portati a commentare solo gli articoli più recenti, quelli delle prime pagine; ma perché non osare di più e lasciare il nostro commento all’interno di una categoria? Chi fa una ricerca per parole chiave potrebbe trovare prima una pagina interna, con un commento molto bello e interessante. In un secondo momento il navigatore potrebbe andare all’home page, oppure decidere di non andarci per nulla e di guardare la pagina successiva. Per questo motivo sono importanti commenti e testi in qualsiasi pagina essi si trovino.    
Anche nei blog ho notato che si tende sempre a commentare gli articoli appena usciti come se avessimo paura che sono gli unici posti dove possiamo divulgare le nostre idee.
Un sito va consultato come se fosse un quotidiano: i titoli vanno sempre letti, dovremmo cliccare sulle varie sezioni ed andare avanti ed indietro. Anche le pagine che in apparenza hanno un titolo che ci può sembrare inutile o poco chiaro potrebbero avere al loro interno informazioni e link per noi interessanti.        
Ad esempio, tutti noi compriamo il giornale e dopo aver dato uno sguardo ai titoli della prima pagina scegliamo degli articoli interni da leggere con attenzione dall’inizio alla fine. Leggere su un portale è la stessa cosa, non trovate? I siti ci danno in più l’opportunità di interagire con altri navigatori e di scrivere e-mail al responsabile del sito stesso. Allora perché non fruttiamo tutte le opportunità del web?
Forse pensiamo che girare più pagine di un portale ci rubi troppo tempo?
Oggi come oggi i siti sono pieni di indici, mappe e frecce, quindi navigare ci prende meno tempo della lettura di un giornale. C’è da dire anche che gli articoli in Internet sono più brevi e con dei caratteri più grandi di quelli usati dai giornali e quindi secondo me è più rapido e semplice leggere un post su un sito.
Se ci capita di trovare un testo più lungo del normale, perché invece di pensare (come spesso accade): “questo testo mi ruberà troppo tempo“ oppure “mi si stancheranno sicuramente gli occhi prima della fine“; non proviamo a stampare e a leggere su carta, quando abbiamo tempo e siamo seduti sul nostro divano preferito?
Avanti miei prodi! In Internet bisogna osare, sperimentare, mettersi in gioco ed usare la fantasia. Lasciamo anche le tracce della nostra navigazione magari con un e-mail alla redazione e non solo con i commenti.                 

Continua a Leggere

i bambini hanno gli occhi

Questo articolo l’ho scritto basandomi su un intervista che ho avuto il piacere di fare con il regista Antonio de Palo e con Francesco Ruggieri, che interpreta il ruolo di Francesco.

La mia prima domanda è stata come mai ha scelto questo titolo? La risposta di Antonio, la posso sintetizzare e spiegare dicendo che il cortometraggio “i bambini hanno gli occhi“  vuole analizzare il dolore e l’affettività, in un contesto famigliare e quindi in chiave contemporanea.
I protagonisti sono i bambini.

Il dolore è l’elemento essenziale, forse la musa ispiratrice di tutto il lavoro, esso viene analizzato nel suo duplice significato: quello personale e universale.
“Il dolore è universale“ continua il reggista “in quanto tutti gli esseri umani, nel loro percorso di vita lo provano –ne fanno esperienza- e quindi da questa considerazione possiamo dire che esso ci accomuna tutti; in questo sta la sua universalità.
Il dolore personale, invece, è intimo ed intraducibile, cioè ognuno di noi elabora un proprio modo di provare dolore, e di reagire a questo in modo estremamente intimo e diverso da persona a persona.“ Il regista parte da queste sua analisi e dalle sue considerazioni sul dolore per tessere la trama dell’opera filmica.
Quando gli chiedo  come mai abbia scelto proprio un  titolo così strano, ed in un primo momento difficile da comprendere: “i bambini hanno gli occhi“ mi viene spiegato che in condizioni normali, non patologiche, i bambini hanno la possibilità di vedere/conoscere la realtà che lì circonda.
Ci sono però dei casi, nella vita reale, come in questa storia, nei quali l’adulto non si impegna a fornire gli strumenti ai più piccoli per vedere/conoscere la situazione ed il mondo che li circonda (partendo ovviamente dalla realtà che di norma è più vicina ad ogni bambino: il contesto famigliare). Sono le scelte di non volontà, di apatia, di chi dovrebbe aver cura dei propri figli che determina una cecità metaforica nei protagonisti del film: Angela e Francesco. Questo è bene spiegato a livello scenico, da tante porte che, nel corso di tutta la storia, il “padre-padrone“ le chiude in faccia ad Angela e Francesco. I due diventati ormai grandi, rivedono e rivivono quello sbattere di  porte che non permette loro di rielaborare il passato, ma glie lo fa solo rivivere con tutto il patos di quei momenti che non sono poi così lontani dalle loro vite presenti.

All’inizio del cortometraggio c’è una scena di vita reale: tanti barboni che dormono alla stazione Termini. Quei barboni non sono tanto diversi da alcune scene di vita di Francesco, questo “gioco“ tra realtà e narrato, riesce a far avvicinare la condizione  reale  dei barboni ai sentimenti dello spettatore.
Il cortometraggio si basa sulle scene e i dialoghi sono ridotti al minimo, all’essenziale; quindi i movimenti sono il linguaggio principale che danno un tocco di unicità o per lo meno di rarità all’opera.
A questo punto chedo: “D’accordo che lo sguardo  spesso, viene considerato, il mezzo di conoscenza più immediato che ci permette il primo contatto col mondo che ci circonda, però esistono altri “canali“; tu che ne pensi?“
Antonio risponde che il canale visivo non è l’unico canale di conoscenza, ma nel “i bambini hanno gli occhi“ si sottolinea la privazione dello sguardo rivolto al mondo, in un contesto famigliare negativo e problematico dove un padre, oltre a quello che si è già detto,  sceglie di essere assente nella vita e nella quotidianità del figlio. Questo porta a vivere nel figlio “sano“ una situazione di forte privazione che lo rende uguale ad una persona completamente non vedente. Naturalmente un non vedente può rafforzare gli altri sensi, imparare metodi  di scrittura e di apprendimento alternativi, ma anche qui torna la volontà dell’adulto di fornire, stimolare, far apprendere o negare l’uso di linguaggi, tecniche e strumenti alternativi.
Ho avuto anche il piacere di parlare con l’attore Francesco Ruggieri e di ascoltare la sua versione del significato del lavoro e l’esperienza che ne ha potuto trarre.
Francesco si è imbattuto in un personaggio difficilissimo da interpretare: lui giovane attore normodotato doveva interamente calarsi e quindi diventare in tutto e per tutto un non vedente. Come cammina una persona priva della vista che vive ai margini della società?
Come mangia?
Come scende le scale?
Come si siede per terra?
Come parla alle persone che incontra per strada? Ci sono voluti mesi e mesi di prove per trovare le risposte a queste domande. Mesi nei quali l’attore si è fatto crescere i capelli e la barba. Quest’ultima ha creato un forte stess all’attore e serie difficoltà a mangiare in presenza di altre persone. La metamorfosi fisica e il provare stress, vergogna, disagio ed anche una grande dose di sacrifici e di voler arrivare fino alla fine, hanno fatto si che il personaggio del cortometraggio si esprimesse fino alla fine, in tutto il suo essere “Francesco“.
Le poche battute del copione non erano per lui una facilitazione e una cosa in meno da dover affrontare, bensì un fattore che dava ad ogni singolo gesto un’importanza ancora maggiore. Per questo neanche un “battito di ciglia“ poteva essere lasciato al caso o non voluto dalla storia.
Anche la camminata della protagonista femminile: Angela, i suoi gesti, le sue espressioni, la sua pettinatura… è tutto studiato, misurato, fatto con la stessa cura e lo stesso metodo di Francesco.
La fine di questa storia non poteva essere che tragica, Francesco uccide il padre e si toglie la vita mettendosi due pezzi di vetro negli occhi. Angela scopre i due cadaveri e anche lei, a sua volta, si suicida. Secondo me la morte è l’unica soluzione per la fine della storia; è l’elemento catartico che libererà e rende giustizia a Angela e Francesco.
Questa storia, in particolare il finale, mi fa pensare allo schema delle tragedie greche dove la soluzione dei rapporti esasperati e disperati si risolveva quasi sempre con la morte di uno o più personaggi coinvolti; basti pensare al caso di Medea, dove la donna abbandonata per vendicarsi del marito uccide i propri figli. All’epoca la presentazione di dinamiche così forti e tragiche e la loro risoluzione sconvolgente serviva appunto a creare un sentimento di empatia del pubblico per i protagonisti delle storie, in modo da indurre i cittadini a non ripetere le azione viste sulla scena.
Anche se il cortometraggio ha molti elementi classici è comunque pieno di fonti, di trovate e di pensieri belli da una parte facilmente riconducibili alla realtà di tante famiglie di oggi; dall’altra parte ha tante idee assolutamente nuove e molto studiate se teniamo conto che si sta parlando di un cortometraggio e non di un film e quindi tutto è concentrato in un tempo ridotto.
 

Continua a Leggere

Operazione Lieta Onlus.

   IN PASSATO TUTTI ABBIAMO SENTITO PARLARE DI FALSE ADOZIONI A DISTANZA. TRUFFE ORRIBILI PERCHE’ FACEVANO LEVA SULLA BONTà DELLA GENTE. ORTRE A RUBARE I SOLDI HANNO RUBATO LA SPERANZA DELLA GENTE DI DARE AD UN BIMBO LONTANO UNA PROSPETTIVA DI VITA MIGLIORE.
CONSAPEVOLE DI Ciò VORREI RICHIAMARE LA VOSTRA ATTENZIONE SULL’OPERAZIONE LIETA. È UNA ONLUS CHE DA DIVERSI DECENNI A QUESTA PARTE AIUTA MOLTISSIMI BAMBINI IN BRASILE, DANDO LORO LA POSSIBILITà DI VIVERE IN UN ECCELLENTE ISTITUTO, CON IL CALORE DI MOLTI VOLONTARI CHE SI DANNO DA FARE PER CREARE, AL SUO INTERNO, UN CLIMA FAMIGLIARE.
CHE DIRVI ANCORA? POSSO DIRVI CHE CON L’OPERAZIONE LIETA ONLUS TANTI BAMBINI SONO DIVENTATI ADULTI, ISTRUITI E CAPACI DI SVOLGERE UN MESTIERE, POSSO RACCONTARVI CHE UNA MIA AMICA C’è ANDATA TANTE VOLTE A FARE VOLTARIATO NELLE CASE FAMIGLIA E QUINDI è TUTTO VERO!
POSSO DIRVI CHE AI TANTI PADRINI E MADRINE CHE GIA’ HANNO ADOTTATO UN BIMBO O UNA BIMBA ARRIVANO COSTANTEMENTE LETTERE, FOTO, PAGELLE SCOLASTICHE, PER SEGUIRE “PIU’ DA VICINO“ IL VOSTO BAMBINO.
COMUNQUE L’ADOZIONE A DISTANZA NON è L’UNICO MODO DI AITARE L’OPERAZIONE LIETA; VI TRASCRIVO TUTTE E TRE LE INIZIATIVE CHE POTETE SCEGLIERE:

 CON 8 EURO AL MESE PUOI UNIRE LA TUA “GOCCIA” A QUELLE DI TANTI ALTRI AMICI CHE IN QUESTO MODO SOSTENGONO IL LAVORO DEI VOLONTARI PER I BAMBINI E LE BAMBINE CHE VIVONO NELLE CASE DI PACOTÃŒ, DI EUSEBIO, DI LIMOEIRO E FORTALEZA.
 

CON 14 EURO AL MESE PUOI PUOI ASSICURARE UN PASTO AI BAMBINI E ALLE BAMBINE CHE GRAZIE ALLE MENSE CREATE NELLA FAVELAS SORTE AI MARGINI DELLA CITTÀ, HANNO LA CERTEZZA DI POTER MANGIARE ALMENO UNA VOLTA AL GIORNO.

INFINE CON 18 EURO AL MESE PUOI DARE VITA AD UNA “ADOZIONE A DISTANZA“ PER SEGUIRE PIÙ DA VICINO I BAMBINI DI PACOTÃŒ, EUSEBIO, LIMONEIRO, FORTALEZA E, DA QUEST’ANNO, ANCHE A PONTA GROSSA (PARANÀ) E SAO BENTO (MARANHÃO). RICORDIAMO CHE PER IL MANTENIMENTO DI OGNI BAMBINO SONO NECESSARIE TRE ADOZIONI, E DUNQUE OGNI BAMBINO HA TRE PADRINI.
DA QUALCHE MESE OPERAZIONE LIETA HA AVVIATO LE ADOZIONI A DISTANZA ANCHE PER ALCUNE CENTINAIA DI BAMBINI DELLE MISSIONI PIAMARTINE DI PONTA GROSSA, NEL SUD DEL BRASILE, E DI SAO BENTO, ZONA POVERISSIMA DEL NORD.
ORA BASTA PARLARE, VI COPIO QUI SOTTO TUTTI I RECAPITI DELLA SEDE DI BRESCIA E LE INFORMAZIONI PER CHI LA VOLESSE SOSTENERE
BUENA VIDA A TUTTI
MARZIA (la redattrice di questo sito)
 

recapiti
Operazione Lieta onlus
via Ferri, 91
25123 Brescia
telefono 0302306463
www.lieta.it

Volontari
Tutto è cominciato con il centro Educacional di Fortaleza. Poi il sogno di Padre Luigi Rebuffini, il sogno di dare casa, cibo e affetto a migliaia di bambini che ne erano privi si è allargato a Pacotì, Eusebio e Limoeiro. Un sogno che si fa concreto ogni giorno grazie anche al cuore, al cervello, alle braccia e alle gambe di tanti volontari, gente che ha scelto di dedicarsi, chi per qualche mese e chi per qualche anno, a dimostrare che con l’amore i miracoli succedono per davvero. Si possono leggere, i miracoli, negli occhi dei bambini e delle bambine della case nate dal sogno di un missionario in cui i volontari si sono dati un semplice obiettivo: far rivivere un clima di famiglia.
Il resto viene di conseguenza. 20 marzo 2010

Come si fa?
Per far giungere il vostro aiuto potete usare

il conto corrente postale n. 10422251 intestato a:
Associazione Operazione Lieta ONLUS
via Ferri,91 -25123 Brescia
IBAN: IT 77 J 07601 11200000010422251

Agevolazioni Fiscali. Ogni donazione a favore di Operazione Lieta è detraibile dalle imposte sia per i singoli che per le aziende (sotto forma di deduzione), fino ad un massimo di 2.065,83 euro. Per poter usufruire di tali agevolazioni è necessario conservare la ricevuta di versamento
Se avete un conto corrente in banca, potete dare disposizioni di fare il versamento del vostro contributo su uno dei seguenti conti bancari:

Banco di Brescia (Agenzia 2)
conto n. 9345, ABI 03500, CAB 11202
IBAN: IT 49 O 03500 11202 000000009345

Banco di Brescia (Agenzia 21)
conto n. 9764, ABI 03500, CAB 11230
IBAN: IT 63 B 03500 11230 000000009764

Banca Popolare di Brescia (via Leonardo da Vinci)
conto n. 52660, ABI 5437, CAB 11200
IBAN: IT 27 I 05437 11200000005266050

Banca Intesa (via Moretto)
conto n.235721/72, ABI 3069,CAB 11210
IBAN: IT 84 M 03069 11210 000023572172
BCC di Pompiano e Franciacorta (filiale di Brescia)
conto n.351261/24, ABI 8735, CAB 11200
IBAN: IT 89 K 08735 11200014000351261

Continua a Leggere

GLI OCCHI NON SONO SOLO LO SPECCHIO DELL’ANIMA. (con un’immagine di un quadro)

Molte persone mi chiedono come mai, quando scrivo, faccio ancora parecchi errori. Tanti di voi già sanno che ho un handicap motorio legato al momento della mia nascita.

Fin dai tempi dell’asilo veniva un terapista a casa per insegnarmi a scrivere. La dottoressa che mi seguiva aveva deciso che dovevo imparare a scrivere prima degli altri bambini, perché non riuscivo a controllare molto bene i movimenti.

Mentre gli altri bambini giocavano io ho passato tante, troppe ore seduta al banco dell’asilo ed il pomeriggio in camera mia, a riempire pagine e pagine di lettere “A“ poi “B“ poi “C“ e così via.

Alle medie mi cominciò a seguire un logopedista molto bravo. Fu lui a spiegarmi che i bulbi oculari sono circondati da muscoli e quando una persona legge i muscoli devono consentire all’occhio di muoversi da sinistra verso destra con una certa rapidità. “Marzia, i tuoi muscoli sono molto più deboli del normale, puoi fare degli esercizi specifici per rinforzarli così leggerai con meno lentezza e fatica, e aumenterà la tua capacità di apprendimento.“ Questo logopedista mi spiegò che anche se  mi impegnavo negli esercizi non sarei comunque riuscita a recuperare al cento per cento. Gli esercizi li ho fatti da grande: è stata una mia scelta. Ma mi era stato anche spiegato che se li avessi fatti nell’età dell’asilo e della scuola elementare, avrei ottenuto risultati di gran lunga migliori.

Ho scritto quest’articolo per spigare il mio problema visivo, che apparentemente non si vede e non si può intuire. Non voglio colpevolizzare nessuno, ma spero che conoscendo un altro aspetto del mio handicap, delle persone, magari mamme, maestre, presidi e anche (spero) terapisti, possano capire ed aiutare i bambini con la mia stessa difficoltà.

Continua a Leggere