incontrare Pinocchio – lettura di “Nata viva”

Roma, 21 marzo 2013 – Istituto Leonarda Vaccari

di Matteo Frasca

Mai avrei pensato di incontrare Pinocchio così da vicino. Sia come storia che rivive in un’altra storia, in un’ altra rapsodia narrata, sia come personaggio che si racconta in prima persona. E che questa sera, proprio questa sera, questo Pinocchio me lo ritrovassi proprio accanto a me, in questa prestigiosa sede. 

 Non avrei mai pensato fino a qualche anno fa di ascoltarne la voce legnosa, rugosa,  insolita, dal suono fantastico che si fa parola e la parola che diventa bugia, intesa non tanto come affermazione non corrispondente al vero che – ad essere sinceri – è definizione coerente con il concetto stesso di letteratura – quanto come a quell’immagine di bugia  intesa come contenitore, come porta candela, dove la fiamma si autogenera e vive delle parole che illuminano, bugia  come una scatola magica da cui fuoriescono il corpo, la storia, le immagini, le emozioni più profonde, ma straordinariamente concrete, dell’autrice.

Nelle tante occasioni che abbiamo avuto Zoe ed io, di raccontare la sua storia, Zoe ci ha sempre tenuto a definire “Nata viva“ non come un’autobiografia, né come racconto in prima persona della disabilità, né tanto meno un pamphlet  lamentoso che dispensa consigli e spara a zero sulla società che mal comprende le esigenze delle persone con disabilità, che non le accetta, che non le facilita. L’ha definito sempre un racconto o ancor meglio un breve romanzo di formazione.  E non riesco a vederne altre di più azzeccate, rispetto al genere letterario a alla tradizione letteraria in cui si colloca. Al Pinocchio che vi sto raccontando non gli importa niente di spiegare, di urlare, di generalizzare, di creare fazioni, di dividere, di rimanere in superficie, di dire “è tutto uno schifo“. A Pinocchio non gli è mai riuscito granchè tutto questo e non gli è mai interessato.

In questo caso Pinocchio è un burattino che fin dal suo primo soffio di vita (arrivato cinque minuti più  tardi rispetto ai bambini normali), si rifiuta di obbedire, di percorrere strade tracciate da qualcun altro, di rannicchiarsi in qualche angolo di mondo, in uno spazio pensato per le persone che si muovono un po’ male, parlano un po’ male, vedono un po’ male.

A Pinocchio e a Zoe, innamorati della vita e consapevoli di questo strano soffio, straordinario, tormentato, conquistato respiro che li anima, non interessano gli angoli, gli armadi chiusi, i ripostigli, i letti, la naftalina dove conservarsi immobili, i sensi unici, le strisce gialle.  A loro interessa tutto il mondo. Percorrerlo in lungo e in largo. Arrivare ovunque. E se non ci arrivano con il corpo, beh… diciamo che è facile pensare quali armi hanno a disposizione. Sappiamo cosa gli riesce meglio.

Tutti e due ci prendono gusto a raccontare storie. A raccontarsela la vita per quello che sentono, per quello che provano e soprattutto per quello che pian piano, con la loro testa e il loro cuore, scoprono, a costo anche di dolori, illusioni, frustrazioni.

Mai però rinunciare a voler scoprire. Ecco quindi perchè credo che “romanzo di formazione“ sia alquanto coerente.

Nel racconto di “Nata viva“ è possibile scorgere la Bambina azzurra e il grillo parlante nella presenza importante di alcuni familiari, che hanno sempre creduto in lei, che non l’hanno abbandonata pensando che fosse uno strano ceppo di legno vivo, con limitate possibilità, ma hanno visto in lei la prospettiva, la forza, il coraggio, la luce, il suono, la musica che ne sarebbe e che ne è uscita. E Pinocchio/ Zoe si è con loro sempre confrontata, e quando doveva ha sempre disobbedito, armata anche lei di martello schiaccia grillo, o di sincera devozione nei confronti delle fate incontrate o dei Mangiafuoco incontrati, basti pensare alla figura della nonna materna giramondo o del nonno saggio.

Pinocchio/Zoe pur essendo costretta dal legno da cui è composta a fare determinati movimenti e a non poterne fare altri, a faticare tanto per spostarsi, cerca il movimento fluido altrove… nelle intenzioni, nella scoperta, nel viaggio e nella scrittura come avrà modo di capire chi si immergerà nel suo avvincente romanzo di formazione di cui ho avuto il privilegio di accompagnarne la forma definitiva, il punto finale. Che poi per i lettori ne è sempre l’inizio.

E quali accenni si possono fare, quali spunti, quali scoperte si possono trovare, tracciate nel corso del romanzo di Zoe?

La scuola non è affatto bella, ci si annoia, i compagni di classe possono fissarti o fregarsene di te, in gita è meglio che un burattino venga con il suo accompagnatore, per fare la pipì a scuola è meglio chiamare qualcuno da casa che ti accompagni in bagno, non si sa mai che ti capiti qualcosa di male, meglio non averne di queste responsabilità, però in gita ci vado lo stesso e da sola, ecco e poi scrivo, e poi Lucignolo è simpatico e mi fa tanto ridere e mi insegna una certa anarchia, e poi si può raccontare tutto, di quando si fissano i soffitti vuoti ascoltando la musica come fanno tutti i ragazzini, di quando le amiche non si presentano all’appuntamento, che te l’avevano proprio promesso, ma tu scopri che anche da solo ha senso uscire di casa, il sabato pomeriggio… e poi guidare il motorino o la macchina, rincorrere come si può il cantante preferito… andare al cinema, alle mostre, immergersi in altri colori, in altre storie, forse in altri Pinocchi, andare con nonna persino a New York e… essere comunque una sorella maggiore, una mammina rompiscatole e volerle così bene… oppure aggrapparsi ai propri pantaloni e imparare a cinque anni camminare.

Camminare appunto, scoprire, viaggiare intorno a noi stessi.  Diventare. Diventare bambini veri, o persone vere, che nella propria evoluzione,  sorridono ancora alle immagini di burattini lasciati sulla sedia, che tanto ci hanno permesso di diventare quello che vogliamo essere. E prima di chiudere sono sicuro che similitudini, chiavi di lettura, accostamenti, raccordi, accordi e disaccordi, prospettive incrociate possono essere disseminate anche in tanti altri racconti di formazione, nella possibilità sempre sofferta sapersi scegliersi – riflessivo quindi saper scegliere se stessi – in Pin che impara a fidarsi pian piano degli adulti o comCosimo tra gli alberi nel barone di calvinesca fattura, come Arturo fu e ori da Procida di Elsa Morante, nelle grammatiche fantastiche rodariane che sanno ad ogni rigo inglobare e rompere gli schemi e i limiti prefissati, elogiare gli errori, i dubbi, le stranezze di quel che si racconta proprio perché lo si racconta. E in definitiva tutta la letteratura è un infinito romanzo di formazione che ci permette di vivere bene noi stessi e forse anche di sopravvivere a noi stessi, come ricorda la stessa Zoe che da burattino si è trasformata in: “Io, moderna Sherazade“ .

 

 

                                                Fine

 

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L’appassionante racconto di Zoe Rondini

Scritto da Redazione NEAR

http://www.retenear.it/2013/07/disabilita-e-discriminazioni-l-appassionante-racconto-di-zoe-rondini/

 15 luglio 2013

 Che Zoe parli di sé come di una persona nata viva sembra un’ ovvietà, ma neppure una riga del suo autobiografico “Nata viva“ risulta scontata: sono pagine appassionate e appassionanti, in un’alternanza originale di leggerezza e drammaticità, felicità e dolore profondi.

 Zoe nei primi cinque minuti di vita non ha respirato. Nel suo libro si racconta. Oltre alla sua disabilità ha dovuto superare tanti dolori e preconcetti. Ora che ha 31 anni ed è laureata, ha tanti progetti, un sito in cui tratta temi di disabilità e cerca di aiutare chi si trova difficoltà. Cinque minuti. Senza respirare. Zoe nei primi istanti della sua vita non ha respirato e quel breve black out ha poi provocato danni molto gravi al sistema nervoso centrale. Un’esistenza segnata da mille difficoltà, ricoveri, terapie, tempi più lunghi di apprendimento, ma grazie a chi ha creduto in lei e alla sua forza di volontà, ora Zoe è una donna. E’ diventata una scrittrice che scrive divinamente e racconta nel suo libro “Nata Viva“ la sua intensa vita, fatta di piccole e grandi vittorie. Zoe, in questa sua pubblicazione, ci fa conoscere le sue gioie, le sue paure, i suoi dolori. Scopriamo una valente autrice che ha tante cose da insegnarci.

 Comincia a raccontarsi fin dalla sua nascita e di come da piccola solo per camminare ha dovuto compiere tanti sforzi, anni e anni di fisioterapia. Più di un medico sentenziava che la sua vita sarebbe stata in sedia a rotelle. Così non è stato, grazie a milioni di esercizi e grazie alla caparbietà di sua madre e della nonna. Ora quando cammina, traballa pericolosamente, sembra sul punto di cadere da un momento all’altro, ma non cade, e se cade, in un attimo, si rialza prontamente. I danni riportati da quei famosi e maledetti cinque minuti sono disseminati in tanti muscoli e quindi tante difficoltà: nel camminare, nel leggere, nello scrivere, nel parlare. Ora, Zoe, guida, scrive tramite un pc (con la penna per lei è molto più complicato), gira il mondo, ed è una vera forza della natura. Questo libro è un grande incoraggiamento a non mollare mai, a vivere pienamente la vita e a non uniformarsi alla massa. La sua storia “punta il dito“ verso una scuola spesso poco attenta alle necessità di un disabile e di come tanta gente sfugga chi è diverso. Evidenzia anche tante figure che nella sua vita le hanno regalato amore, coraggio, tra le tante, una su tutte, una nonna eccezionale che l’ha spronata in tutti i modi e ha sempre creduto in lei. 

Il libro ruota tutto intorno a due elementi chiave che lo rendono particolarmente efficace: il primo è la convinzione di Zoe secondo cui “negare le differenze non è un’arma per combatterle“. Niente di più lontano dall’ipocrisia del politically correct con cui si affronta spesso il mondo della disabilità: negandolo, sostanzialmente, e cercando di ignorare le diversità. E il secondo ne è una diretta conseguenza: non basta riconoscere la disabilità per quel che è. È fondamentale potercisi e, soprattutto, volercisi misurare.

 Zoe cerca persone che siano disposte a coinvolgersi veramente con lei, a condividere la sua vita per intero, senza riserve né fughe. A chi le sta accanto, dai familiari ai compagni di scuola, chiede un rapporto umano pieno e leale che non lasci indietro niente, ed è questa disponibilità che osserva, racconta e giudica. Chiede tanto e dà tanto, Zoe, a chi incontra e anche quando scrive: mette in gioco tutta se stessa con il lettore e non gli risparmia niente delle asprezze nel rapporto con sua madre, dell’ assenza del padre, del bullismo a scuola, della durezza della riabilitazione. Ma anche delle amicizie preziose, delle vacanze al mare, del bellissimo viaggio a New York e del dolore grande per una morte improvvisa e dolorosissima, che l’ha spinta a scrivere. È l’avventura di una vita, di una persona, appunto, “nata viva“.

 Nel suo romanzo di formazione Zoe costringe il lettore a non dimenticare mai lo scarto enorme che c’è tra vivere ed esistere, inchiodandoci all’idea che per nascere veramente, ad ogni occasione, bisogna sentirsi vivi, gridarlo e raccontarlo al mondo intero.

 Buona lettura!

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Articolo su “Nata viva“, uscito sull’Osservatore Romano il 26 luglio 2012

Dall’inserto “donne chiesa mondo“.
Scritto da Giulia Galeotti

NATA VIVA sull’Osservatore Romano versione pdf, nella seconda pagina c’è l’articolo di “Nata viva”

“Rimango cinque minuti completamente senza respirare. Si tratta solo di cinque minuti, ma sono i primi della mia vita“, scrive la ventottenne Zoe Rondini (uno pseudonimo) nel suo racconto autobiografico Nata Viva (Albatros, 2011) in cui ripercorre la strada fatta per recuperare, in qualche modo, quel fiato trattenuto che tanto le è costato di termini di disabilità fisica e di una diversità alla quale non si è mai arresa. Perché non c’è solo la salita d’imparare quello che a tutti viene spontaneo (“ho imparato a camminare, a cadere in avanti, a rialzarmi, quasi morendo di fatica e con tutta la rabbia possibile“), c’è il dolore di una bimba, un’adolescente e una giovane donna costretta a fare i conti con l’indifferenza, la negazione, il menefreghismo, il trincerarsi dietro le proprie sofferenze e l’insofferenza di quanti hanno incrociato la sua strada. Familiari inclusi. A 13 anni Zoe inizia a “scriversi“: il racconto del suo quotidiano diventa un quotidiano confronto con le due alternative che ha dinnanzi. Scegliere se vivere o esistere. “Quando ero piccola tutti mi dicevano che ero uguale agli altri bambini, poi crescendo mi è venuto qualche dubbio… ma forse chi non ha dubbi nella propria vita, è il vero disabile“.

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“Nata viva“, ovvero… sul bello di esistere.

 Di Gianfranco Chieppa

 Pomeriggio di primavera: ero in treno diretto verso una città vicina dove  avevo un appuntamento con la famiglia di un ragazzo meraviglioso, un ragazzo autistico, che già avevo avuto modo di conoscere. Mi restava di conoscere i genitori

 per poi passare del tempo con il loro figlio. Tempo che in seguito si è rivelato stupendo.

 Durante il viaggio in treno, decisi di leggere  un libro, il cui titolo mi aveva incuriosito particolarmente, libro che mi è arrivato direttamente dall’autrice, a cui vanno i miei complimenti per aver scritto un’opera particolarmente emozionante. “NATA VIVA“, questo il titolo. Prima di accingermi alla lettura, avevo dato inizio ad alcune mie riflessioni, come: nata viva…certo si nasce e si è vivi e felici di vedere il sole, il mare, il cielo, nata viva… e pronti a ridere, piangere, abbracciare le persone che ami, nata viva… e pronti a vedere le bellezze del mondo, ma soprattutto: nata! C’è tanta bellezza che risiede in tutto questo. Ma il bello, con tutto quello che circonda il nascere, non è sufficiente alla vera espressione della vita intera. Il bello del nascere vivi non risiede solo nell’essere vivi ma si completa con la consapevolezza della vita stessa.

Non voglio  raccontarvi il libro, ma con voi, riflettere sulla storia, sull’importanza di sentirsi parte di un mondo, di una società dove chi non ha l’intelligenza di comprendere, abbia almeno il buon senso del rispetto. L’importanza di avviare la vita verso una realizzazione, una serenità, una felicità, sentimenti che non conoscono e non hanno nessuna intenzione di fare differenze di persone, se non attraverso la cultura.

Sfogliando le prime pagine del libro, ho subito colto una parte che vi riporto di seguito: Non volevo ritrovarmi in un mondo troppo grande per me, troppo rumoroso, pieno di doveri e regole da rispettare. Dove tutti corrono e poche persone hanno tempo e voglia di aiutare chi resta indietro.

Leggendo questa frase ho subito colto la sensibilità vera e profonda, questa per me è la vera diversità, diversità da chi la sensibilità l’ha dimenticata da qualche parte del suo animo.

Paura di trovarsi in un mondo, dove la gente non ha tempo per riflettere, non ha la capacità di immergersi nella comprensione del disagio altrui, e aiutarlo anche con un semplice sorriso.

Pagina dopo pagina, le parole, i pensieri, le verità, la storia  si disegnava davanti ai miei occhi, con una grande capacità descrittiva. Rivedevo nella  storia aspetti condivisibili, aspetti di vita di tutti i giorni, dove  diversità, è semplicemente un termine, ovvero, diversi  lo siamo tutti, diversi da altri e unici nella nostra diversità.

Quando ho concluso la lettura del libro, mi sono accorto di aver letto un libro affascinante, un libro che racconta la vita di una bambina che diventa ragazza e donna, la vita di una persona.

Il mio consiglio e di leggere questo libro, che ha la capacità di trascinarvi con dolcezza alla sua lettura e pagina dopo pagina vi conduce verso una  riflessione, dimenticando una diversità, ma vi accorgerete di leggere la storia di una persona, nata si viva, ma consapevolmente esistente.

 NATA VIVA di ZOE RONDINI edizione Albatros.

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Lettera del Prof Sicialini de Cumis per la pesentazione di Nata viva all’istituto Vaccari di Roma.

Quanto segue è uno scritto del Professor Nicola Siciliani de Cumis docente di pedagogia alla Sapienza di Roma. Consiglio oltre a questa lettura anche il post: “Una lettura di “Nata viva“ a cura di M. Serena VEGGETTI, Prof. Ord. Psicologia generale“ sul link:

http://www.piccologenio.it/2013/03/18/una-lettura-di-nata-viva-a-cura-di-m-serena-veggetti-prof-ord-psicologia-generale/

BUONA LETTURA!

 

Carissima Marzia-Zoe,

tanti affettuosi auguri per l’evento che ti riguarda oggi, nel magico ambiente culturale, educativo e didattico delll’Istituto Vaccari… Tanti auguri a te e ai Colleghi che, ciascuno nel suo ruolo, collaboreranno alla lettura di Nata viva e di Zoe, autrice ed eroina della “sua” straordinaria  autobiografia…

Mi sarebbe davvero piaciuto ripetere i complimenti e le osservazioni critiche, che il tuo bel libro continua a sollecitarmi ogni qual volta che lo apro e ne leggo una pagina;  e, dunque, tutte le volte che, in mia presenza, si rivolge ad un nuovo pubblico.

Di più, se mi fosse riuscito di esserti accanto di persona al Vaccari (ma, purtroppo, mi è davvero impossibile), avrei raccontato ai presenti non solo i segreti della genesi di Nata viva nelle Aule di Villa Mirafiori, ma anche le stimolanti modalità del suo ritorno nella Casa-madre, lo scorso anno, nell’Aula I, in mezzo agli studenti del corso di Pedagogia generale…

Avrei quindi suggerito risposte e domande: sempre nuove domande per il tuo questionario, anche altre ricerche individuali e di gruppo da svolgere a partire dalle pagine del tuo racconto. Per arrivare, forse, alla soglia del tuo misterioso, prossimo romanzo: un libro che tutti aspettiamo; un’opera seconda, che è da te dovuta a quanti ci siamo accorti della qualità della tua scrittura e delle potenzialità della tua intelligenza narrativa…

E non è tutto. Se avessi potuto esserci, avrei rivelato all’onorevole pubblico del Vaccari le parole che si scambiano, le informazioni che si danno e il bene che reciprocamente si fanno il tuo Sito internet www.piccologenio.it e il Portale della Sapienza www.cartedifamiglia.it  Due nuovi conoscenti curiosi l’uno dell’altro… Due corrispondenti epistolari, che si parlano proficuamente a distanza… Due vecchi amici, insomma, che passeggiano sotto braccio nelle infinite strade del web.

Buona fortuna, Marzia,

il tuo Nicola Siciliani de Cumis

 

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Una lettura di “Nata viva” a cura di M. Serena VEGGETTI, Prof. Ord. Psicologia generale

ZOE  RONDINI,  Nata  viva,  Albatros , Roma 2011

 

Una lettura di M.Serena VEGGETTI, Prof. Ord. Psicologia generale

L.  M.  Pedagogia  e  scienze  dell’educazione  e  della  formazione

Dip. Neurologia e Psichiatria  \   Psicologia  per  Medicina

Sapienza Università di Roma

 

Rileggendo Nata viva  a distanza di tempo, rispetto al momento in cui la giovane autrice lo ha pubblicato, ho scoperto che per noi, docenti di discipline psicologiche e pertanto studiosi  ,  si dovrebbe supporre,  esperti delle principali tematiche del settore, rappresenta un “punto di non ritorno“. Si può soltanto andare avanti, procedere, senza guardare indietro, senza fermarsi :“noli remanÄ“re“ afferma la bella citazione dal Sermone  256 di S. Agostino che  l’autrice riporta in apertura della narrazione.

Spiegarne  il motivo sarà compito delle  considerazioni che seguono.

Il  XX secolo si può ritenere un pó  la scena dell’epifania della psicologia. Questa scienza nasce all’interno di vari ambiti di ricerca scientifica proprio a cavallo tra 800 e 900 e si presenta invariabilmente con un obiettivo trasversale tra medicina, pedagogia, biogenetica, fisiologia.

Un obiettivo  tanto ambizioso quanto naive,  ingenuo  . Il medico francese Binet cerca il valore dell’intelligenza normale,i comportamentisti  perseguono il “controllo“ degli stimoli per avere risposte comportamentali  pre-definite e prevedibili da parte dei viventi, gli epistemologi  genetisti  tentano di individuare le regolarità dello sviluppo psichico e  cognitivo dall’età infantile fino a quella adulta.

Ovviamente questa  primitività ,o ingenua convinzione, i ricercatori  non possono ancora conoscerla,  dato che impiegheranno quasi  cento anni per scoprirla. Si tratta della definizione della “norma“. In genere  nelle scienze umane si usa questo concetto con un riferimento a parametri statistici e con una buona dose di approssimazione. D’altra parte tutta la progettazione del nostro ambiente artificiale,  da mondo progredito e  “civile“ ,  si basa su questo .

Ampiezza e dimensioni di porte, scale, strade, percorsi, tutto viene rapportato al concetto di qualcosa, come la norma,  che non esiste e che , il più delle volte ,  viene  improvvisamente  travalicato  e  ci  costringe  a quelle  ricorrenti   affermazioni     del tipo:      “ era imprevedibile…“, “ pensavo che… “,  “come avremmo potuto  immaginare…“.

Il racconto di Zoe Rondini nel volume “Nata viva“ rappresenta la chiosa dell’insieme di queste esperienze della scientificità quotidiana, della ricerca vitale di come procedere. Dunque è il punto di arrivo , o anche, come ho affermato in precedenza, del non ritorno, per la scienza di un intero secolo , il XX,  in quanto non c’è arrivo, ma, appunto, un percorso che procede  sempre  in avanti.

Lo rappresenta efficacemente la bella fotografia della copertina del volume in esame, in cui Zoe \  Marzia  si trova, dantescamente in una  selva , che non è oscura, ma verde e folta  e fa intravedere  in avanti , sul cammino, una apertura soleggiata .

L’intero racconto della vita di Zoe è dunque , a mio parere,  l’emblema della vita stessa. Il racconto di chi nasce e – da quando comincia a respirare – deve solo guardare avanti, pur tra mille difficoltà.

Ho conosciuto l’autrice  dai tempi degli studi ,compiuti per la prima laurea triennale, in  Scienze dell’educazione,  pressola Facoltàdi Filosofia deLa Sapienza, che allora esisteva separatamente da  quella di Lettere. La sua esperienza di studentessa è stata un continuo successo , con la manifestazione,  da parte sua, di   una avidità di sapere sorprendente in quell’aspetto di minuta  figurina di porcellana che la distingue.

Dal punto di vista del docente, che per le discipline  Psicologiche ero io,  si è dimostrata  uno studente ideale: voleva sapere sempre qualcosa di piu’ e, al termine delle ore di lezione, invece di affollare la porta d’uscita , che per un buon quarto d’ora sarebbe stata impraticabile, chiedeva letture, faceva domande, poneva problemi.

In sostanza  siamo riuscite a crescere insieme, seguendo la via  del modello evolutivo  “maggiorante“ o anche “a  spirale“ , scoperto  dalle tendenze  piú produttive delle ricerche psicogenetiche.  Questo è sostanzialmente il motivo per cui  il suo racconto è stato da me definito, coerentemente con il destino dello sviluppo biogenetico , un punto di non ritorno.

D’altra parte proprio la vita è tale, anche se, con tutto il da fare  che  dobbiamo sostenere, non   sempre possiamo tenerlo  presente .

La narrazione, iniziata da quando Marzia aveva 13 anni, ci comunica coraggiosamente  la definizione  quotidiana di una promettente studiosa che scrive per superare difficoltà e,  mentre le supera, dà anche a noi la dimensione di consapevolezza necessaria  per   “continuare“  senza  fermarci ,  a guardare avanti , anche perché,  come fa comprendere  l’intera esperienza di Marzia / Zoe, non possiamo fare  diversamente , pur  volendolo.

In tal modo la seguiamo, un po’ incantati,  nelle sue vicende quotidiane, finchè non realizziamo che, al posto della ragazzina  che comincia a respirare alla nascita  con un ritardo di 5 minuti,   quanto basta per differenziare enormemente  l’inizio “ normale“  del funzionamento organico, c’è una creatura  forte,   “epica “ , alle prese con  la vicenda   della “commedia umana“.

Personalmente ho subito auspicato che venga presto , dalla stessa giovane autrice, una ulteriore narrazione  che faccia progredire anche  il percorso della nostra coscienza collettiva  verso il superamento del nostro  “limite“.  Altro concetto  apparente e astratto, indefinibile e indefinito, ma che  esiste necessariamente per tutti.

Ho evitato di fare riferimenti a produzioni letterarie analoghe perché l’analogia  è destinata a venir meno subito.  “Nata viva“ non è un “Resoconto dell’analisi di un bambino“ di Kleiniana memoria , né, tanto meno,  un diario, ma la vita che si racconta ( e non un racconto di vita). Pertanto la sua  lettura diventa  un percorso di crescita consigliata e consigliabile per chi desideri affiancare Marzia  / Zoe  al proprio tracciato individuale per ritrovare una dimensione universale.

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“NATA VIVA” VI ARRIVERà DIRETTAMENTE A CASA!

Sono felice di aver spedito circa 30 copie ci “Nata viva” nell’arco di quest’ultimo mese! Se me ne richiedete un numero considerevole di copie vi faccio un ulteriore sconto, (oltre a non farvi pagare le spese di spedizione) Vi ricordo che per chi ne volesse comprare una o più copie mi può contattare all’e-mail info@piccologenio.it o su F.B.

LA SPEDIZIONE è GRATUITA ED IL LIBRO VI ARRIVERA’ IN POCHI GIORNI CON DEDICA 😉 !!!!!!!!!
passate parola mi raccomandoooooo! Grazie mille

Zoe Rondini

il libro “NATAVIVA“ edizioni “Gruppo Albatros il filo“, di Zoe Rondini (prima edizione APRILE 2011) vi sta aspettando!

L’autrice scrive usando il nome d’arte di ZOE RONDINI.
I lettori lo reputano un libro molto avvincente.
È un romanzo autobiografico di Zoe, una persona “diversa“, una bambina, una ragazza, poi una giovane donna che tra luci e tenebre ha saputo lottare per raggiungere e conquistare quella serenità che tutti bramiamo.
Nel suo stile rapsodico, Zoe si fa cantore, dell’incontro sorprendente tra limite e prospettiva, civiltà e pregiudizio, presenza e invisibilità.

Insieme a lei, anche noi riviviamo il nostro essere stati bambini o adolescenti incompresi.
È un libro adatto a tutti: studenti, adolescenti, adulti, genitori, nonni, insegnanti, professori universitari etc.

 

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Lettera di un lettore di “Nata viva”

In genere non pubblico i commenti e le lettere dei lettori di “Nata viva“ che mi conoscono, ma ora voglio fare un eccezione in quanto questa lettera è abbastanza imparziale e ben pensata: non è scritta solo di pancia, ma rappresenta anche una lucida analisi dell’opera letteraria.
Grazie Professor Maurizi per questa sua testimonianza!

Carissima Zoe, giorno fortunato quello in cui ho avuto l’opportunità di incontrarti! Ti conosco da prima che nascessi,avendo vissuto una parte dell’attesa dell’evento assieme ai tuoi familiari ma,con il volume che mi hai così gentilmente donato,ho scoperto un’altra persona:vivace,intelligente,riflessiva,saggia e ,al contempo,puntigliosa , ironica al punto giusto e capace di superare,senza lacrime, quelle difficoltà derivate da soli cinque minuti di apnea e che un mondo egoista ed ipocrita ha ,sovente,persino accentuato. Brava !Bravissima! Un discorso a parte merita quello che hai scritto con affascinante maestria tanto che l’ho letto tutto d’un fiato dalla prima all’ultima pagina. E non poteva essere altrimenti dato che sei una artista valentissima che sa tradurre in prosa le sue esperienze,le sue riflessioni , le sue meditazioni ed anche i suoi sogni che le servono per avvicinarsi al Mondo e allo Spirito e ,altresì, per superare l’isolamento in cui una Società crudele ha tentato di confinarla . Una storia universale quella che racconti. Meriterebbe venisse letta in tutte le scuole in modo che i giovani potessero ritrovare il vero della vita. Hai concepito il tutto con enorme talento,narrando in prima persona e senza compromessi,ma con garbo e tenerezza,avvenimenti lieti e meno lieti,ma pure varie disarmonie familiari,donandoci una opera in cui hai saputo delineare ,con una lucidità e una delicatezza non comuni, eventi e personaggi .Sono certo che la Nonna ne sarebbe fiera come lo è il SuperNonno. La vita è imprevedibile e ,a volte,spietata anche per i cosiddetti normali ed ancor più per coloro che non lo sono ma tu hai saputo affrontarla con un coraggio ammirevole. Non ti sei fatta travolgere anzi sei arrivata ove tanti,che non hanno conosciuto i tuoi problemi ,non sono riusciti. Ti ammiro e ti abbraccio con molto affetto augurandomi di poter presto leggere il tuo secondo libro. A presto .

Maurizio Maurizi.

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Ecco a voi il video di Nata viva!

Pubblicato su You Tube il video di “Nata Viva”! Guardalo su http://youtu.be/ipdz4Webb5M oppure in questo articolo.

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potete richidere una copia breve romanzo di formazione “Nata viva” scrivendo una mail ad info@piccologenio.it

NATA VIVA” è UN LIBRO SCRITTO CON LA PANCIA NON SOLO CON IL CUORE; ECCO ALTRI STRALCI CHE LO DIMOSTRANO:

“Adesso mi domando quand’è che ho cominciato a capire che avevo qualcosa che mi “distingueva“ dagli altri, qualcosa che non gli permetteva di accettarmi, li metteva a disagio.”

“Non so dire quand’è stata la prima volta che mi sono sentita così, la volta in cui ho capito che senza l’aiuto di qualcuno non sarei riuscita a fare nulla. ”

“Mamma e Fiore si trovavano insieme, insieme come tante altre volte. Insieme. Ancora una volta mi sentivo lontanissima da loro.”

“Non andò esattamente così ma avevo intuito che era successo qualcosa di grave; però nello stesso tempo avevo fiducia: Rickie era forte.”

“Fin dall’asilo poi, mentre gli altri bambini giocavano, io dovevo passare del tempo in un aula vuota, senza nulla e nessuno che mi potesse distrarre: dovevo camminare.”

“Devo dire che a molte persone ha fatto comodo: da questo mio “errore“ (se di errore si può parlare), ci hanno messo molto poco a costruirsi un alibi per non essere protagonisti nella mia vita, ma solo attori con delle parti molto molto piccole… o addirittura delle comparse.“

“Non ero stanca, stavo lì senza una sedia, il tempo passava ma non ero stanca; guardavo in fondo alla fila, dall’altra parte della strada: speravo che le mie amiche arrivassero da un momento all’altro e non mi sentivo stanca!
Cercavo degli amici, “hai una gomma? Come ti chiami?“ risposte secche che non lasciavano spazio ad altre domande.“

“Per me rimaneva la sensazione forte di avere vissuto un ‘esperienza importante che avevo conquistato e voluto a tutti i costi. E anche quando mi resi conto di essere sola, vicino a tutti gli altri, ho cercato di reagire normalmente alla situazione e alla delusione che ne scaturiva.“

“Possibile che non mi rendessi conto, secondo lei, che come un torsolo inerme, ero rimasta sola ad aspettare inutilmente perché nessuno si era ricordato di me e nessuno era venuto da me? Iniziai a piangere e replicai dicendo: «Sono stata lì come tanti altri ragazzi, mi sono sentita normale». Le si gonfiò la giucolare e tutto il resto me lo disse strillando, disegnandomi come una povera tredicenne illusa, handicappata e deficiente. Mi ci ha fatto credere.”

“È colpa mia: non mi sono mai trovata bene con i miei coetanei. Non mi accettavano, ma da grande, da grande non mi sono fatta accettare“.

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