Intervista per “Il Telespettatore”

Ringrazio la rivista Il Telespettatore di avermi intervistata, sui libri, sulla valenza terapeutica della narrazione del sè, su disabilità e mezzi di comunicazione e su tutte le mie  attività che hanno come fil rouge l’importanza di promuovere una vita piena, per me e per tante famiglie. La persona disabile è una persona a tutti gli effetti, questo dovrebbe bastare  per uscire dai tanti, troppi stereotipi!

Ha scelto di farsi chiamare Zoe, parola che deriva dal greco,  e non Marzia. Perché questo nome?

 

Per motivi di privacy, prima di pubblicare la mia prima opera, il romanzo di formazione Nata Viva (Società Editrice Dande Alighieri) ho cambiato tutti i nomi dei personaggi ed anche il mio. Zoe, in greco vuol dire vita e Rondini mi ha fatto pensare  al volo degli uccelli, quindi alla libertà. La vita e la conquista della liberta, sono le ematiche principali del romanzo.

Se le dicessi di raccontarsi brevemente, cosa scriverebbe?

Sono  autrice del saggio “RaccontAbili. Domande e risposte sulle disabilità” e del romanzo autobiografico “Nata Viva”, dal quale è stato tratto l’omonimo  cortometraggio. Il cortometraggio della regista Lucia Pappalardo, è stato il primo classificato nella categoria Corti della realtà; nell’ambito del Premio L’Anello debole 2016, al Festival di Capodarco. Dal 2006, curo il portale piccologenio.it; dove mi occupo di varie tematiche correlate alle diverse disabilità.

Per fortuna le mie attività sono molte: spesso non mi annoio! Infatti a seguito del conseguimento della laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione ho acquisito competenze in ambito pedagogico e sociologico, che metto in pratica nel progetto: “Disabilità e narrazione di sé” portato in diversi istituti scolastici con studenti dai dieci anni in su. Lo scopo è incentivare la narrazione del sé, fare prevenzione a tutte le forme di bullismo ed educazione  al rispetto delle differenze. I contenuti degli incontri nelle scuole sono ispirati al romanzo “Nata Viva” come spiegherò meglio più avanti.

Ogni anno, tengo delle docenze su disabilità, amore e  sessualità e su disabilità e narrazione del sé, presso l’Università Lumsa. Inoltre, mi campita spesso di trattare queste ed altre tematiche in vari convegni, in tv: quest’anno sono opinionista, in qualità di esperta, al programma “O Anche No”, di Rai Tre. Infine, da diversi anni, collaboro con varie testate giornalistiche, in particolare Superando.it e Ubiminor.org.

In tutte le attività divulgative e formative cerco sempre d’approfondire gli aspetti psicologici, sociologici e pedagogici legati all’handicap; affronto argomenti quali i rapporti tra la persona con disabilità e la famiglia, la scuola, gli ausili informatici, l’amore, l’affettività,  la sessualità e la narrazione del sé come strumento di empowerment e di terapia, la vita indipendente e disabilità e mass media. In tal modo spero di fare la mia parte per contribuire ad un necessario cambiamento culturale che dia più valore alle abilità di ogni persona.

 

Ci parli del suo recente lavoro “RaccontAbili, domande e risposte sulle disabilità“.

RaccontAbili, domande e risposte sulle disabilità” (Edizioni Erickson Live, 2020); è un saggio polifonico che racchiude le “voci” di trenta persone, tra disabili e chi, per vari motivi, conosce bene il mondo della disabilità. L’intento dell’opera letteraria è quello di offrire il punto di vista dei diretti interessati, uscendo dall’ottica di interpellarli solo nei casi migliori o peggiori delle loro/nostre vite. Gli argomenti delle interviste sono quelli che ci accomunano tutti, si parla infatti di famiglia e società, routine, lavoro, interessi, arte, amore e sessualità. Il volume è arricchito da testimonianze di caregiver, siblings, psicologi, psicosessuologi, registi, scrittori, giornalisti,  attori e docenti universitari.

L’auspicio dell’opera letteraria è cercare di cambiare la narrazione dei e sui disabili, dando loro l’opportunità di parlare in prima persona e non scegliendo solo il disabile che diventa un super eroe grazie allo sport… o la persona che subisce un danno, viene bullizzata, o le vengono negati dei diritti: c’è molto altro di “interessante” da narrare e “far conoscere” nella vita ordinaria di ogni persona.

RaccontAbili è diviso in due sezioni: una prima parte che raccoglie le interviste ed una seconda dove si evince   il mio punto di vista sulle medesime tematiche, sotto forma di articoli che vengono dal portale Piccologenio.

In  fine il testo si rivolge alla stessa comunità protagonista delle interviste: persone con disabilità, famigliari, insegnanti, educatori, giornalisti, scrittori, psicologi, medici, studenti, amanti del teatro e del cinema, attori, registi e autori.

Qual è, a suo giudizio, la valenza terapeutica della narrazione del sé?

La narrazione del sé ha il potere di aiutare le persone, di ogni età, ad elaborare le forti emozioni e distaccarsi dal proprio vissuto.

Ognuno può avere l’esigenza di esprimere ciò che ha provato tenendo un diario o facendo dei disegni. All’ospedale pediatrico Bambino Gesù, si stimolano i piccoli pazienti a narrare le loro paure e aspettative, ciò migliora la presa il carico e le cure.

Oggi posso affermare che raccontarmi in forma scritta, è stata la mia ancora di salvezza. Gli anni dell’adolescenza sono stati segnati da un lutto famigliare improvviso e da un forte senso di solitudine.

La narrazione del mio vissuto mi ha sempre aiutata a superare i momenti bui e riordire le emozioni forti. Il romanzo autobiografico Nata Viva, nasce dal diario che ho tenuto negli anni dell’adolescenza.

Dopo aver sperimentato l’effetto decisivo e dirompente che la scrittura ha avuto per me, ho deciso di utilizzare tale strumento per aiutare altre persone a narrarsi per comprendere quanto di straordinario c’è nelle loro vite. Dal 2012, porto agli studenti dalle quinte elementari ai Master universitari, il progetto: “Disabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità”.

La finalità perseguita dal progetto è quella di “educare alle differenze”.

Per quanto riguarda le scuole primarie e secondarie tale scopo viene declinato in un’ottica di prevenzione e contrasto al bullismo. Invece, negli incontri che si svolgono in ambito universitario, avendo come interlocutori dei futuri “addetti ai lavori” (pedagogisti, terapisti, logopedisti, fisioterapisti e insegnanti e insegnanti di sostegno) la lezione si focalizza sul fornire loro il punto di vista del vissuto di una bambina e ragazza con disabilità.

L’intento degli incontri, soprattutto nelle scuole, è quello di stimolare la narrazione di sé quale strumento di presa di coscienza dei propri limiti, mancanze, ma anche delle proprie potenzialità.

Attraverso il confronto si cerca di dimostrare che determinate sensazioni e esperienze ci accomunano, aldilà delle differenze nel nostro modo di apparire. In questo contesto si cerca anche di trasmettere il messaggio che la “diversità” è negli occhi di guarda e che questa può rappresentare una risorsa.

L’ambizione del progetto è quella di seminare nei ragazzi la voglia di esplorare la diversità e appassionarsi, nel corso della loro crescita, a nuove narrazioni. La parte più emozionante degli incontri con gli alunni è ascoltare le loro domande e stimolare le loro narrazioni.  Dopo ogni lezione penso sempre che quello che mi hanno trasmesso gli alunni, in termini di narrazione, curiosità e empatia è molto di più di quello che ho cercato di dare loro!

Quale tematica in particolare ha ancora troppo poco spazio nel  dibattito culturale del nostro Paese  e quale la responsabilità dei media e della TV in particolare.

Nel nostro paese siamo ancora molto indietro sulla questione amore, disabilità, sessualità e affettività.

Negli ultimi anni noto con piacere che se ne parla di più in tv e sui vari mass media. Indubbiamente è un bene perché i mezzi di comunicazione sono fruibili veramente da ogni persona: ricca, povera, adulta o in età della formazione, laureti o diplomati…  ma la strada da percorrere è ancora lunga.

Per cercare di dare il mio contributo nel processo di apertura su queste tematiche, oltre le attività raccontate fin ora, nel 2012 ho aperto il gruppo FacebookAmore, disabilità e tabù: parliamone!“, di cui sono moderatrice e che, ad oggi, conta oltre 1.500 membri. In questi anni, sono moltissime le famiglie che mi hanno contattata dopo aver letto i miei articoli su PiccoloGenio, il libro RaccontAbili o dopo essere entrati a far  parte del gruppo Facebook.

Purtroppo molti familiari di persone con disabilità, o persone con disabilità, si sentono lasciate sole ad affrontare le naturali pulsioni dei figli che crescono. Dalle tante persone ascoltate e da me intervistate mi sento di poter dire che  di certo è un problema culturale, ma anche di leggi. In molti paesi del nord Europa il sex worker è una realtà regolarizzata. È vero che l’amore è più importante del sesso, ma dall’ascolto mi sembra che per tante  persone, il desiderio di scoprire la sessualità viene prima di tutto. Dopo di che,  in alcuni casi, la persona disabile riesce a costruirsi una relazione ed una famiglia. Ma per molti purtroppo ricevere un contatto fisico e amorevolezza all’infuori della famiglia rimane una cosa proibita, o se è un discorso accettato dalla famiglia è  comunque un sogno difficile da realizzare.

 Quali sono oggi i temi forti su cui riflettere e quale il posto che oggi viene dato nella cinematografia al tema della disabilità?

Tutti i temi legati al raggiungimento di una vita più piena ed indipendente possibile, fornendo anche indicazioni utili sui progetti, gli sportelli informativi, i centri di eccellenza e i professionisti che si occupano della riabilitazione, dell’inserimento scolastico e lavorativo e tutti i molteplici aspetti utili ad avere una vita piena e soddisfacente.

Per le persone “fragili” sussistono ancora molti ostacoli per crearsi una propria autonomia. Mi riferisco in particolare, a varie problematiche  poco raccontate. Ad esempio le misere pensioni di invalidità, le agevolazioni sul  collocamento lavorativo  che molto spesso non vengono rispettate. Ci vorrebbero più interventi per garantire il diritto all’istruzione e quindi per agevolare lo studio ad ogni età.

Creare dei percorsi ad oc verso il raggiungimento di una vita piena e indipendente toglierebbe tante famiglie  dall’angoscia del “dopo di noi” e darebbe un “durante noi” sereno e  dignitoso alle persone con disabilità e alle loro famiglie. L’Istat rivela che nel nostro Paese, nel 2019, le persone con disabilità sono 3 milioni e 150 mila. Non tutti hanno problematiche gravi; con i dovuti supporti e adattamenti potrebbero avere una vita  piena e soddisfacente. A giovarne sarebbe tutta la società; purtroppo molti, finita la scuola dell’obbligo vivono confinati in casa o in istituti invece di avere una vita produttiva.

Quali a suo giudizio gli ultimi migliori film che si sono fatti portatori di messaggi a favore di una migliore conoscenza della disabilità.

Negli ultimi anni la disabilità è divenuta oggetto di riflessione culturale, ciò è un bene perché i film possono approfondire di più un aspetto a differenza delle notizie del telegiornale che sono brevi  e quasi sempre negative.

Dagli anni ’80 circa la disabilità è entrata nel linguaggio artistico e cinematografico investendo vari generi. Con il passare del tempo i personaggi hanno acquisito maggiore spessore e sono usciti dagli stereotipi buonisti per raccontare vicende sempre più realistiche.

C’è da sottolineare il fatto che, i film sulla disabilità stanno riscontrando grande successo in termini di pubblico. Il film forse più visto, esilarante è “Quasi Amici”,  che racconta le avventure ordinarie e straordinarie  di Driss e Philippe.  Philippe Pozzo di Borgo è un ricco signore tetraplegico  ed è in cerca di un badante. Tra i tanti aspiranti, elegantemente vestiti e con molte referenze, si presenta Driss Bassari, un ragazzo trasandato e rozzo.

In poco tempo tra i due iniziano ad instaurare un bellissimo rapporto: Driss si pone verso Philippe senza preconcetti, facendogli dimenticare del suo problema fisico.
I due trascorrono tanto tempo insieme, ciò crea  tra i protagonisti una forte complicità che li porta a scambiarsi confidenze: Philippe racconta a Driss di essere diventato tetraplegico dopo un incidente successo mentre faceva parapendio.

Diss sa che Philippe ha una relazione di tipo epistolare con Éléonore alla quale non ha mai voluto mostrarsi temendo che il suo stato fisico potesse spaventarla e allontanarla, ma Driss lo sprona a non avere paura e ad avere stima di sé stesso.
Tra un concerto e un volo con il parapendio l’amicizia tra i due si consolida, poi è il momento dell’incontro con la donna amata. È Driss a organizzare il tutto e esce di scena per lasciare spazio ai due innamorati.

Tra i tanti film che ho visto mi sono particolarmente piaciuti: “La teoria del tutto”, pellicola biografica su Stephen Hawking, celebre fisico, astrofisico e cosmologo. Il film racconta una vita di intenso studio, lavoro e vicende famigliari di un uomo che oggi viene spesso ricordato per l’importante contributo che ha dato nel suo settore e  non come persona con una grave e progressiva  disabilità fisica.

Il binomio tra assistente e persona con disabilità è un legame forte che funziona benissimo anche nel film “La Teoria Di un Volo”, è  la storia di Jane, ragazza affetta da una forma incurabile di degenerazione muscolare e Richard, suo assistente. Jane confessa a Richard il suo più grande desiderio: perdere la verginità prima di morire. Fra molti dubbi e incertezze, Richard decide di aiutare la ragazza a realizzare il suo sogno e tenta di contattare un gigolò. Ben presto però entrambi si rendono conto di non poter proseguire lungo questo sentiero ed infine è lo stesso Richard a realizzare il desiderio di Jane.

I film che “rappresentano” la vita delle persone con disabilità sono tanti sarebbe troppo lungo raccontare tutte le trame di quelli che ho visto. Posso dire che la maggioranza sono veramente lodevoli!

Contatti: e-mail: zoe.rondini@gmail.com, oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

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La potenza del Serpente

“La Vita è e deve essere un festa. Una festa continua a cui siamo tutti invitati! Nessuno è escluso dall’incanto e dall’estasi del GRANDE GIOGO COSMICO DELLA VITA! La separazione tra sessualità e spiritualità ha generato piaceri effimeri e molta frustrazione, tristezza e rabbia, dopo millenni di separazione ci conviene tornare all’armonia e alla riconciliazione. Chi vive bene la sessualità si regala momenti felici”.

Queste parole di Giorgio Cerquetti, autore del testo “L’essenza del Tantra, fare l’Amore ed essere Amore mi fanno pensare al grande potenziale della concezione che il Tantra e l’Energia della Kundalini regala ad ognuno di noi. La Kundalini è l’energia vitale,  potente, è legata alla sessualità, all’innamoramento ed alla nostra creatività. Tale forza spesso rimane dormiente nell’area del primo chakra che porta il nome sanscrito di Muladhara, ovvero chakra della radice, dove affluisce la vita. Questo chakra ci collega alla terra, alle nostre basi,  al ramo materno e paterno. I testi tantrici definiscono con il termine kundalini, letteralmente “avvolta”, quell’energia che, in forma di serpente attorcigliato che giace addormentata alla base della colonna vertebrale.

Secondo la tradizione Kundalini Yoga, il corpo è attraversato da vari canali trasportatori di energia: i Nadi. Nei tre  Nadi principali chiamati Sushumna, Ida e Pingala scorre il Prana. Il Prana è la forza vitale presente in noi e nel mondo, connaturata al respiro. L’energia del Prana determina il corretto svolgimento di tutte le funzioni psicologiche ed emotive necessarie a mantenere un armonico equilibrio tra mente, corpo e spirito.

Cos’è il risveglio della Kundalini?

In parole povere, il risveglio della kundalini è una forma di risveglio energetico che ci fa trasformare a livello mentale, emotivo e spirituale.

La stessa Kundalini è una parola sanscrita che significa “colei che è avvolta” – si riferisce all’energia della forza vitale primordiale contenuta alla base della spina dorsale che è spesso raffigurata come un serpente. Questa energia serpentina, una volta risvegliata, viaggia su per i vari centri energetici (i chakra) del corpo fino al  chakra della corona dove vengono  attivate la coscienza e la creatività.

Nella tradizione indiana dei testi sacri tantrici, induisti e buddhisti, si fa riferimento alla kundalini come a quell’energia sessuale che ha in sé una grande potenza.

Il risveglio dell’energia della Kundalini può innescare reazioni molto potenti sul piano fisico, psicologico e spirituale. C’è chi sente una forte creatività e un’energia infinita e c’è chi invece è completamente privato di ogni energia.

Bisogna risvegliarla con consapevolezza essendo maestri di noi stessi. L’autore Ashley Thirleby nel suo libro “Tantra, un invito a vivere l’affettività, l’amore e l’erotismo in modo libero e completo”, ci insegna che: “diversamente a quanto avete sempre creduto, il piacere non è fine a se stesso ma vi farà provare una gioia molto intensa che vi consentirà di sviluppare tutte le vostre potenzialità utilizzando le grandi riserve di energia che avete liberato”.

La conoscenza della Kundalini in occidente 

La conoscenza in occidente della Kundalini si deve all’ orientalista britannico Sir John Woodroffe (15 dicembre 1865 – 1936), da molti fu denominato “il padre degli studi tantrci [2]”. La  pubblicazione più nota di Woodroffe s’ intitola “Il potere del serpente”, del 1919, scritto con lo pseudonimo di Arthur Avalon. In quest’opera letteraria è riportato tutto un insieme di insegnamenti tradizionali indù, specie quelli riguardanti l’anatomia e la fisiologia dell’organismo umano, tanto da fornire al lettore una visione completa e seria di tutta questa sapienza. Il suo lavoro ha contribuito a promuovere in Occidente un profondo interesse per la filosofia indù e le pratiche yoga. Sir John Woodroffe spiega anche che:

“l’attivarsi dell’energia della kundalini si basa in un risveglio dell’eros, inteso attraverso un amore intenso e profondo che trascende la sfera sessuale”.

La Kundalini  arrivò ad affascinare anche Carl Jung, psichiatra, psicoanalista che andò alla ricerca di paralleli tra questa energia latente e l’inconscio. Jung apprezzò molto il concetto di kundalini ritrovandoci diverse corrispondenze con le sue teorie: credeva infatti che il risveglio di questa energia potesse portare a essere completamente sommersi dalle forze dell’inconscio.

Gli strumenti per il risveglio

Per svegliare la Kundalini occorre un lungo processo meditativo e un costante e assiduo allenamento nelle posizioni dello Yoga. Non dimentichiamo che c’è anche il massaggio Kundalini è un insieme di tecniche che fanno parte della tradizione del Kundalini Yoga secondo gli insegnamenti di Yogi Bhajan. Il massaggio Kundalini permette di sperimentare la cura del contatto, di lavorare sul proprio vissuto emozionale collegato al corpo e sulla comunicazione non verbale.

Dyal Kaur, insegnante di Kundalini Yoga e Massaggio Kundalini da oltre venticinque anni, allieva di Yogi Bhajan, spiega la sua conoscenza del massaggio Kundalini:

“Mi sono avvicinata al massaggio Kundalini perché veniva proposto durante i seminari di Yogi Bhajan come Il Massaggio come Comunicazione. Qui  iniziai a sentire una forte attrattiva per il Kundalini Yoga. La sentivo come una grande opportunità, perché mi faceva risvegliare la percezione del mio corpo fino ad allora per me sconosciuta. Così iniziai a curarmi anche col massaggio oltre che con lo Yoga e ad approfondirne la conoscenza frequentando i corsi a Roma tenuti da un allievo diretto di Yogi Bhajan: Gobinde Singh.”

La comunicazione non verbale e il sapersi mettere in ascolto con tutti i sensi, anche il tatto, sono una caratteristica fondamentale del massaggio. Ecco cosa ne pensa Dyal Kaur: “La comunicazione non verbale è uno strumento eccezionale per fare arrivare al cuore di una persona quella presenza mentale e spirituale che non può essere trasmessa a parole e che crea una speciale relazione di anima che cura una persona nella sua totalità. Il massaggio Kundalini rappresenta un’esperienza sensoriale unica: si occupa di riequilibrare la persona a livello Spirituale ed Energetico”.

Il  massaggio Kundalini è un trattamento che si basa sulla meditazione e sulla ricarica energetica, il cui beneficio dura più giorni. E’ più intimo di altri tipi di massaggi perchè lavora di più sui primi due chakra.   Questo massaggio è indicato per chi desidera scoprire l’abbandono non solo fisico ma anche della Mente e va eseguito da professionisti capaci di mettersi in una condizione di accoglienza e amore incondizionato.

Spero che questo articolo vi abbia fornito una conoscenza di base e sia servito a stimolare la vostra curiosità. Gli esperti ci invitano ad essere persone sempre maggiormente consapevoli; anche attraverso il risvegliare la Kundalini: è un processo che ci può aiutare a conoscere della nostra vera essenza.

[1] Dal libro “Tantra, un invito a vivere l’affettività, l’amore e l’erotismo in modi libero e completo”, di Ashlay Thirleby.

[2] Dal libro “L’Essenza del Tantra; Fare l’Amore ed Essere  Amore”, di Giorgio Cerquetti.

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Sessuologia, tutto quello che non sapevi di voler sapere sul mondo del sesso

Con il dottor Francesco Battista, psicologo e psicosessuologo, abbiamo commentato il libro: “Sessuologia, tutto quello che non sapevi di voler sapere sul mondo del sesso”, edito da Gribaudo, autore Daniel Giunti. Il testo ci ha offerto numerosi spunti per riflettere sulla sessualità di ogni persona e rispondere alle domande frequenti degli utenti del gruppo “Amore, disabilità e tabù: parliamone!

 

 

 

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Relazioni: quali sono le cose basilari nei vari tipi di rapporti?

Quante relazioni ci sono? Analizziamone alcune. 1

Relazioni: quando preoccuparsi?. 2

Alcune dinamiche di coppia. 3

Relazioni poliamorose. 4

L’importanza delle regole e del rispetto. Qualche consiglio pratico. 4

L’importanza di educare all’unicità di ognuno di noi 5

Lo psicologo Erich Fromm ha dato la seguente definizione dell’amore:

“l’amore è un potere attivo dell’uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso di isolamento e separazione, ma comunque gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell’amore è quando due esseri diventano uno, tuttavia restano due”.

 Non esiste un’unica definizione per quello che è, forse, il sentimento più importante che ci preserva e ci unisce gli uni agli altri. Ognuno di noi ha la propria idea, questa è il risultato di vari fattori che influiscono positivamente o negativamente sul nostro concetto d’amore: la cultura, il paese e l’epoca storica in cui nasciamo, l’educazione ricevuta, l’età e le esperienze.. L’amore cambia nel tempo e in base alle persone: quando si è alle prime esperienze è più facile sentirsi perdutamente innamorati, rispetto a chi è in un’età più avanzata.

Certo è che l’amore è essere in relazione. E proprio di relazioni cercherò di parlarvi. Mi soffermerò sulle aspettative che spesso i nostri cari e la società alimentano. Fornirò punti di vista su relazioni “sane, atipiche e sbagliate” attingendo al pensiero personale e di vari esperti; perché essere  innamorati e in relazione, a volte non dovrebbe essere classificato: se c’è rispetto reciproco, un sentimento vero non sempre  si desidera una “relazione classica”.

Quante relazioni ci sono? Analizziamone alcune

Esistono tanti tipi di relazioni sentimentali, dalle più classiche a quelle considerate atipiche nella nostra cultura, a quelle dannose.

Spesso il contesto socioculturale immagina solo le relazioni classiche meglio se tra persone eterosessuali. “E’ un bravo ragazzo con un lavoro stabile? Vi sposate in chiesa? Quando ti sposi, hai quasi trent’anni?! Quando fate un bambino?”

Quante volte facciamo o ci sentiamo rivolgere queste domande. Spesso l’immaginario collettivo tende a pensare una relazione di coppia come due persone accumunate da un percorso di vita simile. Le aspettative sulla coppia sono perlopiù: il fidanzamento, il matrimonio e i figli.

A mio avviso, la domanda più importante dei genitori e degli amici, ma anche la più difficile da fare, è: “Sei/siete felice/i?”

È bene ricordare anche che le relazioni possono avere mille sfaccettature. Non tutte le persone sognano di mettere su famiglia. E non solo, non tutte le persone vogliono una relazione. C’è chi sceglie di essere single, chi cerca molte avventure, c’è chi ha una relazione stabile da tempo e sceglie la convivenza, altre coppie poi scelgono il matrimonio e la famiglia.

Tendiamo a pensare che una vera relazione sia solo monogama ovvero esclusiva. Eppure esistono anche relazioni non monogame, ma etiche. Che significa “relazione etica”? Ce lo spiga Violeta Benini, nel suo libro “Senza Tabù”: “(…) Vuol dire che le persone coinvolte scelgono consapevolmente un tipo di relazione aperta o di altra natura.”

Le relazioni “atipiche” possono essere diverse e ci vorrebbe maggior educazione al rispetto di ogni differenza.

Relazioni: quando preoccuparsi?

Una relazione sana si caratterizza per il rispetto, la fiducia, l’onestà e la buona comunicazione tra le persone coinvolte; ma anche per la possibilità che ciascuna conservi l’identità e la personalità individuale. Viceversa, un rapporto sbagliato può essere caratterizzato dall’assenza di tali aspetti, i quali vengono sostituiti dal disprezzo, la disonestà, la menzogna, l’incomunicabilità e l’urgenza di cambiare la propria natura per compiacere il partner. Talvolta, anche nei rapporti sani possono emergere questi atteggiamenti disfunzionali e negativi, ma solo per periodi di tempo brevi e isolati. Se si vive una relazione con uno di questi “sintomi” in maniera regolare e per un lasso di tempo considerevole, probabilmente si tratta di un legame perverso, che è opportuno scogliere. È importante imparare a riconoscere fin dall’inizio a riconoscere i segnali negativi che potrebbero manifestarsi nei tuoi rapporti.

Alcune dinamiche di coppia

“Nelle prime fasi dell’amore, quando si è reciprocamente  innamorati prevalgono gli assoluti di totalità, esclusività ed eternità, è una fase magica, ciascuno si sente capito, accettato ed amato per quello che è. Progressivamente, questo vissuto di accettazione totale si ridimensiona e si trasforma in affermazione di sé, potrebbero cominciare ad affiorare le proprie configurazioni, i propri bisogni, ciascuno inizia venir fuori per come è.

Questo passaggio è scontato e naturale, come è altrettanto scontato e probabile è pensare che quando l’altro inizia a venir fuori con i propri bisogni, superata la fase della totalità, non ci ami più come all’inizio, quindi  ci sentiamo offesi ed arrabbiati. Contemporaneamente, per l’altro non è facile fare i conti con questa nostra sensazione di frustrazione e rabbia.

Per tutte le coppie la crisi è inevitabile e, generalmente, l’affermazione di sé ne è la causa[1]”. Il bello dell’amore è essere capaci di supere le difficoltà e i momenti di crisi, senza aver timore di chiedere aiuto, se da soli non si riesce!

Tuttavia, come si diceva all’inizio, è bene anche ricordare che ci sono persone single che hanno una vasta gamma di relazioni pur non sentendosi legate a qualcuno in particolare. Solitamente una coppia condivide una progettualità. Ci sono persone che amano le relazioni sporadiche o continuative, senza le consuetudini tipiche di una coppia.

Relazioni poliamorose

L’essere umano è per natura poligamo. L’esperienza della monogamia è stata costruita ad hoc nelle diverse culture per garantire alla prole la paternità, introducendo un nuovo concetto di relazione intima e di famiglia. In realtà nella storia sono sempre esistiti gruppi in cui l’esperienza “poli” era contemplata e vissuta in armonia e grande rispetto tra le persone.

“È stato stimato che negli Stati Uniti circa il 4-5 % degli individui sono attualmente coinvolti in una relazione consensuale non-monogama (Rubin, Moors, Matsick, Ziegler & Conley, 2014) e circa una persona su cinque ha fatto esperienza di questa forma di relazione in un periodo della propria vita (Haupert, Gesselman, Moors, Fisher & Garcia, 2017).

Il termine relazioni consensuali non-monogame racchiude una costellazione di configurazioni relazionali che prevedono la possibilità di instaurare rapporti affettivi e/o sessuali con più partner nello stesso momento (Rubin et al., 2014); ciò avviene con l’accordo e il consenso da parte di tutte le persone coinvolte. [2]

Chi vive questo tipo di relazione non ha scelto il partner sbagliato, ma semplicemente sente il bisogno di stare anche con altre persone perché da ogni individuo può ricavare sentimenti ed emozioni diverse.

L’importanza delle regole e del rispetto. Qualche consiglio pratico

In tutti i tipi di relazioni, tipiche e atipiche, è bene stabilire delle regole condivise. Quando una relazione è palesemente sbagliata? Ad esempio, quando si vuole in tutti i modi prevaricare l’alta persona. In questa situazione mancano le basi di una relazione: il rispetto, il voler il bene dell’altra  persona, l’amore o per lo meno l’affetto.

Qualsiasi tipo di relazione si viva è bene ricordarsi che i sogni, le idee, il tempo per noi stessi/e in primis e della/e persona/e che amiamo sono importanti. Se una persona viene meno alle regole, tradisce la fiducia del partner.

Cercare di imparare dal nostro passato decisamente non è semplice, ma può essere un buon proposito. Se non ti dai il tempo di capire che cosa è andato storto nei rapporti precedenti, potresti cadere più volte nel rischio di costruire relazioni sbagliate. Prima di intraprendere una nuova storia, fermati e pensa a tutte quelle passate. Quante di loro sono finite male? Perché si sono chiuse in questo modo? Che cosa, secondo te, non andava nel tuo partner? Cosa non andava in te? Che cosa, invece, funzionava?

Talvolta bisogna superare i sensi di colpa per analizzare lucidamente cosa  non ha funzionato o cosa è cambiato nella relazione, senza farsi condizionare troppo dai molteplici  giudizi degli altri.

L’importanza di educare all’unicità di ognuno di noi

Nella società italiana le relazioni hanno spesso a che vedere con l’esclusività del rapporto. Ciò non toglie che le persone si interroghino, ad un certo punto della relazione, se non sia possibile trovare attenzioni altrove. Certo è che questo momento di definizione e talvolta di crisi del rapporto, porta con sé una serie di possibili rischi – spiega Gabriele Lo Iacono, psicoterapeuta autore di “D’amore e d’accordo” (edizioni Erickson) – uno di questi è quello di cercare di inquadrare il rapporto “dentro schemi precostituiti, come regole stabilite in anticipo dai copioni diffusi. Ma ognuno di noi è un essere complesso e unico e per questo stiamo stretti nei copioni in cui altri vorrebbero rinchiuderci”.

Sono d’accordo con il professor Lo Iacopo che sottolinea la nostra unicità, in molti casi nessuno meglio di noi stessi conosce i nostri sentimenti, relazioni, aspirazione e bisogni.

In qualsiasi relazione è auspicabile che ci siano la libertà, l’ascolto ed il rispetto reciproci. Per arrivare a ciò e evitare storie sbagliate che, a volte, diventano casi di cronaca nera, sarebbe auspicabile intervenire di più sull’educazione dei bambini, delle bambine e degli adolescenti per insegnare loro che esistono tanti tipi di relazioni.

“Nei paesi del nord Europa, l’educazione sessuale e sentimentale è considerata uno strumento per garantire la salute fisica e psicologica della popolazione, ridurre le gravidanze precoci e contrastare la diffusione delle malattie.

E’ obbligatoria nell’Unione europea, con poche eccezioni tra cui l’Italia. In Danimarca sono previste lezioni anche con omosessuali e in Francia i programmi vertono su prevenzione Hiv. Nelle scuole italiane i corsi sono lasciati all’iniziativa dei docenti e organizzati dai consultori: “I ragazzi vogliono sapere e discutere, ma gli istituti hanno sempre meno fondi e il numero dei corsi diminuisce di anno in anno”, spiegano le associazioni. Intanto in un villaggio in Pakistan la “sex ed” entra in classe con il permesso delle famiglie[3]”.

L’obbiettivo di un’unione  non dovrebbe essere solamente il matrimonio e la famiglia, ma la serenità propria e delle altre persone, in qualsiasi relazione si scelga liberamente e consapevolmente di vivere!

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Lezione al master in neuropsicologia dell’età evolutiva presso l’Università Lumsa

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[1] https://www.psicologia-psicosomatica.it/2021/08/05/le-principale-causa-della-crisi-di-coppia-e-laffermazione-di-se/

[2] https://www.stateofmind.it/2020/10/poliamore-attaccamento/

[3] https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/08/educazione-sessuale-in-olanda-si-inizia-a-4-anni-in-italia-non-ce-una-normativa/1008863/

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Disabilità ed omosessualità: confrontiamoci

Il 29 gennaio 2022, insieme allo psicologo e psicosessuologo Francesco Battista e a Nadir Malizia, abbiamo tenuto un webinar su disabilità ed omosessualità. Ci siamo confrontati sulle barriere culturali, sociali ed architettoniche che le persone disabili L.G.B.T.Q. (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender e queer) devono, ancora, oggi affrontare. Non è mancato il riferimento alla realtà del nord Europa e i consigli per trovare la propria identità, la serenità e l’amore. Obiettivo del webinar è stato quello di dare consigli alle persone ed alle famiglie, creando spunti su come abbattere le barriere mentali e culturali, su come vivere la sessualità se hai una mobilità ridotta, vincendo timidezza e paure.

Anche questo webinar fa parte di un ciclo di incontri su amore e sessualità, che si propongono di rispondere alle domande degli utenti del gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone!” Il gruppo vuole essere un luogo di incontro virtuale, per fare conoscenza, scambiare informazioni sui temi che riguardano l’amore, la sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva. E’ anche rivolto a tutti coloro che, per vari motivi, si relazionano con il mondo delle disabilità.

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La sessualità tantrica come aiuto al benessere di ogni persona

L’esperienza del tantra vissuta da una donna normodotata ed un uomo disabile. Due testimonianze a confronto per capire e sapere.

Scopriamo il piacere femminile e lo squirting con Maura Gigliotti

 

 

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Psicosessualità, pedagogia e tantrismo: gli aiuti alla disabilità

Il 14 novembre 2021, Francesco Battista,  psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e psicosessuologo, Massimo Madorino,  Operatore Olistico e Professionista del benessere e docente in Roma e alla Conscientia Academy in Venezia ed io, abbiamo parlato dei benefici che la psicologia possono offrire a molte persone con caratteristiche e vissuti variegati. Abbiamo affrontato tematiche quali: la sessualità, l’amorevolezza, il rapporto con il proprio corpo e con l’altro, si è parlato di uomini, donne, donne incinta. Particolare attenzione è stata data nella trattazione della scoperta dell’amore, dell’erotismo, dell’autoerotismo e i benefici che il rituale tantrico può fornire alle persone con diversi tipi di disabilità.

Attraverso l’interdisciplinarità abbiamo cercato di approfondire la conoscenza delle discipline olistiche, la psicoterapia e dell’approccio pedagogico per aiutare a superare  ostacoli personali, famigliari e di cura della persona disabile.
Ogni persona ha il diritto di essere riconosciuta nella sua Totalità fatta da Corpo, Mente e Spirito; inoltre spesso le persone con disabilità non hanno esperienze amorevoli dopo quelle materne. In molti casi i genitori e i terapisti non sanno come affrontare le pulsioni di un figlio e maggiormente di una figlia che cresce. Abbiamo cercato di dare delle risposte a tutto ciò.

È stato un webinar molto partecipato e vi siamo grati!

Se desiderate potete contattarmi sulla mia pagina Facebook  , sul gruppo “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“, o su Instagram 

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L’approccio olistico come visione positiva della vita

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La narrazione del sé come strumento di empowerment

È sempre emozionante fare lezione all’Università! Ho trattato i seguenti argomenti:
Chi sono, cosa faccio e cosa ho fatto

La narrazione del sé come strumento di empowerment

Medicina narrativa

Scrittura autobiografica ed emancipazione: «Nata viva»

Siamo tutti RaccontAbili

Il progetto nelle scuole

Disabilità e sessualità

 

Slide: lezione 5 SETTEMBRE_2021

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Da anni tratto  le tematiche riguardanti l’amore, la sessualità, la figura dell’assistente sessuale e dell’educazione sentimentale; tutti gli articoli sono raccolti nella categoria: “Amore e sessualità: sfatiamo i tabù” di questo portale. Dal 2012, inoltre, sono ideatrice e moderatrice del gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“. Il gruppo si propone come  un luogo di incontro virtuale, per fare conoscenza, scambiare informazioni sui temi che riguardano l’amore, la sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva. Da aprile 2021, con la collaborazione dello psicologo e psicosessuologo Dott. Francesco Battista, porto avanti una serie di appuntamenti mensili online sul Gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!” dedicati alla trattazione delle principali tematiche sulle quali si fonda la community. L’intento degli incontri è quello di offrire uno spazio di confronto e consulenza, riservato ai membri del gruppo, sulle tematiche relative all’amore e la sessualità in rapporto alla disabilità. Il mio impegno nel cercare di abbattere i tabù e gli stereotipi legati alla sessualità è iniziato più di dieci anni fa con l’interesse ad approfondire  la visione olistica della persona.
L’approccio olistico (dal greco ὅλος hòlos: totale, globale), tiene presente  la totalità di ogni individuo (corpo, mente e spirito). In questa visione si inserisce anche la sessualità. Questo interesse mi ha portata ad organizzare due convegni: “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra” e “Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità”, nonché ad affrontare tali argomenti in vari master universitari. In queste sedi ed in vari articoli analizzo, tra l’altro, gli aspetti della sessualità tantrica come esperienza positiva (in alcuni casi e per disabilità non complesse) come valida alternativa alla figura dell’assistente sessuale che in Italia stenta ad essere riconosciuta e regolamentata. Queste tematiche sono state trattate, nel saggio RaccontAbili, nonché nel corso del Master di Neuroriabilitazione  presso l’Università Lumsa ed al corso di  Pedagogia speciale presso la Pontificia Università Salesiana per la facoltà di Scienze dell’educazione.

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L’importanza dell’educazione affettivo-sessuale nelle scuole

Cuore, Carta, Pastelli, Figura, Giorno Di San Valentino

La sessualità è parte integrante della vita di ogni individuo. I bambini, le bambine, i ragazzi, le ragazze hanno il diritto di ricevere informazioni affidabili, scientificamente accurate e complete al riguardo. Eppure, l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole è un argomento sensibile.

Dalla sua prima introduzione nei programmi scolastici europei, negli anni settanta, è stata al centro di dibattiti, spesso accesi, tra genitori, responsabili religiosi e leader politici. Lo scontro di vedute riguarda più che altro il determinare cosa debba essere insegnato ed a quale età.

Le resistenze alla diffusione dell’educazione sessuale nella scuola

Nonostante i molteplici vantaggi di un’educazione sessuale completa sia per gli alunni delle scuole che per tutta la società, siano stati ampiamente dimostrati, i corsi di educazione sessuale si trovano oggi a dover fronteggiare nuove chiusure. Vale la pena sottolineare che tali corsi, tenuti da psicologi, pedagogisti o medici qualificati   mirano a integrare, e non a sostituire, gli insegnamenti ricevuti dai genitori. Sarebbe anche auspicabile una maggiore formazione ai docenti su queste tematiche poiché vivono una parte della giornata con i ragazzi. Soprattutto in età adolescenziale si vive un tumulto di emozioni, positive e negative verso sè stessi e gli altri. La pedagogia moderna ha messo in luce l’importanza di allenare lo spirito critico, la curiosità… piuttosto che “riempire” le menti di contenuti. In quest’ottica la scuola può e deve fornire una preparazione alla vita adulta. E’ poi auspicabile fare educazione affettiva e sessuale un po’ alla volta e prima che si raggiunga una strutturazione del ragazzo. Ciò detto andrebbe a favore di alunni che presentano i primi cenni di timidezza, disturbi relazionali che possono portare ad essere vittima di bullismo, disturbi del comportamento alimentare o un eccessiva aggressività verso se stesso o gli altri.

Sfatare i miti sull’educazione sessuale completa

Si stanno moltiplicando in Europa le campagne miranti a diffondere  notizie false e informazioni distorte sui corsi di educazione sessuale attualmente esistenti nelle scuole, che sono accusati di favorire la sessualizzazione precoce dei bambini, di “fare propaganda a favore dell’omosessualità”, di diffondere “l’ideologia di genere” e di privare i genitori del diritto di educare i figli secondo i loro valori e le loro convinzioni. Le false notizie sul contenuto dei programmi sono diffuse con l’intento deliberato di spaventare i genitori.

L’UNESCO ha definito la finalità dell’educazione sessuale completa come “l’insegnamento e l’apprendimento degli aspetti cognitivi, affettivi, fisici e sociali della sessualità. Mira a dotare i bambini e i ragazzi di conoscenze, competenze, atteggiamenti e valori che li metteranno in grado di realizzarsi, nel rispetto della loro salute, del loro benessere e della loro dignità, di sviluppare relazioni sociali e sessuali basate sul rispetto, di capire come le loro scelte influenzano il loro benessere e quello altrui, e di comprendere i loro diritti e tutelarli per tutta la vita.”

I vantaggi e la prevenzione dai rischi più comuni

Degli studi condotti a livello nazionale e internazionale hanno evidenziato i vantaggi dell’educazione affettivo sessuale. Essere più consapevoli ed avere come riferimento degli adulti capaci di spiegare anziché creare dei tabù riguardo la sessualità rende i ragazzi più attenti. Infatti si è notato che chi aveva un buon dialogo con gli adulti di riferimento, ha deciso di ritardare l’età del primo rapporto sessuale, di ridurre i comportamenti sessuali a rischio, di utilizzare metodi contraccettivi e di migliorare gli atteggiamenti legati alla salute sessuale e riproduttiva.

Educare significa anche sfatare i falsi miti: è un fatto oggettivo, riscontrato da vari psicologi che, nella maggior parte dei casi, i bambini e gli adolescenti sono un bersaglio facile di modelli di bellezza e mascolinità che non sempre rispecchiano la realtà creando un gap tra quello che si è e ciò che si vorrebbe essere. Inoltre l’assenza di educazione e di dialogo con gli adulti, che dovrebbero saper fornire delle risposte,  porta spesso ad attingere dalla pornografia. 

Secondo studi pubblicati dal Corriere della Serail 30% dei bambini accede alla pornografia online, il 44% sono ragazzi e il 5% sono ragazze tra i 14 e i 17 anni.  La maggior parte degli adolescenti ha ricevuto una proposta sessuale da parte di un adulto trovato in rete e si scambiano foto compromettenti con il fidanzatino e la fidanzatina infine c’è un altro dato che dovrebbe far riflettere: solo il 2% dei ragazzi che ha avuto un problema in rete ne parla in famiglia.

Per porre rimedio ai dati su minori e rischi del web sono d’accordo con la professoressa Roberta  Giommi, dell’Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze. Nella sua guida all’educazione sessuale dei bambini riporta che: “Fare educazione sessuale significa prima di tutto educare all’affettività. Vuol dire insegnare che il sesso è davvero bello e fa sentire più grandi e più forti se esiste un coinvolgimento emotivo, se assicura appagamento mentale oltre che genitale. Altrimenti può essere percepito come vuoto di qualsiasi emozione, molto al di sotto delle aspettative, a volte perfino malinconico. Parlare di sentimenti con i bambini aiuta a far sì che nella fase adolescenziale ci siano meno chiusure da parte del ragazzo con gli adulti di riferimento”.

La scuola dovrebbe poter fare la sua parte sull’educazione sessuale con il consenso e il coinvolgimento consapevole e attivo delle famiglie.

A mio avviso la formazione alla sessualità e all’affettività potrebbe essere una buona occasione per educare i giovani ai valori quali quelli del rispetto, della tutela della salute, al riconoscimento e all’espressione dei sentimenti, al piacere… oltre che fornire informazioni scientifiche su come siamo fatti, su come funziona la riproduzione e come usare la contraccezione.

Nella mia esperienza ricordo che durante le scuole medie erano previste alcune ore di educazione sessuale, alle quali partecipava anche la professoressa di scienze. A conclusione del ciclo di incontri, tornai a casa più confusa di prima: le poche nozioni che già avevo sul piacere mi erano state trasmesse male, in maniera vaga e superficiale, mandandomi in confusione. Per fortuna ho potuto contare su una madre aperta al dialogo. Non tutte le famiglie delle mie compagne di classe erano aperte al dialogo, ma ricordo che tutta la classe partecipò alle lezioni con il consenso dei genitori. Forse quei genitori hanno firmato il consenso per sentirsi sollevati da un incarico educativo considerato scomodo.

Un’educazione sessuale completa può rappresentare anche uno strumento efficace per combattere la violenza, gli abusi e la discriminazione e per promuovere il rispetto della diversità. Pertanto, i corsi di educazione sessuale a scuola sono oggi più necessari che mai e dovrebbero avere riservate più ore nella didattica.

Ricevere da bambini e da adolescenti la giusta formazione ci può rendere adulti più attenti alle esigenze di chi ci sta intorno.

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Da anni tratto  le tematiche riguardanti l’amore, la sessualità, la figura dell’assistente sessuale e dell’educazione sentimentale; tutti gli articoli sono raccolti nella categoria: “Amore e sessualità: sfatiamo i tabù” di questo portale. Dal 2012, inoltre, sono ideatrice e moderatrice del gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“. Il gruppo si propone come  un luogo di incontro virtuale, per fare conoscenza, scambiare informazioni sui temi che riguardano l’amore, la sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva. Da aprile 2021, con la collaborazione dello psicologo e psicosessuologo Dott. Francesco Battista, porto avanti una serie di appuntamenti mensili online sul Gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!” dedicati alla trattazione delle principali tematiche sulle quali si fonda la community. L’intento degli incontri è quello di offrire uno spazio di confronto e consulenza, riservato ai membri del gruppo, sulle tematiche relative all’amore e la sessualità in rapporto alla disabilità. Il mio impegno nel cercare di abbattere i tabù e gli stereotipi legati alla sessualità è iniziato più di dieci anni fa con l’interesse ad approfondire  la visione olistica della persona.
L’approccio olistico (dal greco ὅλος hòlos: totale, globale), tiene presente  la totalità di ogni individuo (corpo, mente e spirito). In questa visione si inserisce anche la sessualità. Questo interesse mi ha portata ad organizzare due convegni: “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra” e “Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità”, nonché ad affrontare tali argomenti in vari master universitari. In queste sedi ed in vari articoli analizzo, tra l’altro, gli aspetti della sessualità tantrica come esperienza positiva (in alcuni casi e per disabilità non complesse) come valida alternativa alla figura dell’assistente sessuale che in Italia stenta ad essere riconosciuta e regolamentata. Queste tematiche sono state trattate, nel saggio RaccontAbili, nonché nel corso del Master di Neuroriabilitazione  presso l’Università Lumsa ed al corso di  Pedagogia speciale presso la Pontificia Università Salesiana per la facoltà di Scienze dell’educazione.

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Scopriamo il piacere femminile e lo squirting con Maura Gigliotti 

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Scopriamo il piacere femminile e lo squirting con Maura Gigliotti

Dopo una formazione classica e gli studi di giurisprudenza, Maura abbandonerà presto il mestiere dell’avvocato per dedicarsi a scrittura e sceneggiatura. In particolare per il teatro. Contemporanei  e rilevanti sono i suoi studi sullo Yoga Ratna, sulla Yoga Tantra e sul rapporto corpo/espressione artistica. Diviene ben presto una delle principali esperte italiane di sessualità e squirting. Negli ultimi anni si è dedicata all’attività seminariale, didattica e laboratoriale proponendo in varie città d’Italia sia i propri seminari informativi sullo squirting, sia i suoi stage didattici di Yoga Ratna e Yoga Tantra.

 

Laureata in Giurisprudenza, avvocato, hai esperienza nel teatro, hai lavorato in Rai, adesso ti dedichi al Tantra. Ti va di raccontare la tua evoluzione professionale e cosa hai ricevuto da tutte queste esperienze?

Ritengo la curiosità un elemento fondamentale della vita! Ho tanti interessi apparentemente diversi, ma poi convergono. Dopo gli studi giuridici, mi sono resa conto che il mestiere dell’avvocato era molto diverso dall’idea di giustizia che tutti hanno. Seguendo il caso di Marta Russo, la studentessa uccisa all’università di Roma nel 1997, ne scrissi una sorta di opera teatrale: capii che mi piaceva la scrittura, da qui è iniziato un lungo percorso.

Grazie alla Rai ho potuto fare  un corso di sceneggiatura e di fiction che mi ha fornito gli strumenti per unire gli interessi allo studio, la passione alla tecnica.

In quegli anni mi sono trovata ad  affrontare una separazione, avevo  due bimbi piccoli, in questo periodo della mia vita lo yoga mi ha aiutato e mi ha aperto nuove possibilità. Così ho preso  la patente di istruttrice di Yoga, seguendo il corso di Cinzia Onorati a Roma. Finita questa esperienza,  sono stata ammessa alla più grande accademia italiana di yoga: quella di Gabriella Cella. A seguito di una formazione  durata  quattro anni sono diventata insegnante di Yoga Ratna. Nel mentre ho conosciuto il famoso Maestro Daniel Odier, che mi ha insegnato a praticare il massaggio tantrico. Grazie a tredici stage con Odier ho approfondito la conoscenza del Tantra. A seguito delle mie  esperienze formative, ho creato i laboratori informativi sullo squirting; le varie esperienze che possono sembrare disgiunte hanno tutte come base l’Ascolto del Corpo.  

Ti va di spiegare la differenza tra squirting e eiaculazione femminile?

Lo squirting è l’emissione di una sostanza fluida molto simile all’acqua in grosse quantità, fino a 900 ml, a differenza dell’eiaculato che viene prodotto in pochissime quantità ed ha una formazione e un colore diverso dallo squirting. Lo squirting è simile all’acqua, l’eiaculato è simile allo sperma. Entrambi però vengono prodotti ed emessi attraverso l’uretra ed entrambi hanno un contenuto di antigene prostatico, molto più denso e presente nell’eiaculato, molto meno presente nello squirting.

A tuo avviso, come mai lo Squirting è ancora oggi, una cosa poco conosciuta e praticata nella nostra società odierna? Cosa si potrebbe fare per aiutare le donne a raggiungere questo piacere?

Purtroppo in Italia permane  un grosso stigma sulla donna e sul piacere femminile.

Infatti, quando  si tratta di piacere femminile bisogna scontrarsi con la mentalità maschile che non  tiene conto delle nostre esigenze, c’è anche da dire che  molte donne  preferiscono mantenere un livello di coscienza basso, ovvero, a mio avviso, essere manipolabili.

Una donna che parla di piacere è scomoda. Io ritengo che la diversità tra le persone sia una ricchezza e rivendico la mia unicità e diversità come femmina e come donna.

La mia mission nel divulgare il piacere femminile mi ha procurato insulti ed episodi poco piacevoli, ma credo in ciò che faccio.

Mi ricordo un aneddoto:  una ragazza mi ha riconosciuta avendomi vista alle trasmissioni Nemo e in radio con Fedez… alla mia domanda: “Ti vuoi fare una foto con me?” imbarazzata ha risposto di no. Ho capito il suo disagio perché essere associata a me e ad un discorso scomodo come quello dello squirting, espone al rischio di essere etichettate.

A tuo avviso, quali figure sarebbero competenti per fare informazione sul piacere femminile e sullo squirting, così da sdoganarlo dalla pornografia e dalla prostituzione?

Le figure uliti per fare informazione sul piacere femminile e sullo squirting, sono le sessuologhe, formate ad un approccio psicologico, ma anche yogico. Sarebbe poi auspicabile un lavoro in sintonia tra psicologi e insegnanti di yoga, per portare avanti un lavoro su mente e corpo.

Sono poi d’accordo con la scrittrice Diana J Torres che afferma che per parlare  di squrting bisogna averlo provato su noi stesse. L’approccio fisico-esperienziale è importante, ma deve essere unito ad una preparazione culturale con persone qualificate.

A mio avviso, per parlare di sessualità e di piacere femminile sono importanti l’ironia e soprattutto l’informazione. Nessuno può contestarmi nelle cose che dico: ho fatto degli studi accurati e approfonditi. Lo studio, la cultura, l’informazione sono le armi per combattere i pregiudizi.

C’è anche da dire che il mondo del porno ha da una parte sdoganato lo squrting, ma lo ha anche relegato in una nicchia. Bisognerebbe rendere ordinario lo straordinario e lavorare sulla cultura e l’informazione per renderlo una delle tante manifestazione del piacere femminile.

Come te, anch’io da anni mi dedico al Tantra. Questa filosofia propone l’unione tra il maschile e femminile come sacra, esaltandone la dimensione del piacere. Quali aspetti ritieni che la società occidentale dovrebbe mutuare da quella orientale in rapporto alla sessualità?

L’idea da importare dall’Oriente alla nostra società è quella della Sacralità del corpo; il corpo viene considerato un templio. Questa visione apparteneva anche a noi occidentali fino a Platone; è auspicabile, per certi aspetti, tornare a quel tipo di mentalità.

Tra le tue tante esperienze, c’è anche il lavoro con il massaggio tantrico di tradizione Kashmira. In cosa consiste  questa corrente della tradizione tantrica? Ha un legame con lo squirting?

Il massaggio tantrico non è un massaggio di tipo sessuale, ma sensoriale. Questo particolare massaggio affina l’uso dei sensi. I cinque sensi sono gli strumenti per conoscere il mondo che ci circonda.

Questo massaggio ci riporta anche ad un principio importante: l’ascolto attraverso il corpo. Il focus è il corpo. Praticare il massaggio tantrico ci rende più coscienti di noi stessi e dell’altro. Il massaggio è un dialogo tra corpi, come quello tra una madre ed il suo piccolo. Purtroppo viene spesso travisato come un semplice massaggio ai genitali.

Per quanto riguarda il legame con lo squirting il massaggio tantrico lo può avere nella misura dell’ascolto del corpo: se la donna si sa ascoltare è in grado di capire il suo piacere e di ricercarlo.

Molte donne che hanno partecipato ai laboratori informativi sullo squirting e al laboratorio di massaggio Tantra, si sono rese conto che il secondo laboratorio era la parte pratica del primo.

Tra filosofia e benessere: il sesso tantrico - IISS - Istituto Italiano di Sessuologia ScientificaNel laboratorio sul Tantra insegno ad ascoltare il corpo, non insegno  a squirtare. Lo squiting non è un atto meccanico: è legato alla mente e all’ascolto di certi equilibri emozionali di noi donne. Solo attraverso questo particolare ascolto è possibile affrontare certe tematiche. Alla luce di tutto ciò  il laboratorio di massaggio tantrico è la parte pratica del laboratorio sullo squirting. Vorrei infine sottolineare che il discorso sullo squirting è anche legato alla salute: il liquido presumibilmente proviene dalla prostata; molte donne non sanno di averla e per questo non fanno dei controlli medici adeguati.

Hai degli aneddoti sulle persone che hanno partecipato ai laboratori?

A Cesena una ragazza di vent’anni mi ha abbracciato e mi ha detto: “a questo laboratorio doveva partecipare mia madre”. Un altro episodio che mi è rimasto impresso è legato ad una signora di ottantuno anni, era la zia di una mia collaboratrice: si è messa a piangere perché ha preso coscienza che in gioventù ha vissuto lo squirting come un problema, quando in realtà ha compreso che è ben altro. Di base dopo ogni laboratorio c’è una grande emozione: le donne si ritrovano e gli uomini iniziano a guardarle con occhi diversi.

A che punto è la ricerca del Professor Emmanuele Jannini e della Dottoressa Stefania Di Sante sullo squirting? Cosa possiamo fare noi donne per il completamento e la divulgazione dei risultati della ricerca?

Negli ultimi quattro anni c’è stato un arresto nella ricerca perché non ci sono state donne disposte a fornire i campioni.

Nel 2014 il comitato etico che decide quali ricerche sovvenzionare ha definito questa ricerca immorale poiché per ottenere i campioni bisogna provocare un orgasmo.

Per far ripartire la ricerca mi sono attivata e tramite i miei laboratori ho trovato quindici donne disposte a portare i campioni di liquido a Firenze.

Le donne che hanno facilità a squirtare possono rivolgersi a me e le metterò in contatto con i ricercatori. Gli step successivi saranno: recarsi a Firenze con i campioni di liquido, qui il team del Professor Jannini le sottoporrà ad un’ecografia pelvica ed un’intervista.

Vuoi aggiungere qualcosa che non è emerso nelle domande precedenti?

In generale, vorrei ricevere più spazio e più visibilità. Di recente ho scritto un’opera teatrale che non è andata in scena. È anche pronto un manuale informativo che non viene accolto dalle case editrici.

Vorrei avere più modi per fare informazione sul piacere femminile. In quest’ottica, sarebbe anche importante andare nelle scuole per educare al piacere. Oggi, “il canale di informazione” più usato dai i giovani è YouPorn. Ritengo che sarebbe interessante portare gli insegnanti di Yoga nelle scuole per far fare loro informazione sulla fisicità.

Un’altra riflessione riguarda poi la Kundalini: essa è l’energia creatrice ed è la stessa che incrementa la creatività.  Allenare la Kundalini renderebbe le persone più coscienti del proprio corpo e delle proprie esigenze, arrivando poi a scelte più consapevoli. Essere coscienti vuol dire fare scelte coscienti.

Trailer spettacolo teatrale

 Lo Schizzo con Senith di squirting ed eiaculazione femminile

Maura Gigliotti è presente online e sui principali Social Network, di seguito i suoi contatti:

Tel: 00 39 340 1708277

e-mail: maura.gigliotti@gmail.com

http://www.mauragigliotti.it/

https://www.facebook.com/maura.gigliotti

https://www.instagram.com/mauramodestagigliotti/

 

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Distinguere il reale dal virtuale per promuovere la dignità delle persone

In Italia sempre più persone praticano il sesso online come  forma di sfogo ed interazione. La Dott.ssa Valentina Cosmi, sessuologa e psicologa dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma ha affermato che “Il fenomeno riguarda prevalentemente i maschi, eterosessuali, dai 33 ai 55 anni. Ma stiamo ricevendo – afferma la Cosmi – sempre più richieste di aiuto da parte dei giovani dai 18 ai 35 anni. Spesso la dipendenza da cybersex si associa a depressione e difficoltà ad instaurare relazioni reali”.  In questo articolo proverò a fare una panoramica su che cos’è il sexting e cosa ci porta ad “averne bisogno”. Parlerò anche di diritti che dovrebbero essere uguali per ogni individuo. Senza trascurare il ruolo educativo e il contesto famigliare, poichè restano le fondamenta della sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, rispetto ad un familiare con disabilità. Per portare avanti queste idee citerò alcuni testi.

Il sexting: di cosa si tratta

Il sexting consiste nella  condivisione di contenuti di carattere sessuale tra utenti: dall’invio di messaggi, foto e video sessualmente espliciti.  Sesso e rete, è sempre più un connubio frequente, ma non ci esime da rischi e dipendenze. Chi, per vari motivi passa molto tempo su internet, senza un adeguata formazione, può confondere la vita reale con quella virtuale, dando più attenzione alla seconda. C’è anche da tener presente che l’avvento di internet, in alcuni casi ha modificato  le relazioni. Talvolta il web ha accorciato le distanze interpersonali  (ne abbiamo esempi continui dall’inizio della pandemia), altre volte ha reso le relazioni più asettiche e senza bisogno di mettersi in gioco più di tanto: quante volte con leggerezza blocchiamo una persona o finiamo velocemente una videochiamata?

Le motivazioni che spingono gli utenti a praticare il sesso online sono spesso molteplici: su internet non ci si sente giudicati, si abbattono le barriere della timidezza, si può svelare la propria  disabilità poco alla volta… In alcuni casi si sceglie il cybersesso per scappare dalla realtà che no sempre ci soddisfa.

Altre volte poi capita che si cerchi suoi social e nei siti d’incontri un palliativo alla solitudine, ma purtroppo non è sempre detto che un’amicizia virtuale si trasformi in una relazione reale e sentimentale.  Non sempre si pensa che la distanza  e il senso di protezione, dato da uno schermo portano ad avere approcci che risultano maleducati e molesti.

Come i giovani e le persone disabili si relazionano con il web

Non è raro che  i giovani e le persone con disabilità, si approcciano alla rete senza grande controllo, ignari dei rischi che messaggi troppo espliciti possono provocare. Anche l’educazione e l’educazione sessuale vengono messe da parte: talvolta si cercano informazioni sui siti pornografici, poiché non si trovano le risposte alle proprie esigenze; la scuola e la famiglia non sono aperte a certi discorsi. Nulla di più sbagliato quando si dovrebbe educare ai sentimenti.

In questo vuoto educativo e di reale confronto il Sexing può sfuggire di mano. Ciò che nasce come un passatempo ludico ed occasionale in alcuni casi si trasforma nell’unica forma di approccio con l’altro e per sperimentare la sessualità. Ciò detto porta a pensare che la sessualità sia solo un istinto mediato da un computer. L’amore e l’erotismo implicano il contatto con l’altro, il rispetto, la fiducia, la tenerezza,  fino ad arrivare al piacere intenso. Tutto ciò dovrebbero essere maggiormente comunicati senza tralasciare gli aspetti biologici e la prevenzione alle gravidanze indesiderate e le malattie, (unici aspetti affrontati spesso nelle poche ore di educazione sessuale per le scuole). Ridurre l’amore e la sessualità al virtuale, dove c’è innanzitutto la distanza,  appare come un ossimoro.

Diritti delle persone con disabilità e riconoscimenti

Spesso i contesti educativi non tengono conto che tutte le persone, inclusi noi disabili, hanno diritto a:

  • ottenere il più alto livello possibile di salute sessuale, compreso l’accesso ai servizi di cura della salute sessuale e riproduttiva;
  • cercare, ricevere e diffondere informazioni in relazione alla sessualità;
  • educazione sessuale;
  • il rispetto dell’integrità fisica;
  • la scelta del partner;
  • decidere se essere sessualmente attivi o no;
  • relazioni sessuali consensuali;
  • matrimonio consensuale;
  • decidere se e quando avere bambini;
  • perseguire una vita sessuale soddisfacente, sicura e piacevole.

Poiché, tuttavia, la sessualità rappresenta una componente essenziale dello sviluppo di qualsiasi essere umano, in termini emozionali, etici, fisici, psicologici, sociali e spirituali dell’identità, a tale componente è riconosciuto anche un ruolo preponderante nella costruzione dell’autostima, della percezione di sé e del proprio ruolo sociale. Secondo alcuni autori, infatti, permangono una serie di pregiudizi sociali inerenti la sessualità del disabile, come ad esempio: non hanno le capacità di imparare la sessualità; sono esseri asessuati o ipersessuali; non hanno gli stessi bisogni dei normodotati; sono spesso abusatori; educarli alla sessualità potrebbe essere pericoloso (Sirigatti et al., 2008).

L’idea del “disabile asessuato” appartiene, il più delle volte, anche a genitori e operatori sanitari e di assistenza. In alcuni casi i genitori, a causa dell’iperprotezione, sono propensi a evitare che il figlio entri in contatto con i propri compagni per timore di discriminazione o di pericoli alla sua salute, contribuendo ad una maggiore inibizione della crescita sociale e sessuale (Venere, 2020).

La dimensione sociale della sessualità nei disabili: quale prospettiva educativa?

L’ambiente familiare influenza lo sviluppo psicologico di qualsiasi essere umano, ma in modo particolare delle persone con disabilità, poiché favorisce l’autorealizzazione,  le relazioni interpersonali e l’apertura verso l’esterno. In molti casi la famiglia rappresenta per un disabile il nucleo sociale per eccellenza, con tutte le contraddizioni cui quest’ultima si trova a far fronte.

La difficoltà principale che la famiglia si trova spesso a dover fronteggiare si riferisce all’ambivalenza verso il proprio figlio disabile, perché da un lato si ha il desiderio dei genitori di volere una vita normale, dall’altro il desiderio e la necessità di iperproteggerlo (Sirigatti et al., 2008). In questo alveo di atteggiamenti ambivalenti e contradditori spesso rientra anche la sessualità. La sessualità del disabile, infatti, può essere vissuta dai genitori come un lutto che può portare a forme di negazione, nonché ad atteggiamenti ansiosi e ambivalenti, perché percepita al contempo come un vero e proprio rischio per il figlio disabile: rischio di abusi, rischio di rimanere vittima di insoddisfazioni, rischi fisici. (Baldacci, 1996). Ciò porta a negare certi aspetti della vita, piuttosto che riconoscere l’adulta della persona e accompagnarla nella sua formazione.

L’intesa emotiva tra due persone consente l’opportunità di riconoscersi come tali e questo ha un grande significato per la persona disabile, che viene identificata come soggetto unico e originale, anziché come deficitario; gli viene, quindi, offerta l’occasione di rappresentarsi come “essere umano” e non come “disabile”. Egli fa esperienza di sé, perché entra in relazione col mondo e sperimenta il proprio modo di essere con quello di un altro. (Venere, 2020)

Essere o meno, degli adulti consapevoli, molto spesso dipende dall’educazione ricevuta. Un fatto è avere una vita piena di impegni e di stimoli per migliorarsi e socializzare, un altro è vivere in una famiglia che non ti valorizza o passare gran parte della giornata in un istituto mal gestito. Mi rendo conto che le famiglie non sono abbastanza aiutate a promuovere l’autonomia e garantire la dignità di una vita piena e soddisfacente, ma sarebbe auspicabile qualche sforzo in più da parte delle singole persone e degli aiuti più adeguati da parte dello Stato: supportare la famiglia, garantire l’educazione e l’emancipazione di ogni individuo, promuovere l’inclusione e la vita indipendente, dovrebbero essere i pilastri di una società per tutti. 

Per approfondire i rischi che ci sono  nei siti d’incontri e il devotismo, vi invito a leggere l’articolo: Le persone con disabilità, la comunicazione nel web ed il devotismo

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Da anni tratto  le tematiche riguardanti l’amore, la sessualità, la figura dell’assistente sessuale e dell’educazione sentimentale; tutti gli articoli sono raccolti nella categoria: “Amore e sessualità: sfatiamo i tabù” di questo portale. Dal 2012, inoltre, sono ideatrice e moderatrice del gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“. Il gruppo si propone come  un luogo di incontro virtuale, per fare conoscenza, scambiare informazioni sui temi che riguardano l’amore, la sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva. Da aprile 2021, con la collaborazione dello psicologo e psicosessuologo Dott. Francesco Battista, porto avanti una serie di appuntamenti mensili online sul Gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!” dedicati alla trattazione delle principali tematiche sulle quali si fonda la community. L’intento degli incontri è quello di offrire uno spazio di confronto e consulenza, riservato ai membri del gruppo, sulle tematiche relative all’amore e la sessualità in rapporto alla disabilità. Il mio impegno nel cercare di abbattere i tabù e gli stereotipi legati alla sessualità è iniziato più di dieci anni fa con l’interesse ad approfondire  la visione olistica della persona.
L’approccio olistico (dal greco ὅλος hòlos: totale, globale), tiene presente  la totalità di ogni individuo (corpo, mente e spirito). In questa visione si inserisce anche la sessualità. Questo interesse mi ha portata ad organizzare due convegni: “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra” e “Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità”, nonché ad affrontare tali argomenti in vari master universitari. In queste sedi ed in vari articoli analizzo, tra l’altro, gli aspetti della sessualità tantrica come esperienza positiva (in alcuni casi e per disabilità non complesse) come valida alternativa alla figura dell’assistente sessuale che in Italia stenta ad essere riconosciuta e regolamentata. Queste tematiche sono state trattate, nel saggio RaccontAbili, nonché nel corso del Master di Neuroriabilitazione  presso l’Università Lumsa ed al corso di  Pedagogia speciale presso la Pontificia Università Salesiana per la facoltà di Scienze dell’educazione.

Se desiderate potete contattarmi sulla sua pagina Facebook  , sul gruppo “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“, o su Instagram  

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