Qui non troverai i Supereroi

Lo so cosa stai pensando:” Eccolo, un altro libro sui disabili. Che palle!”
È qui che ti sbagli. Non è il solito libro. Qui non troverai i Supereroi. Non troverai il classico geniaccio alla Stephen Hawking. No non troverai nemmeno l’atleta paraolimpico o il musicista che suona la tromba senza usare le mani.
Troverai i disabili normali. Aspetta, non sgranare subito gli occhi così.
Nelle interviste presenti nel saggio “RaccontAbili, domande e risposte sulle disabilità”, il nuovo libro di Zoe Rondini, è racchiuso un vero proprio mondo. Se ti prenderai il tuo tempo e ti metterai seduto sul divano a leggere potrai scoprire tutto un arcobaleno di colori. Dai colori più chiari e tenui di persone apparentemente “più fragili” ai colori più scuri e decisi: persone che alternano luci e ombre che potrebbero tranquillamente essere i protagonisti di un Romanzo noir.
Troverai la storia del padre d Maria, affetto da polio: stimato avvocato “Don Giovanni”. Maria racconta di suo padre delle sue luci e delle sue ombre.
Lo so cosa potresti pensare, una volta lo hanno detto anche a me: “Ma se zoppichi non sei proprio disabile, disabile”.
Va bene allora parliamo di Antonio Giuseppe affermato poeta.
Sì si parla anche di sesso. No non è detto sia per forza amore. Basta immaginare il disabile come Winny the pooh, a meno che tu non ti immagini Winny the pooh che tromba.
Ci sono storie sentimentali e di vita vissuta a pieno come Angelo e Carlo, no, non insieme… forse… Non ti ho ancora convinto? Non ti sei ancora seduto in poltrona a leggere il libro? Ti dico solo una cosa: qui non è quasi mai l’esperto che parla di disabilità, ma è la disabilità che racconta se stessa in prima persona.
Di Giangiacomo Tedeschi

Chi desidera acquistare la copia dei RaccontAbili lo può fare scrivendo a live@erickson.it, andando sul sito Erickson Live ,o contattando direttamente l’autrice Zoe Rondini.

“Nata Viva” è disponibile ai seguenti link:  Socetà Editrice Dande AlghieriLaFeltrinelli,  Amazon e Ibs. L’e-book è disponibile qui

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Intervista a Nadir Malizia

Sei giurista, giornalista e scrittore. Ti occupi di disabilità, bullismo e sport. Ci vuoi parlare di queste attività e di come riesci a legarle tra loro?

Innanzitutto sono giurista, specializzato in diritto Comunitario e Diritto internazionale dell’Unione Europea. Mi occuperò di diritti civili.  Da poco mi occupo anche di Bullismo con due Associazioni e di sport, poiché in seguito ad un articolo della Gazzetta dello Sport, mi ha contattato l’Associazione Avvocati dello Sport Italiano chiedendomi se volevo farne parte come socio ordinario, portando la mia testimonianza per quanto riguarda la disabilità e lo sport. A causa del Covid lavoro da casa, ma spero presto di riprendere a viaggiare per lavoro.

Hai affermato che ti senti un uomo normale che vive in una società disabile che non vuole vedere al di là dei propri occhi. Quali sono le barriere più alte con le quali ti scontri e cosa manca al loro abbattimento?

Le barriere più alte con la quale mi scontro spesso sono quelle mentali non tanto quelle architettoniche. Sinceramente le ostilità delle persone sono difficili da abbattere perché ciò che è diverso da te spaventa. Per quanto riguarda invece le barriere da abbattere per rendere una persona con una disabilità autonoma, ci vorrebbe maggior consapevolezza che non siamo cittadini di serie B ma uguali a tutti gli altri. Si dovrebbe partire ponendo maggior attenzione ad individuare quali sono i problemi che le persone con una disabilità devono affrontare ogni giorno. Bisognerebbe avere una società a misura di cittadino che non crea delle differenze, una società coesa uguale per tutti. Soltanto così il nostro paese si potrà definire, una società civile.

Anche qui parto da una tua affermazione: “La carrozzina non deve rappresentare un disagio, ma un punto di forza, dal quale partire”. Qual è stato il tuo percorso di vita e come sei arrivato a trasformare la tua situazione in una risorsa?

Non basterebbe una risposta per raccontare il mio percorso di vita. Ma su una cosa sono: sicuro sono arrivato a trasformare la mia disabilità in una risorsa grazie alla mia consapevolezza. Succede ad ognuno di noi d’avere una battuta di arresto nell’età adolescenziale: una fase critica, piena di dubbi e domande. Per fortuna, personalmente, quella fase è durata pochi secondi e da quel momento è stata una continua salita con la determinazione di dare qualcosa per gli altri migliorando me stesso.

Sei una persona omosessuale in sedia a rotelle. Come hai vissuto e come vivi questa condizione nella famiglia, in particolar modo nel rapporto con tuo padre, in ambito lavorativo e sociale?

L’omosessualità è sempre un argomento molto delicato da affrontare, ma è giusto che se ne parli. Allora, all’interno della mia famiglia hanno compreso fin da subito il mio orientamento (così almeno mi è stato detto). Ho capito di essere omosessuale prima dei 14 anni. All’inizio pensai che era solamente una fase dovuta alla crescita e a capire che cosa mi stava succedendo, ma più gli anni passavano più capivo che non era una fase ma era veramente quello che ero.

Il mio orientamento sessuale l’ho sempre vissuto con serenità e ho trovato un equilibrio tre la mia disabilità e l’omosessualità. Mi sento fortunato e felice. Non dico che sia stato tutto facile il mio percorso, ma se potessi ritornare indietro rifarei di nuovo tutto.

Anche qui ho voluto portare la mia esperienza di persona in carrozzina omosessuale, perché di omosessualità se ne parla, ma per quanto riguarda la persona in carrozzina lesbica o gay c’è ancora tanto tabù su questo tema. Parlando della mia famiglia e di come vivo il mio orientamento sessuale, posso dire che tutti lo sanno e lo hanno accettato tranne mio padre. Il che mi dispiace, ma penso che infondo sia un problema suo: io sto bene con me stesso.

Secondo te a che punto siamo in tema di amore, sessualità e disabilità?

Si parla più frequentemente di disabilità, amore e sessualità per fortuna! Ma c’è ancora tanto da fare quando si affrontano tali tematiche. Ritengo che non siamo arrivati ad un traguardo effettivo perché si crede ancora che la persona con disabilità non possa amare o essere amata. Niente di più sbagliato. Il linguaggio universale dell’amore è uguale per tutti non esiste alcuna diversità. Bisogna appunto viverla con assoluta normalità.

Spesso quando si parla di amore e sessualità tra persone con disabilità ci sono due frequenti reazioni: chi la vede come una cosa semplice e possibile e chi è totalmente negativo e negazionista. Qual è il tuo punto di vista e la tua esperienza a riguardo?

La mia esperienza personale e stata più che positiva. Ho avuto conoscenze e le mie prime storie sono state con persone non disabili, e tuttora è così. Ritengo che ognuno deve star bene con chi ama indipendentemente che sia disabile o meno, e non dare troppo retta al giudizio e pregiudizio degli altri.

Qual è la trama e la mission del tuo libro “vita su quattro ruote” edito con la casa editrice gruppo C1V? Quali strade ti ha fatto intraprendere con e per gli altri?

La mission del mio il libro è che ogni diversità deve essere rispettata anche se si ha una disabilità perché si può sempre imparare qualcosa di nuovo. Da quando ho scritto questo libro, ho avuto l’opportunità di conoscere tante persone e di dare vita a tante collaborazioni interessanti e costruttive e inoltre questo libro mi ha dato modo di far conoscere la mia storia a livello mediatico e della carta stampata, ma soprattutto mi consente di aiutare altre persone come me e le loro famiglie a rendersi consapevoli della situazione che stanno vivendo. Spero in futuro di continuare ancora su questa strada e fare sempre di più e meglio.

Vuoi lasciare i link per comprare il tuo libro e i contatti social

Mi possono trovare su facebook, instragram, twitter e linkedin come nadir malizia

Per acquistare il mio libro possono andare sul sito della casa editrice www.c1vedizioni.com oppure possono mandare una email alla casa editrice c1vedizioni@gmail.com oppure ordinarlo in libreria.

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Intervista a Mauro T Dante

Mauro T Dante è terapista Emozionale   e  Swami Tantrika TejasAnanda Fondatore della scuola/studio Tantra Temple Academy. 

Come è nata la tua passione per mondo spirituale, lo yoga e delle terapie olistiche?

Tutto è nato dopo di un grave lutto, avvenuto circa vent’anni fa. Sono caduto una profonda depressione. Nel centro dove ero seguito, a causa di questa malattia, si svolgevano incontri di yoga e mindfulness come parte della terapia. In quel periodo, a seguito di una educazione religiosa molto rigida ricevuta dalla mia famiglia, non apprezzavo tali pratiche. Con il passare del tempo, ne ho scoperto i benefici e me ne sono innamorato. Da lì è cominciata la mia ricerca personale nel mondo olistico e dello yoga.


Ho letto che il tuo punto di svolta è arrivato con l’Iniziazione Tantrica avvenuta al termine di uno stage di quattro anni presso “L’Istituto di Tantra Maithuna” e che successivamente ti sei formato con i maestri Daniel Odier e Shri Param Eswaran. Quali ritieni che siano gli insegnamenti più preziosi che hai ricevuto durante il tuo percorso formativo?

Tutte le esperienze del mio percorso hanno segnato dei profondi cambiamenti, aprendomi alla conoscenza e alla consapevolezza.

I Zadra i maestri dell’Istituto di Tantra Maithuna mi hanno trasmesso l’amore per la disciplina e la costanza nelle pratiche Yogiche e tantriche e nei vari rituali personali di purificazione, trasmutazione e potenziamento dei propri talenti (pratiche che sono le prime chiavi di un percorso Tantrico). Shri Param Eswaran, mi ha trasmesso la leggerezza e la capacità di far scivolare via i carichi della vita insegnandomi la gioia nel lasciare andare.

Come definiresti l’amore e l’erotismo in un’ottica tantrica?

Purtroppo l’odierna concezione occidentale dell’erotismo e dell’amore è il risultato di una cultura che troppo spesso ha associato questi sentimenti a dei tabù, con conseguenti omissioni e demonizzazioni sulla sessualità. Per questo spesso tendiamo a nascondere le nostre naturali pulsioni sessuali dietro a sentimenti come paura, vergogna e senso di colpa. Ciò detto ci impedisce di vivere a pieno: ci sentiamo talvolta insoddisfatti o costretti in relazioni che, in alcuni casi, ci possono fare ammalare fisicamente, emotivamente e psicologicamente.

Il Tantra scardina tutta questa deformità, riportando sacralità nella sessualità e nell’amore stesso. Liberi da preconcetti e sensi di colpa il tantrismo ci insegna ad usare l’Eros come elemento che ci spinge verso gli altri, verso la bellezza.

L’amore insegnato nel Tantra è un Amore per se stessi, una crescita personale che serve a spogliarci da tutte quelle ferite in cuoi siamo nati e cresciuti. Soltanto con il cuore aperto e puro si può essere pronti a quel tanto mitizzato (ma reale) Amore infinito e incondizionato.

Quali tipologie di persone potrebbero più beneficiare del Tantra?

In modi diversi tutte le persone potrebbero beneficiare del potere del Tantra. Dividendole in tipologie, se consideriamo la pratica del tantrismo in chiave terapeutica o di guarigione vedrei tra i più:

  • le donne, vista la loro secolare sottomissione e strumentalizzazione della loro natura sessuale e psico-emotiva;
  • le persone che hanno subito traumi e maltrattamenti: il Tantra può essere un importante strumento di cura e guarigione;
  • le persone disabili per restituire naturalezza al corpo che spesso viene solo toccato meccanicamente da medici/terapeuti.

Inoltre il Tantra può aiutare anche chi, per svariati motivi, vive una situazione di solitudine e di conflitto con se stessi o con il sesso opposto al loro e chi non ha un buon rapporto con la propria sessualità.  Infine il Tantra può essere utile anche alle coppie, per scoprire un modo intenso nella loro unione.

Che cos’è per te il Massaggio Tantrico? Non tutti sanno che risveglia la potente energia creativa della kundalini, che la sua risalita attraversa tutti chakra. Ti andrebbe di spiegare questo meccanismo?

Per me un massaggio tantrico è un rituale sacro, non soltanto per la profondità emozionale di questa pratica, ma anche per la potente interazione tra energia e spirituale che si sviluppa.

Descrivere gli effetti e le sensazioni di una sessione di massaggio tantrico è abbastanza arduo, in quanto oltre al piacere del tocco, il massaggio agisce in maniera profonda sugli stati emozionali di chi lo riceve.

Il rituale crea un coinvolgimento sensoriale totale in quanto tocco, respiro, profumi, luci e suoni si uniscono in una armonia simile ad una danza di emozioni ed energia,  che porta colui che lo riceve a scivolare in una profonda meditazione. In questo stato le energie sono più libere di muoversi e attivare il naturale riequilibrio di quei chackra che sono più in sofferenza.

Il Tantra, come altre pratiche olistiche, rimuove la “sporcizia emotiva” e aumenta notevolmente il flusso dell’energia vitale, affinché tutto possa tornare a scorrere correttamente. Questa esperienza riporta la persona nel suo “qui ed ora” facilitando uno stato di equilibrio.

L’ascolto e l’apertura permettono poi alla energia vitale e sessuale della Kundalini  di scorrere libera in tutto il corpo andando a guarire le ferite emozionali e potenziando tutte le qualità dell’individuo. Anche in questo caso, la risalita della Kundalini, può essere vissuta e percepita in modi diversi da persona a persona, si può presentare come un formicolio diffuso in tutto il corpo e con tremori e spasmi più forti. In maniera più intensa e prolungata è simile a quell’emozione a quel brivido interiore di piacere che provoca la pelle d’oca quando ad esempio ascoltiamo particolari brani musicali, quando ci troviamo davanti a spettacoli della natura che ci tolgono il fiato ecc…

L’attivazione di questa energia non termina con il rituale, ma continua ad essere percepita anche nei giorni successivi donando una sorta di potenziamento totale della persona in tutti i sui aspetti esteriori ed interiori.

Secondo il Tantra, l’amore è sacro in quanto l’uomo è la manifestazione terrena del Dio Shiva e la donna della  Dea Shakti. Perciò quando una coppia è in fusione amorosa significa che vi è un incontro tra due Divinità: l’una rappresenta l’energia maschile e l’altra quella femminile. Cosa cercano le persone nell’esperienza tantrica?

L’essere umano anela ad unirsi al divino e ha inventato molte filosofie, religioni e pratiche per realizzare questo desiderio. Il Tantra per l’appunto usa la potente energia vitale della sessualità come mezzo per arrivare a sperimentare e godere della potenza del Dio Shiva, l’incarnato dell’energia cosmica Maschile, e della Dea Shakti, l’incarnato dell’energia cosmica Femminile.

In molti pensano al sesso tantrico come un modo più erotico e esotico di fare l’amore per ore e ore. Questa purtroppo è solo una visione falsa e stereotipata.

Prima di parlare di sesso tantrico è necessario fare un passo indietro e vedere dove e che tipo di sessualità viviamo…

Il sesso, per quello che ci è stato insegnato dalla società, anche se appagante e soddisfacente è, come dice Osho, semplicemente un masturbarsi e godere con il corpo di un’altra persona. Il sesso senza sentimento spesso diventa un atto meccanico, che, alla lunga, può generare tristezza, senso di vuoto e insoddisfazione.

Fare l’amore alimenta il sentimento amoroso reciproco; è un’esperienza piena, soddisfacente e nutriente per la coppia stessa.

Il sesso tantrico, non è tanto l’atto in sé, ma la consapevolezza e la capacità di vedere e sentire nel partner la divinità di Shiva/Shakti in tutta la loro potente manifestazione. Nell’unione tantrica i partner si aiutano a vicenda a creare la manifestazione del Dio-Dea nell’altro e solo allora si può vivere ed esperimentare l’incontro divino e l’estasi totale.

Molte persone si affacciano alla sessualità tantrica per esplorare una sessualità più espansa, per il desiderio di sentirsi veramente amati, rispettati e accettati. Avvicinarsi alla sessualità sacra/tantrica è un percorso intenso e richiede tempo e dedizione.  La prima difficoltà è trovare Maestri veramente preparati, formati ed in vera apertura alla via tantrica. Purtroppo in mezzo a tanta confusione non è sempre facile questa ricerca.

Negli ultimi anni la domanda e l’offerta dei massaggi tantrici sono aumentate a dismisura. Secondo te come mai le persone lo ricercano così tanto? Sono aumentate anche le persone che lo praticano senza un’adeguata formazione… che “caratteristiche” deve avere un operatore tantrico e che consigli daresti ai potenziali clienti per evitare le “truffe”?

Purtroppo la società ed l’educazione odierne (ancor prima del covid) portavano gli individui ad essere sempre più soli, ancor di più oggi che si è diffusa la di paura della vicinanza di un altro umano e vietato il semplice e naturale toccare o essere toccati.

In queste condizioni è normale che molte persone cerchino il Tantra. Magari inizialmente per curiosità sui tanti miti, ma spesso questa ricerca è finalizzata al sopperire l’enorme mancanza di contatto, cura ed affetto che spesso in momenti e situazioni diverse della nostra vita abbiamo vissuto.

Sfruttando l’aumento di domanda, purtroppo molte persone con pochi scrupoli e senza un vero cammino personale alle spalle si improvvisano operatori e operatrici tantrici, falsi maestri e guru. Il più di queste persone sono mosse solamente dall’avidità, da depravazioni sessuali o ancor peggio solamente per mascherare una forma esotica di prostituzione.

Tuttavia, ci sono veri tantrika (operatori/trici, guide e Maestri/e). Un modo semplice ed efficace per discernere tra un vero tantrika da un falso è fare molte domande prima di prendere un qualsiasi appuntamento come ad esempio…

  • Quale sia stata la loro formazione
  • Il loro lignaggio (discendenza data dai loro maestri)
  • A quale via del Tantra (mano destra o sinistra) offrono le loro pratiche
  • Quale stato ed è ora il suo percorso di crescita personale
  • Cosa lo ha spinto/a verso il Tantra

Più domande ponete, esaminando le reazioni e le risposte ricevute, più sarà facile distinguere un vero tantrika.

Un tantrika serio, oltre ad una vera formazione dimostrabile, ha alle sue spalle un cammino di crescita personale. In genere un buon massaggiatore/trice tantrika è formato oltre al Tantra anche in altre discipline olistiche e comunque è una persona spinta dal desiderio di essere d’aiuto, supporto, guarigione ed elevazione verso il prossimo.

È importante anche valutate che il valore economico richiesto dal tantrika sia equo chiedendo.

Mauro Tiziano Dante                  

Veneziano di nascita nel 1977, al termine degli studi artistici, si appassiona al mondo spirituale dello yoga e delle terapie olistiche.

Comincia la sua formazione nel 1999 presso la “Scuola Nazionale di Massaggio Diabasi”, con l’abilitazione di Operatore per il Massaggio Olistico.

Spinto da una grande passione, approfondisce attraverso stage e seminari la sua preparazione nel Massaggio Sportivo, Massaggio Decontratturante, Massaggio Ayurvedico,   Massaggio Thailandese, Massaggio Emozionale, nella fitoterapia, l’aromaterapia, la cromoterapia, la Pnl e psicosomatica nella lettura del corpo.

Approfondendo attraverso un percorso personale e formativo delle spico-dimaniche emozionali delle strutture caratteriali si forma come insegnante di Yoga Bio Energetico.

Il suo punto di svolta arriva con l’Iniziazione Tantrica avvenuta al termine di uno stage di quattro anni presso “L’Istituto di Tantra Maithuna” e successivamente formato con i maestri Daniel Odier,  Shri Param Eswaran e molti/e altri/e. Tali esperienze lo hanno profondamente cambiato interiormente, riscoprendo una Spiritualità che evolvendo sta cambiando ogni aspetto della sua esistenza.

Comincia il suo percorso lavorativo collaborando presso studi e associazioni, per poi aprire il suo studio privato La Ninfea Studio Olistico ora chiamata Terapia Emozionale. Attualmente oltre al suo studio, collabora presso Spa e presso i centri benessere negli hotel veneziani

Per divulgare i benefici delle pratiche Olistiche del massaggio, partecipa a importanti fiere del benessere, manifestazioni e festival del benessere ed organizza workshop e corsi esperienziali con l’intento di trasmettere la sua passione e conoscenze nel massaggio Olistico.

Come docente, collabora con la “Conscientia Academy” per la formazione professionale degli operatori olistici del benessere.

Oggi, offre ai suoi clienti trattamenti di riequilibrio grazie alla sua sensibilità e passione nell’arte del massaggio olistico oltre a proporsi come guida in percorsi di crescita professionale nel mondo del massaggio Olistico.

Collaborazioni:

Come terapista olistico, collaboro nelle Spa di alcuni Luxury Hotel  di Venezia.

Presso altre associazioni e fondazioni porta i suoi corsi di massaggio olistico, percorsi di crescita personale e percorsi di Tantra in giro per la nazione.

Assieme a Caterina Crespan, terapista Bioprano e Yogina Tantrica, condividendo il sogno comune di creare un luogo di divulgazione olistica, abbiamo fondato l’Associazione Culturale Olistica “Ananda Ashram”.

Assieme a altri Maestre/i  Tantriche fonda nel 2018 l’accademia “Tantra Temple Academy” per divulgare e trasmettere parte della sua esperienza di guarigione attraverso il Tantra.

Nota: come blogger mi interessano i diversi punti di vista, i vissuti e le esperienze delle persone. Ognuno vive la filosofia del Tantra, l’amore e l’erotismo interpretandoli. Ciò detto, se una persona mi dice cose assolutamente contrarie al mio modo di pensare è chiaro che non gli do spazio. Altresì se c’è qualche idea “opinabile” cerco di rispettarla anche se non la condivido pienamente.

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Competenza e passione sono le basi di questo mestiere. Intervista ad un operato tantrico

Intervista a Roberto, operato tantrico di Genova. Esperto di massoterapia, massaggio occidentale e massaggio orientale; oltre che di massaggio Shiastu e Thailandese. Pratica Wing Chun Kung Fu da oltre dodici anni.

Tu sei un operatore tantrico. Ci vuoi parlare del tuo lavoro spiegando cos’è per te il massaggio tantrico e su cosa si basa?

Professionalmente, ciò che faccio è soprattutto una passione oltre che un lavoro. Sono specializzato nel massaggio Tantra Yoni, cioè tratto solo le donne.

Questo tipo di massaggio per me è un’arte. Come un pittore o uno scultore cerco, con le mani, di creare ogni volta un capolavoro e a detta delle mie clienti ci riesco abbastanza spesso.

Il massaggio tantrico si basa sul riequilibrio dei Chakra; per questo il Tantra è destinato a chi vuole trovare nuovamente il proprio equilibrio psico-fisico sbloccando i punti fondamentali: i punti Chakra che determinano sia la riscoperta della propria sessualità che il rilassamento del corpo. Il massaggio Tantra è una combinazione potente e ben equilibrata tra energia sessuale, massaggio e spiritualità.

Come definiresti l’amore e l’erotismo in un’ottica tantrica?

L’amore nell’ottica tantrica, al contrario di come lo intendiamo noi, non è possedere l’altro o annullarsi per l’altro. Nel Tantra questo sentimento è inteso come qualcosa che non chiede nulla in cambio: è disinteressato, può essere paragonato a quello che normalmente lega genitori e  figli. Le emozioni, l’erotismo e il sesso sono considerati, nella letteratura tantrica, come naturali desiderabili da praticare liberamente tenendo conto della sacralità del corpo. Essi sono veicoli per avvicinarsi alla divinità.

Praticare il massaggio Tantra, mi ha fatto scoprire un nuovo mondo e mi ha consentito di vivere la sessualità nella piena libertà.

Quando si parla di Tantra, molte persone pensano alla legenda delle sei ore di Sting. Eppure l’aggettivo “tantrico” è legato al concetto di amore e ad una concezione generale e profonda della vita. Ti va di fare chiarezza su che cos’è il Tantra e, in caso, cosa ti ha fatto scoprire?

In realtà quando parliamo di Tantra stiamo parlando di una pratica seria, millenaria, di origine indiana nella quale l’unico scopo è vivere qui e ora.
Non è un trattamento qualunque e il modo di “reagire” a questo tipo di massaggio varia da persona a persona.

Il massaggio tantrico viene eseguito con movimenti molto lenti e il massaggiatore si prende totalmente cura della persona che lo riceve. Obbiettivo principale  è quello di aprire i primi chakra, quelli più bassi, connessi con la sessualità.

La parola “chakra” in sanscrito significa “ruota”. Nella tradizione indiana i sette chakra sono centri energetici, collegati l’uno all’altro e si trovano lungo la colonna vertebrale.

Nel caso vi siano blocchi lungo il percorso l’energia di tutta la persona ristagna. Sbloccare l’energia del primo chakra, legato alla sopravvivenza, alla sessualità, alla forza vitale e all’istintività è il modo  per risvegliare tutti gli altri chakra.

 

Riattivando i Chakra si rimette in circolo l’energia della Kundalini. Ti va di parlare di questo procedimento?

La kundalini è l’energia e viene rappresentata nella cultura tantrica come un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale.

Nel Tantra, per risvegliarla, si usano tecniche mirate alla riattivazione dei sette chakra, soprattutto sul primo e più potente il “muladhara”: il chakra legato alla sessualità che si trova nella zona perineale. Per questo motivo il massaggio Tantra prevede il tocco nella zona genitale.

Purtroppo non esiste una vera e propria qualifica per diventare operatore tantrico, non c’è un albo o una scuola. Ognuno può interpretare questa professione a modo suo. Vuoi dare un consiglio a chi intende diventare un operatore qualificato e a chi vorrebbe provare un massaggio olistico, ma ha paura di capitare in mani poco esperte?

Agli aspiranti operatori olistici consiglio di frequentare una buona scuola (difficile da trovare) e di approcciarsi a questa professione solo se si è animati da grande passione.

Altresì, a chi vuole provare questo tipo di massaggio, suggerisco di seguire il consiglio di chi magari lo ha già fatto e, quindi, possa indicare un operatore serio e qualificato. Una volta provato il trattamento, valutare in base alle proprie sensazioni, se sia il caso o meno di proseguire con quel massaggiatore.

In base alla tua esperienza che topologia di persone ricercano un massaggio tantrico e perché?

A mio parere, ci sono due categorie di persone che chiedono un massaggio tantrico. La prima è composta da chi è nel settore olistico; ad esempio chi pratica Reki o Yoga. Con loro non ho avuto nessuna difficoltà: sanno rilassarsi e sono consapevoli di cosa aspettarsi da un massaggio tantrico.

L’altra categoria è composta da chi cerca un massaggio sensuale, per provare nuove emozioni. Lavorare con tali persone è più complicato poiché hanno delle aspettative sessuali molto elevate; sono perciò più tese a livello fisico e mentale.

Nella seconda tipologia di persone, di solito non c’è molta consapevolezza su cosa sia il Tantra.

Ti è mai capitato di fare un massaggio tantrico ad una persona con disabilità?
Ho fatto trattamenti a persone disabili ma si trattava di massaggi rilassanti o decontratturanti. Non mi è mai capitato di fare un massaggio Tantra ad una persona disabile ma lo farei volentieri.

Nota: come blogger mi interessano i diversi punti di vista, i vissuti e le esperienze delle persone. Ognuno vive la filosofia del Tantra, l’amore e l’erotismo interpretandoli. Ciò detto, se una persona mi dice cose assolutamente contrarie al mio modo di pensare è chiaro che non gli do spazio. Altresì se c’è qualche idea “opinabile” cerco di rispettarla anche se non la condivido pienamente.

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Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità

Il 17 giugno 2020, Anna Senatore ed io abbiamo organizzato una video conferenza dal titolo: “Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità”. L’incontro ha esaminato vari aspetti tra i quali: l’espansione delle discipline olistiche in occidente;  l’importanza della visione “globale” per ogni individuo; gli aspetti della Sacralità dell’Amore e dell’Energia sessuale nella visione Olistica di ogni persona. Focus specifici sono stati dedicati alla fase adulta delle persone con disabilità, la ricerca dell’amore, la scoperta dell’erotismo e il diritto alla salute sessuale.

A seguire il materiale utilizzato.

Slide Zoe_7.06.20

 

Un estratto sull’approccio olistico. Il resto è su piccologenio.it

Gepostet von Zoe Rondini am Mittwoch, 17. Juni 2020

 

 

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Intervista ad Antonio Giuseppe Malafarina

Pubblico con molto piacere il racconto di vita di Antonio Giuseppe Malafarina, giornalista della redazione InVisibili del Corriere.it, autore e poeta.

Si tratta di un’ intervista appassionata che porta con sé  tante riflessioni sui diritti, l’accessibilità, il lavoro, il mondo universitario, il Dopo di Noi, la famiglia, l’amore, il diritto alla salute e molto altro. I passaggi più appassionanti  riguardano la scrittura e l’amore. Ringrazio  Antonio Giuseppe per il suo racconto prezioso ed intenso.

Quest’intervista è stata pubblicata anche su Superando, importante testata con la quale Antonio ed io collaboriamo. 

Ciao Antonio e grazie per la disponibilità a questa intervista. Leggendo la tua storia emerge subito un punto di svolta, un momento a partire dal quale tante cose sono cambiate e hai dovuto imparare a convivere con una disabilità. Come hai vissuto questo passaggio? Quanto tempo ci è voluto per prendere confidenza con la tua nuova vita?

Il punto di svolta è stato il 13 settembre dell’88, ma non è stato un punto di svolta come si potrebbe immaginare.

Era l’ultimo giorno di ferie in Calabria, l’esame della patente di guida superato tranquillamente e un ultimo tuffo con gli amici. In verità venuto maluccio ed ecco che immediatamente mi ritrovo tetraplegico e senza respirare.

Per fortuna c’è un medico che mi aiuta, il classico colpo di fortuna da film.

Mi portano vigile in ospedale e non sanno cosa fare. Dicono che non arrivo a sera. Non bravi a fare previsioni.

I miei fanno di tutto per portarmi a Milano, dove abitiamo, mi risveglio dai sedativi nel cuore della notte di quel giorno giorno nell’allora centro fra i più avanzati per il trattamento acuto delle lesioni spinali in Lombardia, l’ospedale di Legnano.

I miei hanno fatto grandissimi sacrifici per salvarmi la vita. Situazione critica per una quindicina di giorni e poi si stabilizza. Paralizzato in un letto di ospedale, senza per nulla chiaro il mio futuro, prendo atto della condizione e rivendico il mio ruolo sociale.

La mia vita continua, qualcosa farò.

Dunque, non c’è stato, nella mia storia, il dramma dell’impatto con la disabilità. Ne ho preso coscienza e sono andato avanti. L’ho subito considerato come un fatto acquisito ormai ineludibile. Per questo, dal punto di vista caratteriale, non posso parlare di una cesura fra prima e dopo il tuffo.

Anzi, c’è una continuità: io ero lo stesso benché in un’altra condizione.

Dopo 15 mesi di rianimazione, di cui tre in Francia per l’applicazione di un pacemaker diaframmatico per respirare da solo, sono tornato a casa. All’epoca ero una delle poche persone non autosufficienti e con compromissione del respiro a casa in Italia.

Per questo c’è stato bisogno di due genitori straordinari, di grandi amici, di disponibilità sanitaria e di forza di carattere. Non solo mia. Vogliamo metterci anche un po’, un bel po’, di fede in Dio? Aggiungiamola.

Appassionato di meccanica, a seguito dell’incidente, hai esplorato nuove e diverse opportunità, senza precluderti nulla, come racconti tu. Poi l’approdo alla scrittura e alla comunicazione, delle quali riesci a sfruttare tutto il potenziale a servizio di una maggiore conoscenza e consapevolezza sul mondo della disabilità. In che modo, a tuo avviso, è cambiata negli anni la percezione della disabilità e la narrazione di questa?

I giovani danno per scontato che il mondo della disabilità sia fatto come lo trovano ora, cioè che si debba lottare per il rispetto dei diritti.

Bisogna ricordare che trent’anni fa e passa, però, non c’erano nemmeno i diritti. Non si trattava di chiederne il rispetto, si trattava proprio di chiedere che venissero sanciti.

Il divario da allora è enorme.

Le cose continuano a non funzionare bene, ma funzionano meno male di prima. Faccio un esempio. Oggi ti discriminano a scuola, una volta praticamente no. Non tanto perché la gente era migliore, bensì perché a scuola nemmeno ci arrivavi, tante erano le difficoltà da superare. Oggi abbiamo lo sport paralimpico, con campioni che il mondo ci invidia. Fanno persino pubblicità a prodotti che nulla hanno a che fare con la disabilità. Fino ad alcuni anni fa certi marchi disdegnavano essere accostati alla disabilità.

Se le persone con disabilità oggi arrivano sui media vuol dire che qualcosa è cambiato. Vuol dire che, almeno ufficialmente, c’è maggiore livellamento tra persone disabili e non. Poi resta il fatto che la mentalità non si cambia in un giorno, quindi resta ancora molta discriminazione. I media ne parlano, alcune volte ci ricamano. C’è un problema di linguaggio, nei media. Bene che si parli di disabilità e non solo in chiave negativa, ma bisogna trovare il registro giusto. Le persone disabili devono essere trattate obiettivamente. Non siamo solo eroi o sventurati perché siamo disabili. I media devono imparare a usare i toni e il linguaggio giusto. Perché la disabilità, come la politica, lo sport, l’economia e ogni argomento specifico, ha il suo linguaggio.

Ci vuoi raccontare il tuo rapporto con la scrittura? Da dove nasce questa esigenza e vocazione? Come vi siete incontrati?

Per me scrivere è confrontarsi con se stessi ad alta voce. Ogni volta che butti giù una parola e la concateni con le altre per esprimere il tuo pensiero compi un processo che ti mette in relazione profonda con il tuo essere. In questo processo hai l’opportunità di mettere a confronto i tuoi pensieri. E i tuoi pensieri con quelli degli altri.

La mia esigenza espressiva, pertanto, nasce dal desiderio di rapportarmi con me stesso. E di farlo in maniera tanto tangibile da averne una traccia scritta.

Che, poi, quando scrivi e hai le cose davanti ci ragioni meglio.

Non so bene da dove nasca questa esigenza, ma ti posso dire che quando ero in Francia, nel 1989, mi diedero la possibilità di scrivere con un computer. Io, paralizzato, potevo usare un computer per scrivere: non mi sembrava vero. Chiesi di poter scrivere quello che volevo e mi lasciarono fare. Un’ora a settimana, mi pare, nel laboratorio di ergoterapia.

In Italia quasi  non c’erano i computer e lì, in un ospedale, io potevo usarne uno per scrivere.

In tre mesi ho scritto una lettera e un paio di racconti. Con un sistema primitivo, per cui sul monitor scorrevano le lettere dell’alfabeto e io dovevo pigiare un pulsante con la testa quando desideravo battere la lettera che mi interessava. Sembra, ed è, un processo impegnativo. Ma quando sei motivato la fatica si mette da parte.

Ho letto che hai una brillante carriera, ma hai trovato degli ostacoli nel mondo universitario per via della tua disabilità. A tuo avviso, cosa è mancato e cosa si potrebbe migliorare nell’università per andare incontro alle esigenze degli studenti con disabilità?

All’epoca, parliamo della metà degli anni ‘90, in Statale a Milano c’era già un servizio di volontariato che aiutava le persone con disabilità a muoversi in università, a prendere appunti e a sbrigare un mucchio di pratiche. Ragazzi bravissimi.

Non ce l’ho fatta perché non avevo gli strumenti.

Studiare bene voleva dire consultare molti libri, più di quelli richiesti, e non c’erano libri digitali. Dovevo arrangiarmi con uno strumento meccanico che girava malamente le pagine e non gradiva tutti i libri. Oggi la tecnologia aiuta molto le persone con disabilità. Di più può essere fatto nell’ambito del rapporto personale fra università e allievo. Bisogna rendere l’apparato dell’istruzione sempre più flessibile, capace di rispondere alle esigenze del singolo. Se c’è bisogno di interrogare fuori orario lo si faccia. Se una prova scritta richiede che sia adattata in un certo modo lo sia. Inoltre: temo ci siano aule dove le persone con disabilità non possono entrare per questioni di barriere e l’abbattimento si scontra con il valore artistico dell’aula, che non può essere toccata poiché bene di interesse culturale. Ecco, facciamo in modo che le persone con disabilità non debbano mai rinunciare a frequentare luoghi prestigiosi per via delle barriere. Rispetto per le barriere, ci sono luoghi che probabilmente non saranno mai accessibili, ma se quel luogo non è accessibile se ne trovi un altro di pari dignità da mettere a disposizione accessibilmente. Se non esiste si conferisca prestigio a un ambiente accessibile.

Attraverso la tua attività e le tue parole promuovi l’importanza del vivere dignitosamente. A tal proposito, mi viene in mente l’appello di molti genitori al fine di realizzare un programma concreto per il “Dopo di Noi” e migliorarne la legge. La paura più ricorrente è che i figli, raggiunta l’età adulta, finiscano in istituti mal gestiti. Perché, in molti casi, è così complicato avere una prospettiva di vita soddisfacente? Cosa si potrebbe cambiare per migliorare la qualità della vita di molte famiglie nel “Durante Noi” e nel “Dopo di Noi”?

Sulla carta la situazione è semplice: guardi alle esigenze di una persona con disabilità, vedi quello che fa la famiglia e, affetti a parte, crei un apparato che sostituisca la famiglia. Costoso, certo, ma questa è la soluzione. Pare giusto che le famiglie, pur con tutto l’amore che ci mettono, debbano fare qualcosa che spetterebbe allo Stato fare? Perché le famiglie sono obbligate a prendersi cura della persona? Lo Stato se ne approfitta.

Detto questo, non mi piacciono le politiche sul dopo di noi che sono state adottate perché, quando i miei non ci saranno più, ma anche ora che sono anziani, io avrò enormi difficoltà. Non ho la certezza che potrò continuare a vivere nella mia casa, adeguatamente assistito, pur provvedendo io stesso alle spese per la casa, l’alimentazione, l’abbigliamento e via dicendo.

Abbiamo risolto la questione del dopo di noi? No. Abbiamo creato un sistema che favorisce certe pratiche, come la coabitazione, ma non è questa la risposta giusta alla domanda. Mi duole che ci siano tante famiglie che fanno una fatica terribile a mettere da parte qualche spicciolo per quando i loro figli rimarranno soli e questi spiccioli siano considerati ricchezza.

Se metti qualche cosa da parte lo Stato ti considera ricco, non vede che quel patrimonio serve a rispondere all’esigenza di sopravvivenza cui lo Stato stesso non risponderà quando la persona resterà da sola. Così ti beffa due volte: una perché al momento del bisogno non ti dà quello che ti serve e due perché mentre ci sono i tuoi considera ricchezza il tuo patrimonio, e te lo tassa o ti toglie servizi. Le politiche sul dopo di noi, per esempio, non potevano detassare i patrimoni delle famiglie di persone con disabilità gravissima? Non si poteva fare in modo che il patrimonio non venisse considerato ricchezza ma cumulo per sussistenza? Mi sembra elementare. Non è stato fatto.

Prima che diventassi giornalista, nel 2007 è uscito il tuo libo: “Intervista col disabile”, scritto con la giornalista Minnie Luongo, edizioni Franco Angeli e ti sei dedicato alla poesia con il testo “Poesia” edito da Rayuela edizioni. Qual’è la forma di scrittura che più prediligi e perché?

Il mio primo amore è la prosa. Sono approdato alla poesia per caso: un concorso in una parrocchia vicino casa, non ricordo neppure perché, mi aveva interessato.

Passo molto tempo a scrivere in prosa come giornalista e scrivo versi di quando in quando. Non mi ritengo un poeta e di me dico che non scrivo poesie, faccio solo versacci. Trovo che fra scrittura in versi e scrittura in stile giornalistico vi sia molto in comune: entrambi i metodi richiedono sintesi e compiutezza di parole. Quindi salto dalla prosa alla poesia con discreta disinvoltura.

Quali ritieni che siano le qualità del tuo carattere, le competenze e le persone che ti hanno maggiormente aiutato nel percorso di crescita personale e professionale? Vuoi dare un consiglio a chi ti vede come un modello da seguire?

So di essere una persona coerente e questo, alle volte, diventa un difetto. Non sono zelante, però mi piace che le persone siano rispondenti nel loro agire a quello che dicono. Quando non lo fanno mi indignano o deludono. Nell’essere coerenti bisogna tenere conto che si possa anche essere incoerenti qualche volta, perché la coerenza concepisce di poter cambiare punto di vista.

Ad ogni modo la coerenza diventa un’arma a doppio taglio perché le persone coerenti qualche volta non vengono ben viste. Detto questo, sono stato aiutato da moltissimi e sono a tutti riconoscente. Cerco di aiutare perché credo nella potenza del fare rete. Credo nella comunità. Non penso di essere un modello da seguire, anche se ti ringrazio per averlo pensato. Essere un modello vuol dire assumersi delle responsabilità. Io me ne assumo comunque. Perché per stare al mondo devi assumerti delle responsabilità.

Da adolescente mi sono assunto quella di essere me stesso. Facile a dirsi, perché se uno ha dentro un sé malvagio non è bello che sia semplicemente se stesso. Quindi mi sono impegnato e mi impegno per essere un me stesso migliore. Cerco di trarre il massimo dei buoni valori della società per acquisirli e a mia volta diffonderli. Pertanto dico alle persone di non cercare di essere altri da sé, bensì di migliorare il proprio sé affinché sia il più utile possibile al benessere di tutti.

Hai dichiarato che credi nella collettività, nella capacità delle persone, nella bellezza e in Dio. Hai scelto cose non da poco! Vorresti raccontare come questi elementi si declinano nella tua vita?

Si declinano con il mio essere. Cerco una bellezza interiore che si nutre di quella intorno e, certamente, non è solo estetica. Non mi nutro della mia bellezza, bensì di quella che trovo negli altri e che non si ferma all’apparenza.

La collettività ha il suo aspetto affascinante nell’essere sistema dove si opera solidalmente per andare avanti tutti insieme, almeno nell’ideale. Le persone mi conquistano quando fanno qualcosa di bello, e basta poco, alle volte basta un’occhiata.

Dio è un’entità che mi ha catturato molti anni fa e che vivo con senso critico, benché in una certa parte insondabile, altrimenti non sarebbe fede. Riassumendo, perciò, credo nell’universo, che è capace di meravigliarmi. Credo nella meraviglia.

Oggi si fa più attenzione al politically correct. Quali sono i termini che ritieni più opportuni legati al giornalismo sociale? A tuo avviso qual è il rapporto tra la terminologia e la realtà quotidiana?

Il linguaggio sbagliato è figlio di ignoranza e l’ignoranza indica un malessere. Nell’ignoranza si può essere vittime degli altri e dall’ignoranza si può uscire.

Dico che il linguaggio è figlio dell’ignoranza perché il linguaggio sbagliato proviene o dalla non conoscenza dei codici o dalla volontà di sopprimere qualcuno. I totalitarismi usano linguaggi sbagliati, cioè giusti ai loro occhi ma inappropriati verso la dignità umana, e qui sta l’ignoranza dell’oppressore, nell’ignorare con la sua sopraffazione i diritti altrui, ecco perché ritengo ignorante chi deliberatamente usa il linguaggio sbagliato.

L’ignoranza va combattuta, superata, che sia veniale o intenzionale. Secondo me oggi assistiamo a un imbruttimento della terminologia. Usiamo un limitato numero di parole, per colorire i discorsi ricorriamo alle parolacce e appena possiamo demandiamo a concetti precompilati, come i disegnini. L’impoverimento sembra figlio di un generale depauperamento di pensiero, senz’altro di una pigrizia che non giova. Il rischio è che l’impoverimento del linguaggio impoverisca il pensiero, perché se eviti lo sforzo di esprimerti in una certa maniera finisce che poi ti esprimi per luoghi comuni. Quanto ai termini del sociale vorrei parlare di termini della disabilità, che più mi competono. Ma il discorso è lungo perché il lessico della disabilità è fatto di poche ma decisive regole che vanno esaurite in apposita sede. Dico solo che dobbiamo capire che la disabilità sta nel rapporto fra persona con la sua condizione di salute e ambiente circostante e che questo non lo dico io ma l’Organizzazione mondiale della sanità attraverso l’Icf, ovvero la classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute.

La redazione degli InVisibili del Corriere.it, dall’esterno appare un progetto davvero vincente, in grado di integrare professionisti con disabilità e non, restituendo alla società spunti di riflessione arricchiti dai diversi vissuti di ciascun giornalista. Come siete arrivati alla realizzazione di questo progetto? C’è qualcosa nel vostro team chi si potrebbe replicare in altre realtà?  

Tutto è nato molti anni fa, grazie all’intuizione di Alessandro Cannavò e Simone Fanti sostenuti dal Corriere della sera, per cui lavoravano. Senza l’apporto e la fiducia del giornale, il blog non sarebbe esistito.

Subito arrivarono Franco Bomprezzi, il più grande giornalista sulla disabilità del nostro Paese, e Claudio Arrigoni, straordinaria firma dello sport non solo paralimpico. Si voleva dare spazio alle questioni della disabilità in maniera autorevole ma non autoreferenziale. È nata una redazione dedicata alla disabilità decisa ad affrontare il tema in maniera professionale, senza fronzoli e pietismi.

Noi pensiamo che il nostro team debba essere assolutamente replicato, soprattutto nel campo della disabilità. Ci vogliono preparazione sui temi della disabilità, attenzione al linguaggio, rispetto per le persone e capacità di fare squadra.

In un tuo recente articolo ti sei occupato della sottotitolazione dei video pornografici su una nota piattaforma web, a seguito del ricorso di un utente negli Stati Uniti che, a causa della sua sordità, lamentava di non poter fruire al 100% dei contenuti offerti. Ho trovato interessante la tua riflessione sull’accessibilità del sito anche per le persone disabili e da qui deriva la mia curiosità di conoscere la tua opinione in merito alla sessualità delle persone con disabilità e alla figura dell’assistente sessuale. Sappiamo che questa figura in Italia non ha ancora un riconoscimento professionale, credi che sarebbe un supporto utile per i diretti interessati e per loro famiglie?

Partiamo da una considerazione: le persone con disabilità sono sessuate. Hanno, quindi, una loro naturale sessualità, benché nell’ideale delle persone ne abbiano al pari degli angeli.

Se non si considera un aspetto di una persona ci si priva della possibilità di percepirla pienamente.

È noto che la mentalità da superare è quella che considera la persona in carrozzina la sua disabilità, cioè che di una persona con disabilità si veda solo la disabilità. In quest’ottica bisogna oltrepassare la mentalità della non partecipazione affettiva e sessuale della persona disabile alla società.

Bisogna comprendere che la persona disabile è e resta una persona. In quanto persona, pertanto, non solo ha pari dignità ma ha medesime caratteristiche umane, proprio perché umana. Tali caratteristiche possono essere condizionate dalla disabilità, ma ne sono preesistenti. Potremmo dire esistenti a priori.

Venendo al dunque è ingiusto negare la sessualità delle persone disabili, proprio perché insita nell’essere umano.

Bisogna naturalmente considerare che ogni persona è a sé, quindi ognuno vive e manifesta la propria sessualità a modo suo. E ci sono disabilità che compromettono il pieno esercizio della sessualità. Ma è il concetto di sessualità che deve essere riconsiderato, abbracciando quello dell’affettività. In soldoni, se ognuno ha una sua sessualità bisogna fare in modo che questa venga considerata e che non diventi un ulteriore ostacolo per la persona.

Non esiste un diritto all’amore, ma esiste un diritto alla salute e un buon rapporto con il proprio corpo dal punto di vista sessuale ricade nel diritto alla salute. Ciò detto, la società impari che anche le persone con disabilità hanno una sessualità e un’affettività. Tenga presente che un buon rapporto di questo tipo si gioca attorno a quella che io chiamo complicità, una caratteristica che non può non mancare anche fra persone non disabili.

Creata complicità fra persone, la sessualità e l’affettività si manifestano anche solo attraverso lo sfioramento di due dita.

Sull’assistente sessuale dico che innanzitutto bisogna formare la società affinché si creino i presupposti per non negare a priori relazioni con persone disabili. Quindi aggiungo che è necessario che la sanità si occupi anche della sfera sessuale, come peraltro ha iniziato a fare da alcuni anni.

L’assistente sessuale può fornire risposta in alcuni casi purché si tratti di un professionista con competenze multidisciplinari in grado di aiutare la persona a considerare la propria sessualità nella propria interezza. Interezza che si compone di fisico e psiche. Di pulsioni ed emozioni.

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Le nostre energie principali e l’armonia con il Tutto

In passato ho già spiegato la visione olistica, le origini e le funzioni. In questo articolo vorrei approfondire energia vitale, esaminando i chakra e le nadi. Secondo la visione indiana e più prettamente yogica, i chakra sono centri sottili di energia. “Troviamo i primi accenni sui chakra, nella Bhagavad Gita, la “Bibbia indù” (scritta attorno al 700 a.C. secondo Sri Yukteswar, il guru di Yogananda) che presenta i sette chakra in forma simbolica. Attorno al 1000 a.C. poi lo Yoga Kundalini Upa- nishad accenna già ai chakra[1]”.
Anche la funzione delle nadi è importante a livello energetico. Si tratta di una sorta di rete sottile di canali che convogliano le energie; in sanscrito nadi significa letteralmente vena, canale. 72.000 sono le nadi descritte nei testi sacri, quelle principali sono tre: Ida, Pingala e Sushumna.

Le diverse energie trasportate sono:

Prana l’energia vitale, ascendente e fresca;
Apana l’energia tiepida discendente;
Sapana l’energia mediana e calda
Vyana l’energia oleosa che permette i movimenti di tutte le membra.

I chakra principali

La parola chakra in sanscrito significa ruota. Un chakra può essere descritto come un punto energetico, un vortice di energia che si trova nel nostro corpo. I chakra principali vibrano ad una frequenza specifica. Se vibrano troppo velocemente o troppo lentamente rispetto al loro stato di equilibrio ci saranno delle ripercussioni sul nostro stato fisico, mentale, emotivo e spirituale.
Quando sono sviluppati bene, i chakra rilasciano energia che diventa potere creativo, piacere sessuale, potenziamento delle proprie doti naturali.

Scopriamo, uno per uno, i sette chakra:

1° chakra, muladhara o “chakra della radice
Posizione: nella parte inferiore del bacino, tra coccige e pube
Colore: rosso
Significato: è la stabilità psichica nelle diverse situazioni della vita, la capacità di governare gli istinti. È il chakra con cui vengono assorbite le energie della Terra e scaricate le tensioni eccedenti mediante l’atto sessuale.

2° chakra, svadhistana o “chakra splenico”
Posizione: metà inferiore del ventre
Colore: arancio
Significato: è il piacere, la gioia di vivere, la sessualità espressa al massimo delle sue potenzialità.

3° chakra: manipura o “chakra del plesso solare”
Posizione: metà superiore del ventre
Colore: giallo
Significato: è la capacità di agire energicamente, la volontà, l’autostima e l’autonomia personale. In senso spirituale è l’essenza attiva di cui siamo stati dotati.

4° chakra, anahata o “chakra del cuore”
Posizione: zona pettorale del corpo
Colore: verde
Significato: è la capacità di amare emotivamente, provare cioè un sentimento che non parte tanto dalla mente, quanto dal cuore. Nella tradizione yoga, amore e ascolto sono in stretta relazione; spiritualmente parlando, hanno la stessa valenza.

5° chakra, vishuddha o “chakra della gola”
Posizione: nella metà inferiore del collo e a livello delle clavicole
Colore: azzurro
Significato: è la creatività, la comunicazione, la spiccata percezione estetica. I bravi artisti, musicisti… sono persone nelle quali il vishuddha è ben sviluppato. In senso spirituale, infatti, rappresenta la connessione con l’altrove, l’essere in comunicazione con dimensioni che superano l’umano.

6° chakra, adjnia o “chakra del terzo occhio
Posizione: grande chakra che si trova al centro della fronte
Colore: indaco
Significato: è la mente tattica, razionale. In senso spirituale è il terzo occhio, come qualità della persona è la fiducia in se stessi.

7° chakra, sahasrara o “chakra della corona”
Posizione: sopra il cranio
Colore: viola
Significato: è la capacità spiccata di pensare strategicamente, cioè abbracciare la situazione con il pensiero; in senso spirituale è la comunione con il Divino, in senso individuale è l’autorealizzazione.

La Kundalini

In prossimità di Muladhara, il primo chakra,  giace avvolto in tre spire e mezzo un serpente che rappresenta la Kundalini, ovvero l’energia vitale.

È dormiente in attesa che la sua potenzialità venga risvegliata. In numerose tradizioni, il simbolo del serpente rappresenta la saggezza e la conoscenza.

La Kundalini è l’energia che, salendo verticalmente attraverso Susumna, passa in tutti i chakra arrivando fino alla sommità in Sahasrara. La Kundalini rappresenta anche la capacità creativa e generativa dell’essere umano. Secondo la Hatha Yoga Pradipika la Kundalini è il supporto energetico di tutte le pratiche dello yoga. L’oggetto di queste pratiche e del Tantra è quindi risvegliare l’energia Kundalini e farla salire in tutti i chakra.

Chakra bloccati e chakra iperattivi

Se i chakra sono iperattivi sono come una valvola che assorbe troppo velocemente energia e potenzia le funzioni del corpo sovraccaricandolo. Un blocco o un’iperattività comporta uno squilibrio negli organi e nelle ghiandole corrispondenti.
Oggi, grazie agli insegnamenti dei grandi Yogi, alle varie pratiche tantriche e la riattivazione delle energie vitali possiamo comprendere meglio il nostro essere. Secondo Jayadev Jaerschky autore del libro “Risvegliare i Chakra”, lavorando su di essi diventiamo più attenti alle energie del nostro organismo; capiremo così tutti i tratti della nostra personalità. Ciò detto, secondo -la visione yogica- definisce chi siamo, come viviamo e come ragioniamo.
Conoscere in profondità i chakra ci porta a comprendere il mondo. Significa essere condotti alla realizzazione del Sé, e quindi all’unione con il cosmo. Per arrivare a questa conoscenza è auspicabile trovare l’armonia tra le varie energie.

 

[1] Dal libro “Risvegliare i Chakra” di Jayadev Jaerschky

 

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Lezione al master in neuropsicologia dell’età evolutiva presso l’Università Lumsa

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L’energia e la meditazione tantrica per essere in armonia con il Tutto

Da circa un decennio il Tantra è diventato una moda, si pensa che sia solo una tecnica per migliorare le prestazioni sessuali o per improvvisarsi operatori olistici e incrementare il lavoro. Vorrei fare un po’ di chiarezza per sfatare le false credenze.
Grazie al Tantra tutti noi, abili, disabili, single e coppie possiamo imparare ad adoperare la passione e il desiderio per arrivare ad incontrare se stessi ed avere maggior consapevolezza delle nostre emozioni. Il Tantra ci insegna come percepire, controllare e canalizzare le energie: nel Tantra corpo, mente e spirito sono realtà inseparabili. Grazie a questa antica pratica la nostra energia si risveglia, si crea armonia e conoscenza di noi stessi, degli altri e con il Tutto.
Da migliaia di anni il Tantra ci invita ad amare la vita ed il corpo qualunque esso sia: possiamo vivere felicemente nel nostro corpo. Nella visione olistica, della quale fa parte anche il Tantra, siamo invitati a sperimentare l’unione tra corpo, mente e spirito; fare esperienze positive ed amorevoli ci porta a sentirci più aperti alla condivisione ed all’unione con il Tutto.
Esso ci insegna come diventare consapevoli. Molte persone che praticano o che desiderano scoprire il massaggio tantrico sono attratti istintivamente dal contatto con altri corpi ma non hanno le informazioni per usare le giuste energie che ogni incontro genera.
Per noi occidentali può rimanere complicato accettare la visione tantrica per la quale spiritualità e sessualità non sono realtà opposte ma complementari: il Tantra ci può far scoprire che il vero piacere si raggiunge quando corpo, mente e spirito sono in intima armonia tra di loro; se si accetta e si sperimenta ciò, l’incontro tra l’energia femminile e quella maschile può diventare una piacevole comunione spirituale che alza il livello della coscienza.
Il pensiero tantrico non è da rilegare solo alla sessualità: la meditazione tantrica è parte attiva e fondamentale. Al centro della pratica meditativa tantrica si situa l’universo manifesto, realizzato come espressione fisica e sensoriale dell’immanifesto. È attraverso l’immersione nel primo che diventa possibile realizzare la piena unità con il secondo. Questo comporta però una rigida disciplina, variabile a seconda del livello di coscienza del praticante.
La meditazione tantrica, aiuta il praticante a ritrovare pace ed equilibrio, in quanto riesce a connettere ciascun elemento che durante la quotidianità, rimane sconnesso dall’ altro. La meditazione aiuta in questo modo a far scorrere la vita in un flusso interrotto di continuità.
Mi sento di dire che il percorso tantrico non è un semplice modo di migliorare le prestazioni sessuali, ma si tratta di un viaggio interiore che, normodotati e persone con disabilità possono intraprendere per scoprire i paesaggi dell’inconscio, per scoprire queste zone così vicine e al contempo così lontane della nostra totalità. Ci vorrebbe maggior rigidità per diventare operatore, è auspicabile anche maggior tutela per chi lo esegue seriamente.

In conclusione nella Via del Tantra, tutti senza eccezione, possono scoprire la coscienza, la libertà e la propria espressione.

 

A seguire una meditazione di Carlo Lesma, autore, speaker e coach; specializzato in ricerca e sviluppo dei talenti personali e professionali.

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L’educazione sentimentale per sviluppare autoconsapevolezza ed empatia

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Save the date: convegno “Il tocco dell’anima attraverso il Tantra”- Roma 18.10.2019

Venerdì 18 ottobre 2019, dalle ore 17:30 alle ore 20:00, presso Come un Albero Museo Bistrot, via Alessandria 159, 00198  Roma (entrata in strada privata) si terrà il convegno: Il Tocco dell’Anima attraverso il Tantra”, il contributo che la via del Tantra apporta alla disabilità. 

L’evento promosso da Zoe Rondini, in collaborazione con FormazioneTantra e Anna Senatore, Studio Olistico Benessere Zen, mira a promuovere la conoscenza e il confronto sulla Via del Tantra.

Nel corso dell’evento, attraverso interventi e testimonianze, si cercherà di approfondire il contributo che le pratiche tantriche possono fornire nel percorso dell’accettazione di sé e nel rapporto con l’altro, con un focus dedicato alla disabilità motoria e ai disturbi del comportamento alimentare.

Alessandra Lops – Counselor e Direttore didattico della Scuola di FormazioneTantra per operatori della “Relazione d’aiuto al contatto corporeo per l’espressione energetica ed emozionale” integrata dagli insegnamenti dello yoga tantrico – illustrerà come attraverso il Tantra sia possibile recuperare un contatto profondo d’empatia con l’altro ed abbattere il muro della diffidenza, dell’indifferenza e della diversità che caratterizzano la società odierna. Monica Montesanti – Operatrice Olistica e Tantrica – condividerà la sua esperienza di come, attraverso la Via del Tantra, sia riuscita a riconciliarsi con il suo corpo, superando gravi forme di disturbi alimentari.

Nel suo intervento Anna Senatore – Consulente del Benessere Olistico con esperienza decennale e operatrice all’emotività, l’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità (OEAS in formazione) – descriverà la professione di Consulente Olistico del Benessere, con un focus sull’Anatomia Energetica e sulle Tecniche Energetiche, dal Reiki alla Kundalini, dimostrando come queste pratiche possano arricchire il lavoro degli OEAS. Anna è stata, inoltre, tra i protagonisti della serie documentaria “Il corpo dell’Amore” andata in onda su Rai 3 la scorsa primavera.

A concludere, Zoe Rondini – autrice, pedagogista e blogger con disabilità motoria – che tirerà le fila del confronto parlando della sessualità delle persone con disabilità e della necessità di sfatare tabù e pregiudizi. Con una premessa sull’importanza dell’educazione sentimentale, Zoe riporterà alcune esperienze di come la Via del Tantra abbia contribuito a sostenere la consapevolezza e l’Amore per il proprio corpo e per l’altro di persone con disabilità. 

Promuovendo la conoscenza del Tantra, anche attraverso alcuni semplici esercizi pratici, l’incontro mira a stimolare un dibattito sul tema universale dell’Amore verso sé stessi e verso gli altri, cercando anche di affrontare da una diversa prospettiva il tanto discusso tema della sessualità delle persone con disabilità.

Programma:

  • ore 18:00 – Alessandra Lops “Il tocco tantrico, una rieducazione al contatto di intimità“. 
  • ore 18:15 – Monica Montesanti, in arte Manar Shakti , LA CAREZZA DEL CORPO – Ritrovare la gioia di vivere e di abitare nel corpo”.
  • ore 18:30 – Anna Senatore “Il Tocco dell’Anima attraverso il Tantra”.
  • ore 18:45 – Zoe Rondini “Il Tantra per scoprire la propria Totalità”.

 A seguire confronto e aperitivo.  

Posti limitati, per l’accredito e prenotazioni scrivere a:

marziacastiglione81@gmail.com

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Gli operatori OEAS per la libertà dell’individuo

“Dobbiamo cercare di fare rete tra le realtà coinvolte, perché tutta la società diventi consapevole del problema della sessualità e dell’affettività nelle persone con disabilità.” Ha spiegato Virginio Massimo, Presidente del Coordinamento Nazionale Insieme uguali e diversi, promotore del convegno : “affettività, sessualità, disabilità: libertà, stereotipi, leggi”, che si  è tenuto il 19 giugno 2019 presso la sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma.

Nell’ambito della mattinata è intervenuto il dottor Fabrizio Quattrini, psicologo e psicoterapeuta; quanto segue sarà un resoconto dettagliato del suo intervento che ha fatto chiarezza sulle linee guida per gli OEAS: operatori all’emotività, l’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità. Il progetto è portato avanti dal comitato Lovegiver di Maximiliano Ulivieri.

L’intervento ha messo in luce cos’è l’assistenza sessuale,  da cosa si differenzia e quali sono i criteri base per l’operatore OEAS. Questo tipo di supporto si basa su due elementi fondamentali: il rispetto e l’educazione.

Il diritto alla salute, al benessere psicofisico e sessuale di tutti dovrebbero essere garantiti in ogni paese; in Italia l’educazione affettivo-sessuale non è ancora ben regolamentata, ciò limita la formazione delle persone a prescindere da un’eventuale disabilità.

La necessità della legge e la struttura del corso

il 9 aprile 2014 è stata presentata in Senato, tramite  il senatore del Pd Sergio Lo Giudice,  il disegno di legge, ma si attende ancora che venga approvato. Si è comunque fatto molto: nello stesso anno sono partiti i corsi di formazione, gli “allievi” sono stati selezionati secondo un protocollo scientifico con dei parametri ben precisi dove si elencano le caratteristiche delle persone da formare. Questi, in primis, devono rispettare tre criteri:

  • Devono avere un buon livello di empatia emozionale;
  • Non devono essere emotivamente fragili;
  • Non deve presentare un comportamento aggressivo.

Successivamente ci sono altri parametri di selezione: i soggetti non devono presentare le caratteristiche tipiche dei devotisti,  devono avere consapevolezza e percezione del loro sè corporeo e sessuale.

Sul totale di 46 persone selezionate, 19 sono maschi e 26 femmine. I 19 maschi rappresentano un buon bilanciamento è un dato che va contro lo stereotipo che la donna non ha bisogni sessuali.  I candidati scelti dal comitato love giver, presentavano tutti con un buon livello di istruzione, c’è anche un medico e ciò in qualche modo sottolinea l’importanza umana ed interrelazione che la medicina dovrebbe avere.

Il dare sopporto al disabile ad acquisire consapevolezza sull’erotismo e la sessualità è un obiettivo, ma non si tralascia l’importanza dell’educazione affettiva e sessuale.

Entriamo nel “vivo” degli incontri

Gli incontri tra operatore e assistito prevedono un continuo: si passa dal contatto dei corpi, al massaggio, all’insegnare l’autoerotismo per arrivare a stimolare e sperimentare il piacere auto-orgasmico.  

La sessualità prevede molti aspetti quali il contatto, l’empatia, l’informazione, la salute. Ecco quindi che una persona può intervenire su tutto questo ampliando in modo corretto la “scoperta” dell’erotismo e della sessualità.”

Ho trovato interessante l’accenno del Professor Quattrini al fatto che nell’assistenza OEAS può rientrare anche massaggio: è stata una mia intuizione già nel 2006 quanto ho scritto, il mio primo articolo sui benefici dei massaggi Tantrici Il piacere magico del massaggio tantrico.

Un altro fattore positivo da tenere in considerazione è che intervenendo in modo esterno alla famiglia ed esplicito si eviterebbe il fatto che la masturbazione spesso è “affidata” ai genitori, o viene chiesta di nascosto ad amici o assistenti che fanno parte della quotidianità di una persona disabile. Gli interventi sono calibrati sulle persone e sul contesto familiare. Un bravo OEAS è chiamato a capire i bisogni di ogni persona e indirizzarlo verso la soluzione più consona per lui.

Va considerato che il disabile non è un eterno bambino e che la sessualità è soggettiva.

L’aspetto educativo e di aiuto è fondamentale per tutti, i disabili vengono aiutati nei bisogni primari, quindi se vogliono scoprire l’erotismo perché non possono essere supportati?

Il sostegno alle coppie

Altro tema che il dottore fa presente, è quello delle coppie di persone disabili:  spesso non sono aiutate. Si fa l’esempio di due persone disabili che i genitori gli aiutavano a spogliarsi, aspettavano che avessero finito… e gli rivestivano. I due hanno richiesto l’aiuto di un operatore ed il rapporto di coppia naturalmente è migliorato.

Ci sono molti altri casi nei quali la coppia di persone disabili andrebbe aiutata: si potrebbe intervenire sulla negazione degli altri… o dove uno dei due è “analfabeta” in fatto di sentimenti ed erotismo. A mio avviso la sessualità di ognuno è soggettiva. È legata all’educazione sentimentale e sessuale, ben venga la formazione ed il supporto che deve essere previsto per ognuno. I bisogni e i sentimenti ci rendono tutti uguali e tutti diversi.

È giusto abbattere gli stereotipi legati alla disabilità, ma è anche giusto intervenire sull’accettare l’altro diverso da me. Questo spesso non accade tra normodotati, l’intervento del dottor Quattrini ci invita a superare tanti pregiudizi, paure e stereotipi che non appartengono solo alla disabilità; ancora oggi la disabilità è una valida scusa per non andare oltre.

  • Mi piacerebbe poter dare una testimonianza, come ho già fatto in passato, nei convegni che trattano tutto ciò che riguarda la vita affettiva, famigliare, scolastica o lavorativa di una persona con disabilità. Sono pronta inoltre a partecipare ai vari programmi che parlano dell’affettività e sessualità delle persone con disabilità. In caso scrivetemi in privato sulla pagina Zoe Rondini, grazie.

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