L’errore nel sottovalutare le malattie invisibili: cause e effetti dell’abuso di alcol. (10/12/14)

 

Nella nostra società molte persone sono portate a considerare malattie solo quelle del corpo, minimizzando o banalizzando problemi come l’alcolismo, la depressione, i disturbi alimentari e la vasta gamma di malattie psichiatriche, anche se sono riconosciute nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Inoltre si tende a non voler accettare il fatto che i disturbi del comportamento possano avere varie ripercussioni sull’organismo. Vi è un labile confine fra una stato emozionale, ad esempio la tristezza e la frustrazione, e un disturbo mentale, ad esempio la depressione. Sottovalutare quest’ultimo può portare a delle gravi ripercussioni, sia mentali che fisiche. Il non riconoscere un malessere della mente può essere dovuto a una generica ignoranza, ma anche alla volontà di non accettare situazioni di degrado per ipocrisia o paura.

Nella maggior parte dei casi le dipendenze si curano chiedendo aiuto, aprendosi al dialogo con esperti, ma anche con persone vicine o persone che condividono il medesimo stato. Tuttavia esternare una propria debolezza, che talvolta procura anche un certo disagio e vergogna, non è semplice, e il problema diviene più profondo. Tale circolo vizioso ricorda un incontro che il celebre Piccolo Principe fece nel suo viaggio tra i paesi della galassia. Un giorno si imbatte in uomo, alcolizzato, e con tanta ingenuità gli chiede – perché bevi? – e l’uomo – Perché ho vergogna! – Vergogna di che?- replica il principe – Vergogna di bere!- Ecco, se chi ha una dipendenza, rimane solo con essa, cerca di dimenticarla, di fare finta che tale problema non esista; e allora beve.

L’alcolismo è caratterizzato dal bisogno, in certi casi ossessivo-compulsivo, di assumere grandi quantità di alcol. È a tutti gli effetti un disturbo correlato alla dipendenza. Ha ripercussioni sulla salute del bevitore, sulle sue relazioni e della sua posizione sociale. Come per altre dipendenze da droghe, l’alcolismo è considerato una malattia curabile. L’abuso a lungo termine di alcol produce cambiamenti fisiologici nel cervello, come la tolleranza e la dipendenza fisica. Tali cambiamenti, relativi alla chimica del cervello, portano l’alcolista all’incapacità compulsiva di smettere di bere.

La tolleranza all’alcol è tipica di questo problema. L’incapacità del bevitore di controllarne l’assunzione, nonostante la consapevolezza del danno alla sua salute, indica che la persona potrebbe essere un alcolizzato. Il tratto discriminante dell’alcolista sta nell’incapacità di trattenersi dal bere e nello sforzo estremo che deve essere compiuto per mantenere l’astinenza.  Rispetto agli uomini, le donne sono più sensibili all’alcol e più inclini a subire i deleteri effetti fisici, cerebrali e mentali.

Sono la complessità, la facilità nel caderci e la crescita del fenomeno che mi spingono a parlarne. Inoltre vorrei aggiungere che il vino a tavola è conviviale, il modo di dire “il vino rosso fa sangue“ è diffuso nel nostro paese, offrire un bicchiere di amaro dopo cena è educazione. Del buon vino in un pasto succulento aumenta il senso di sazietà, a luogo andare le calorie dell’alcol diventano “importanti” per sentirsi pieni ed appagati… certo da qui a dire che siamo tutti a rischio alcolismo ce ne corre. Ma è un dato che l’alcol spesso fa parte della nostra società, inoltre, specie fra gli adolescenti, è più semplice consumare alcol, perché facilissimo da acquistare, che fare abuso di droghe. Si potrebbe dire che l’alcol è parte della vita quotidiana di tutti, ma diventa un problema, quando a questo non si può rinunciare, quando smette di essere un buon bicchiere per accompagnare un piatto squisito, o una birra con gli amici, quando la voglia compulsiva di bere supera il gusto e il piacere, e le dosi aumentano senza motivo.

Una serie complessa di fattori genetici e ambientali influenzano il rischio di incorrere nell’alcolismo. Anche la famiglia determina un fattore di rischio, infatti la percentuale di avere due soggetti alcolizzati nella stessa famiglia è molto elevata, si calcola che per un bambino-ragazzo con un genitore alcolizzato, la probabilità di cadere in futuro il questo problema, è fino a 4 volte superiore di chi non vive questa problematica tra le mura domestiche. Per quanto riguarda gli ambienti sociali, diverse ricerche dimostrano che il consumo di alcol, ad esempio durante l’adolescenza è molto elevato, perché in tale periodo della vita si è in cerca di esperienze estreme e perché in tal modo è più facile farsi accettare dal gruppo; un altro elemento da tenere in considerazione riguarda il consumo di alcol, e droga, nei piccoli centri, dove forse ai ragazzi, ma anche agli adulti, non si offrono alternative di svago. Le persone con un reale problema di alcoldipendenza tendono a nascondere il loro bisogno di bere e a bere in solitudine. A vantarsi di reggere bene grandi quantità di alcol sono soprattutto i forti bevitori (anche per autogiustificarsi e minimizzare i rischi associati al loro comportamento).

Nella stragrande maggioranza dei casi, all’origine dell’alcolismo c’è un disturbo psichiatrico, in particolare depressione e/o ansia, oppure un disturbo bipolare o di personalità borderline.

Raramente una persona non riconosce di avere un problema con l’alcol finché la situazione non è degenerata in un’evidente dipendenza e, anche in questo caso, raramente cerca aiuto spontaneamente. Un familiare può essere interpellato come primo supporto, tuttavia è più frequente che l’alcolista cerchi di nascondere/negare il problema alle persone care. Nella maggior parte dei casi, il primo contatto con un medico avviene in situazioni di forte malessere dovuto all’alcol, incidenti d’auto o traumi di vario tipo oppure segnalazioni da parte delle forze dell’ordine.

Per gestire il disturbo dell’umore alla base dell’alcolismo, in genere, si utilizzano farmaci antidepressivi della classe degli SSRI (inibitori del sistema di recupero della serotonina), efficaci e ben tollerati anche dall’organismo messo alla prova da anni di abuso alcolico. I farmaci antidepressivi vanno, però, somministrati dopo la disintossicazione e dopo aver ottenuto un’iniziale astinenza. Durante la fase di disintossicazione acuta possono essere somministrate benzodiazepine per 1-2 settimane per attenuare lo stato di agitazione.

Il recupero della dipendenza da alcol è un percorso lungo e impegnativo che può durare molti anni, se non tutta la vita. Dopo il primo anno di trattamento ben condotto la situazione migliora sensibilmente, ma le ricadute sono sempre in agguato. Per non vanificare gli sforzi compiuti bisogna esserne consapevoli e mantenere alto il livello d’attenzione nei confronti dell’alcol, rivolgendosi allo psicologo/psichiatra di riferimento in caso la difficoltà a mantenersi astemio aumenti.

Vorrei riportare due testimonianze trovate sul web, la prima racconta di una storia di alcolismo ancora non risolta, mentre la seconda è la testimonianza di un uomo che ha toccato il fondo e che è riuscito a risalire, grazie alla sua determinazione, all’amore per e dalla famiglia e all’aiuto fondamentale di un’associazione di recupero.

Ecco la prima testimonianza: Chiedo aiuto in quanto la mia famiglia ormai distrutta dal dolore non sa come fronteggiare la situazione. Mio fratello sposatosi nel 2008 si separa dopo circo 4 anni. Diventa presto alcolizzato e spesso, soprattutto alla sera, siamo in pensiero per lui che vive solo. Dopo circa un anno torna con la moglie (dalla quale ha avuto un figlio ormai di 4 anni). Inizia a curare con uno specialista l’alcolismo e sembra “pulito”. Ma dopo 4 mesi un episodio di violenza con la moglie e relativa denuncia porta tutto alla rovina. Lo ricoveriamo con la forza in quanto dopo pochi giorni si intossica pesantemente con l’alcool nei vari bar della città (tasso del 3.0 di alcol) e viene ricoverato per due giorni nel reparto di psichiatria che lo dimette senza una cura, ma solo consigliandoli l’assunzione di EN gocce per 4 volte al giorno. Ora lui solo non può stare, è preda di crisi di astinenza ci tratta male ed è aggressivo. Rifiuta ricoveri, visite psichiatriche, ecc.

Io denuncerei chi ha sentenziato che un sedativo come l’En possa bastare per arginare un problema così rilevante e consiglierei di accettare l’aiuto di persone veramente competenti.

E ora la seconda testimonianza: Ciao mi chiamo Ramon ho 33 anni e sono un ex alcolista. La mia storia parte lontano, ho iniziato a bere durante l’adolescenza e l’alcol è stato parte integrante della mia vita. Non so da dove iniziare perché l’alcol a me a rovinato parte della mia vita, dei miei genitori prima, e poi di mia moglie. Io non ho mai visto l’alcol come un problema , perché dentro di me mi ripetevo che potevo smettere quando volevo, ma in realtà l’alcol si era appropriato della mia vita cambiandomi totalmente, rendendomi succube a lui, senza alcol non riuscivo più a fare niente, era diventando fondamentale bere. Cosi facendo stavo distruggendo la mia vita lavorativa perché facevo danni su danni, ero diventato irascibile, l’ultimo anno è stato devastante: insieme all’alcol ho abbinato il gioco d’azzardo, e questo mi ha fatto scendere in una spirale letale, tra debiti, finanziamenti presi di nascosto, cosi facendo stavo portando al collasso la mia famiglia, non mi importava niente di mia moglie e di mia figlia piccola, l’importante era che stessi “bene“ io, finché un giorno stavo perdendo il lavoro, e mia moglie ha chiamato la banca e ha scoperto che c’erano dei movimenti strani, cosi sono usciti fuori tutti i debiti. Non dimenticherò mai mia moglie quando è tornata a casa , distrutta , avevo lapidato tutti i nostri risparmi e avevo fatto anche dei debiti, io da lì sono sceso in un oblio. Non vedevo più via di uscita e l’alcol prese il sopravvento, e ho cominciato a peggiorare: bevevo tutti i giorni, sbornie su sbornie, finché un giorno torno a casa etrovai mia moglie mia madre e mia suocera che mi misero d’avanti al problema. Mi dissero che ero malato e che dovevo farmi curare, io negavo il problema, ma mi diedero comunque il numero di telefono di un gruppo di mutuo aiuto chiamato A.N.C.A (associazione nazionale contro l’alcolismo). Io per dieci giorni persi il controllo della mia vita, mi sentivo una persona inutile, pensavo al suicidio tutti i giorni perché non riuscivo a vedere la luce , non potevo pensare di vivere senza l’alcol ma allo stesso tempo vivere cosi era inutile. Dopo l’ennesima sbronza chiamai quel numero e mi resi conto che la mia vita era importante. Chiamai l’ A.N.C.A e lo dissi a mia moglie, e la vidi felice. Incominciai ad andare agli incontri e mi presi subito coscienza del fatto che avevo un problema, che l’alcolismo era una malattia. Da quel giorno, con tanta determinazione, grazie al gruppo e ai consigli ora ho ricominciato a vivere, ho iniziato nuovamente a comminare con la mente lucida . Dopo tanti anni che l’alcol ha fatto parte della mia vita ho dovuto imparare a gestire la mia vita , è una cosa STUPENDA vedere la tranquillità famigliare con mia figlia e mia moglie, al lavoro ho riacquisito rispettabilità. Sapete, non penso a quello che ho fatto , o dove sarei potuto essere se non avessi mai incrociato l’alcol sulla mia strada, perché il passato non lo posso cambiare, ma vi posso dire che il presente lo voglio vivere al meglio. Si, se ci si crede un FINALE MIGLIORE E’ POSSIBILE. Basta crederci.

Dopo questa breve riflessione  vorrei proporre un articolo, a carattere scentifico per capire meglio il problema, come riconoscerlo ed affrontarlo.

Potete leggere l’articolo cliccando sul seguente link: http://www.farmacoecura.it/droga/alcolismo-sintomi-effetti-test-pericoli-terapia/

video sull’alcolismo ed i suoi effetti:

https://www.youtube.com/watch?v=sokcuo56FKs i figli degli alcolisti hanno il quaduplo delle possibilità di diventarlo.

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Un bel regalo del mio relatore della triennale, Prof Nicola Siciliani de Cumis

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 L’idea di aprire questo sito internet è venuta ad una ragazza nata nel 1981 che ha passato molto tempo a scrivere, leggere, girare cinema, teatri e mostre della sua città. La ragazza in questione presenta un problema nel camminare e nel parlare; è per questo motivo che nel sito viene trattato anche il tema delle dell’handicap. Nel sito potrete trovare articoli di psicologia, pedagogia e di bioetica scritti da illustri professori esperti in tali materie, nonché post che trattano argomenti su problematiche sociali di grande attualità.

http://www.archividifamiglia.it/archivi-10-3/didattica–ricerca-universitaria-8-11/dossier-marzia-castiglione-humani-9-96/

 

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