Placenta
Diciotto racconti di piccoli e Grandi
Autore: Matteo Frasca
Racconti o poesie? Nell’uno o nell’altro caso, questo libro ci offre 18 occasioni per vivere una storia dove piccoli e grandi si incontrano e si confrontano, 18 metafore narrative con cui il giovane autore ci spinge nei meandri dei più terribili, profondi, meravigliosi e coinvolgenti rapporti generazionali.
Una leggenda narra di una mamma che non voleva partorire. Non voleva abortire. Voleva tenersi il bambino dentro, ecco tutto.
E così avvenne, il bambino non nacque.
“Se non è nato, non potrà mai morire” pensò la mamma. “In questo modo anch’io non morirò e vivremo sempre insieme”.
I piccoli e i Grandi vivono in mondi completamente diversi… quasi sempre. A volte, infatti, i sogni di entrambi coincidono e allora la placenta diventa veramente un mondo a parte, il contatto reale tra due mondi altrimenti lontani e incomunicabili. I racconti di Matteo Frasca narrano, attraverso l’ironia fantastica che li connota, lo svelamento dell’innocenza dell’infanzia, il recupero della parte bambina che è presente, magari nascosta, in tutti noi. Nel mondo di Placenta l’aria è rarefatta, leggera e allo stesso tempo carica di senso critico. I piccoli, con la loro personalissima filosofia di vita, i gesti e le parole, contribuiscono a mutare radicalmente la visione utilitaristica dei grandi, impegnati nella maggior parte dei casi a valorizzare se stessi e incuranti dei bisogni o dei semplici desideri di chi, stupefatto, li osserva e non comprende il perché delle loro azioni. Leggere questa raccolta significa compiere un viaggio, partire dal profondo e al profondo arrivare. Significa che, almeno per una volta, i giochi dei piccoli e dei Grandi possono essere gli stessi.
«Mi interessa pensare alla scrittura come ad uno smascheramento delle ovvietà. Credo che nulla sia ovvio o scontato quando diventa narrabile. Quando si parla, troppo spesso non si “racconta” ma si “rendiconta” e tante sfumature si perdono, così come viene a mancare l’incanto, la lentezza, l’universo sconfinato delle parole. Scrivere mi aiuta a dare importanza a quello che sfugge ma che continuamente è sotto i nostri occhi. La parola analizza, ferma il mondo e lo re-inventa. Il mio sogno è riuscire a parlare un giorno, grazie alla scrittura, come i piccoli cantastorie, come leggeri ma epici narratori di infinite novelle svelanti noi stessi.»
Matteo Frasca
Casa editrice: Il Filo
Anno di pubblicazione: 2007
ISBN: 978-88-7842-746-4
il libro è in vendita su molti siti, qui ne riporto un paio:
http://www.ibs.it/code/9788878427464/frasca-matteo/placenta-diciotto-racconti.html
Se anche voi come me, avete voglia di COMMENTARE cliccate qui:
http://www.piccologenio.it/?p=348
Angelo Villa
La mano nel cappello. Psicoanalisi ed handicap grave
Stripes Edizioni, Rho (MI)
Collana Psiche
pp. 183, € 16,00
Il libro può essere ordinato direttamente all’indirizzo pedagogika@pedagogia.it. Le spese di spedizione postale sono a carico dell’editore.
Il libro
La mano nel cappello è un libro che non si improvvisa, perché è l’esito di una avventura professionale che viene a coincidere con la vita stessa del suo autore, tanti sono gli elementi di scienza, esperienza e riflessione che vi sono raccolti. Freud asseriva che vi sono tre compiti impossibili: educare, curare e governare ma che, proprio per questo, meritano di essere tenacemente perseguiti.Villa accetta la sfida con umiltà e coraggio, convinto che il percorso valga più della meta e che dagli scacchi si possa apprendere quanto e forse più che dai successi. Tra gli elementi che rendono rilevante questo libro vi è l’abilità di sostanziare la riflessione teorica con opportuni, circostanziati richiami a esperienze istituzionali di educazione e di cura presentate, non in modo generico e impersonale, ma attraverso un’istantanea che coglie l’individuo malato nel momento in cui si impone alla nostra attenzione con un’espressione sintomatica (Dalla prefazione di Silvia Vegetti Finzi).
L’autore
Angelo Villa. Psicoanalista, membro della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi. Tra le sue pubblicazioni Il tempo spezzato. La fine della cura nel trattamento della psicosi (Franco Angeli, 2005)”, Il bambino adulterato. Psicoanalisi e questioni infantile: ipotesi di lettura (Franco Angeli, 2008) Per Bruno Mondadori ha curato i volumi: La cura della malattia mentale. II. Il trattamento (con L. Colombo, D. Cosenza, A. Cozzi) e Civiltà e disagio. Forme contemporanee della psicopatologia (con D. Cosenza, M. Recalcati,2006).
Anticipazioni di lettura
La versione integrale della prefazione di Silvia Vegetti Finzi ed il primo capitolo del libro sono disponibili in formato pdf sul sito internet www.pedagogia.it
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Fabio Degani
Ufficio Comunicazione e Stampa
Stripes Edizioni
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20017 – Rho (MI)
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“Un libro da non perdere.
I disabili come nessuno li ha mai raccontati. Un libro per tutti, come per tutti è la riflessione sulla disabilità, che ci riguarda e ci coinvolge, e in qualche misura ci sfida“
Vita, 25 gennaio 2009
“Speriamo che questo saggio, privo di retorica e tanto meno di ogni allusione pietistica, faccia presto il suo debutto tra i banchi di scuola,… per poter finalmente aprire una nuova prospettiva culturale in merito alla tematica dell’handicap“
Avvenire, 14 gennaio 2009
Serie Bianca Feltrinelli – In libreria dal 15 gennaio 2009
MATTEO SCHIANCHI
LA TERZA NAZIONE DEL MONDO
I disabili tra pregiudizio e realtà
Sono 650 milioni i disabili nel mondo, oltre il 10 per cento della popolazione globale. Tutti insieme popolerebbero la terza nazione del mondo dopo Cina e India. In Italia, sono circa 6 milioni, la seconda regione dopo la Lombardia. Sono le vittime di malattie congenite o acquisite, traumi psichici, incidenti sul lavoro e stradali, tumori. L’handicap non solo coinvolge molte persone, ma riguarda tutti poiché le sue cause stanno nei rischi, nelle fatalità, nelle casualità cui sono soggette le nostre esistenze. Proprio perché la temiamo, rifiutiamo la disabilità, la sua vista ci disturba e ci inquieta. L’handicap è un trauma che sconvolge i corpi, le soggettività, le relazioni degli individui e del mondo circostante. L’handicap è lutto della perdita della “normalità“, non una menomazione, ma una specifica condizione umana. Ma non esiste handicap senza sguardo sull’handicap. Questo sguardo è pieno di rifiuto, pregiudizi, pietismo provati dai “normali“ sui disabili e dai disabili su se stessi: qui si creano e si alimentano il rifiuto e l’emarginazione. Uno sguardo stigmatizzante che in realtà ha profonde radici psicologiche e culturali. Lo stato sociale è ancora insufficiente, nella prevenzione e nelle risposte alle forme di handicap, e dovrebbe rifarsi alla recentedichiarazione Onu dei diritti dei disabili, non ancora ratificata dall’Italia. Le politiche sono incentrate sull’assistenzialismo, ma hanno buchi strutturali che fanno dell’integrazione una chimera: barriere architettoniche, risorse insufficienti, leggi parzialmente applicate, nessuna fornitura di strumenti psicologici per affrontare il trauma. Questi deficit contribuiscono a sommergere i disabili nelle difficoltà quotidiane, nelle solitudini, nelle forme di povertà, in vite completamente sacrificate all’handicap.
Matteo Schianchi, laureato in Storia contemporanea, ha studiato presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Svolge attività di ricerca storica e lavora come traduttore di saggistica. Ha partecipato agli Europei e ai Mondiali di nuoto con la nazionale italiana di sport disabili.
http://www.feltrinellieditore.it/
Non è mai troppo tardi.
Un film di Rob Reiner. Con Jack Nicholson, Morgan Freeman, Sean Hayes, Beverly Todd, Rob Morrow. «continua
Alfonso Freeman, Serena Reeder, Ian Anthony Dale, Christopher Stapleton
Titolo originale The Bucket List. Commedia, durata 96 min. – USA 2007. – Warner Bros Italia data uscita 25/01/2008.
Edward Cole è un ricchissimo ed eccentrico proprietario di cliniche che, a seguito di sue stesse direttive, si trova ricoverato in una propria struttura assieme al decisamente più umile e tranquillo Carter Chambers.
Entrambi malati di tumore, decidono di togliersi, nel breve tempo che resta loro, tutti gli sfizi che non hanno mai potuto levarsi nella propria vita.
È una coppia “VINCENTE“ con Nicholson che fa l’arrabbiato e il matto, mentre a Freeman è cucito addosso un personaggio decisamente più flemmatico e riflessivo.
La storia è ricca di risate e momenti che fanno riflettere e che mirano dritto al cuore dello spettatore. È un viaggio in giro per il mondo per conquistare degli obbiettivi, con la consapevolezza dell’ “ORA O MAI Più“. Ma sono anche due vite che fanno i conti con i valori e con le loro famiglie.
Impossibile non chiedersi: io al posto loro come reagirei? C’è una cosa giusta o una cosa sbagliata da fare se i medici mi dicessero che ho massimo un anno di vita?
Se non avete visto questo film al cinema mi raccomando di non perdervi una serata col DVD a noleggio.
L’OSPITE INATTESO
Titolo originale: The visitor
Nazione: USA
Anno: 2007
Genere: drammatico
Durata: 1h43m
Regia: Tom McCarthy
Sceneggiatura: Tom McCarthy
Fotografia: Oliver Bokelberg
Musiche: Jan A.P. Kaczmarek
Cast: Richard Jenkins, Haaz Sleiman, Danai Gurira, Hiam Abbass, Marian Seldes, Maggie Moore, Michael Cumpsty, Bill McHenry, Richard Kind, Tzahi Moskovitz, Amir Arison, Neal Lerner, Ramon Fernandez
Walter Vale, un austero professore universitario di economia, dopo la morte della moglie sembra aver perso ogni interesse vivendo così una vita grigia ed anonima. Un viaggio a New York per la presentazione di un saggio, darà inizio una serie di episodi che gli cambieranno per sempre la vita. Quando infatti entra nel suo vecchio appartamento di New York, Walter troverà due inquilini inaspettati: Tarek, un suonatore di tamburi, e la sua compagna Zainab, ambedue clandestini ed all’oscuro del reale proprietario dell’appartamento. Dopo un primo acceso incontro, il professore deciderà di offrire ospitalità alla coppia.
Storia a tratti leggera, ma al tempo stesso piena di contenuti interessanti, divertente e drammatica, “L’ospite inatteso“ intende trattare la politica americana sull’immigrazione in seguito ai fatti tragici dell’11 settembre attraverso un’amicizia autentica che oltrepassa le barriere razziali e generazionali.
Il personaggio di Tarek vivrà un dramma, un assurda situazione lo porterà dietro le sbarre di un istituto penitenziario.
Walter Vale è un rigido professore di economia che conduce una vita anonima e solitaria conseguente alla perdita della moglie. Tarek, suonatore di tamburo, riesce a trovare subito un punto d’incontro con Walter dando vita ad una vera Amicizia che si svelerà proprio quando il giovane avrà più bisogno di Walter.
Tarek e Zainab faranno scoprire al professore esperienze musicali e di vita che tempo prima non aveva neanche mai immagianato.
I personaggi, descritti da McCarthy con estrema sensibilità ed un pizzico di malinconia, risultano verosimili grazie anche alle interpretazioni del multietnico gruppo di attori. Tra questi è doveroso menzionare due di loro: Richard Jenkins, interprete teatrale in passato al cinema in commedie leggere, qui nei panni drammatici di un professore rigido e disilluso, ed Hiam Abbass, un’attrice palestinese dalla bellezza matura e delicata, interprete di Mouna, la madre di Tarek.
“L’ospite inatteso“ è un film da non perdere, un’opera sensibile e dolce, originale nel modo in cui tratta un argomento d’attualità poco reclamizzato, offrendo al tempo stesso una storia di amicizia che non si basa sulle parole ma sulle note musicali. Un’opera che scalda il cuore e smuove le coscienze sicuramente destinata a rimanere a lungo nella memoria.
In due film più belli che ho visto al cinema da settembre 2008 a gennaio 2009 sono stati, senza dubbio, “GIU’ AL NORD“ e “L’OSPITE INATTESO“.
Giù al nord – Bienvenue chez les Ch’tis
Trama Pur conducendo una piacevole esistenza in Salon de Provence, una graziosa cittadina nel sud della Francia, Julie deve fare i conti con una strisciante e costante depressione. Per farle piacere, il marito Philippe, dirigente di un ufficio postale, si dà da fare in tutti i modi pur di ottenere un trasferimento in una cittadina più vivace sulla costa, ma viene scoperto da un ispettore e immediatamente trasferito nella remota e sconosciuta cittadina di Bergues, nel “profondo” nord della Francia. Costretto a lasciare la famiglia, Philippe parte con lo spirito di un condannato a morte e con l’idea che la sua destinazione sia un luogo terribilmente freddo, abitato da campagnoli disoccupati e ubriachi, che parlano un incomprensibile dialetto, lo “Ch’ti” del titolo originale, ma una volta arrivato realizzerà che le sue idee erano puri pregiudizi da “uomo del Sud” e che Bergues non è per nulla sinonimo di inferno.
Commento critico Giù al Nord, con i suoi ventuno milioni di spettatori, è il più grande successo del cinema francese. Si ride: all’inizio molto, poi la commedia rientra nei ranghi e propone la solita ridda di sentimentalismo popolano, fatto di ospitalità e solidarietà degli umili, in contrapposizione all’aridità degli “urbani“. La cosa più divertente, però, è che entrambi i protagonisti, lo ch’tis (interpretato dal regista, Dany Boon) e il purista francese, sono in realtà di origine araba!
Juno film
Un film di Jason Reitman. Con Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Garner, Jason Bateman, Olivia Thirlby, Allison Janney, Rainn Wilson, J. K. Simmons.
Genere Commedia,
Produzione USA, Canada, Ungheria 2007.
Il film “Juno“ affronta la difficile tematica, della gravidanza non voluta, con un tono assolutamente leggero.
Un’adolescente, sicura di sé e dalla lingua affilata, riesce ad avere il controllo della situazione una volta che scopre di essere rimasta incinta di un suo coetaneo.
Tutte le questioni trattate (l’amore, il matrimonio, la libertà) sono sollevate e mai giudicate.
Sospesa tra le ingenuità dell’adolescenza e le responsabilità dell’essere adulti, la ragazza è interpretata da una bravissima Ellen Page la cui versatilità espressiva ha qualcosa di unico.
La sceneggiatura si caratterizza per un linguaggio molto vicino a quello che usano i ragazzi di oggi. Anche le situazioni narrate riescono ad avere una tale verosimiglianza da escludere qualsiasi traccia di finzione.
Assolutamente originale la rappresentazione dei non protagonisti. Alla notizia della dolce attesa, i genitori di Juno sfidano le convenzioni e gli stereotipi cinematografici assumendo un atteggiamento ironico e compito. Allo stesso modo, la coppia, a cui la teenager vorrebbe affidare il bambino, rivela di possedere molte più crepe di quelle che il loro status alto borghese implicherebbe.
La pellicola trova il proprio equilibrio grazie anche a una serie di elementi di contorno. Il look di Juno, le candide musiche di sottofondo e le ambientazioni cariche di colori e di vita contribuiscono a raggiungere una buona coerenza. Una commedia bella ed intelligente direi, adatta ad adolescenti, genitori e perché no a dei nonni un po’ moderni!
Chocolat film
Un film di Lasse Hallström. Con Juliette Binoche, Leslie Caron, Alfred Molina, Johnny Depp, Lena Olin, Peter Stormare, Judi Dench, Carrie Ann Moss. Genere Commedia, colore 121 minuti. – Produzione USA 2000.
Francia, 1959. In una notte ventosa la misteriosa Vianne e sua figlioletta Anouk giungono nel paesino di Lansquenet-sous-Tannes. Vianne affitta un negozio dalla vedova Armande e pochi giorni dopo apre un raffinato negozio di cioccolata. Il negozio si trova proprio di fronte alla chiesa e desta subito l’attenzione della piccola comunità. Il sindaco, conte di Reynaud, giudice della morale pubblica non vede di buon occhio la novità. Per di più Vianne ha una sorta di sesto senso per intuire le debolezze di ognuno e per consigliare la pralina giusta per ogni desiderio.
In poco tempo il suo negozio diventa il più frequentato. Ognuno può trovare momentaneo rimedio alle proprie difficoltà. Reynaud non può sopportarlo e chiama a raccolta la popolazione benpensante per boicottare il negozio.
Finché un giorno giunge in paese Roux, uno zingaro musicista che decide di stare dalla parte di Vianne. Chocolat è una dolce favola, che vede insieme cappuccetto rosso con i pirati, e come tutte le favole che si rispettano ci sono “gli anziani, i bambini, la mamma, il principe che un questo caso è Roux lo zingaro, i cattivi che vorrebbero far chiudere il negozio e che anche molto amore e taetralità“.
Dancer in the Dark film
Un film di Lars von Trier. Con Catherine Deneuve, David Morse, Björk Gudmundsdóttir, Peter Starnmare, Peter Stormare. Genere Musical, colore 140 minuti. – Produzione Danimarca 2000.
Dancer in the Dark era una canzone cantata, e ballata, da Fred Astaire in Spettacolo di varietà. Ed è la metafora della vita di Selma, operaia arrivata in America dalla Cecoslovacchia, minata da una cecità progressiva che diventerà totale, e che fantastica, appunto, sui musical.
Lavora in tutti i turni in fabbrica, si porta a casa altri lavori, non ha svaghi, non ha amori, non ha niente, tranne un figlio che ha la sua stessa malattia, ma che potrà essere operato.
Selma risparmia il denaro per l’operazione centesimo dopo centesimo.
Quando un poliziotto (Morse) che le sembrava amico le ruba i soldi, tutto precipita, il film diventa un altro film.
La donna finisce con l’uccidere il poliziotto (ma glielo chiede lui), viene arrestata, processata, condannata a morte, potrebbe evitare l’esecuzione pagando un avvocato, ma dovrebbe usare i soldi dell’operazione del figlio.
Dunque preferisce farsi impiccare, e l’impiccano, con tanto di rumore del collo che si spezza.
La persona più buona e generosa subisce le cattiverie e le ingiustizie peggiori della storia del cinema. Il talento di von Trier è ampiamente (esageratamente) riconosciuto.
Secondo me è il più bel film di questo regista che è un Anarchico, un provocatorio, sempre alla ricerca esasperata del non convenzionale (a cominciare dalla macchina a spalla che però abbandona quando serve).
Tutte le vicende partono dalla speranza e dalla dolcezza e finiscono nella più profonda e un po’ compiaciuta, tragedia. L’estremizzazione è una pratica legittima ma l’artificio della musica e delle canzoni servono a von Trier come alibi per un approdo troppo disperato e agghiacciante.
Vincitore della Palma d’oro a Cannes. Davvero straordinaria la cantante Bjork, a sua volta premiata come migliore attrice.
Wasabi film
Un film di Gérard Krawczyk. Con Jean Reno, Carole Bouquet, Michel Muller, Ryoko Hirosue. Genere Poliziesco, colore 100 minuti. – Produzione Francia, Giappone 2001.
Rude poliziotto francese torna in Giappone per il testamento dell’unica donna che abbia mai amato, agente anche lei, e scopre che gli ha lasciato in eredità una figlia adolescente fin troppo vivace e grintosa, un personaggio unico direi, in questa brillante commedia.
Insieme a lei trova un sacco di guai lasciati in sospeso dalla defunta.
Wasabi è il piccante rafano verde giapponese che solitamente accompagna i piatti di sushi e sashimi, il poliziotto lo assaggia e con grande stupore e divertimento del pubblico, non pizzica neanche un po’. Se volete un’idea di cosa significhi “scopping sfrenato“ allora che una scena grandiosa dove la ragazza ve ne dà dimostrazione. Le situazioni paradossali e gestite con pungente ironia, ma anche con un peso sullo stomaco, in questo film proprio non mancano!
Film Lezioni di felicità, anno 2008
Cast: Eric-Emmanuel SchmittSceneggiatura: Eric-Emmanuel SchmittAttori: Catherine Frot, Albert Dupontel, Jacques Weber, Fabrice Murgia, Nina DrecqProduzione: A Bel Ombre Films, Antigone, Pathé Renn Production, TF1 Films ProductionsDistribuzione: Videa-CDEPaese: Francia, Belgio 2007
Uscita Cinema: 07/03/2008
Genere: Commedia
Durata: 104
sito in lingua francese http://www.odettetoulemonde-lefilm.com/
Balthazar è uno scrittore di successo, Odette fa la commessa in un negozio di periferia. Balthazar ha una bella moglie, una bella casa; Odette è sola con due figli difficili e vive in un alloggio popolare. La vita è stata generosa con Balthazar, avara con Odette. Eppure l’infelice è lui mentre lei affronta tutto con un sorriso, ballando e preparando la torta per i due stani figli (un maschio omosessuale, ed una femmina che è un maschiaccio) e per i loro fidanzati. Un concorso di circostanze fortuite metterà in contatto le vite di Odette e di Balthazar altrimenti distanti anni luce: un incontro che trasformerà completamente l’esistenza di entrambi. Questa commedia francese mi è piaciuta perché è una “favola deliziosa“ che contagia il pubblico con buon umore e spensieratezza. Colpisce la protagonista (che sembra Mery Poppins) che dice di aprire le persiane felice del nuovo giorno e le richiude la sera con altrettanta energia e positività. Bella la musica e i balletti. Bravi tutti gli attori che sono in sono in sintonia tra loro.
Il film uscirà nelle sale il 14 febbraio 2008.
E’ un film che vede il debutto alla regia di un lungometraggio di Silvio Muccino. Il film è tratto dal romanzo omonimo scritto da Muccino a quattro mani con la sceneggiatrice Carla Vangelista.
Il film racconta del diciottennne Sasha e del rapporto con due donne molto diverse tra loro, che segneranno la sua vita, in un viaggio interiore fatto di sessualità e spiritualità. Sasha, un ragazzo con la testa sulle spalle che è cresciuto conoscendo l’abbandono e la vita in una comunità di tossico dipendenti, fa un viaggio interiore alla ricerca della seduzione. Nel viaggio conoscerà il “non amore“ la “Seduzione“ ed in fine “l’Amore“.
La critica ha dato un giudizio negativi, ma per me è una bella storia. Un film intenso e con un ritmo mai in calo. Ve lo consiglio!
Titolo orinale: Into the Wild 2008
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Avventura, Drammatico
Durata: 148′
Regia: Sean Penn
Cast: Emile Hirsch, Vince Vaughn, Hal Holbrook, Kristen Stewart, William Hurt, Marcia Gay Harden
Produzione: Paramount Vantage, River Road Films, Art Linson Productions, Into the Wild, River Road Entertainment
Distribuzione: BIM
Data di uscita: Roma 2007 25 Gennaio 2008 (cinema)
Nominations Oscar 2008
Trama:
Fresco di laurea e con un promettente futuro di fronte a sé, il ventiduenne Christopher McCandless (Emile Hirsch) sceglie di abbandonare la sua vita agiata e di partire alla ventura, verso l’ignoto. Le esperienze del suo viaggio trasformeranno questo giovane girovago in un simbolo per moltissime persone.
Ma chi è Christopher MacCandless? Un eroico avventuriero o un idealista ingenuo, un Thoreau ribelle degli anni ’90 o uno dei tanti ragazzi perduti americani, un giovane coraggioso che non teme il rischio o una figura tragica che ha sfidato il precario equilibrio tra uomo e natura?
Questa ricerca porterà Christopher dai campi di grano del South Dakota a un viaggio avventuroso e ‘controcorrente’ lungo il fiume Colorado, fino alla comune alternativa di Slab City, in California, e oltre. Strada facendo, incontrerà una serie di personaggi pittoreschi che vivono ai margini della società americana – uomini e donne che cambieranno la sua visione della vita, e che saranno a loro volta cambiati dall’incontro con lui.
Alla fine, si metterà alla prova partendo da solo per le terre selvagge del grande nord, dove tutto quello che ha visto, imparato e vissuto lo condurrà verso un epilogo inatteso.
http://www.bimfilm.com/intothewild/intro.htm
bianco e nero 2008
Un film di Cristina Comencini. Con Fabio Volo, Ambra Angiolini, Aïssa Maïga, Eriq Ebouaney, Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli, Katia Ricciarelli, Maria Teresa Saponangelo, Awa Ly. Genere Drammatico, colore 100 minuti. – Produzione Italia 2007. – Distribuzione 01 Distribution.
Una travolgente storia d’amore e passione, mai banale, spicca sul tema sociale (anch’esso trattato nella guista maniera). Un film secondo me da non perdere. Leggero, ma con conteniti sostanziosi e situazioni che possono capitare a tutte gli uomini e donne in qualsiasi parte del mondo.
La vita di una giovane coppia con una donna (Elena) impegnata nel sociale come mediatrice culturale viene turbata da Nadine, un’affascinante donna di colore arrivata a casa della coppia proprio tramite Elena.
Elena è devota alla sua attività come mediatrice culturale tra gli africani e le istituzioni italiane, ma inconsciamente spera che il suo impegno possa in qualche modo espiare i pregiudizi razziali dei genitori borghesi. Il marito Carlo non condivide il suo stesso entusiasmo e non ama accompagnarla alle serate benefiche promosse dall’associazione perché si sente fuori luogo. Finché non conosce Nadine, l’affascinante moglie senegalese del collega di Elena, e se ne innamora.
Bianco e nero si scontrano e si fondono nel nuovo lungometraggio di Cristina Comencini che sceglie la commedia per invitare il pubblico ad aprirsi al “diverso”. Se il cinema può far ridere utilizzando con intelligenza temi come la povertà, l’ignoranza, la corruzione, la mafia o la tossicodipendenza, è giusto e pertinente che lo faccia anche con il razzismo. L’esercizio della regista però si ferma qui.
Vincolato rigidamente al titolo, il film non offre uno scambio culturale ma gira e rigira intorno a clichè preconfezionati, sfruttando fino allo sfinimento il concetto di bianco e nero dimenticando che esistono anche le sfumature. Persino Carlo e Nadine, seppur travolti dalla passione, finiscono per parlare della diversità del colore della loro pelle, al punto da far pensare, quanto meno, a una mancanza di idee in fase di scrittura. Teatro d’azione della relazione sentimentale dei due amanti clandestini sono da una parte la Roma bene servita a tavola da cameriere nere e dall’altra la più multietnica Piazza Vittorio con le mogli che perdonano ai mariti i tradimenti purché non siano consumati con donne bianche.
Nel tentativo di affrontare con leggerezza una problematica che (purtroppo) è ancora profondamente radicata nella società, la Comencini crea una serie di macchiette a discapito del film che appare anacronistico (sono lontani i tempi – e i canoni – di Indovina chi viene a cena) e un tantino perbenista. Forse solo grazie all’interpretazione di Fabio Volo e a un finale per niente scontato, Bianco e nero si solleva dalla mediocrità.
Irina Palm 2007
Un film di Sam Garbarski. Con Marianne Faithfull, Miki Manojlovic, Kevin Bishop, Siobhan Hewlett, Dorka Gryllus, Jenny Agutter, Corey Burke. Genere Drammatico, colore 103 minuti. – Produzione Belgio, Lussemburgo, Gran Bretagna, Germania, Francia 2007. – Distribuzione Teodora Film
Una nonna e un nipote che deve essere operato in Australia. Bisogna trovare denaro. A tutti i costi…
Siamo nelle campagne attorno a Londra. Maggie ha un nipotino gravemente ammalato e in procinto di morire. Solo un’operazione in Australia può salvarlo ma i genitori non hanno il denaro necessario per il viaggio. Maggie va nella capitale a cercare lavoro ma per lei, donna sulla sessantina, non ci sono offerte. Decide allora di tentare con una proposta di assunzione come hostess. La prestazione però non è quello che lei, ingenuamente, crede. Dovrà masturbare i clienti di un locale porno i quali non avranno la possibilità di vederla. La donna, pensando alla salvezza del nipote, accetta nonostante tutto. Affinerà a tal punto la propria abilità nel ‘lavoro’ da diventare la mano più richiesta dai clienti, che faranno la fila per ‘Irina Palm’.
Questo film di Sam Garbarski è la prova che si può fare un film natalizio (l’azione si svolge a dicembre) e ricco di umanità pur affrontando un percorso scabroso. Lo si può fare quando si hanno a disposizione due attori come Marianne Faithful e Miki Majnolovic. La Faithful, ex bellissima ninfa egeria della generazione cresciuta con i Rolling Stones , offre la sua fisicità totalmente trasformata a un personaggio di donna semplice, spinta da un amore che solo una nonna può conoscere. La volgarità del suo agire si trasforma in una routine che non solo è rivolta a un buon fine ma che, al contempo, la rende consapevole di un appeal che pensava di non avere più. Majnolovic (attore di Kusturica) utilizza il suo volto cupo per dare concretezza a un personaggio (quello del proprietario del locale porno) sicuramente idealizzato ma che la sceneggiatura sa servire con abilità. Si sorride, si ride e ci si commuove con Irina Palm. Così una volta tanto, si spera, anche i critici più severi potranno lasciarsi andare e non contrastare quel tanto di ‘buonismo’ che lo script contiene. Se non lo ha fatto la trasgressiva Faithful perchè dovremmo farlo noi?
“LA MUSICA NEL CUORE (AUGUST RUSH)” con Robin Williams al cinema
Genere: drammatico – fantastico. 2007
Regia:Kirsten Sheridan.
Cast: Freddie Highmore, Keri Russell, Jonathan Rhys-Meyers, Robin Williams, Terrence Howard, William Sadler.
Produzione: USA.
Il film racconta la storia di un chitarrista irlandese e di una giovane violoncellista che si incontrano a New York in una notte magica. I due giovani si separano subito ma da quell’incontro inaspettato ne nasce successivamente un bambino che rimane orfano dalle circostanze. Il piccolo August ha delle doti artistiche straordinarie, un vero a proprio talento della musica; con l’aiuto di un suo amico misterioso che si prende cura di lui, inizierà un viaggio alla ricerca dei suoi genitori. Il film mescola elementi fiabeschi alla realtà, ed è sorretto da una musica suggestiva che guida tutta la narrazione. Bravi tutti gli attori, da sottolineare inoltre la splendida interpretazione del piccolo Freddie Highmore.
Dal 30 Novembre 2007 nelle sale cinematografiche.
nella valle di Elah 2007
(In the Valley of Elah)
Un film di Paul Haggis. Con Tommy Lee Jones, Charlize Theron, James Franco, Susan Sarandon, Jonathan Tucker, Frances Fisher, Jason Patric, Josh Brolin, Wes Chatman, Mehcad Brooks, Victor Wolf. Genere Drammatico, colore 124 minuti. – Produzione USA 2007. – Distribuzione Mikado
Hank Deerfield (l’imperturbabile Tommy Lee Jones), un veterano del Vietnam maniaco dell’ordine e patriota devoto, parte alle ricerca del figlio Mike, tornato dall’Iraq da appena una settimana e misteriosamente scomparso. Dopo le prime infruttifere ricerche – e grazie all’aiuto dell’ispettore Emily Sanders (la perfetta Charlize Theron), vessata dai colleghi e costretta a occuparsi di piccoli casi irrisolti – il cadavere del giovane soldato viene ritrovato in una zona militare, fatto brutalmente a pezzi e con segni visibili di bruciature.
L’universo della famiglia Deerfield cade a pezzi, punito per la seconda volta con la scomparsa di un figlio, scardinando le convinzioni etiche e morali dell’orgoglioso militare in pensione, convinzioni che iniziano a vacillare mano a mano che la verità sull’efferato delitto salta fuori.
Il ritorno di Paul Haggis alla regia, Oscar alla sceneggiatura per Crash – Contatto fisico, è di quelli che non passano inosservati. Una penna impeccabile che muove delicatamente la macchina da presa, una storia che mette in gioco tutto: paure, veleni, ingiustizie, scomode verità e tanto orgoglio ferito.
Una costruzione narrativa che non può essere scalfita sotto nessun punto di vista: intreccio, pathos, commozione, citazioni bibliche (il titolo riprende l’episodio biblico fra Davide e Golia consumatosi nella valle di Elah), sono impeccabili e rendono il film privo di qualsivoglia smagliatura. Ed è proprio questa innata perfezione, questo classico dai toni sommessi che arriva fino alle viscere di un pubblico di larghissimo consumo, che suscita, se non delle perplessità, almeno delle domande. La perfezione non è di questo mondo e Haggis lo sa. Cavalcare l’onda di un disagio, come quello che l’America più progressista vive nel (com)piangere i proprio soldati, è quantomeno sospetto. L’antimilitarismo, come l’antirazzismo delineato in Crash, tocca le corde dell’attualità più scottante, legittima prevedibili cambi governativi, gioca con le atrocità della guerra e lancia, infine, un messaggio d’aiuto – altro che pace! – che non può che suscitare l’applauso delle platee di ogni latitudine. Ed è qui, in questa corsa all’impazzata verso il cuore di ognuno di noi, che Haggis incappa nella stessa trappola che tende allo spettatore. Una genuinità così costruita che non lascia il tempo e lo spazio per riflettere davvero su ciò che veramente è stato e su ciò che sarà. Magari dieci anni fa sarebbe stato diverso, ma per ora, quel che è certo, è un posto assicurato nella valle degli Oscar.
Titolo Originale: LA GIUSTA DISTANZA 2007
Regia: Carlo Mazzacurati
Interpreti: Giovanni Capovilla, Ahmed Hafiene, Valentina Lodovini, Giuseppe Battiston, Roberto Abbiati, Natalino Balasso, Stefano Scandaletti, Mirko Artuso, Fabrizio Bentivoglio, Marina Rocco
Durata: h 1.46 Nazionalita: Italia 2007 Genere: drammatico
Al cinema nell’Ottobre 2007
“LA GIUSTA DISTANZA” Un film di Carlo Mazzacurati.ltalia 2007. Scrive Francesco Siciliano: Un microcosmo desolato delia provincia italiana viene sconvolto da un fatto di sangue. Su una vicenda dal taglio cronachistico, Carlo Mazzacurati costruisce un giallo sociologico che ritrae una parte delia realta di oggi nel nostro paese.
Un’attrazione tra una giovane donna italiana: Mara ed un uomo tunisino: Hassam, che diventera ben presto una storia d’amore. Un ragazzo che trova la strada giusta per diventare giornalista. Questi sono i personaggi di un bel film tutto italiano, ambientato in un paese di poche anime sulle rive del Po. II ragazzo comincia a diciotto anni a scrivere per un quotidiano regionale e fa il meccanico nell’officina di Hassam. II tempo passa, il giovane perfeziona la sua tecnica di scrittura seguendo i consigli del capo redazione che ha fiducia nelle sue capacita e gli chiede “pezzi” sempre nuovi: “Ia prima regola per un bravo giornalista e quella DELLA GUSTA DISTANZA” dira iI capo redazione al giovane: “un giornalista non deve farsi coinvolgere dalla notizia, ma non ne deve rimanere neanche troppo lontano, perche nel primo caso rischiera di scrivere con troppo patos; nel secondo caso il rischio e quello di scrivere in maniera asettica”. Da questa indispensabile regola per un aspirante giornalista viene tratto il titolo del film.
Ben presto gli articoli del giovane vengono ripesi da molti giornali nazionali. Intanto Mara e Hassam vivo no illoro amore in un crescendo di passione e sentimenti … fino alia notte in cui Mara viene assassinata. Tutte Ie accuse ricadono su Hassam che viene condannato all’ergastolo. Egli si tog lie la vita in carcere, ma la mattina dopo, al suo amico giornalista gli viene dato un biglietto in cui il suicida si proclama innocente. Anche se sono passati tanti anni dalla sentenza definitiva, iI giornalista fa di tutto per scoprire cosa e successo realmente in quella notte a Mara e riuscira a scrivere un articolo con tutta la verita. Mazzacurati trasforma un quadrate di terra piatta in una tela sulla quale dipinge un mondo autentico e personalissimo.
Tra boschi di pioppi e battelli sui fiume, si indaga un’umanita immobile e grottesca, accogliente all’apparenza ma in definitiva inospitale, che allontanera fatalmente i tre protagonisti, chi verso la morte e chi verso una nuova vita. Questo il cuore del film, un mondo in cui i personaggi sono quelli reali e comuni di un piccolo paesino del Nord-Italia: iI tabaccaio che ha la moglie rumena e il Suv, la barista che e una cinese e I’autista del bus che sta per sposare I’estetista. Un luogo ossessionante eppure familiare, nessun posta e ogni dove, trasfigurato in uno scenario gotico padano dalla musica originale dei Tin Hat.
Match Point 2006
Cast Scarlett Johansson, Matthew Goode, Emily Mortimer, Penelope Wilton, Brian Cox, Miranda Raison, Zoe Telford, Rose Keegan, Eddie Marsan
Regia Woody Allen
Sceneggiatura Woody Allen
Durata 02:04:00
Data di uscita Venerdì 13 Gennaio 2006
Genere Drammatico
Distribuito da MEDUSA
Chris, un giovane irlandese, bello, sicuro di sé e, naturalmente, fortunato con le donne, all’inizio del film legge “Delitto e castigo” di Dostoevskij. Di origini modeste, attraverso il tennis professionale si emancipa dalla povertà, poi lascia il tennis e l’isola natale per andare a Londra, con l’ambizione di raggiungere il successo. Gli Hewitt, nobili e ricchi, lo accolgono generosamente nel loro giro di amici, tanto che la loro figlia Chloe si innamora di lui e lo sposa. Per Chris, il giro sembra chiuso, la vita sognata è divenuta realtà ma, un giorno, ritorna nella sua vita Nola, per cui lui aveva già perso la testa quando era fidanzata con il suo amico e cognato Tom. La passione tra i due si scatena e sembra incontenibile, e Nola rimane incinta mentre Chloe sembra non riuscire ad avere il figlio che desidera. Chris si rende conto, però, che la passione non vale la sicurezza opulenta che ha raggiunto. Nel tennis è il match point che segna la fine della partita. Nella vita, è il caso a determinare la vittoria o la sconfitta. Un anello resta sospeso per un attimo. Cadrà al di qua o al di là della rete? La fine della storia dipenderà da questo. Ma nella nostra società, in cui regna il cinismo e si è perso ogni senso morale, alla colpa non segue più il castigo ma solo un po’ di rimorso che impedisce il pieno godimento della propria fortuna.
Bel film, molto meglio di “sogni e delitti“, uscito quest’anno al cinema sempre con la regia di Woody Allen.
film: Tideland
Canada/UK, 2005 – regia di Terry Gilliam – scritto da Terry Gilliam – con Jeliza-Rose (Jodelle Ferland), Dell (Janet McTeer), Dickens (Brendan Fletcher), Queen Gunhilda (Jennifer Tilly) Noah (Jeff Bridges), Patrick (Dylan Taylor) – durata: 122 minuti –
Jeliza Rose è una bambina di nove anni che vive con i genitori tossicodipendenti. All’interno delle mura domestiche la piccola Jeliza diventa una sorta di infermierina servile che prepara con cura le siringhe al padre Noah (uno sfattissimo Jeff Bridges) ex rock-star sul lastrico, totalmente sconvolto dalla tossicodipendenza.
A seguito di un’overdose, la madre di Jeliza muore e il padre, che in un barlume di lucidità intravede un’inevitabile intervento dei servizi sociali, abbandona la casa e fugge con la piccola tornando ai luoghi della sua infanzia, in una decadente fattoria di campagna dispersa tra gialli campi di grano. La situazione degenera e Jeliza inizia un’evasione dalla realtà cercando rifugio in un mondo filtrato e distorto dalla sua mente. Lo farà fino a quando i due mondi entreranno inevitabilmente in collisione spalancando le porte della consapevolezza, attraversate le quali Jeliza si lascerà alle spalle il mondo dell’infanzia.
Tideland, tratto dal controverso libro di Mitch Cullin, è diventato per Terry Gilliam un progetto concreto quasi per caso, e senza nemmeno troppi preamboli. Girato in Canada durante le ‘pause di riflessione’ dell’avventura Weinsteniana dei Fratelli Grimm, la pellicola viene finanziata completamente dalla Capri Film (di Gabriella Martinelli) e dalla HaNaWay (di Jeremy Thomas). Una produzione a basso budget e totalmente indipendente, quasi un paradiso come ha definito l’esperienza lo stesso Gilliam, abituato, suo malgrado, a ben altre esperienze.
Le Huitième jour (L’ottavo giorno) – 1996
Un film di Pascal Van Dormael. Con Miou-Miou, Daniel Auteuil, Pascal Duquenne. Genere Commedia, colore 118 minuti. – Produzione Francia 1996.
Harry e’ un bravissimo manager che insegna filosofia aziendale, vive solo per il lavoro ed ha sacrificato la famiglia e gli affetti. George e’ un ragazzo down, che dopo la morte della madre vive in un istituto e sogna di tornare a casa dalla mamma, sogna una donna, una vita normale. Il destino fa incontrare queste due vite e paradossalmente sarà l’insegnante ad imparare il valore dell’amicizia e scoprire tanti aspetti della vita che non conosceva a risvegliare la capacità d’amare che sembrava perduta. Capendo che la sua vita non è perfetta, solo seguendo tutti i giorni il lavoro e la solita “tabella di marcia“. È l’credibile storia di due destini, mondi e problematiche che il caso fa incontrare. È un film pieno di poesia, senza mai eccedere nei temi e nei sentimenti trattati. I due protagonisti intraprendono un viaggio prima in Germania e poi in Norvegia . in viaggio più bello che Gianni e Paolo faranno insieme è quello alla scoperta dei loro sentimenti, le loro diverse
le chiavi di casa 2004
Un film di Gianni Amelio. Con Kim Rossi Stuart, Charlotte Rampling, Andrea Rossi, Alla Faerovich, Pierfrancesco Favino. Genere Drammatico, colore 105 minuti. – Produzione Italia, Francia, Germania 2004.
Gianni, un uomo giovane, un uomo come tanti, dopo anni di rifiuto, incontra per la prima volta, su un treno che va a Berlino, suo figlio Paolo, quindicenne con un handicap motorio e cognitivo che, nonostante ciò, è un ragazzo generoso, allegro, esuberante. I due protagonisti intraprendono un viaggio prima in Germania e poi in Norvegia . Ma il viaggio più bello che Gianni e Paolo faranno insieme è quello alla scoperta dei loro sentimenti, le loro diverse capacità di aiutarsi e sopperire l’uno alle mancanze dell’altro.
Figli di un dio Minore – 1986
Un film di Randa Haines con Piper Laurie, William Hurt, Marlee Matlin, Philip Bosco. Genere Drammatico produzione USA, 1986 Durata 118 minuti circa.
In un Istituto per audiolesi arriva un nuovo insegnante. E’ James Leeds, un giovane i cui metodi non piacciono molto sulle prime al direttore. Ma Leeds ha una facile presa sugli assistiti e i primi risultati riabilitativi si vedono presto. Nell’istituto c’è anche Sarah Norman, sordomuta praticamente dalla nascita che, accolta durante l’infanzia, è poi rimasta e si occupa delle pulizie. E’ una donna intelligente e bella e Leeds se ne innamora. La madre di lei vive lontana e non ama molto la figlia, poiché la sfortuna di quest’ultima ha determinato, quando era bambina, l’abbandono del marito. Il rapporto tra Sarah e James si fa intenso e lei va a vivere nella casa di lui; ma Sarah ha un carattere non facile ed una personalità eccezionale: essa non cerca la pietà, vuole essere capita per quello che può valere, mentre teme sempre, nell’intimo, di non farcela in nulla. Ad un certo momento essa fugge presso la madre che l’accoglie e conforta, ma il richiamo di Leeds che ha bisogno di lei è troppo forte. E Leeds stesso capirà che, anche con l’amore più grande, gli occorrono umiltà e pazienza e che dovrà rispettare quella persona straordinaria, alla quale in fondo basta il silenzio per amare.
L’enfant – Una storia d’amore – 2004
Un film di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne. Con Jérémie Renier, Olivier Gourmet, Déborah François, Jérémie Segard, Fabrizio Rongione. Genere Drammatico, colore 95 minuti. – Produzione Francia, Belgio 2005.
Due ragazzi ai quali nasce il piccolo Jimmi. Bruno, il padre, deve cambiare vita, ma, trascinato dagli eventi continua a fare il delinquente e a vivere sulla strada. La storia è un susseguirsi di litigi non fatti, emozioni soffocate, vergogna e poi un’aspirare d’angoscia angoscia angoscia. Fino all’ultima scena dove nel parlatorio del carcere, lui e lei piangono si toccano e si abbracciano.
Giuseppe Pontiggia – “Nati due volte”
Un romanzo dell’avventura della vita di un padre, con suo figlio disabile dalla nascita. Il libro narra, spiegando bene, le vicende che forse ogni disabile si trova a vivere. Gli ostacoli nella scuola, nella società, nei viaggi, nelle barriere architettoniche e nella famiglia stessa. Pagina dopo pagina, si capisce anche quant’è forte il legame tra il figlio e suo padre. I due combattono e si aiutano vicendevolmente. Tra i due c’è quell’intesa forte e speciale che si raggiunge combattendo, condividendo e talvolta litigando, giorno dopo giorno. “Nati due volte“ mi è stato regalato da mia madre a Natale 2000. è stato bello ritrovare pezzi della mia vita in questo romanzo. È stato anche sorprendente leggere delle parti insieme ad amici e famigliari e condividere con loro ricordi ed esperienze.
Giovanni Serra – “La cicogna di alessio”Racconta la storia vera di un bimbo venuto al mondo mentre la sua giovane mamma era da mesi i coma e morì poco dopo averlo dato alla luce con un parto spontaneo. Questo libro è scritto in mondo semplice e chiaro, come se fosse Alessio stesso a narrarci la vicenda che commosse tutta l’Italia. Penso che sarebbe bello leggerlo ai bambini dell’asilo e dell’elementari perché, se pur piccoli, posso capire e affascinare a storie di vita reale. È adattissimo anche a fratelli maggiori, genitori e nonni. Il libro è arricchito da foto, disegni, lettere e poesie arrivate al piccolo Alessio. Questo volume quasi tascabile fu pubblicato a giugno 1999 da Sonzogno, Milano.
Il Grande Cocomero –
Un film di Francesca Archibugi con Anna Galiena, Sergio Castellitto, Alessia Fugardi, Victor Cavallo, Gigi Reder, Laura Betti, Alessandra Panelli, Stella Vordemann, Lidia Broccolino, Paolo Triestino, Francesco Siciliano, Monica Rametta, Maria Consagra, Raffaele Vannoli, Riccardo Zinna, Giacomo Ciarrapico. Genere Commedia produzione Italia, 1993 Durata 96 minuti circa.
Il film racconta la storia di una dodicenne, Valentina, detta Pippi, figlia di Cinthya e Marcello, che in seguito ad un attacco d’epilessia è ricoverata nel policlinico di Roma. Un giovane psichiatra, Arturo accoglie la ragazzina nel suo reparto. Qui, nonostante le mancanze strutturali e organizzative e insufficienza del personale, la ragazzina, grazie all’affetto e all’interesse manifestato dal terapista piano piano si apre, riuscendo ad instaurare anche un rapporto d’amicizia con una bimba cerebrolesa , cui dedica il proprio tempo e le proprie attenzioni. Questa è la fugura più tenera della storia del film. Le parti drammatiche sono contrastate dall’ironia e dalla spontaneità dei ragazzi ricoverati nel reparto di psichiatria infantile dov’è ambientato gran parte del film. Questi ragazzi hanno problemi mentali più o meno gravi. L’amicizia, l’ironia e la complicità che li lega, colpiscono l’ attenzione del pubblico più delle loro problematiche.
Perché “Il GRANDE COCOMERO”?
Il titolo del film rimanda a una raccolta di fumetti di Charles Schulz, in cui il protagonista Charlie Brown, prototipo dell’adolescente insicuro e bisognoso di affetto, attende invano l’arrivo del Grande Cocomero. Le aspettative di Charlie, la sua attesa speranzosa verso un futuro migliore sono caratteristiche comuni dei giovani che hanno bisogno di qualcosa in cui credere. La regista Archibugi, però, si distacca dal fumetto in quanto al termine del film Pippi riesce a trovare il suo Grande Cocomero: la sua attesa di una situazione di pace viene finalmente appagata.
“Il delfino” – Sergio Bambàren -E’ il primo libro d’una collana dello stesso autore. Tutti i suoi volumi sono racconti di facile lettura che esaltano la crescita, il coraggio l’amicizia, il rispetto per gli altri e per la natura e per la vita. Daniel Alexander Dolphin, è un giovane delfino che sceglie di staccarsi dal suo branco, si ritrova solo nell’immensità dell’oceano. Qui incontrerà animali-persone buone e cattive che lo accompagneranno verso il suo sogno: trovare l’onda perfetta. La dedica del libro è riferita ai sogni e al sognatore che c’è in tutti noi.Casa editrice: Sperling & Kupfer
Pippo Franco – “Pensieri per vivere” Un piccolo volume dedicato a chi si sente alla ricerca di qual cosa. Questa lettura fornisce spunti di riflessione, domande, pensieri di filosofi che colpiscono l’ interiorità e la quotidianità di ciascun individuo. Si legge sul retro della copertina: “ un libro da portare sempre con noi o da tenere sul comodino, che ci invita a percepire la nostra esistenza con occhi diversi, con spirito costruttivo, ed a riordinare le esperienze lieti o tristi che ci accadono come tasselli d’un magnifico mosaico, come tappe di un preciso percorso evolutivo.“ La casa editrice Mediterranee di Roma, pubblica libri che ci aiutano nella ricerca di una nostra e personale chiave di lettura della vita e del mondo, con l’intento di migliorarlo e migliorarci. http://www.ediz-mediterranee.com/
Tortilla Soup
Un film di MarÃa Ripoll con Hector Elizondo, Elizabeth Peña, Raquel Welch, Jacqueline Obradors. Genere Commedia produzione USA, 2001 Durata 97 minuti circa.
Martin Naranjo, un rinomato cuoco messicano, vive per il suo lavoro e per vedere le sue tre figlie felici e realizzate. Carmen, è una manager di successo indecisa se accettare un favoloso lavoro a Barcellona lasciando le delizie familiari a cui è abituata. Maribel, la più piccola, dovrebbe andare al college ma incontra Andy, uno spirito libero con cui potrebbe andare in giro per il mondo. Leticia vive per il padre e per i suoi alunni, ma comincia a ricevere misteriose lettere d’amore inviatele, forse, dall’allenatore di baseball cui lei stessa indirizza occhiate furtive. In aggiunta c’è Hortensia, una splendida vicina, già nonna, che farebbe volentieri compagnia a Martin. Una divertente commedia di una strana famiglia che si riunisce, tutti a giorni pranzo e cena, davanti a strepitosi banchetti. Questa commedia scorre veloce tra affetti, amori, decisioni importanti e tanto cibo. Il finale è a sorpresa. Questo film è del 2001, non è difficile trovare la videocassetta a noleggio. È adattissimo per passare una serata tra amiche tutte rigorosamente donne.
Sulle mie labbra
Un film di Jacques Audiard con Vincent Cassel, Olivier Gourmet, Emmanuelle Devos, Olivier Perrier. Genere Drammatico produzione Francia, 2001 Durata 115 minuti circa.
Francesi e noir, un legame antico, fatto di commissari quieti ed inesorabili, di nuvole di fumo in bianco e nero, di visi malinconici. E ovviamente, di bassifondi. Una tradizione che, in parte riemerge nel bel film di Jacques Audiard, Sulle tue labbra, vincitore dei César relativi alla migliore attrice (una sorprendente Emmanuelle Devos), alla migliore sceneggiatura (dello stesso regista) e alla miglior colonna sonora. Carla Behm (la Devos, per l’appunto) è una ragazza con problemi di udito, una normalissima, forse troppo normale, trentacinquenne, che cerca di superare il proprio handicap sui vari fronti della vita. Indubbiamente, quelli del lavoro e degli affetti sono i più importanti, o dovrebbero esserlo. La ragazza trova impiego in un’agenzia immobiliare, dove viene tenuta in un angolo, usata per i lavori più insignificanti, e dove qualsiasi collega le passa davanti professionalmente. Una fragile ragazza in mezzo ad un’orda di carrieristi aggressivi: eppure una flebile speranza sembra venire da un giovane sconosciuto quanto sbandato, Paul Angeli (Vincent Cassel), un nuovo impiegato assunto da poco in azienda. Diversi, troppo diversi, i due: uno è un ex-carcerato che, attraverso quell’impiego, dovrebbe riabilitarsi, l’altra, come detto, una ragazza troppo per bene. La coppia finirà in un mondo underground, fatto di loschi affari e di rivincite: la capacità di Carla di leggere le labbra senza aver bisogno di ascoltare può servire a Paul. La ragazza è utile, ma forse potrà essere qualcosa di più. Due outsider della società si incontrano sul confine del giusto e dello sbagliato, in una disperata e romantica, quanto contorta, storia d’amore è possibile noleggiarlo in DVD.
L’AMICO RITROVATO di Fred UlmanL’amico ritrovato, narra la storia di due ragazzi, uno ebreo, Hans Schwarz, l’altro tedesco di nobili origini, Konradin van Hohnfles. Tra i due nasce una profonda amicizia, grazie anche alle comuni passioni di collezionare monete greche e di leggere. Purtroppo la loro amicizia non è destinata a durare; infatti, Hitler sale al potere e Konradin, la cui famiglia è filo nazista, decide di non frequentare più l’amico per non mettersi in cattiva luce e anche a scuola la situazione peggiora a causa della propaganda nazista. Hans e costretto ad emigrare da parenti americani mentre i genitori decidono di rimanere a difendere la “loro patria“ perché: “…non permetteremo che nessun bastardo austriaco ce la sottragga…“. I genitori di Hans moriranno in seguito suicidi per sfuggire alle persecuzioni naziste. Molti anni dopo Hans riceve una lettera dal suo vecchio liceo classico tedesco. Questa annunciava la raccolta di fondi per la costruzione di un monumento ai caduti in ricordo di tutti gli studenti morti nella seconda guerra mondiale, con allegato un libretto con tutti i nomi dei deceduti. Hans trova scritto anche il nome dell’amico Komradin con la scritta: “Implicato per il tentato omicidio di Hitler, Giustiziato “; a questo punto Hans capisce di aver ritrovato un amico. Secondo me, questo libro ad un significato molto profondo. La narrazione è scorrevole e veloce, infatti, l’autore riesce a tra smetterci l’aridità dell’ideologia nazista che soffoca le relazioni umane e distrugge ogni sentimento. Tratta molto bene ed in modo soprendendemente attuale il tema della diversità. I due adolescenti si sentono “diversi“ tra loro e dal resto della scuola e la loro diversità genera dei conflitti che si avvertono dalla prima all’ultima pagina del racconto. La casa editrice è la “feltrinelli“ anno 2003
Shopgirl
Un film di Anand Tucker con Steve Martin, Claire Danes, Markus Baldwin, Jesse Burch, Yorgo Constantine, Jason Schwartzman, Frances Conroy. Genere Commedia produzione USA, 2005 Durata 104 minuti circa.
Trama: un film d’amore disponibile in dvd. È la storia una commessa di nome Mirabelle, alle prese con i problemi della vita e all’inseguimento del suo sogno, diventare un’artista di successo, deve decidere se continuare la sua relazione ormai spenta con un musicista o lasciarsi trasportare dal nuovo incontro con un ricco uomo divorziato. È una bella storia d’amore piene di scelte, di svolte e di coraggio. È evidente la ricerca di migliorarsi della protagonista, il finale è dolce e positivo. Se volete visitare il sito ufficiale del film, ciccate su http://video.movies.go.com/shopgirl/
Un Bambino – Thomas Bernhard, Adelphi 1994
“Se ci guardiamo intorno, ci accorgiamo di essere circondati soltanto da ridicolaggine e meschinità. Quel che importa è sottrarsi a questa ridicolaggine e a questa meschinità. Fissare lo sguardo sull’eccelso! Da allora in poi ho sempre avuto l’eccelso dinanzi ai miei occhi. Ma non sapevo che cos’era l’eccelso. Lui lo sapeva? Le mie passeggiate con lui altro non erano, per tutto il tempo, che storia naturale, filosofia, matematica, geometria, insomma un continuo insegnamento che colmava di felicità. È una vera iattura, diceva lui, che con tutto quello che sappiamo non riusciamo a procedere di un passo. La vita era una tragedia, e noi nella migliore delle ipotesi potevamo trasformarla in una commedia”.È sempre una lettura corroborante Bernhard e non delude nemmeno questo ultimo libro dell’autobiografia dedicato alla sua infanzia. Thomas cresce privo di padre: il suo naturale è una sorta di seduttore e di impostore. La madre ama e teme il bambino nello stesso tempo, spesso lo punisce; soprattutto lo considera un ostacolo alla propria libertà e alla propria realizzazione personale. Egli viene allora affidato al nonno materno, una straordinaria figura di intellettuale, un romanziere che non riesce a pubblicare i suoi libri, un uomo che non ha mai svolto un’ora di lavoro retribuito, ma, nel contempo, un pensatore profondo e originale che inizia Thomas ai piaceri dello spirito.Il bambino è un ribelle, capace di provare felicità anche in mezzo ai conflitti, Egli sperimenta ben presto la volgarità e la rozzezza dei suoi simili, le false sicurezze della famiglia, l’ipocrisia delle autorità, l’insensatezza della scuola, gli orrori del nazismo trionfante e della guerra. Spesso la vita gli appare un inferno da cui si può scappare soltanto col suicidio, proposito che fortunatamente non metterà mai in atto. Questo libro l’ho letto due volte, la prima volta ero bambina, la seconda adolescente. Mi è piaciuto sempre tantissimo per il ritmo e la scioltezza accattivante della narrazione. Naturalmente la prima volta sono rimasta colpita da alcune “impese“ del protagonista, invece la seconda mi sono soffermata sui sentimenti celati nel racconto, sulla sua crescita e problematiche.
Romance & sigarette
Un film di John Turturro con Kate Winslet, James Gandolfini, Susan Sarandon, Steve Buscemi, Kumar Pallana, Christopher Walken, Mandy Moore, Aida Turturro, Mary-Louise Parker, Eddie Izzard, Elaine Stritch, Adam LeFevre, David Thornton, Barbara Sukowa, P.J. Brown. Genere Musical produzione USA, 2004 Durata 115 minuti circa.
Nick, un operaio newyorkese, è sposato da molti anni con Kitty, madre dei suoi tre figli. Lei, una donna in apparenza tenace e forte, nell’intimità lascia trasparire tutta la sua fragilità. Nick la ama ancora ma ha anche una relazione clandestina molto appassionata con Tula, una donna affascinante di cui non riesce a fare a meno. Un giorno però Kitty scopre l’infedeltà di Nick al quale, proprio nello stesso momento, Tula chiede di operare una scelta e di impegnarsi completamente nella loro storia. Nick, prigioniero dei propri istinti, si trova a dover scegliere tra tradimento e redenzione ma capisce anche di dover riuscire a riconquistare Kitty prima che sia troppo tardi se non vuole che sfumino le sue ultime possibilità.
Questo film mi è piaciuto perché se pur non eccede con le scene erotiche è crudo e veritiero nei dialoghi che sono adatti ad un pubblico di soli adulti.
La famiglia del film è umile e vive nella periferia di Londra. Tutti i personaggi sono caratterizzati molto bene e tutti sono coinvolti nel tradimento del padre verso la madre. Molto belle le scene di musical che smorzano i toni drammatici e rendono il tutto più leggero e fiabesco.
la teoria di un volo
Jenny affetta da progressiva e incurabile degenerazione neuromuscolare, vorrebbe perdere la verginità prima di lasciare questa valle di lacrime. Richard – artista fallito, ossessionato dal desiderio di far volare un biplano che ha costruito con mezzi artigianali – è costretto da un tribunale britannico a farle compagnia.
I due passeranno parecchi pomeriggi insieme, fino ad arrivare al giorni più importanti della trama. Lei assaggia il sesso con uno sciupafemmine di passaggio mentre lui preso dal panico fallisce in una rapina in banca e torna in albergo a soccorrere Jane.
Il film non si poteva concludere con le delusioni di entrambi, bisognava, come dice lo stesso Richard, “dare una svolta positiva alle ultime ventiquattro ore.“ Così i due fecero insieme un volo sul biplano che si distrusse nell’ atterraggio.
Poi la sera la ragazza diventò finalmente una donna rendendosi conto che aveva vissuto una vita piena se pur breve.
Qui si sono concentrate le mie emozioni ed il mio applauso, poco dopo il finale, bello ma meno toccante delle scene che vi ho descritto.
Vai e vivrai: un libro ed un film
Questo romanzo è nato insieme al progetto cinematografico di “Va, vis et deviens”, del regista rumeno Radu Mihaileanu e presentato al 55° Festival internazionale di Berlino.
Un film di Radu Mihaileanu con Yaël Abecassis, Roschdy Zem, Moshe Agazal, Sirak M. Sabahat, Moshe Abeba. Genere Drammatico produzione Francia, Israele, 2005 Durata 153 minuti circa.
Trama:
Salomon è un bambino etiope che vive in un campo profughi in Sudan. Un progetto di cooperazione americano-israelita approda lì per trasferire alcuni Falashas – gli etiopi ebrei – in Israele. La madre di Salomon lo obbliga a partire con loro, fingendosi un ebreo, perchè il bambino abbia un futuro. Arrivato a Gerusalemme insieme ad un’altra donna che finge di essere sua madre, Salomon diventa Schlomo. Quando la donna muore il bambino viene adottato da una famiglia israeliana, ma continua a sognare di rivedere sua madre… MI hanno colpito chi occhi e l’espressione sempre profondi e uguale, dei diversi attori che interpretano il protagonista che da prima è un bimbo, poi diventa un giovane uomo. Questo film è drammatico e tratta molto bene il tema della diversità, di razza e religione, e la grande difficoltà di inserirsi in una famiglia, una scuola, una società diverse dalle proprie origine senza mai dimenticarsele. Sono anche presente il tema del viaggio, della ricerca dell’ io, le proprie origini, e la realizzazione dal proprio futuro.
Per conoscere meglio la trama, del film visita il sito:
http://filmup.leonardo.it/vaievivrai.htm
Se invece volete acquistare il libro potete andare su:
http://www.bol.it/libri/scheda/ea978880784055.html
Ricette d’amore
Un film di Sandra Nettelbeck con Martina Gedeck, Sergio Castellitto, Maxime Foerste, Sibylle Canonica, August Zirner, Ulrich Thomsen, Olivier Broumis, Diego Ribon, Katja Studt. Genere Sentimentale produzione Austria, Italia, Germania, Svizzera, 2001 Durata 105 minuti circa.
Martha lavora come chef in un rinomato ristorante francese di Amburgo, il Lido: single convinta, delusa dagli uomini, ha scelto da tempo di concentrarsi solo sul lavoro vivendo un’esistenza piuttosto monotona, scandita dai ritmi del ristorante. Un giorno però la sorella muore in un incidente e Martha è costretta ad occuparsi della nipotina, rimasta sola al mondo. Ma questo non è l’unico evento che sconvolge la vita della donna: costretta a una breve assenza dal ristorante, quando torna scopre che la proprietaria, ha assunto Mario, uno chef italiano, per aiutarla sul lavoro in un momento così difficile. Martha, con fatica deve conquistare la fiducia della piccola, facendole capire che le vuole bene ma non intende prendere il posto dalla madre scomparsa. Col passare del tempo Mario riuscirà ha farsi strada nel gelido cuore della chef, e ne conoscerà ed amerà il carattere indurito e testardo. Questa brillante commedia sentimentale, secondo me, ha molte analogie con Tortillas Soup
Centochiodi
Un film di Ermanno Olmi con Raz Degan, Luna Bendandi, Amina Syed, Michele Zattara, Damiano Scaini, Franco Andreani. Genere Commedia produzione Italia, 2007 Durata 92 minuti circa.
Film che fa assomigliare il protagonista e le sue vicende alla vita e alla figura di Cristo. Coinvolto in una difficile indagine il giovane professore dell’università di Bologna decide di mollare tutto e cambiare completamente vita. Si ritira in una grotta sulle rive del Po e qui pian piano nascono i rapporti con gli abitanti del paese vicino. Ogniuno nel su piccolo si scambia qualcosa con la strana figura del nuovo abitante, comunciano rapporti di amicizia, lunghe ciaccherate, belle le scene che ricordano le parabole del vangelo e l’ultima cena
Quattro minuti
Un film di Chris Kraus con Monica Bleibtreu, Hannah Herzsprung, Sven Pippig, Richy Müller, Jasmin Tabatabai, Vadim Glowna, Nadja Uhl. Genere Drammatico produzione Germania, 2006 Durata 112 minuti circa.
Un film indimenticabile…. Potente, violento anche, ma sempre all’insegna del riscatto, della vita. Imperdibile, commovente, forte, abbagliante con una giovanissima protagonista, pressocchè esordiente, di una bellezza selvaggiamente cruda… Un film che non si può non vedere e, soprattutto, non ascoltare…. se si crede alla reale possibilità della redenzione di ogni vita… e nell’infinito potere, anche terapeutico, della musica. Com’è intuibile, gli ultimi “quattro minuti” del film valgono, da soli, quanto decine e decine di altri film. Un film che – per la potenza, la bellezza, la passione e l’incontenibile seduttività della musica suonata (con l’intero corpo) dalla giovanissima protagonista (uno dei volti più intensi che si siano mai visti al cinema), non può non essere visto..
il buio dell’anima
Un film di Neil Jordan con Jodie Foster, Terrence Howard, Naveen Andrews, Nicky Katt, Mary Steenburgen. Genere Azione produzione USA, Australia, 2007 Durata 121 minuti circa.
È la prima volta che metto una recensione di un film che ho appena visto al cinema, spero che riuscirete a vederlo perché è veramente bello!
Non indossa l’attillatissima tuta gialla della Sposa di “Kill Bill” e forse non ha nemmeno il fisico di Uma Thurman, ma Jodie Foster è la nuova riuscitissima giustiziera della notte pronta a tutto per vendetta. Nel film del regista premio Oscar Neil Jordan, “Il buio dell’anima”, nelle sale dal 28 settembre, troviamo ancora una volta l’attrice alle prese con un ruolo un po’ fuori dalle righe. Si trova a dover sfidare “l’estraneo” che cresce dentro di lei dopo il tragico evento che le sconvolge la vita. Quando ami una cosa, ogni volta che ne perdi una piccola parte perdi te stesso” dice Erica durante la sua trasmissione radiofonica “Girovagare”. E’ una giornalista che va in giro per le strade di New York e raccoglie rumori, suoni e storia di vita quotidiana, è “testimone – come dice lei – di tutto il bello e il brutto di questa amata città.
Una notte Erica e il suo fidanzato David vengono aggrediti: lei rimane gravemente ferita, lui morirà. Da quel momento la sua vita cambia radicalmente. Vive sulla sua pelle le angosce della grande città, la paura di girare da sola, di trovarsi in situazioni pericolose e rivivere quella tragica esperienza. E allora inizia a difendersi: compra una pistola e si trova all’improvviso ad usarla. Senza pensarci un attimo appena si sente minacciata preme il grilletto. La prima volta per caso, la seconda ragionando, fino a diventare una serial killer che di notte pensa a fare giustizia là dove la legge, rappresentata dal detective Mercer, non può arrivare. Si sente diversa da quando ha perso David, il sangue e la morte che all’inizio le fanno paura diventano la normalità; le sue mani non tremano quando uccide. Da assassina esperta medita la vendetta per chi gli ha fatto del male e, pronta a pagarne le conseguenze, sfida i suoi aggressori. Il film, pur se con un finale buonista e poco incisivo, riesce a trasmettere l’inquietudine di questa donna che ha perso la cosa più importante della sua vita.
libro: “Verso l’autonomia. Percorsi educativi per ragazzi con disabilità intellettiva“ A.Contardi .Carrocci, Roma, 2004.
Per rispondere al desiderio di autonomia di tanti adolescenti con la sindrome di Down, a Roma è nato, nel 1989, un corso che prepara questi ragazzi ad una vita indipendente ma in modo costruttivo,
con regole ben definite, non un semplice catapultarli nel mondo.
Questo presso l’associazione italiana persone Down ( www.aipd.it)
e Anna Contardi ne descrive in questo libro le tecniche per una buona educazione all’autonomia, partendo da elmentisemplici della vita quotidiana (fare la spesa, prendere un mezzo pubblico…). sull’autonomia dice il prof.Canevaro:
“La cultura corrente non tiene conto di una società che contiene delle differenze come le disabilità.
L’autonomia del singolo non può essere interpretata come l’autarchia estrapolata da un contesto sociale e culturale. Autonomia come autarchia( poter fare a meno degli altri ), porta invece alla dipendenza.
Si è autonomi se si accetta di entrare in un codice che ha delle regole.
Se chi cresce non parla una lingua comprensibile da una comunità rischia di avere un’autonomia che non funziona ll’appartenenza,
quindi è una falsa autonomia. Il bisogno di appartenenza è un bisogno fondamentale, confuso da quello di un gruppo di persone con caratteristiche simili.
Non vi è una sola dinamica tassonomica delle autonomie nella quotidianità. Ciascuno può avere delle “autonomie particolari“
che, connesse tra loro, danno la prospettiva dei propri limiti.
Per soggetti a rischio di marginalità la necessità di avere un quadro chiaro e controllabile, a cui riferirsi, è importante.
Ma non deve diventare un elogio di marginalità che non cambia.
Il troppo aiuto può anche confermare un senso di vulnerabilità mentre l’assenza ne avvalora la solitudine. Il problema dell’autonomia va affrontato il prima possibile, il particolare riveste un certo peso nell’adolescenza.”
You, the Living (Du levande).
Candidato come miglior film straniero a gli oscar 2007. Un film di Roy Andersson. Con Jessica Lundberg, Elisabeth Helander, Björn Englund,
Ollie Olson, Kemal Sener, HÃ¥kan Angser.
Genere: Commedia .
Produzione Svezia, Germania, Francia, Danimarca, Norvegia 2006. – Distribuzione Lady Film. In un’anonima città svedese s’intrecciano storie di vite umane alle prese con solitudini e inquietudini. Violentemente rinchiusi in scarse soddisfazioni e mancanze di prospettive future.
In un’atmosfera costantemente rarefatta dai vapori e dal grigiore metropolitano, si muovono
queste figure volutamente diafane e claudicanti sul dove andare e cosa fare nella vita.
Troviamo la giovane maestra che litiga col marito. La ragazzina sconsideratamente
innamorata di un giovane chitarrista punk. Uno psichiatra di mezza età che sconfortato
dal suo mestiere e dai suoi pazienti, confessa di ricorrere spesso e volentieri al suo “armamento chimico“
con loro, perché stufo di ascoltarli minimizzandone così lo sforzo.
C’è una donna che sfoga le sue frustrazioni nell’alcool e sul suo compagno.
Ognuno di loro cerca però di rimanere a galla, di reagire con la musica , l’auto ironia, facendosi quasi caricatura di se stesso e delle sue frustrazioni.
Un grottesco della società odierna che viene a galla e qualche volta ci rassicura del fatto che siamo
tutti sulla stessa onda, in cerca di un’identità. Interessante l’uso da parte del regista dei
flash beck e il rivolgersi dei protagonisti a “noi pubblico“ confessandoci le loro angosce.
Tutte le recensioni sono state scritte da Marzia Castiglione Humani appositamente per piccologenio.it