ALFABETIZZAZIONE SENTIMENTALE, LA COMUNICAZIONE ESSENZIALE. IV ED ULTIMA PARTE.

UNA APPLICAZIONE PRATICA

Dopo aver descritto lo strumento nel suo stato attuale dell’arte vediamo le sue applicazioni nei gruppi con persone che vivono momenti di disagio esistenziali di diversa natura, ed a cui proponiamo una modalità di indagine interpersonale e di utilizzazione del vocabolario emotivo – sentimentale i cui termini diventano sempre più sconosciuti ed estranei. Che cos’è l’amore, come sentimento intenso e variegato, è uno dei termini e temi più discusso ed utilizzato; le persone sorridono per il suo semplicistico accostamento alla sessualità.
Che cos’è l’anestesia affettiva? I termini sono sufficientemente chiari, il concetto è complementare a quello di “analfabetismo“ sentimentale ed è descritto sinteticamente da C. Simonelli e I. Petruccelli: “…tale anestesia affettiva sembra caratterizzata da una forte coartazione emozionale che rende il soggetto apparentemente impassibile o imperturbabile.
Si tratta di un meccanismo di difesa, ma quando il blocco fallisce si verifica un vero e proprio “break down“ con improvvise esplosione d’ira che riportano tutte le emozioni coartate in superficie…“ (L’abuso sessuale infantile e la pedofilia. A cura di Gaetano De Leo e Irene Petruccelli – 1999 – Franco Angelo pag.38).
Non affrontiamo ne approfondiamo in questa sede gli aspetti clinici che derivano dal blocco dell’espressione sentimentale ed emotiva che sono oggetto di facile reperibilità.
Proponiamo un breve sondaggio effettuato durante i “gruppi d’incontro“ presso l’Associazione Interculturale Soweto, per accennare ad una delle modalità di applicazione pratica.
L’idea era partita da un tema proposto con frequenza ad insistenza da loro stessi, cioè “il sentirsi depressi“. Abbiamo suddiviso la lavagna in due parti, e scritto sulle parte sinistra (per chi legge) gli aspetti negativi che scaturivano dalla loro condizione di immigrati, sintetizzando le espressioni razionale in termini emotivi e sentimenti. Questa operazione è durata più incontri, consentendo a chi si aggiungeva al gruppo (12 – 18 persone) di esprimere i propri vissuti negativi; successivamente abbiamo ripetuto la stessa operazione di indagine interiore e introspettiva per analizzare quegli aspetti positivi utilizzati per “tamponare“ gli eventi del loro vissuto di immigrati. I termini emersi da questo lavoro di gruppo sono contenuti nello schema proposto sotto.
DEPRESSIONE / ACCETTAZIONE

Aspetti negativi sintetizzati in emozioni e sentimenti
Aspetti positivi (per bilanciare) sintetizzati in attività
1.  Nostalgia
2.  Rabbia
3.  Solitudine
4.  Tristezza
5.  Sofferenza
6.  Dolore
7.  Malessere
8.  Malinconia
9.  Disaccordo
10.  Oppressione
11.  Delusione
12.  Morte
13.  Problemi
14.  Mancanza di affetto
15.  Piangere
16.  Separazione
17.  Non allegro

1.  Preghiera
2.  Innamorarsi
3.  Sport
4.  Parlare
5.  Scrivere
6.  Leggere
7.  Viaggiare
8.  Massaggi
9.  Arte
10.  Fantozzi 1° visione
11.  Cioccolata
12.  Vedere un bel sogno
13.  Musica
14.  Piangere
15.  Spaccare
16.  Urlare
17.  Solitudine +
18.  Amore vero

FIGURA 4
Le varie forme di alfabetizzazione, incluse quelle più avanzate tecnologicamente, sono indispensabili per la comunicazione e lo sviluppo delle nuove generazione, soprattutto per il sostegno che possono dare alla ricerca di nuove e “pulite“ forme di energia per la salvaguardia dell’ecosistema della terra, messo a rischio dalla stessa evoluzione tecnologica. Gli ultimi convegni ed incontri a livello mondiale sottolineano i pericoli per l’equilibrio ecologico del sistema. Detto ciò, tra le forme di alfabetizzazione essenziale dell’essere umano, se la sua sopravvivenza sarà possibile, quella dei sentimenti (tra cui la paura dell’autodistruzione) è di fondamentale importanza.
 LETTURE CONSIGLIATE

Andolfi M. ( A cura di ), La mediazione culturale, tra l’estraneo e il familiare, Franco Angeli, Milano, 2003

Bateson G., Mente e natura, Adelphi Edizioni, Milano, 1984

Canevelli F., Lucardi M., La mediazione familiare, dalla rottura del legame al riconoscimento dell’altro, Bollati Boringhieri, Torino, 2000

Carli R., Paniccia R. M., Analisi della domanda, Il Mulino, Bologna, 2003

Jung C. G., L’uomo e i suoi simboli, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1983

Malagoli Togliatti M. ( A cura di ),  Psicologi e aids, Franco Angeli, Milano, 1998

Petruccelli F., Psicologia dello sviluppo, Franco Angeli, Milano, 2004

Simonelli C. (A cura di ) Appunti di psicoandrologia, Quale psicologia 7, Gennaio 1996
Watzlawick P., Beavin J. e Jackson D. D., Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio-Ubaldini EDitore, Roma, 1971

Weeks G. R.,Treat S., Terapia di coppia, Franco Angeli,Milano, 1998

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ALFABETIZZAZIONE SENTIMENTALE, LA COMUNICAZIONE ESSENZIALE. II PARTE

EMOMAPPA

Secondo la psicologia analitica di Carl Gustav Jung ci sono quattro funzioni psicologiche fondamentali: pensieri, sentimento sensazioni e intuizione; e due orientamenti: estroversione e introversione

Area negativa                                                                                        Area positiva

FIGURA 2
Vediamo sommariamente che cosa è l’emomappa e le sue caratteristiche secondo la psicologia analitica di Carl Gustav Jung. Seguendo lo shema della figura 2 vediamo che le due coordinate si incontrano nel “sé persona“ e lasciano verso l’esterno il “sé familiare“ ed il “sé sociale“; l’asse verticale divide gli aspetti negativi (delle posizioni psicologihe fondamentali ) da quelli positivi. Due assi ruotati di 45 gradi rispetto alle coordinate suddette, che, insieme agli assi perpendicolari, delimitano quattro settori a sinistra ( con segno negativo ) e quattro settori a destra (con segno positivo ), in cui sono rappresentati ( dall’alto verso il basso ) rispettivamente: 1) le sensazioni fisiche ( specularmante a sinistra quelle negative e a destra quelle positive ); 2) le emozioni primarie ( negative e positive come sopra ); 3) le emozioni secondarie ( negative e positive come sopra ); 4) i sentimenti Negativi e positivi come sopra ).
I due orientamenti relativi all’introversione ed all’estroversione sono rappresentati dalla capacità dell’individuo di esternare (estroversione ) completamente i suoi vissuti a tutti i livelli funzionali suddetti; oppure di trattenere (introversione ) al suo interno, come in una sorta di “buco nero“ le proprie sensazioni, emozioni, sentimenti, pensieri ed intuizioni, così da costruirsi un sé “coeso“, ma trincerato ed invalicabile. Seguendo le indicazioni di  Jung ( L’uomo e i suoi simboli , a cura di; 1983; Raffaello Cortina Editore. ), le intuizioni sono delle caratteristiche di personalità che l’autore descrive come la capacità attraverso cui la persona si esprime verso sé stesso ( introversione ) e verso gli altri ( estroversione ). L’umore è il tono cronico e costante che si esprime attraverso la personalità del soggetto, per cui una persona può essere fondamentalmente ottimista, nonostante le avversità momentanee ed il disagio quotidiano; oppure può essere caratterialmente pessimista ed insoddisfatto nonostante il successo e le affermazioni personali. Questo è l’aspetto del Sé persona che emerge da una indagine più approfondita e sistematica delle caratteristiche tipicamente inconsce della persona ( è l’aspetto che resta più centrato nel diagramma e che è stato definito come il “buco nero“ ). Quando si lavora in un gruppo terapeutico è essenziale indagare questo aspetto caratteriale ed esplicitarlo apertamente al gruppo per evitare la “sindrome del contagio di umore“ ( Moderato- Rovetto )
Attraverso questo strumento carta e matita si cerca di conoscere i tratti emozionali e stati emozionali. I primi si riferiscono alle caratteristiche, appunto stabili, della persona e ne caratterizzano la formazione della struttura di personalità con le peculiarità e linearità tipiche che le contraddistingue nel suo passato, presente e presumibilmente futuro. Gli stati emozionali fanno esplicito riferimento agli accadimenti relazionali che coinvolgono le persone nel “qui ed ora“.
Quindi le emozioni che ciascuno prova nel proprio relazionarsi con il contesto ambientale è definito dal rapportarsi del suo se strutturale (come sopra definito) con gli altri. Questo continuo e contiguo svolgimento di eventi relazionali “intinti“ nelle emozioni, comporta una modificazione della personalità di ciascuno e dello specifico e non specifico contesto relazionale, sociale e ambientale, in una circolarità ecologica in continuo sviluppo autopoietico.
Quindi l’emomappa può essere considerata come una forma di istantanea fotografica; una scatto fotografico che riprende lo stato dell’essere di quel dato momento emotivo della persona, che già nel momento successivo si è modificato e cambiato con gradualità e repentinità spesso impressionante e sconcertante. Un esempio paradigmatico è rappresentato dalle esperienze terapeutiche di un gruppo, in cui il conduttore induce i partecipanti a provare dalle sensazioni di allegria e gioia che comportano delle modificazioni organiche tali che modificano il vissuto esperienziale ed esistenziale in quel dato momento.
Togliere piano piano i veli protettivi che nascondono emozioni e sentimenti è una scoperta eccitante e sconvolgente soprattutto nelle relazioni più intime di coppia e di famiglia in cui viene utilizzato una sorta di “preservativo emotivo“ tra di loro.
L’applicazione teorico – pratico della strumento nelle terapie di coppia, di famiglia e di gruppo è stato oggetto di sperimentazione sia in contesti clinici che nelle scuole. Una rappresentazione schematica è proposta nella figura 3
SENSAZIONI
(manifestazioni corporee)
+
Batticuore
Piedi freddi
Mani sudate
Rossore
Mal di testa
Raffreddore
Tosse
Mal di stomaco
Tensione.

Riposato
Relax
Stanchezza+
Batticuore+
Bene
Sazio
Torpore+

EMOZIONI
(reazioni psichiche istintuali)

Fastidio
Ansia
Paura
Stress
Impotenza
Rabbia
Insofferenza.

Calma
Ansia+
Tranquillo
Sereno
Sollievo
Coraggio
Eccitazione.

SENTIMENTI
(atteggiamenti mediati dalla mente)

Rifiuto
Timidezza
Sfiducia
Preoccupazione
Tristezza
Dispiacere
Antipatia.

Accettazione
Piacere
Agio
Speranza
Desiderio
Soddisfazione
fiducia

FIGURA 3
 

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ALFABETIZZAZIONE SENTIMENTALE, LA COMUNICAZIONE ESSENZIALE.

QUESTO RACCONTO, MI E’ STATO INVIATO DA DOTTOR TASSIELLO. è LUNGO MA INTERESSANTE, PER QUESTO HO DECISO CHE LO PUBLICHERO’ POCO ALLA VOLTA. SPERO CHE LO SEGUIRETE POST DOPO POST, SETTIMANA DOPO SETTIMANA.  QUI SOTTO TROVERETE LA “PREMESSA” E “ANALFABETISMO E ALFABETIZZAZIONE”. PULTROPPO NON MI è POSSIBILE PUBLICARE LE FIGURE. BUONA LETTURA E BUON COMMENTO A TUTTI. Marzia

Marzia.

Premessa

Questo articolo è la prosecuzione e l’approfondimento di una relazione presentata al IX Workshop Internazionale “Cultura, salute, migrazioni“ (C.N.R.), dicembre 2002. E’ doveroso esprimere la riconoscenza agli amici incontrati nelle associazione che si occupano di migranti e di poveri in generale. Un ricordo in particolare va a Noureddine, un caro amico della Tunisia, morto recentemente per infarto. La sua scomparsa prematura, per un malessere del cuore, oltre ad addolorare, fa riflettere sulla sua storia di migrante, simile a quella di molti altri, che si separano dalle cose più care e che provano una sofferenza che può essere affrontata solo se spinti dalla disperazione. Le persone come Noureddine, quando trovano uno spazio ed un tempo “accogliente“, diventano una ricchezza di valore inestimabile per tutti. Le persone che vivono le sofferenze di cui è stato vittima Noureddine, acquisiscono in tempi brevi la capacità e l’abilità di intermediare tra le culture. Oggi è diventato un grosso businnes la formazione di mediatori culturali; sono molte le associazioni che si occupano dei problemi derivanti dai flussi migratori e che sopravvivono grazie ai fondi comunali, regionali, ecc. La formazione dei mediatori interculturali, riservata agli stranieri, rappresenta una gran risorsa per tutti; in particolare per i sempre più numerosi migranti “espulsi“ dal loro paese per motivi politici. Questi ultimi migranti in primis non hanno le stesse motivazioni che spingono altri “disperati“ in cerca di una vita più dignitosa, non sono quindi adatti ne disposti ai lavori “umili“ riservati agli “extracomunitari“ (termine da cancellare); essi sono portatori di un contenuto sociale e politico che travalica le barriere etniche, culturali, religiose e quant’altro; quindi rappresentano, in conclusione, le migliori risorse da destinare alla formazione della figura del mediatore interculturale, grazie anche ad una loro elevata formazione scolastica.
ANALFABETISMO E ALFABETIZZAZIONE

Nelle scuole italiane si torna a parlare, con sempre maggior insistenza, di alfabetizzazione primaria, termine desueto per la maggior parte di noi. Il ricordo di alcuni di noi può andare ad una nota trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi“ di cui molti anni fa, in cui quasi giocando si impartivano i “rudimenti“ dell’italiano scritto e letto. Ancora oggi ci sono persone che confessano la loro “vergogna“ quando un genitore deve apporre la propria firma su un documento. Quindi può sembrare strano che la maggior parte delle scuole italiane si stiano attrezzando per l’alfabetizzazione di persone adulte, e circolano in queste scuole dei testi dal titolo “L’italiano che mi serve“. La spiegazione di tutto ciò risiede nel fenomeno del flusso migratorio di cui l’Italia è diventata oggetto in questi ultimi anni. Le stesse persone che si “vergognano“ per i loro genitori, sicuramente saranno orgogliosi per l’attuale realtà del nostro Paese; soprattutto se ci ricordiamo del tempo in cui le “navi-carretta“ partivano dal porto di Napoli stracolme di disperati in cerca di un futuro più decente. Non tutti sanno, come dice Fennane Mustapha un mediatore interculturale del Marocco, che, quelle stesse navi nelle cui stive erano ammassati gli schiavi deportati dalle coste africane verso l’America, furono utilizzate per il “trasbordo“ dei primi emigranti europei verso le stesse mete.
Ma c’è un’altra forma di analfabetismo più sottile e “sofisticato“ che serpeggia ed incombe: l’avvento degli strumenti tecnologici! I ragazzi giovanissimi si trovano a loro agio con telefonini e computer, i nipotini sono i maestri dei nonni. Gli strumenti digitali sono costruiti per mani molto piccole ed agili, e questo binomio si struttura sempre più; persona e computer, persona e portatile, persona e palmare, persona e cellulare. Non è lontano il tempo in cui i bambini saranno dotati alla nascita di un numero che li contraddistinguerà e li identificherà, fatto di otto cifre e di una strumentazione “incorporata“. Si assiste sempre più spesso a scene di comunicazione particolare: nelle pizzerie o nei Mc Donald è facile vedere un gruppetto di ragazzi che “depositano sui loro tavoli un numero di telefonini superiori a loro stessi; oppure si possono vedere coppie che camminano “mano nella mano“, avendo nell’altra mano il telefonino con cui stanno in comunicazione con “altri“. Quest’ultima modalità di comunicazione, unitamente all’abuso del computer e del televisore, diventato una specie di “monumento“ che troneggia in camera da pranzo e in camera da letto, sta modificando sempre più le nostre abitudini, sostituendo le tradizionale forme di comunicazione. Quando le coppie si separano, una delle motivazioni indicata tra le cause di intolleranza verso il matrimonio o quant’altro è la mancanza di comunicazione. I due coniugi che fino a non molto tempo prima erano pronti a giurare di conoscere perfettamente i pensieri più intimi e segreti del proprio partner, si trasformano  in perfetti sconosciuti. Uno dei termini con cui gli esperti di separazione e divorzio contraddistinguono  queste forme di comunicazione è il “congelamento“: «… sul piano dell’interazione osservabile, il senso di gelo, il blocco dei contenuti, il rigido mantenersi su temi che evitano ogni espressione non solo di conflitto ma di semplice dissenso e che prevengono qualsiasi possibile accenno a manifestazioni emotive…» (F. Canevelli e M. Lucardi, La medizione familiare, pag.48). Il termine che definisce queste modalità è “alessitimia“, cioè assenza del lessico per esprimere l’emozione.
La vignetta seguente chiarisce i concetti.

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