Una giovane autrice ci racconta la sua passione per la scrittura e la pubblicazione, meno di un mese di fa, del suo primo romanzo autobiografico. Un racconto di sé che parte proprio da quel secondo respiro, da quella seconda possibilità che la vita le ha donato e che lei oggi ha deciso di condividere con tutti. Un romanzo per tutti, per ritrovarsi, riconoscersi o semplicemente capirsi e comprendere come con passione e forza si sia sia in grado di superare ogni ostacolo. E semplicemente vivere.
Ho cominciato a scrivere i miei ricordi al tredici anni. Era autunno, erano passati pochi mesi dall’agosto ’94, un agosto segnato da un lutto improvviso nella mia famiglia. All’improvviso Rikchey, il secondo marito di mia madre se ne era andato per sempre! Rikchey era un padre per me, era stato nove anni con mamma, aveva vissuto con noi tutti i giorni, tutte le sere, tutti i Natali tutti i compleanni dai miei quattro ai quasi tredici anni. Non volevo perdere anche i ricordi legati a lui. Così a tredici ho cominciato a scrivere su un quaderno i ricordi del passato. All’inizio non avrei mai pensato che stavo intraprendendo un’avventura letteraria che sarebbe durata per sedici lunghissimi anni! A fasi alterne s’intende: in certi periodi ho scritto e corretto molto, in altri lo studio non mi lasciva tempo per la mia vocazione per la scrittura.
Durante l’adolescenza, hai vissuto lo scrivere come un compagno di viaggio, un amico con cui parlare senza limiti di sorta.
Negli anni dell’adolescenza non potevo uscire, andare in discoteca, o in centro come tutti i miei compagni di classe. Il mio handicap motorio mi permetteva di fare solo una cosa in completa autonomia: SCRIVERE! Così ho scritto tanto, non solo di Richey, come volevo fare all’inizio ma più di me, della mia vita iniziata con quasi cinque minuti senza respirare! Quasi cinque minuti… un tempo lunghissimo senza ossigeno nei polmoni, senza che la circolazione del sangue cominciasse “NORMALMENTE“ a circolare, come succede a tutti, come lo ha deciso la natura, com’è normale che accada… Magari ora chi legge sta pensando che dovevo essere morta poco dopo… beh sì avete ragione! Sono stata fortunata a farcela, e poi grazie ai dottori, grazie a tantissima fisioterapia, ed all’impegno e lo sforzo immane della mia famiglia e mio, ho imparato a camminare, parlare, muovermi, fare tanti “gesti quotidiani“ anche se con non poche difficoltà.
“Nata Viva“ in fondo è sempre stato dentro di te, perché parla di te, è la tua storia che si fa parola scritta per aprirsi ad un pubblico più grande. Perché hai scelto questo titolo?
Il mio libro è nato come un diario, un appiglio, un’ancora di salvezza. Durante l’adolescenza sentivo forte l’esigenza di scrivere e raccontarmi, proprio da queste necessità è scaturito il romanzo autobiografico: “NATA VIVA“. Ho scelto questo titolo perché ritengo che abbia due significati importanti: il primo è riferito alla mia nascita, a quello che mi è accaduto subito dopo, ed il secondo si lega al concetto che la vita va vissuta, e non va subita passivamente; tenendo sempre presente l’enorme differenza che c’è tra “vivere“ ed “esistere“! Ogni cosa è desiderata, conquistata, ottenuta… non c’è mai nulla di banale o scontato e questo ho cercato di “gridarlo“ con molta forza pagina dopo pagina, ed i lettori si sono riconosciuti in questo testo che spesso parlava di ognuno di loro (persone normali e non persone disabili), mi hanno capita ed apprezzata. Un’altra scelta direi “azzeccata“ poiché mi ha permesso di raccontare molte più cose… è stata quella di sostituire tutti i nomi, compreso il mio, con degli pseudonomi.
Il libro è una somma delle tue esperienze, un viaggio per comprendere quanto sia speciale la vita e quanto questa vinca poi sopra ogni eventuale barriera.
In “Nata viva“ ci sono anche i bellissimi viaggi che ho fatto (soprattutto, il più bello ed emozionante) quello a New York, l’esperienza della scuola, le vacanze al mare, c’è la mia famiglia, c’è raccontato il rapporto con i parenti, l’intesa speciale tra me e la mia nonna materna; ci sono i giochi e le favole di mia madre, la complicità tra me e mia sorella ed il rapporto di quando eravamo bambine, c’è la scoperta che ho fatto pian piano da grande di un nonno attento, premuroso e simpatico; con il quale ho trovato sempre più argomenti per arricchire il nostro dialogo. Ci sono io, i miei pensieri, le cose che a voce non ho mai detto. C’è tanto da leggere tutto di un fiato.
Qual è lo stile di scrittura che hai adottato per questo tuo primo romanzo?
“Nata viva“ è un romanzo autobiografico, non un saggio pedagogico sulla disabilità. Lo stile di scrittura è semplice, minimalista, ironico, autoironico, a volte volutamente pungente, ma sempre leggero e scorrevole. È questo il “segreto“ e la “ricetta“ che ha dato vita al breve romanzo adatto a tutti. Lo possono leggere i ragazzi dalla scuola media in poi, le maestre, le insegnanti di sostegno, i genitori. Sarei felice di sapere che una maestra o professoressa abbia letto alcune pagine in classe così come sarebbe anche bello sapere che dei Nonni lo abbiano letto, gli sia piaciuto e abbiano deciso di leggerlo ai loro nipotini, la sera quando stanchi dopo una giornata piena di giochi e grandi corse, si ritrovano tutti sul divano.
Non mi resta che augurarvi buona lettura!
Scheda del libro:
Autore: Zoe Rondini
Editore: Gruppo Albatros Il Filo
Collana: Nuove voci
Data di pubblicazione: Aprile 2011
ISBN: 8856743035
Il libro lo potete ordinare in qualsiasi libreria d’Italia o comprarlo su vari siti internet; qui di seguito ve ne riporto alcuni:
http://www.bol.it/libri/Nata-viva/Zoe-Rondini/ea978885674303/
http://www.deastore.com/libro/nata-viva-nata-viva-/9788856743036.html
http://www.ibs.it/code/9788856743036/rondini-zoe/nata-viva.html
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