INTERMITTENZE DELL’AMORE PER ABILI E DISABILI.(post con una foto)

È un tema importante e attuale del quale se ne parla molto su internet, gli si dedicano convegni, articoli  su blog, siti, riviste specializzate e non. Sto parlando della sessualità per le persone disabili.
Anche nel mio sito questa tematica viene ampiamente e saggiamente trattata nella categoria “HANDICAP E SESSUALITA’“ dal Dott. Tassiello. In uno dei suoi tanti post, dal titolo: “OCCUPARSI DELLE PERSONE TENENDO CONTO DELLA LORO SPIRITUALITÀ“ egli afferma che una persona con handicap, spesso nel suo percorso evolutivo tende a isolarsi e ad allontanarsi sempre più dalla realtà della vita, spinta dalla necessità e materialità di quei bisogni che sono semplici e banali per i sani “normodotati“. È vero e purtroppo è molto facile cercare un rifugio nelle proprie fantasie per tentare di scappare da una realtà che non ci piace, fatta di tante cose che ci mancano terribilmente e che sono molto lontane da noi, quindi estremamente difficili da raggiungere e realizzare.
Ho anche letto che in Inghilterra nei primi anni settanta, all’interno del movimento radicale dell’Union of the Physically Impaired against Segregation, si è andato sviluppando il cosiddetto modello sociale della disabilità. Esso ha introdotto una nuova idea: la disabilità è un prodotto sociale. La disabilità viene perciò considerata una costruzione sociale e non più l’esito di una menomazione fisica o psichica. Da questo ne consegue un’importante idea che caratterizza un modo di pensare di molte persone; purtroppo non è ancora un’idea recepita e interiorizzata da tutti quelli che cercano di abbattere le barriere architettoniche e culturali per facilitare il potersi esprimere di chi è diverso. A tale proposito partirei con affermare che il diritto di amare e di portare avanti il proprio percorso di crescita sentimentale e sessuale, dovrebbe essere un diritto esteso a tutti , “normodotati“ e “disabili“. Ci sono molti genitori, pedagogisti, psicologi… che sono favorevoli ad organizzare convegni, occasioni reali e virtuali, per parlare di questo argomento. Ci sono anche persone che aborriscono all’idea di riempirsi la bocca di parole su questa tematica.  Bruno Tescari, presidente della Lega Arcobaleno e vicepresidente della Federazione italiana superamento handicap (Fish), non ne poteva più di sentir parlare di disabili e sessualità in modo non corretto anche da parte dei cosiddetti esperti. “Mi sento offeso e molto seccato quando nei convegni intervengono, come relatori, psicologi, assistenti sociali, pedagogisti, operatori ed esperti vari, che parlano della sessualità dei disabili. Ci mettono sotto il vetrino della loro scienza e concludono immancabilmente con “Anche i disabili hanno diritto alla sessualità!“
La sessualità è una caratteristica naturale degli esseri viventi – compresi i disabili – strettamente connaturata sin dal momento della nascita. Ed allora, non parlate, Signori esperti, di diritto alla sessualità; semmai, di diritto al SESSO!”
Secondo me dipende, da come e quanto se ne parla. Se i dibattiti e gli articoli sono fatti bene, perché condannarli? Ci sono tante situazioni che meritano lo stesso ed anche maggiore interesse del sesso delle persone disabili, sto pensando a tutti quegli uomini e quelle donne che hanno perso l’intesa e sono cadute nella noia e nella monotonia del rapporto di coppia. Mi chiedo se queste problematiche non meritano più spazio e più attenzione. Vorrei ricordare che molti disabili fisici e cognitivi, non hanno decifit sentimentali ed affettivi; allora perché molti genitori si scandalizzano tanto e vivono come un lutto il prendere coscienza che la figlia disabile si è affacciata al mondo dell’amore, della passione, del desiderio? Generalmente sono le femmine quelle più penalizzate dalla famiglia e dalla società.
Oggi si comincia a discutere delle tante ragazzine che diventano mamme tra i tredici ed i diciannove anni. È una situazione diffusa all’estero ma in Italia ci sono molti più casi di quanto si pensi. Ci sono molti argomenti legati all’amore che  meriterebbero più attenzione e più spazio, ma ancora, purtroppo, suscitano meno interesse e meno attenzione, forse perché appartengono ai “normali“? Ma se al centro di una vicenda ci fossero due diversamente abili? Se il titolo della notizia fosse più o meno questo: “una coppia di adolescenti disabili danno alla luce un bebè“… come reagirebbe l’ opinione  pubblica? Con lo stesso interesse che si ha per due ragazzini normodotati o le  idee, la curiosità, il gossip, e l’attenzione sarebbero ingiustamente centuplicati? Temo che si verificherebbe una pioggia incessante di parole e di attenzione.
C’è anche da dire  che se per i ragazzi normodotati l’amore, in genere, si affaccia durante la fase adolescenziale, per un disabile può essere una conquista  che richiede maggior impegno ed attesa prima di poter essere raggiunta e vissuta.
Gli esempi e gli argomenti sarebbero ancora un’infinità, ma non voglio addentrarmi troppo in un’analisi dei fenomeni e delle ragioni socioculturali; preferisco puntare l’attenzione sulle idee e sulle opinioni, senza addentrarmi troppo nella materia specifica (come del resto è consuetudine di tutti gli articoli del mio sito).
Vorrei avviarmi ad una conclusione scrivendo ancora delle opinioni personali che possono essere condivise o aprire un dibattito costruttivo: ogni uomo ed ogni donna che vivono la propria crescita sentimentale e sessuale vanno capiti, rispettati, aiutati ed amati. A mio avviso l’amore e la sessualità ci rendono tutti uguali e tutti diversi, unici nel nostro essere; capaci di accogliere l’altro, amarlo, coccolarlo, rispettarlo e fare tutto ciò anche con noi stessi!
Sotto quest’ottica non si può più parlare di abili e disabili, normali e diversi! Ma solo di amore e rispetto delle persone e dei ruoli che le persone (innamorati, genitori, parenti, psicologi, pedagogisti, terapisti, assistenti…) svolgono nella loro vita.

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