Mito e realtà: è legittimo cercare una coerenza tra i due piani?

Riflessioni sul personaggio di Biagio Antonacci, ma anche sul rapporto tra personaggi pubblici e fan.

 La privacy è un diritto importante di tutti. I personaggi pubblici, come politici ed artisti, hanno diritto a salvaguardare la vita privata, ma magari dovrebbero ritagliarsi del tempo per ascoltare le persone “comuni“ e chiedersi cosa pensano, cosa si aspettano, e come possono migliorare il loro lavoro e la loro missione. Essere una celebrità dovrebbe significare saper tutelare il proprio diritto ad avere una vita privata, ma anche sapersi “donare“ alle persone comuni. Purtroppo non tutte le celebrità hanno questa capacità ed umiltà. Registi, cantanti, scrittori hanno un compito importante: raccontare e raccontarsi in modo che la collettività si possa rispecchiare ed immedesimare nelle loro creazioni. La necessità di trovare delle storie che riflettano noi stessi è sempre stata una prerogativa dell’animo umano, presente nel trascorrere dei secoli. Infondo le storie si legano sempre a dei miti. Sfogliando un’enciclopedia, tra le varie definizioni che si trovano del termine “Mito“, che deriva dal greco mythos, ne emerge una che più delle altre mi ha colpito: mito come parola, discorso, ma anche come progetto e macchinazione. Fu Omero ad attribuire al termine questa particolare accezione. Le parole, ma anche i discorsi, i progetti del cantante Biagio Antonacci sono affascianti, ed hanno costruito un “mito“ intorno al suo “personaggio“. Una perfetta macchina che dà lavoro a lui e tante persone intorno a lui, che riempie stadi e palasport con una prevalenza di pubblico femminile di età molto eterogenee.

Sempre secondo la descrizione enciclopedica, in età classica il significato del termine si precisò in «racconto intorno a dei, esseri divini, eroi e discese nell’aldilà». Cantare è una forma antica per tramandare e divulgare il sapere; intrattenersi con storie fantastiche e gesta eroiche è una pratica che si ripete dai tempi di Omero fino ad oggi giorno. Sull’onda omerica continuo i miei ragionamenti su Biagio Antonacci: la musica ed il personaggio pubblico richiedono di crearti un’immagine, lui vuole lanciare messaggi su tutti gli aspetti dell’amore; ci riesce? In parte sì. Ma mi chiedo se dica ciò che noi fan vogliamo sentire. Con i suoi testi ed i suoi bei discorsi ci manda in confusione… pensiamo che sia come appare, che abbia vissuto le esperienze con cui noi ci immedesimiamo, anche per questo ci piace! Ma c’è qualcosa oltre l’apparenza? Dalla mia esperienza personale direi che manca di coerenza tra ciò che è e ciò che fa vedere di lui. Il mio sogno è stato e, nonostante tutto lo è ancora, quello di incontrarlo, parlagli come ad un amico, darli una lettera dalla quale può trarre una nuova canzone che parli di Amore, Passione e Disabilità. Prima di continuare con le mie riflessioni vorrei inserire in questo articolo alcuni stralci della mia lettera:

 

Caro Biagio,

(…)Ho 33 anni, in passato ho avuto delle storie d’amore… ora sono single da un po’, secondo me ci sono vari motivi per i quali non mi sono più innamorata veramente. Il primo è legato ad un mio ex: dopo che ci siamo lasciati abbiamo continuato a vederci; con lui c’è sempre stata un intesa perfetta mai raggiunta con altri uomini… è difficile “non cercarlo dentro a nessuno”; anche se lui sarebbe contento se avessi una relazione seria e duratura. La nostra è una storia analoga a quella che hai poeticamente narrato nella canzone “non tentarmi”. Già! Poi crescendo si diventa più esigenti in amore. Tu canti che viviamo in un mondo piccolo e che prima o poi ci si rincontra o ci si incontra. In amore sono importanti gli “incontri” più o meno casuali che avvengono in un locale, durante una vacanza con gli amici… io come tante persone in Italia, ho un handicap motorio, per questo in vacanza c’è sempre qualcuno molto più grande di me che mi aiuta. Anche se non mi è mai capitato l’incontro casuale, o nessuno mi ha fermato per strada o al supermercato per parlarmi… mi ritengo fortunata perché grazie ad Internet ho vissuto prima il sesso e poi l’Amore vero. Molti disabili non fanno certe esperienze: la società e le famiglie li considerano degli individui asessuati e loro non hanno abbastanza  faccia tosta, grinta e testardaggine per far capire che così non è! Per fortuna la mia famiglia mi ha sempre sostenuta sotto tanti punti di vista e mi ha trattata come una persona normale. Tornando alle mie esperienze sentimentali, ora sono diventata molto più esigente, un po’ perché sono cresciuta, un po’ perché ho avuto una lunga e bella intesa con quell’uomo normodotato, bello, affascinante e particolarmente sensibile del quale ti accennavo sopra. (…) Sono rimasta attratta da lui che mi vuole profondamente bene, mi stima, mi apprezza come donna… ma non saremo mai una vera e propria coppia. Siamo amanti e profondamente amici, c’è molta intesa tra noi… sì, ma io non sono più un’adolescente alle prime esperienze, ho 33 anni e mi piacerebbe incontrare un uomo single, libero, bello, sveglio e capace di amare, farmi sentire un donna intelligente, una FEMMINA apprezzata e desiderata… come mi ha fatto sentire V, ma non è così semplice trovarlo…! I miei amici mi dicono “non ti preoccupare Zoe, prima o poi troverai la persona giusta per te; sei talmente intelligente e bella…” . (…) “Quello che ho voluto l’ho ottenuto”, grazie solo a me stessa, mi sa che quest’ultimo concetto l’hai vissuto anche tu in vari ambiti della tua vita e carriera. Ti racconto tutto questo perché ho sempre avuto facilità a scrivere e raccontare le mie esperienza di vita, i miei pensieri, sensazioni ed emozioni. Non a caso ho scritto un libro autobiografico dal titolo “Nata viva”, (…)AL CONCERTO AL MEDIOLANUM FORUM DI ASSIAGO UN RAGAZZO DELLA SICUREZZA MI HA ASSICURATA CHE CI AVREBBE PENSATO LUI A FARTELA AVERE DIRETTAMENTE. LA BUSTA CONTENE LA LETTERA E IL MIO ROMANZO DI FORMAZIONE… IN VERITA’ NON SO SE SPERARCI ANCORA! Nel mio portale ho scritto anche un articolo sull’amore (ne ho scritti più di uno, ma qui ti indico i link di due post che parlano più di me: http://www.piccologenio.it/2012/03/28/lurlo-silenzioso-di-zoe/ e http://www.piccologenio.it/2014/09/17/leducazione-sentimentale-di-giulia/) So che ricevi centinaia di lettere al giorno e che non puoi rispondere a tutte, ma forse per questa potresti fare un’eccezione. (…) Io nella vita ho sempre cercato di non lasciare nulla di intentato, e penso che questa lettera lo stia dimostrando! (…) Ti auguro di avere sempre il successo che stai avendo in questi ultimi anni, ma di rimanere una persona “VERA” nonostante le pressioni della società… della musica… e del mondo di oggi…!

Ti saluto e ti auguro tutto il bene possibile,

Zoe.

P.S. Il mio sogno è parlarti, magari per telefono o in chat; o poterti incontrare da qualche parte in Italia. Penso che i sogni aiutino a vivere e poi che male c’è a sognare di scambiare idee, opinioni e farmi due risate con te?

 

Riflettendo sul tema mi viene da pensare a Biagio e Vasco. Quest’ultimo ha scritto delle stupende e profonde canzoni, ma la sua immagine pubblica non è mai stata un esempio da seguire. E questa anche è una scelta. Le canzoni di Vasco Rossi hanno riempito i momenti di riflessione, di solitudine di malinconia di tante persone, appartenenti a diverse generazioni di fan. Vasco ha però scelto nella sua vita privata di adottare una condotta non esemplare e non ne ha mai fatto un segreto. Si può quindi affidare il flusso dei propri sentimenti a una persona a cui nella vita reale non affideresti neanche il tuo pesce rosso? A mio avviso sì. Questo è forse il privilegio di personaggi pubblici che appartengono al mondo dell’arte.  Questo modo di rapportarsi al pubblico però non dovrebbe essere valido per altri personaggi pubblici come quelli appartenenti alla classe politica o che sono attivi nella società e che si ergono a “modelli“. Biagio appartiene, a rigor di logica, alla categoria dei privilegiati.  Ha una bella presenza, si atteggia sul palco, crea uno show attorno al suo personaggio pubblico, anche per questo ci manda in confusione. Noi fan lo vogliamo così, intenso, appassionato e sensuale, ma forse non è così, questa è apparenza o vera essenza? Forse data la sua completa inavvicinabilità è solo finzione. Il suo silenzio e la presa di coscienza che forse non è come appare mi hanno recato un dispiacere e in parte, mi hanno costretto a svegliarmi distaccandomi dal sogno d’incontrarlo. Diceva Masini: “la musica è cattiva, è una fossa di serpenti e per uno che ci arriva quanti sono i fallimenti“ apparentemente la carriera di Biagio è sempre stata in ascesa, ma mi chiedo se c’è un prezzo da pagare. È un vantaggio non avere rapporti con i fan o è una rinuncia? La vita privata ci ha rimesso o guadagnato? La musica da’ tanto: fama, soldi, il lavoro che hai scelto, sembrare sempre al top, ma cosa ti chiede in cambio? Qual è la persona e quale il personaggio? Biagio parla anche di delusioni in amore e sul lavoro, saranno tutte storie sue… forse no? So che si ispira anche alle tante lettere che noi fan gli mandiamo, cosa c’è di vero e di suo? Alcune persone, come per esempio la sottoscritta, hanno bisogno di crearsi dei miti ai quali pensare per sognare ad occhi aperti. Questo perché c’è bisogno d’illudersi e trovare dei momenti per evadere da una realtà grigia e che poco ci rappresenta. Ascoltare musica, tentare di parlare con la star preferita, può essere un’evasione, un modo di solitaria ribellione per scappare e non accettare ciò che non ci piace della vita di tutti i giorni. Come sotto l’effetto di un innamoramento o di un’ubriacatura ci inebriamo di musica e sogni, ma questi restano lontani dalla vita reale e quotidiana. A volte il sogno di incontrare il personaggio preferito diventa una realtà, come mi è successo da piccola con Marco Masini e Massimo D’apporto; c’è da dire che non tutti i personaggi pubblici (come del resto anche le persone normali) hanno una spiccata sensibilità, o forse più semplicemente non hanno tempo e voglia di avere un contatto con i fan. Da Biagio mi aspettavo qualcosa di più, facendo anche riferimento alle canzoni dedicate a Dio, all’umiltà e alle persone che non ci sono più ma che comunque rimangono vicine a noi (Naturale, Liberatemi e Sognami).

Per concludere penso che se mai incontrassi Biagio sarei felice, ma allo stesso tempo farei la sostenuta…! Gli parlerei di me, della mia vita, del mio vissuto non solo in amore; gli farei anche tante domande sulle storie e le protagoniste delle sue canzoni.

 Zoe Rondini info@piccologenio.it

 

 

 

 

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