ZOE RONDINI, Nata viva, Albatros , Roma 2011
Una lettura di M.Serena VEGGETTI, Prof. Ord. Psicologia generale
L. M. Pedagogia e scienze dell’educazione e della formazione
Dip. Neurologia e Psichiatria \ Psicologia per Medicina
Sapienza Università di Roma
Rileggendo Nata viva a distanza di tempo, rispetto al momento in cui la giovane autrice lo ha pubblicato, ho scoperto che per noi, docenti di discipline psicologiche e pertanto studiosi , si dovrebbe supporre, esperti delle principali tematiche del settore, rappresenta un “punto di non ritorno“. Si può soltanto andare avanti, procedere, senza guardare indietro, senza fermarsi :“noli remanÄ“re“ afferma la bella citazione dal Sermone 256 di S. Agostino che l’autrice riporta in apertura della narrazione.
Spiegarne il motivo sarà compito delle considerazioni che seguono.
Il XX secolo si può ritenere un pó la scena dell’epifania della psicologia. Questa scienza nasce all’interno di vari ambiti di ricerca scientifica proprio a cavallo tra 800 e 900 e si presenta invariabilmente con un obiettivo trasversale tra medicina, pedagogia, biogenetica, fisiologia.
Un obiettivo tanto ambizioso quanto naive, ingenuo . Il medico francese Binet cerca il valore dell’intelligenza normale,i comportamentisti perseguono il “controllo“ degli stimoli per avere risposte comportamentali pre-definite e prevedibili da parte dei viventi, gli epistemologi genetisti tentano di individuare le regolarità dello sviluppo psichico e cognitivo dall’età infantile fino a quella adulta.
Ovviamente questa primitività ,o ingenua convinzione, i ricercatori non possono ancora conoscerla, dato che impiegheranno quasi cento anni per scoprirla. Si tratta della definizione della “norma“. In genere nelle scienze umane si usa questo concetto con un riferimento a parametri statistici e con una buona dose di approssimazione. D’altra parte tutta la progettazione del nostro ambiente artificiale, da mondo progredito e “civile“ , si basa su questo .
Ampiezza e dimensioni di porte, scale, strade, percorsi, tutto viene rapportato al concetto di qualcosa, come la norma, che non esiste e che , il più delle volte , viene improvvisamente travalicato e ci costringe a quelle ricorrenti affermazioni del tipo: “ era imprevedibile…“, “ pensavo che… “, “come avremmo potuto immaginare…“.
Il racconto di Zoe Rondini nel volume “Nata viva“ rappresenta la chiosa dell’insieme di queste esperienze della scientificità quotidiana, della ricerca vitale di come procedere. Dunque è il punto di arrivo , o anche, come ho affermato in precedenza, del non ritorno, per la scienza di un intero secolo , il XX, in quanto non c’è arrivo, ma, appunto, un percorso che procede sempre in avanti.
Lo rappresenta efficacemente la bella fotografia della copertina del volume in esame, in cui Zoe \ Marzia si trova, dantescamente in una selva , che non è oscura, ma verde e folta e fa intravedere in avanti , sul cammino, una apertura soleggiata .
L’intero racconto della vita di Zoe è dunque , a mio parere, l’emblema della vita stessa. Il racconto di chi nasce e – da quando comincia a respirare – deve solo guardare avanti, pur tra mille difficoltà.
Ho conosciuto l’autrice dai tempi degli studi ,compiuti per la prima laurea triennale, in Scienze dell’educazione, pressola Facoltàdi Filosofia deLa Sapienza, che allora esisteva separatamente da quella di Lettere. La sua esperienza di studentessa è stata un continuo successo , con la manifestazione, da parte sua, di una avidità di sapere sorprendente in quell’aspetto di minuta figurina di porcellana che la distingue.
Dal punto di vista del docente, che per le discipline Psicologiche ero io, si è dimostrata uno studente ideale: voleva sapere sempre qualcosa di piu’ e, al termine delle ore di lezione, invece di affollare la porta d’uscita , che per un buon quarto d’ora sarebbe stata impraticabile, chiedeva letture, faceva domande, poneva problemi.
In sostanza siamo riuscite a crescere insieme, seguendo la via del modello evolutivo “maggiorante“ o anche “a spirale“ , scoperto dalle tendenze piú produttive delle ricerche psicogenetiche. Questo è sostanzialmente il motivo per cui il suo racconto è stato da me definito, coerentemente con il destino dello sviluppo biogenetico , un punto di non ritorno.
D’altra parte proprio la vita è tale, anche se, con tutto il da fare che dobbiamo sostenere, non sempre possiamo tenerlo presente .
La narrazione, iniziata da quando Marzia aveva 13 anni, ci comunica coraggiosamente la definizione quotidiana di una promettente studiosa che scrive per superare difficoltà e, mentre le supera, dà anche a noi la dimensione di consapevolezza necessaria per “continuare“ senza fermarci , a guardare avanti , anche perché, come fa comprendere l’intera esperienza di Marzia / Zoe, non possiamo fare diversamente , pur volendolo.
In tal modo la seguiamo, un po’ incantati, nelle sue vicende quotidiane, finchè non realizziamo che, al posto della ragazzina che comincia a respirare alla nascita con un ritardo di 5 minuti, quanto basta per differenziare enormemente l’inizio “ normale“ del funzionamento organico, c’è una creatura forte, “epica “ , alle prese con la vicenda della “commedia umana“.
Personalmente ho subito auspicato che venga presto , dalla stessa giovane autrice, una ulteriore narrazione che faccia progredire anche il percorso della nostra coscienza collettiva verso il superamento del nostro “limite“. Altro concetto apparente e astratto, indefinibile e indefinito, ma che esiste necessariamente per tutti.
Ho evitato di fare riferimenti a produzioni letterarie analoghe perché l’analogia è destinata a venir meno subito. “Nata viva“ non è un “Resoconto dell’analisi di un bambino“ di Kleiniana memoria , né, tanto meno, un diario, ma la vita che si racconta ( e non un racconto di vita). Pertanto la sua lettura diventa un percorso di crescita consigliata e consigliabile per chi desideri affiancare Marzia / Zoe al proprio tracciato individuale per ritrovare una dimensione universale.