Seconda parte – L’AMORE
Nella prima parte, relativa a questo tema, abbiamo parlato dell’innamoramento, questa seconda parte è dedicata all’AMORE.
Così come abbiamo fatto nella prima parte, parleremo del tema in oggetto, considerandolo nella sua dimensione “normale“, perchè ci sembra riduttivo se non irriverente ridurlo nelle sue caratteristiche per un uso addomesticato. Partiamo, comunque, da una citazione estratta da un articolo già presentato: “Probabilmente concedere una maggior autonomia sessuale alle persone disabili spaventa noi più di quanto sia un problema per loro.“
Che cos’è l’amore e perché il termine stesso è in uso quasi come sinonimo dell’innamoramento? L’amore deve avere una sua collocazione e giustificazione nel suo etimo. Intanto facciamo una prima distinzione per le varie forme di amore, da quello filiale, amicale, genitioriale, ecc. Noi parliamo dell’amore erotico nella coppia, e lo distinguiamo dall’attivazione sessuale che ne è una giusta e logica conseguenza. Nella prima parte abbiamo detto che l’innamoramento è un fenomeno psico-fisico scatenato dall’intervento di un gruppo di ormoni , la FEA, che si esaurisce in un lasso di tempo contenuto, in seguito al quale, ci può essere una trasformazione dell’innamoramento in amore. L’amore, già nel suo etimo contiene gli elementi che lo contraddistinguono dall’innamoramento, che ricorda e rimanda ad una sorta di infiammazione e di incandescenza che , proprio in queste forti propulsioni , ha la sua caducità; mentre …
L’AMORE rappresenta una forma molto potente di negazione della morte; nel suo etimo la a è la particella greca della negazione; e more contiene la radice mors di morte. Quindi l’amore è la negazione della morte. “L’amore è l’unica cosa che non può morire“ recita un verso di una canzone di Adriano Cementano.
L’amore erotico (romantico – passionale) si estrinseca attraverso il fenomeno “proiettivo“, assimilato dalle figure genitoriali: il padre ha come oggetto d’amore la figura femminile, per cui è funzionale al maschio per identificazione e per la femmina che si identifica come oggetto d’amore; per la madre il processo identificatico è inverso.
Alcuni autori definiscono l’amore come una costellazione di affetti, attrazioni, desideri e bisogni. Mentre le prime tre dimensioni di questa definizione dell’amore sono comprensibili e accettabili, quella dei bisogni rende l’amore più freddo e speculativo. Ma, Robert J. Sterberg, tra gli esponenti più autorevoli di questo tema, nella sua teoria della triangolazione dell’amore lo intende come il risultato di tre componenti che si possono collocare ai vertici di un triangolo e che sono: l’intimità, la passione e la decisione/impegno. Anche qui la terza componente ha un sapore estraneo, oltre che freddo e da calcolo aritmetico. Come dire, con le parole di Francois-René Chateaubriand: <<Il cuore sente, la testa confronta>>. Ed è proprio su questo confronto, tutto di testa e di considerazioni sociali ed economiche, che gli amori degli andicappati sono costretti, da un regime educativo pregiudizievole, a sublimare e proiettare fuori dalla cerchia delle persone concrete i loro bisogni affettivi. Per una decisione già dichiarata, non approfondisco questo tema, già ampiamente trattato in altre occasioni.
Dott. Tassiello