Recensione a cura di Alessandro Leggieri per www.piccologenio.it“Sono sorretta da molti cuscini: non ho forza nei muscoli, sono come una bellissima bambola di pezza, lancio delle intense occhiate a mamma e nonna: è l’unico modo che ho di comunicare“.
E’ in questo modo che l’autrice descrive il momento del ritorno a casa dall’ospedale dopo essere sopravvissuta alla propria nascita; si perché Zoe, dopo essere uscita dal ventre materno, non respira e non può esprimere la sua gioia di vivere con il consueto pianto che tutte le mamme aspettano di sentire come segno che tutto si è concluso per il meglio. Il pianto arriverà solo dopo cinque minuti, purtroppo non senza conseguenze permanenti.
Un po’ diario autobiografico, un po’ romanzo di formazione, “Nata Viva“ è il racconto di un’esperienza di crescita. Racconto che non è solo un resoconto degli accadimenti ma anche sostegno, come sottolinea l’autrice stessa, nei momenti difficili.
Particolarmente difficile è stato per Zoe il periodo dell’adolescenza. Dopo la separazione dei suoi genitori, il padre naturale si fa sempre più assente, un dolore che l’autrice decide di tenere per sé e solo accenna. Principale figura paterna diventa allora Rickie, il nuovo compagno della madre con il quale Zoe instaura un ottimo rapporto. “Rickie era così, riusciva a trasformare le piccole cose in qualcosa di speciale e sempre divertente: (…) ed era sempre pronto a scherzare e giocare con tutti“.
Improvvisamente, all’età di tredici anni, Rickie muore lasciando un vuoto profondo nel cuore di chi gli voleva bene. “Rickie non c’era più (..). ma io conservo ricordi dentro di me e li scrivo sulla carta in modo che non sbiadiscano“. E’ in questo modo che Zoe inizia l’avventura della scrittura. “In quegli anni trascorrevo interminabili pomeriggi a casa e scrivevo era l’unica cosa che potevo fare senza l’aiuto di nessuno“. La scrittura diventa allora per l’autrice anche un’ancora di salvataggio nei confronti della solitudine, della tristezza e della noia.
Comincia in questo periodo la consapevolezza delle “profonde diversità“ che portano l’autrice ad un isolamento forzato dai coetanei. “Mi perdevo in lunghi ragionamenti su cose che per gli altri erano banali: il passare del tempo, l’avvicendarsi delle stagioni, i legami tra le persone che conoscevo“. E’ solo attraverso questo “riflettere tra me e me“ che l’autrice diventerà consapevole dei propri limiti e delle proprie capacità.
Accanto ad episodi prettamente adolescenziali come un pomeriggio passato sulle transenne dell’entrata di una discoteca in attesa delle amiche che non si presenteranno, episodio però significativo in quanto testimonianza di un’autonomia voluta e ricercata, l’autrice ci narra anche di “sostegni buoni e cattivi“, di azioni banali che diventano difficoltose per l’incapacità di prendersi delle responsabilità da parte degli adulti. E’ così che durante le medie Zoe deve attendere la madre alla fine delle lezioni per andare in bagno in quanto né bidelle né professoresse si prendono la briga di accompagnarla al piano di sopra per paura che possa succedere qualcosa e loro possano andarci di mezzo
Come un filo d’Arianna nel labirinto di quel periodo della vita che trasforma ognuno di noi da bambini in uomini e donne, Zoe ci conduce attraverso episodi piccoli e grandi e ci svela il suo personale percorso; un percorso più tortuoso della norma ma che alla fine porterà l’autrice ad un elevato grado di comprensione ed accettazione delle difficoltà legate alla propria condizione sia per sé che per gli altri.
La lettura di questo romanzo di formazione è consigliata ad adolescenti, giovani, genitori, docenti, presidi, insegnanti di sostegno e nonni. È un romanzo di formazione a tutti gli effetti (è un racconto non un saggio sulla disabilità) ma può essere anche di insegnamento per chi, adolescente, cerca la sua strada e la propria identità dentro e fuori dal gruppo, dalla famiglia, dalle convenzioni… o quasi…! A chi l’ha già trovata e desidera aiutare i più giovani che si stanno ancora cercando e scoprendo!
Zoe Rondini è una scrittrice, blogger e giornalista; il suo blog è www.piccologenio.it. È laureata in lettere e pedagogia. Da anni la sua scrittura si incentra sui diritti delle persone disabili ma anche su cinema e le tematiche pedagogiche sue grandi passioni. Ha anche pubblicato su altri siti, blog, giornali on-line e su “La Vita dell’Infanzia”: la rivista italiana della Montessori. Ultimamente si è dedicata ad un’altra importante tematica: nel suo blog sono presenti molti articoli sull’amore la sessualità e la disabilità. Sogna di avere più visibilità sui media per far sentire la sua voce a favore dell’infanzia e dei disabili. Nata viva è la sua opera prima.