Intervento dott.ssa Zoe Rondini “Diritto D’amore” – Congresso Nazionale Organizzato da CAMMINO
Abstract
L’amore in tutte le sue espressioni dovrebbe essere un diritto garantito a vari livelli. Purtroppo, rispetto a tanti paesi, l’Italia è ancora indietro per quanto riguarda la cultura del cambiamento. Molte scelte delle persone con bisogni speciali, sono affidate a loro e alle loro famiglie.
Partendo da questi presupposti porterò esempi positivi e negativi di come l’affettività, l’amore, la sessualità, il piacere, l’erotismo delle persone con disabilità vengono affrontate dalle famiglie e dal sistema.
Affettività e Disabilità: Un Approccio di Inclusione Familiare
La negazione dell’adultità e degli impulsi sessuali del famigliare con disabilità, è spesso dettata dalla paura:
- Paura che possa mancare il consenso.
- Paura che la persona non riesca a gestire le delusioni d’amore, il fidanzamento, il matrimonio e la genitorialità.
- Paura che un partner si possa approfittare della persona con bisogni speciali.
- Inutilità percepita del caregiver: quando la persona “rivendica” la sua crescita, autonomia, consapevolezza ed autodeterminazione, si attenua il bisogno di stare nella famiglia d’origine. In qualche caso, non tutti riescono a trovare un ruolo presente, ma meno accudente, ciò può generare senso di inutilità e vuoto nella persona normodotata.
Ci sono anche degli esempi positivi:
- La famiglia d’origine è aperta ai bisogni affettivi, amorevoli ed erotici del figlio o figlia
- La persona con disabilità si fidanza, in alcuni casi si sposa e mette al mondo dei figli.
- La persona o i genitori sono aperti ad un’esperienza erotica, ma non sanno come realizzarla. Cercano consigli, ciò li porta a rivolgersi a me o ad altre persone molto attive e dedite in quest’ambito.
Rompere Stereotipi e Pregiudizi
Negare certi bisogni significa vedere la persona con disabilità come un eterno bambino. Un altro errore comune a tante famiglie ed operatori è quello di vedere solo la disabilità volendola sanare a tutti i costi.
È giusto cercare le migliori cure riabilitative.
Va però considerato che ogni persona è fatta di corpo, mente e spirito. Un famigliare, un medico, un terapista, un’assistente dovrebbe occuparsi di tutti e tre gli elementi.
Infine, sarebbero auspicabili più comunicazione e formazione per un cambiamento socio-culturale e legislativo che non lasci indietro nessuno.
Ecco le slide del convegno, per chi vuole approfondire
Libri:
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