La storia di Giulia Cecchettin, una buona occasione per lavorare sull’educazione e la prevenzione

La storia di Giulia Cecchettin, la 22enne scomparsa in Veneto insieme all’ex fidanzato Filippo Turetta ed il tragico epilogo 7 giorni dopo. Il ragazzo è stato arrestato ed è indagato per omicidio volontario e sequestro di persona.

Tutta l’Italia si è stretta attorno alla storia di Giulia Cecchettine alla sua famiglia. In questo articolo cercherò di portare le considerazioni che mi appartengono di più, su un caso che sembra aver smosso le coscienze di tanti.

Si è concluso nel peggiore dei modi il caso della scomparsa di Filippo Turetta e Giulia Cecchettin, i due ex fidanzati 22enni di cui si sono perse le tracce da sabato 11 novembre in Veneto, dove vivevano con le loro famiglie. Il corpo senza vita della ragazza è stato rinvenuto nei pressi del lago di Barcis, a Pordenone, dopo 7 giorni di ricerche, mentre il giovane è stato fermato in Germania, vicino a Lipsia.

Stravolte le loro famiglie, da un lato il papà di Giulia Cecchettin, insieme alla sorella Elena e al fratello minore, dall’altro i genitori di Turetta. La famiglia di Giulia aveva perso la madre solo un anno fa.

I due ragazzi, che dopo essersi conosciuti all’Università avevano avuto una relazione conclusasi ad agosto, sono scomparsi sabato 11 novembre. Si erano dati appuntamento per uscire insieme. Forse è stato il fatidico ultimo appuntamento che psicologi e forze dell’ordine ci insegnano essere spesso l’appuntamento più pericoloso.

Un uomo che dice :“l’ho uccisa perché è solo mia” concepisce la relazione con una donna solo in termini di possesso. L’amore è volere il bene e la libertà dell’altra persona. L’amore è aiutarsi e completarsi. L’amore è unione, è costruire non distruggere.  Non è possesso e morte!

I dati sui femminicidi e varie disparità

Solo nel 2023 sono 109 le donne uccise nel 2023, fino al 3 dicembre, di cui 90 in ambito familiare o affettivo, 58 quelle uccise da partner o ex partner.

I dati Istat che riguardano le donne con disabilità, sono peggiori: il 72% delle donne disabili aveva subito violenza nell’arco della vita e che sono vittime di violenza sessuale più del doppio rispetto alle normotipiche.

Anche in questo caso, a fronte dei dati che emergono, il sommerso si stima enorme. Basti pensare che alle indagini Istat, fatte per telefono, non potevano rispondere donne sorde o con disabilità cognitiva, fa notare Rosalba Taddeini, referente dell’Osservatorio nazionale contro la violenza sulle donne con disabilità di Differenza Donna.

Non è giusto che le ragazze e le donne debbano aver paura per la loro vita o per le fantasie omicide di un uomo. Bisogna migliorare l’aiuto e la prevenzione. Tutti siamo coinvolti e possiamo fare la nostra parte. Parlando con la coppia in difficoltà.

Ci vuole più prevenzione e educazione.  La famiglia, la scuola, le forze dell’ordine dovrebbero dare buoni esempi ai bambini e ai giovani. L’intervento psicologico per capire i segnali di un rapporto “malato” o non equilibrato dovrebbero essere garantiti e gratuiti in molti ambiti al sud come al nord.

Perché nelle scuole non si prevedono delle prime lezioni di base per insegnare a TUTTI a riconoscere i primi segnali di disagio, non si parla dell’importanza del consenso e non si creano abbastanza opportunità di ascolto e non si fornisce in maniera sistematica un valido supporto? Dobbiamo tutti lavorare per una società non patriarcale, dove uomini e donne siano trattati allo stesso modo… Dove ci siano veramente gli stessi diritti e gli stessi doveri in famiglia, a scuola ma anche nel mondo del lavoro poiché in questo ambito ci sono ancora molte disparità tra uomini e donne.

Lo dimostrano i dati: nell’Unione europea risulta occupato l’80% della popolazione maschile in età lavorativa, contro il 69,3% di quella femminile. 10,7 punti percentuali la differenza di tasso di occupazione tra uomini e donne in Ue (2022), con l’Italia fanalino di coda tra gli Stati membri con solo il  52,6% delle donne occupate nel 2023. Quasi metà della popolazione femminile in età lavorativa in Italia non ha un impiego e, pertanto, non può vantare un’indipendenza economica rendendosi quindi più vulnerabile ad abusi e prevaricazioni.

Le persone disabili sono occupate in misura minore, e con stipendi inferiori. Peggiore la situazione per giovani e donne. I dati dell’ultimo report del Forum europeo della disabilità lo dimostrano: “il rapporto mostra che solo il 51,3% delle persone attive con disabilità in età lavorativa nell’UE ha un lavoro retribuito. Inoltre, ancora una volta, le donne e i giovani risultano i gruppi più svantaggiati: solo il 49% delle donne e il 47,4% dei giovani con disabilità hanno un lavoro retribuito”.

Tornando sulla vicenda di Giulia,  le parole del padre, al termine del funerale sono profonde e di insegnamento per tutti:

“In questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte può, anzi, deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita”.

Violenza sulle donne: cosa possiamo fare

Nonostante le difficoltà e la paura, chiedere aiuto (magari contattando il numero antiviolenza e stalking “1522”) è l’unico strumento nelle mani di una donna che subisce violenza. Uno tra i consigli utili da dare a qualsiasi donna è quello di provare a non accettare fin dall’inizio la prima manifestazione di violenza, perché ne seguirà certamente una successiva e così via fino ad arrivare ad una terribile escalation di soprusi e accuse.

La piaga più grande è che le donne fanno fatica a parlare della violenza che subiscono, pensando che ci sia qualcosa di sbagliato in loro. La vittima che viene isolata non parla con nessuno di ciò che sta vivendo mentre invece sarebbe fondamentale, cercare di chiedere aiuto per porre fine alla spirale di crudeltà in cui si è costretti a vivere. La richiesta d’aiuto può essere rivolta a familiari, amici, centri specializzati e centri antiviolenza. Nei centri antiviolenza sul territorio, ci lavora un personale specializzato in grado di fornire informazioni utili a tutelarsi e a comprendere ogni situazione.  Per denunciare i fatti o chiedere un immediato intervento in caso di pericolo imminente è possibile anche rivolgersi alla Stazione dei Carabinieri o al Commissariato della Polizia di Stato.

Il video della lettera di Gino, durante il funerale

Infondo in questa tragedia, la cosa che colpisce è che non trapela nessun rancore dalla famiglia Cecchettin.  Spero che l’esempio di Gino sia per me, per tante persone e istituzioni, un monito a liberarsi dai sentimenti e messaggi negativi e lavorare sull’educazione e la prevenzione.

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La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Il progettoDisabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità”  nasce in seguito alla pubblicazione  del romanzo di formazione  autobiografico Nata viva” (prima edizione aprile 2011).

L’idea deriva da un’intuizione , nel 2012, di Matteo Frasca, amico, consulente letterario e pedagogista che già lavorava in diverse scuole a Roma e provincia. Nel confrontarci è emerso che, dopo aver riscontrato con “Nata viva” un certo entusiasmo nel pubblico adulto, poteva essere una buona idea presentare il romanzo anche a bambini e adolescenti. Molti capitoli trattano dell’età della formazione, in questi descrivo i giochi, le favole, i cartoni animati che mi facevano compagnia quando ero bambina. Il racconto affronta anche i problemi scolastici da me incontrati, la solitudine, l’amicizia, il rapporto tra pari, le passioni: in particolare quella per la scrittura. Capitolo dopo capitolo emerge una protagonista che con fatica cresce, diventa adolescente, si sente allo stesso tempo uguale e diversa dai compagni di classe che un po’ l’accettavano e un po’ la bullizzavano. 

La narrazione di sé: un metodo e per superare i pregiudizi

Con il tempo l’esperienza si è raffinata. Il metodo è semplice ed efficace: ai ragazzi narro degli episodi della mia vita: la nascita, la scuola, la famiglia e poi propongo la lettura di alcuni brani, analizzandoli in un’ottica di inclusione e del rispetto delle differenze.  Negli incontri lascio spazio per le domande e invito gli alunni, attraverso  alcuni stratagemmi, a narrare i loro vissuti della scuola, della famiglia, del rapporto tra pari e con gli adulti di riferimento, la noia, il tempo libero, le loro paure e speranze. 

Il progetto riesce ad essere un’occasione per favorire la comunicazione tra alunni ed insegnanti. Per me è sempre sorprendente ascoltare episodi di vita dei ragazzi, le loro aspettative, i vissuti, e talvolta qualche criticità della quale i professori non erano al corrente. Fino ad oggi ho riscontrato molto entusiasmo, soprattutto nei ragazzi delle scuole medie: non sono più piccoli, ma non hanno ancora i timori degli adulti. Si lasciano coinvolgere dalla narrazione e sono realmente desiderosi di capire come ho percepito la mia “diversità”.

Mi sono rimaste impresse alcune delle domande più belle e coraggiose:

“Zoe ti sei mai innamorata?”

“Come hai fatto a raccontare la tua nascita? Ma tu te la ricordi?!”

“Se oggi potessi dire qualcosa alla Zoe bambina, cosa le diresti?”

Se non avessi avuto quel “cortocircuito” al momento della nascita saresti stata comunque una scrittrice o pensi che avresti fatto un lavoro diverso?

Cosa provavi quando le tue compagne di classe e le insegnanti non ti volevano aiutare?

Nel brano dove racconti della tua nascita parli di tua madre e di tua nonna, ma tuo padre c’era e se era presente cosa faceva?

Nei panni dei tuoi famigliari cosa avresti fatto con una bambina disabile?

In tutte le risposte ho cercato di dare risalto alle conquiste ottenute nelle diverse circostanze in cui mi sono ritrovata. Tali traguardi sono stati raggiunti grazie agli forzi della mia famiglia e miei non solo nella riabilitazione, ma anche grazie al percorso di studi nel quale sono stata sostenuta fino al raggiungimento della laurea in scienze dell’educazione e della formazione con specializzazione in editoria e scrittura. Nel corso degli incontri non nascondo ai giovani  i miei brutti voti e la voglia di abbandonare la scuola, ma cerco sempre di trasmettere il valore della volontà e della tenacia, che sono fondamentali per raggiungere tanti traguardi,  anche se spesso si comprende a molti anni di distanza.

Uno degli scopi del progetto è incentivare le narrazioni dei ragazzi e sviluppare in loro la consapevolezza dei loro obiettivi e aspirazioni. A tal proposito sono tanti i racconti che mi hanno colpita. C’è chi vuole laurearsi in America, chi ambisce a diventare scienziato o viaggiare in tutto il mondo per fornire il proprio contributo alla risoluzione dei problemi climatici. Tanti poi, vogliono diventare medici, psicologi, insegnanti per aiutare  i bambini e le loro famiglie. Sono sognatori, ma anche pragmatici e ben inseriti nella realtà in cui vivono, a differenza dei bambini della mia generazione che volavano un po’ di più con la fantasia e per i quali lo scontro con la realtà è stato spesso traumatico!

I primi anni del progetto ho svolto molti incontri nelle scuole di Campagnano e Nazzano, in provincia di Roma, insieme a Matteo Frasca. Ci è rimasta impressa un’alunna di seconda media che desiderava morire. Parlandole è emerso che per lei la morte era semplicemente un modo per ricongiungersi con lo zio, mancato da poco. Abbiamo cercato di incoraggiarla dicendo che i nostri cari sono felici nell’assistere, anche se da lontano, alle nostre conquiste presenti e future e seguono il nostro percorso di crescita. Ricordo con tenerezza anche un’altra bambina che mi ha raccontato che il suo papà ha un handicap fisico, e ispirata dal mio esempio, desidera   scrivere un libro su di lui.

È entusiasmante conoscere giovani di varie realtà del territorio, da scuole di provincia a istituti a Roma nord. Mi rimane impressa la grande empatia di presidi, professori ed alunni che mi aprono le porte e mi permettono di fare parte di una realtà che, negli anni ’80 e ‘90 mi ha emarginata come studentessa. Per fortuna adesso c’è più attenzione verso le persone con disabilità che hanno diritto ad un buon inserimento scolastico e verso chi vuole, a distanza di anni, far pace con l’istituzione  scolastica.

Traguardi e prospettive pedagogiche

L’intento degli incontri è quello di stimolare la narrazione di sé quale strumento di presa di coscienza dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Attraverso il confronto e la narrazione si cerca di dimostrare che determinate sensazioni e esperienze ci accomunano, aldilà delle differenze nel nostro modo di apparire. Agli alunni si cerca di trasmettere il messaggio che la “diversità” è negli occhi di chi guarda e che questa può rappresentare una risorsa, come affermato dal pedagogista russo Anton Semenovyč Makarenko. L’ambizione del progetto è quella di seminare nei ragazzi la voglia di esplorare la diversità, appassionarsi a nuove narrazioni ed aumentare la consapevolezza del sé e del cyberspazio nel quale si trovano sempre di più ad interagire, al fine di  essere più empatici e curiosi. A tale scopo  si cerca di rafforzare la capacità di narrare i propri vissuti al fine di esplorare i propri  limiti, ma anche delle proprie potenzialità.

Nell’ambito della psicologia, si è posta molta attenzione all’utilità dei ricordi autobiografici, nella convinzione che le caratteristiche di autoconoscenza di tali ricordi contribuirebbero alla percezione di coerenza personale e di un senso di sé nel tempo.  Lo psicologo Bauer affermava che “La capacità di narrare, intesa come funzione mentale è fondamentale per dare un’organizzazione al proprio mondo interiore e per attribuire significati all’esperienza umana”. È ormai assodato che la narrazione del sé sta dando esiti positivi nei bambini, ma anche negli adulti dei reparti oncologici.

In fondo, parlare di “Nata Viva” è solo il pretesto per aiutare gli altri a raccontare le proprie speranze e le difficoltà.

Considerazioni sull’esperienza ripetuta

Ad oggi il progetto è stato ripetuto nelle scuole primarie e secondarie e anche presso le Università la Sapienza e LUMSA di Roma, dove ogni anno tengo una lezione conclusiva del Master di neuropsicologia dell’età evolutiva.

I contenuti, la metodica e la durata dell’incontro variano in base all’età degli studenti e alle esigenze del programma didattico.

Non mi affatico a parlare, come a volte chi non mi conosce può temere. Per me è un’esperienza bellissima aiutare gli altri a narrarsi e narrare i vissuti, ma anche la realtà che ci circonda. Nel mio piccolo cerco di scardinare i pregiudizi che a volte ancora permangono sulle varie diversità. Con le classi elementari e medie mi focalizzo sul contrasto al bullismo e al cyberbullismo, mentre, per gli studenti del corso di pedagogia della Sapienza e del master di neuropsicologia dell’età evolutiva della LUMSA, focalizzo il mio intervento affinché possa essere per loro un supporto per capire cosa succede ad un bambino disabile ed alla famiglia durante un percorso riabilitativo o semplicemente durante l’apprendimento.

Ricordo uno studente della LUMSA che, a conclusione della lezione mi ha detto:

“Non avevo mai pensato a quanto l’aspetto psicologico della terapia riabilitativa potesse incidere sul bambino e sul nucleo famigliare, d’ora in avanti ci presterò più attenzione perché non è un fattore di poca importanza”.

I bambini di Radio Freccia Azzurra: piccoli grandi intervistatori

Grazie agli incontri nelle scuole, a maggio 2016 sono stata intervistata dai bambini di Radio Freccia Azzurra, un progetto pedagogico rivoluzionario ed innovativo realizzato da Matteo Frasca con il sostegno della sua Associazione Matura Infanzia e il circolo Gianni Rodari onlus.

I piccoli speakers erano già informati su chi fossi e cosa facessi. Matteo aveva già parlato loro di me, del romanzo e aveva proiettato il cortometraggio “Nata viva”, ispirato al romanzo e che ne costituisce un sequel. Il giorno dell’intervista, al mio arrivo era tutto pronto: il microfono, le domande, lo speaker, il coro e perfino la pubblicità; tutto realizzato e condotto dai bambini. Ero emozionata e divertita nel rispondere alle loro domande. I bambini erano molto preparati e sicuri. Le maestre e Matteo erano in fondo alla classe, avevano fatto un ottimo lavoro di preparazione e i bambini di quinta elementare erano completamente autonomi e pronti a conoscere una nuova storia. Per fortuna che in molte scuole si da valore agli incontri, alle storie ed ai personaggi contemporanei, che non sono solo del passato e che non fanno parte di un programma didattico tradizionale.

Esplorare la diversità e ad appassionarsi di nuove narrazioni

Negli ultimi anni ho ripetuto il progetto senza Matteo, perché impegnato con nuove iniziative e progetti di vita. Una tappa importante è rappresentata dall’incontro con le classi quinte elementari e medie della scuola Di Donato di Roma, una realtà scolastica unica a Roma per l’impegno sociale e l’inclusione tra i bambini e i ragazzi di diverse etnieQuest’incontro è stato diverso dagli altri: il professore di arte ha introdotto il mio intervento con una interessante lezione su teatro, artisti, barriere e diversità. Nella seconda parte dell’incontro Emilia Martinelli, dell’Associazione Fuori Contesto, nonché amica e membro del comitato genitori della Di Donato, ha letto dei brani ed insieme abbiamo stimolato il racconto in una classe molto ricca e multietnica. Quanta empatia con gli adolescenti che si sentono inadeguati, ma allo stesso tempo vorrebbero cambiare questo strano mondo! Recentemente, grazie alla presenza di una preside molto lungimirante, ho avuto l’occasione di intervenire più volte presso le classi medie dell’Istituto Comprensivo Nitti di Roma.

Spero che l’entusiasmo dimostrato dagli studenti incontrati finora nei confronti di una persona e delle storie nuove accompagni loro nella crescita e che possano continuare ad esplorare la diversità e ad appassionarsi a  nuove narrazioni perché “la diversità può (e dovrebbe) rappresentare una risorsa”, come affermava Makarenko.

Il progetto e le aspirazioni per il futuro

Per quanto riguarda le aspettative future, mi piacerebbe riprendere il progetto che si è interrotto e rallentato dalla pandemia in poi. Dopo le docenze universitarie, mi piacerebbe contribuire a formare chi lavora nelle scuole, case-famiglia, carceri, ospedali… sul valore terapeutico della narrazione di sé, la medicina narrativa,  sulla prevenzione al bullismo, al cyberbullismo ed a tutte le forme di discriminazioni in primis vorrei fare la mia  parte per educare i ragazzi all’amore e al rispetto e le ragazze a riconoscere i segnali che potrebbero portare alla violenza psicologica e fisica.

Grazie anche alla  laurea in scienze dell’educazione e formazione, mi sento sufficientemente preparata a far crescere il progetto “Disabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità” in presenza o con la didattica a distanza.

Al momento non sono mancate le occasioni per spiegare la metodologia in diversi convegni importanti.

Per tutti i dettagli del progetto,  per invitarmi a ripeterlo gratuitamente nelle scuole di  Roma e provincia (o in tutt’Italia con la didattica a distanza)  potete mandare una mail a: zoe.rondini@gmail.com

Le scuole e i corsi universitari che hanno aderito al progetto, anche più volte, dal 2012 ad oggi sono state:

Istituto Comprensivo Nitti di Roma, classi medie: III E,  III D, IA, IIIA, IIIB, IIIC, IIID, IIIE, IIIF, IIIG e IIIH

Liceo scientifico Giovanni Keplero, Roma – classe medie II, sezione G;

Liceo scientifico Plinio Seniore, Roma – cinque classi;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – sette classi  seconde e sette classi terze medie;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – cinque classi di quinta elementare;

Plesso Piazza Capri a Montesacro, Roma – quinta elementare;

Scuola Federico Di Donato, Roma – classi quinte elementari  e prime medie, sezioni A e B.

Facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione, Università la Sapienza di Roma, corso di Pedagogia generale (Prof. Nicola Siciliani De Cumis);

12.2023 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per la scuola internazionale triennale di psicomotricità.

l’11.09.2022 e il 5.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuropsicologia dell’età evolutiva sulla narrazione del sé come strumento di empowerment.

09.2022 ed il 23.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma

Per tutti i dettagli del progetto,  per invitarmi a ripeterlo gratuitamente nelle scuole di  Roma e provincia (o in tutt’Italia con la didattica a distanza)  potete mandare una mail a: zoe.rondini@gmail.com

Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

Il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone” è aperto a tutti i maggiorenni!

Libri:

Per comprare il saggio RaccontAbili clicca qui

Per comprare il romanzo autobiografico e di formazione Nata Viva clicca qui

Le scuole e i corsi universitari che hanno aderito al progetto, anche più volte, dal 2012 ad oggi sono state:

Istituto Comprensivo Nitti di Roma, classi medie: III E,  III D, IA, IIIA, IIIB, IIIC, IIID, IIIE, IIIF, IIIG e IIIH

Liceo scientifico Giovanni Keplero, Roma – classe medie II, sezione G;

Liceo scientifico Plinio Seniore, Roma – cinque classi;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – sette classi  seconde e sette classi terze medie;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – cinque classi di quinta elementare;

Plesso Piazza Capri a Montesacro, Roma – quinta elementare;

Scuola Federico Di Donato, Roma – classi quinte elementari  e prime medie, sezioni A e B.

Facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione, Università la Sapienza di Roma, corso di Pedagogia generale (Prof. Nicola Siciliani De Cumis);

12.2023 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per la scuola internazionale triennale di psicomotricità.

l’11.09.2022 e il 5.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuropsicologia dell’età evolutiva sulla narrazione del sé come strumento di empowerment.

09.2022 ed il 23.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuro riabilitazione. Di seguito i materiali delle lezioni:

Contatti: E-mail: zoe.rondini@gmail.com 

Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

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