La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Il progettoDisabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità”  nasce in seguito alla pubblicazione  del romanzo di formazione  autobiografico Nata viva” (prima edizione aprile 2011).

L’idea deriva da un’intuizione , nel 2012, di Matteo Frasca, amico, consulente letterario e pedagogista che già lavorava in diverse scuole a Roma e provincia. Nel confrontarci è emerso che, dopo aver riscontrato con “Nata viva” un certo entusiasmo nel pubblico adulto, poteva essere una buona idea presentare il romanzo anche a bambini e adolescenti. Molti capitoli trattano dell’età della formazione, in questi descrivo i giochi, le favole, i cartoni animati che mi facevano compagnia quando ero bambina. Il racconto affronta anche i problemi scolastici da me incontrati, la solitudine, l’amicizia, il rapporto tra pari, le passioni: in particolare quella per la scrittura. Capitolo dopo capitolo emerge una protagonista che con fatica cresce, diventa adolescente, si sente allo stesso tempo uguale e diversa dai compagni di classe che un po’ l’accettavano e un po’ la bullizzavano. 

La narrazione di sé: un metodo e per superare i pregiudizi

Con il tempo l’esperienza si è raffinata. Il metodo è semplice ed efficace: ai ragazzi narro degli episodi della mia vita: la nascita, la scuola, la famiglia e poi propongo la lettura di alcuni brani, analizzandoli in un’ottica di inclusione e del rispetto delle differenze.  Negli incontri lascio spazio per le domande e invito gli alunni, attraverso  alcuni stratagemmi, a narrare i loro vissuti della scuola, della famiglia, del rapporto tra pari e con gli adulti di riferimento, la noia, il tempo libero, le loro paure e speranze. 

Il progetto riesce ad essere un’occasione per favorire la comunicazione tra alunni ed insegnanti. Per me è sempre sorprendente ascoltare episodi di vita dei ragazzi, le loro aspettative, i vissuti, e talvolta qualche criticità della quale i professori non erano al corrente. Fino ad oggi ho riscontrato molto entusiasmo, soprattutto nei ragazzi delle scuole medie: non sono più piccoli, ma non hanno ancora i timori degli adulti. Si lasciano coinvolgere dalla narrazione e sono realmente desiderosi di capire come ho percepito la mia “diversità”.

Mi sono rimaste impresse alcune delle domande più belle e coraggiose:

“Zoe ti sei mai innamorata?”

“Come hai fatto a raccontare la tua nascita? Ma tu te la ricordi?!”

“Se oggi potessi dire qualcosa alla Zoe bambina, cosa le diresti?”

Se non avessi avuto quel “cortocircuito” al momento della nascita saresti stata comunque una scrittrice o pensi che avresti fatto un lavoro diverso?

Cosa provavi quando le tue compagne di classe e le insegnanti non ti volevano aiutare?

Nel brano dove racconti della tua nascita parli di tua madre e di tua nonna, ma tuo padre c’era e se era presente cosa faceva?

Nei panni dei tuoi famigliari cosa avresti fatto con una bambina disabile?

In tutte le risposte ho cercato di dare risalto alle conquiste ottenute nelle diverse circostanze in cui mi sono ritrovata. Tali traguardi sono stati raggiunti grazie agli forzi della mia famiglia e miei non solo nella riabilitazione, ma anche grazie al percorso di studi nel quale sono stata sostenuta fino al raggiungimento della laurea in scienze dell’educazione e della formazione con specializzazione in editoria e scrittura. Nel corso degli incontri non nascondo ai giovani  i miei brutti voti e la voglia di abbandonare la scuola, ma cerco sempre di trasmettere il valore della volontà e della tenacia, che sono fondamentali per raggiungere tanti traguardi,  anche se spesso si comprende a molti anni di distanza.

Uno degli scopi del progetto è incentivare le narrazioni dei ragazzi e sviluppare in loro la consapevolezza dei loro obiettivi e aspirazioni. A tal proposito sono tanti i racconti che mi hanno colpita. C’è chi vuole laurearsi in America, chi ambisce a diventare scienziato o viaggiare in tutto il mondo per fornire il proprio contributo alla risoluzione dei problemi climatici. Tanti poi, vogliono diventare medici, psicologi, insegnanti per aiutare  i bambini e le loro famiglie. Sono sognatori, ma anche pragmatici e ben inseriti nella realtà in cui vivono, a differenza dei bambini della mia generazione che volavano un po’ di più con la fantasia e per i quali lo scontro con la realtà è stato spesso traumatico!

I primi anni del progetto ho svolto molti incontri nelle scuole di Campagnano e Nazzano, in provincia di Roma, insieme a Matteo Frasca. Ci è rimasta impressa un’alunna di seconda media che desiderava morire. Parlandole è emerso che per lei la morte era semplicemente un modo per ricongiungersi con lo zio, mancato da poco. Abbiamo cercato di incoraggiarla dicendo che i nostri cari sono felici nell’assistere, anche se da lontano, alle nostre conquiste presenti e future e seguono il nostro percorso di crescita. Ricordo con tenerezza anche un’altra bambina che mi ha raccontato che il suo papà ha un handicap fisico, e ispirata dal mio esempio, desidera   scrivere un libro su di lui.

È entusiasmante conoscere giovani di varie realtà del territorio, da scuole di provincia a istituti a Roma nord. Mi rimane impressa la grande empatia di presidi, professori ed alunni che mi aprono le porte e mi permettono di fare parte di una realtà che, negli anni ’80 e ‘90 mi ha emarginata come studentessa. Per fortuna adesso c’è più attenzione verso le persone con disabilità che hanno diritto ad un buon inserimento scolastico e verso chi vuole, a distanza di anni, far pace con l’istituzione  scolastica.

Traguardi e prospettive pedagogiche

L’intento degli incontri è quello di stimolare la narrazione di sé quale strumento di presa di coscienza dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Attraverso il confronto e la narrazione si cerca di dimostrare che determinate sensazioni e esperienze ci accomunano, aldilà delle differenze nel nostro modo di apparire. Agli alunni si cerca di trasmettere il messaggio che la “diversità” è negli occhi di chi guarda e che questa può rappresentare una risorsa, come affermato dal pedagogista russo Anton Semenovyč Makarenko. L’ambizione del progetto è quella di seminare nei ragazzi la voglia di esplorare la diversità, appassionarsi a nuove narrazioni ed aumentare la consapevolezza del sé e del cyberspazio nel quale si trovano sempre di più ad interagire, al fine di  essere più empatici e curiosi. A tale scopo  si cerca di rafforzare la capacità di narrare i propri vissuti al fine di esplorare i propri  limiti, ma anche delle proprie potenzialità.

Nell’ambito della psicologia, si è posta molta attenzione all’utilità dei ricordi autobiografici, nella convinzione che le caratteristiche di autoconoscenza di tali ricordi contribuirebbero alla percezione di coerenza personale e di un senso di sé nel tempo.  Lo psicologo Bauer affermava che “La capacità di narrare, intesa come funzione mentale è fondamentale per dare un’organizzazione al proprio mondo interiore e per attribuire significati all’esperienza umana”. È ormai assodato che la narrazione del sé sta dando esiti positivi nei bambini, ma anche negli adulti dei reparti oncologici.

In fondo, parlare di “Nata Viva” è solo il pretesto per aiutare gli altri a raccontare le proprie speranze e le difficoltà.

Considerazioni sull’esperienza ripetuta

Ad oggi il progetto è stato ripetuto nelle scuole primarie e secondarie e anche presso le Università la Sapienza e LUMSA di Roma, dove ogni anno tengo una lezione conclusiva del Master di neuropsicologia dell’età evolutiva.

I contenuti, la metodica e la durata dell’incontro variano in base all’età degli studenti e alle esigenze del programma didattico.

Non mi affatico a parlare, come a volte chi non mi conosce può temere. Per me è un’esperienza bellissima aiutare gli altri a narrarsi e narrare i vissuti, ma anche la realtà che ci circonda. Nel mio piccolo cerco di scardinare i pregiudizi che a volte ancora permangono sulle varie diversità. Con le classi elementari e medie mi focalizzo sul contrasto al bullismo e al cyberbullismo, mentre, per gli studenti del corso di pedagogia della Sapienza e del master di neuropsicologia dell’età evolutiva della LUMSA, focalizzo il mio intervento affinché possa essere per loro un supporto per capire cosa succede ad un bambino disabile ed alla famiglia durante un percorso riabilitativo o semplicemente durante l’apprendimento.

Ricordo uno studente della LUMSA che, a conclusione della lezione mi ha detto:

“Non avevo mai pensato a quanto l’aspetto psicologico della terapia riabilitativa potesse incidere sul bambino e sul nucleo famigliare, d’ora in avanti ci presterò più attenzione perché non è un fattore di poca importanza”.

I bambini di Radio Freccia Azzurra: piccoli grandi intervistatori

Grazie agli incontri nelle scuole, a maggio 2016 sono stata intervistata dai bambini di Radio Freccia Azzurra, un progetto pedagogico rivoluzionario ed innovativo realizzato da Matteo Frasca con il sostegno della sua Associazione Matura Infanzia e il circolo Gianni Rodari onlus.

I piccoli speakers erano già informati su chi fossi e cosa facessi. Matteo aveva già parlato loro di me, del romanzo e aveva proiettato il cortometraggio “Nata viva”, ispirato al romanzo e che ne costituisce un sequel. Il giorno dell’intervista, al mio arrivo era tutto pronto: il microfono, le domande, lo speaker, il coro e perfino la pubblicità; tutto realizzato e condotto dai bambini. Ero emozionata e divertita nel rispondere alle loro domande. I bambini erano molto preparati e sicuri. Le maestre e Matteo erano in fondo alla classe, avevano fatto un ottimo lavoro di preparazione e i bambini di quinta elementare erano completamente autonomi e pronti a conoscere una nuova storia. Per fortuna che in molte scuole si da valore agli incontri, alle storie ed ai personaggi contemporanei, che non sono solo del passato e che non fanno parte di un programma didattico tradizionale.

Esplorare la diversità e ad appassionarsi di nuove narrazioni

Negli ultimi anni ho ripetuto il progetto senza Matteo, perché impegnato con nuove iniziative e progetti di vita. Una tappa importante è rappresentata dall’incontro con le classi quinte elementari e medie della scuola Di Donato di Roma, una realtà scolastica unica a Roma per l’impegno sociale e l’inclusione tra i bambini e i ragazzi di diverse etnieQuest’incontro è stato diverso dagli altri: il professore di arte ha introdotto il mio intervento con una interessante lezione su teatro, artisti, barriere e diversità. Nella seconda parte dell’incontro Emilia Martinelli, dell’Associazione Fuori Contesto, nonché amica e membro del comitato genitori della Di Donato, ha letto dei brani ed insieme abbiamo stimolato il racconto in una classe molto ricca e multietnica. Quanta empatia con gli adolescenti che si sentono inadeguati, ma allo stesso tempo vorrebbero cambiare questo strano mondo! Recentemente, grazie alla presenza di una preside molto lungimirante, ho avuto l’occasione di intervenire più volte presso le classi medie dell’Istituto Comprensivo Nitti di Roma.

Spero che l’entusiasmo dimostrato dagli studenti incontrati finora nei confronti di una persona e delle storie nuove accompagni loro nella crescita e che possano continuare ad esplorare la diversità e ad appassionarsi a  nuove narrazioni perché “la diversità può (e dovrebbe) rappresentare una risorsa”, come affermava Makarenko.

Il progetto e le aspirazioni per il futuro

Per quanto riguarda le aspettative future, mi piacerebbe riprendere il progetto che si è interrotto e rallentato dalla pandemia in poi. Dopo le docenze universitarie, mi piacerebbe contribuire a formare chi lavora nelle scuole, case-famiglia, carceri, ospedali… sul valore terapeutico della narrazione di sé, la medicina narrativa,  sulla prevenzione al bullismo, al cyberbullismo ed a tutte le forme di discriminazioni in primis vorrei fare la mia  parte per educare i ragazzi all’amore e al rispetto e le ragazze a riconoscere i segnali che potrebbero portare alla violenza psicologica e fisica.

Grazie anche alla  laurea in scienze dell’educazione e formazione, mi sento sufficientemente preparata a far crescere il progetto “Disabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità” in presenza o con la didattica a distanza.

Al momento non sono mancate le occasioni per spiegare la metodologia in diversi convegni importanti.

Per tutti i dettagli del progetto,  per invitarmi a ripeterlo gratuitamente nelle scuole di  Roma e provincia (o in tutt’Italia con la didattica a distanza)  potete mandare una mail a: zoe.rondini@gmail.com

Le scuole e i corsi universitari che hanno aderito al progetto, anche più volte, dal 2012 ad oggi sono state:

Istituto Comprensivo Nitti di Roma, classi medie: III E,  III D, IA, IIIA, IIIB, IIIC, IIID, IIIE, IIIF, IIIG e IIIH

Liceo scientifico Giovanni Keplero, Roma – classe medie II, sezione G;

Liceo scientifico Plinio Seniore, Roma – cinque classi;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – sette classi  seconde e sette classi terze medie;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – cinque classi di quinta elementare;

Plesso Piazza Capri a Montesacro, Roma – quinta elementare;

Scuola Federico Di Donato, Roma – classi quinte elementari  e prime medie, sezioni A e B.

Facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione, Università la Sapienza di Roma, corso di Pedagogia generale (Prof. Nicola Siciliani De Cumis);

12.2023 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per la scuola internazionale triennale di psicomotricità.

l’11.09.2022 e il 5.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuropsicologia dell’età evolutiva sulla narrazione del sé come strumento di empowerment.

09.2022 ed il 23.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma

Per tutti i dettagli del progetto,  per invitarmi a ripeterlo gratuitamente nelle scuole di  Roma e provincia (o in tutt’Italia con la didattica a distanza)  potete mandare una mail a: zoe.rondini@gmail.com

Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

Il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone” è aperto a tutti i maggiorenni!

Libri:

Per comprare il saggio RaccontAbili clicca qui

Per comprare il romanzo autobiografico e di formazione Nata Viva clicca qui

Le scuole e i corsi universitari che hanno aderito al progetto, anche più volte, dal 2012 ad oggi sono state:

Istituto Comprensivo Nitti di Roma, classi medie: III E,  III D, IA, IIIA, IIIB, IIIC, IIID, IIIE, IIIF, IIIG e IIIH

Liceo scientifico Giovanni Keplero, Roma – classe medie II, sezione G;

Liceo scientifico Plinio Seniore, Roma – cinque classi;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – sette classi  seconde e sette classi terze medie;

Istituto Comprensivo Campagnano, Campagnano (RM) – cinque classi di quinta elementare;

Plesso Piazza Capri a Montesacro, Roma – quinta elementare;

Scuola Federico Di Donato, Roma – classi quinte elementari  e prime medie, sezioni A e B.

Facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione, Università la Sapienza di Roma, corso di Pedagogia generale (Prof. Nicola Siciliani De Cumis);

12.2023 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per la scuola internazionale triennale di psicomotricità.

l’11.09.2022 e il 5.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuropsicologia dell’età evolutiva sulla narrazione del sé come strumento di empowerment.

09.2022 ed il 23.09.2021 Prestazione occasionale presso l’Università Lumsa di Roma, per il Master in Neuro riabilitazione. Di seguito i materiali delle lezioni:

Contatti: E-mail: zoe.rondini@gmail.com 

Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram

Leggi anche:

Convegno Erickson “Sono adulto! Disabilità diritto alla scelta e progetto di vita”

Presentazione di “Nata viva”, romanzo e cortometraggio

Presentazione del saggio “RaccontAbili”

 

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Intervista a Zoe Rondini su Steradiodj

Grazie a Stefano Pietta e Manuela Monfredini  abbiamo parlato della scrittura come strumento di emancipazione per combattere la solitudine e aiutare gli altri.

La scrittura è nata come una passione, poi si è trasformata  in un lavoro giornalistico e in due opere letterarie edite.

Da questa passione è nato altresì il portale www.piccologenio.it , il romanzo autobiografico “Nata Viva” e il saggio RaccontAbili. Nell’intervista non sono mancate domande su amore e sessualità, da più di dieci anni affronto tali tematiche nel gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone!

Vi aspetto!

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La sessualità tantrica come aiuto al benessere di ogni persona

L’esperienza del tantra vissuta da una donna normodotata ed un uomo disabile. Due testimonianze a confronto per capire e sapere.

Contatti: E-mai zoe.rondini@gmail.comoppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo  Istagram

 

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Zoe Rondini è Nata Viva

Fonte: Link all’articolo su Il Blog di Rosario Frasca

Quando ero piccola tutti mi dicevano che ero uguale agli altri bambini, poi crescendo mi è venuto qualche dubbio. (Zoe Rondini – Nata Viva)

Il libro

Dopo aver letto Nata Viva di Zoe Rondini, ho chiuso il libro con una domanda che mi roteava nella testa anche nelle situazioni più improbabili: cosa ha voluto dire Zoe raccontandosi? Ero convinto che, se riuscivo a rispondere a questa domanda, forse avrei trovato il bandolo della matassa: il tema di fondo dell’opera. Ero altrettanto convinto che rispondere non sarebbe stato facile, perché la mia conoscenza di Zoe si fermava ad alcuni eventi pianificati e a pochi, occasionali e amichevoli incontri con lei, con la famiglia e il suo entourage; ciò non sarebbe stato sufficiente per conoscere la vera Zoe e non mi avrebbe consentito di rispondere all’intrigante domanda: “Cosa ha voluto dire Zoe scrivendo questa sua opera prima?

La prova e la rappresentazione teatrale de La cantastorie Zoe

La domanda mi ha accompagnato per un po’ di tempo fino a quando un giorno qualcuno mi disse che con Zoe stavano lavorando su una presentazione teatrale di Nata Viva e che avrebbero avuto piacere di fare l’anteprima o la prova generale a casa nostra, con la presenza dei famigliari e di qualche amico. Mia moglie ed io, forse per motivi diversi, abbiamo accolto con entusiasmo la richiesta. L’evento è stato pianificato e organizzato con infantile trepidazione, (come fosse la vigilia di Natale), e si è svolto come previsto in un clima di serena empatia.

(1) La cantastorie Zoe al Rifugio del Menestrello

Dopo questa presentazione casalinga, la mia conoscenza di Zoe era aumentata e ho iniziato ad abbozzare qualche approfondimento e riflessione su quanto raccontato nel romanzo di formazione dal titolo così pregno di significati, (ex utero vivus editus). Gli approfondimenti e le riflessioni però, non andavano più in là di una rilettura fredda e distaccata di quanto raccontato e rappresentato nell’anteprima teatrale; non riuscivo a convincermi né a calarmi nelle situazioni raccontate; tutto mi rimaneva estraneo… fino al giorno in cui ho assistito allo spettacolo La cantastorie Zoe in un teatrino del quartiere San Lorenzo a Roma.

Dopo aver assistito a questa rappresentazione pubblica, in un caldo e accogliente teatrino di Roma (Abarico), la mia conoscenza di Zoe aumentò ulteriormente; l’osservazione di una platea a me estranea ovvero non domestica e familiare come quella dell’anteprima casalinga, aveva aggiunto spunti di riflessione ulteriori sulla vita e le avventure di Zoe la cantastorie

Zoe e gli altri

Seppur aumentata, la conoscenza di Zoe non era ancora sufficiente a inquadrare la sua opera nel panorama letterario. Tanti sono gli autori: nuovi e vecchi, classici ed emergenti, occasionali e sporadici. Giornalisti che scrivono libri, scrittori che scrivono articoli; scienziati che giocano a fare i filosofi, filosofi che scherzano a fare gli scienziati; chi scrive di qua, chi legge di là; chi fa da sponda a quel partito; chi invece la fa ai preti; chi fa il politico, chi il religioso. Chi scrive sul web, chi sui lenzuoli, chi sulla sabbia, chi sugli alberi, sui muri, sui marciapiedi; un panorama caotico pieno d’arte e d’artisti, di lettere e letterati, ecc. Un caos letterario in cui è difficile, se non impossibile inquadrare una nuova voce, pura e sincera come quella di Zoe con il suo romanzo di esordio; un’opera che, nella sua cerchia di amici esperti, più di qualcuno concorda nel definirlo romanzo formazione.

Tutto e tutti trovano il loro spazio, il loro angolino esistenziale in cui riconoscersi e specchiarsi – come Vitangelo Moscarda di Uno nessuno e centomila di Pirandello – per trovarsi diversi da quella figura estranea riflessa nello specchio, con il naso pendente da una parte. Sì, con questo romanzo Zoe Rondini si è vista riflessa sullo specchio, ha guardato la sua immagine e si è trovata all’improvviso diversa da se stessa e da tutti gli altri.

Gli altri, già gli altri; quelli che sono tutti contro me che sono sola; quelli che camminano e non gattonano; quelli che corrono e giocano tra loro e mi lasciano sola a guardarli; quelli che fingono vicinanza e amicizia ma al momento del bisogno si eclissano nel confuso via vai di una stazione, di un supermercato, di una discoteca, di una città. Gli altri, quelli che Dio dice di amare ma che non fanno nulla per farsi amare. Gli altri, quelli che mi escludono, mi emarginano, mi eclissano, mi dimenticano; quelli che mi considerano un peso sociale; quelli che fanno finta che non ci sono. Gli altri, quelli che qualcuno ha definito ipocriti.

Il Gruppo di lettura

La conoscenza di Zoe aumenta ancora in una successiva occasione, un network sociale: il forum di Letteratour e il gruppo di lettura che ha condiviso per qualche tempo osservazioni e riflessioni sulla lettura di Nata Viva. In tale occasione abbiamo potuto scandagliare i diversi ambiti di riflessione che la lettura attenta del romanzo stimolava; e abbiamo avuto modo anche di fruire di una dichiarazione autografa di Zoe sulla sua vocazione letteraria. Discussione Gruppo di lettura di Letteratour.

Nella discussione, sono venuti fuori argomenti che nella lettura solitaria non riuscivo a focalizzare; è venuta fuori la diversità, la letterarietà, l’essere e il non essere, l’essere e l’apparire, la rabbia, il risentimento, l’invidia, l’amore, la famiglia (e i suoi personaggi in cerca d’autore), la verità, la libertà, l’amore. Una rilettura e una discussione che mi ha consentito di conoscere Zoe molto più a fondo di come l’avrei potuta conoscere nella vita reale.

Zoe, il testo e la verità

Un altro incremento della conoscenza di Zoe l’ho potuto acquisire con l’approccio girardiano che consente al lettore una ricerca della verità che fa leva sul desiderio mimetico. In questa prospettiva mimetica ho usufruito di una lettura sussidiaria che mi ha aiutato nell’analizzare gli aspetti veritativi del romanzo; un approfondimento filosofico sul realismo ermeneutico di Renè Girard: La verità nel testo di Marco Porta. René, il testo e la verità

La nuova edizione

Ma le sorprese non sono finite: poco dopo aver chiuso la discussione del gruppo di lettura, la casa editrice Dante Alighieri ha curato una nuova edizione del romanzo Nata Viva, arricchita da una preziosa prefazione e di un nuovo racconto sulla figura del nonno. Una seconda edizione con integrazioni importanti che consentono un miglioramento editoriale all’opera prima di Zoe e la collocano in un panorama letterario più definito.

In onore di questa importante seconda edizione della Società Editrice Dante Alighieri, mi sono premurato di rileggere qualche passo della Divina Commedia e ho trovato una terzina che compendia pienamente il mio pensiero su Nata Viva:

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
(Paradiso, Canto XXXIII, 7-9)

L’amor che move il sole e l’altre stelle

L’amore appunto è il fondamentale alimento che completa la conoscenza umana; il filo mancante che mi ha fatto trovare il bandolo della matassa per la conoscenza di Zoe e della sua famiglia. L’amore che dà senso e significato a questo romanzo di formazione, rapsodico quanto basta a farne uno strumento educativo sulle diversità umane; un significato esistenziale in senso letterario e pedagogico, così come Zoe stessa invita a considerare nelle pagine di Nata Viva. Lo stesso amore del verso con cui Dante Alighieri chiude la sua Commedia: L’amor che muove il sole e le altre stelle.

Con quest’ultimo verso paradisiaco auguro la buona lettura a chi ha voglia di conoscere come Zoe Rondini è Nata Viva nonostante tutto.

Il film-corto Nata Viva

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La perla finale è il film corto di Lucia Pappalardo; un film che ci mostra una Zoe Rondini piena di voglia di vivere, immersa e protetta dall’abbraccio affettuoso di una famiglia sempre presente. Nata Viva di Zoe Rondini – Film di Lucia Pappalardo

NATA VIVA è la storia di Zoe Rondini una ragazza che per i primi 5 minuti della sua vita non ha respirato. Zoe ha scritto un libro che racconta la sua vita, allegra e faticosa (Società editrice Dante Alighieri). Lucia Pappalardo l’ha trasformato in un breve film grazie al supporto dell’Associazione Nazionale Filmaker r Videomaker Italiani. Fotografia ENrico Farro e Valerio Nicolosi, Suono Marco Antonelli, Trucco Ilaria Mantini e Ilaria Puppio. E poi grazie a Marco Scali, Lorenzo Pierno, Delfy Santoro, Alessandra Fantini, Intro Spezione Abbraccialberi, Daniele Napolitano. E soprattutto grazie a Guido Damev.

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Lo spettacolo la Cantastorie Zoe, tatto dal romanzo Nata viva, alla radio

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“Fai bei sogni” e “Nata viva”, la verità per vivere con i nonostante

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Fai bei sogni, questa le parole sussurrate all’orecchio del figlio troppo piccolo per capire una morte improvvisa ed inaspettata.  La morte di un proprio genitore. Una mamma affettuosa, che giocava, ballava, guardava la tv con suo figlio… e come ultima frase prima di andarsene, sussurra all’orecchio del bambino già sotto le coperte fai bei sogni. Poi il vuoto della perdita per tutta la famiglia.   Ed allora si nega, si cerca una versione più accettabile e comprensibile, si dice “la tua mamma è in celo, non la vedrai più perché purtroppo ha avuto un infarto”.

Ma tutto ciò funziona? Se si per quanto tempo?

La solitudine, il vuoto, situazioni che sembrano incomprensibili sia per un bambino di nove anni che per gli adulti che lo circondano.

È presente e forte l’idea che l’abbandono sia l’essenza di un destino che  riguardi solo noi, a livello individuale. I ricordi ma anche il confronto con i coetanei, la scuola, i colleghi, i genitori propri e degli altri, la presa di coscienza delle bugie che nascondono una verità che non si può e non si deve raccontare… Una verità che si prepara  ad essere svelata: si capisce scena dopo scena da tanti piccoli dettagli che ritornano e fanno da cornice al racconto. Tutto questo è narrato nel film di Bellocchio ispirato l’omonimo romanzo di Massimo Gramellini.

Ma come si reagisce ad una perdita “doppia”, ad una verità assurda, saputa tutto di un tratto da grandi?

Cito le parole del romanzo: “Poiché la realtà si era rivelata una tiranna sanguinaria”. A volte, anche da grandi è meglio non chiedere: anche se la morte per cause naturali non è più credibile si capisce che è meglio non domandare per non soffrire e per non far soffrire gli altri… ma “l’inevitabile mi colse alla sprovvista”.

È così la morte, come la verità giungono di sorpresa, ricordo l’ultima volta che salutai il secondo marito di mia madre, il padre di mia sorella, l’uomo con il quale ero cresciuta, era l’ultimo fine settimana di luglio, eravamo al mare, “ciao Rickie, buon lavoro ci vediamo tra la prossima settimana”. Non l’abbiamo più rivisto.

 “Seguirono momenti duri e letterari”, anch’io per elaborare mi sono messa  a scrivere e in un certo senso non ho smesso; credendo che questa era ed è la mia strada: con caparbietà e anni di scrittura ho realizzato il romanzo autobiografico Nata viva, ho affinato la tecnica della scrittura creativa e giornalistica.

Ma come si va avanti e come sono i rapporti con chi ha provato quella perdita improvvisa che male si spiega con la razionalità? Dal film traspare un rapporto difficile con un padre solo e severo, ma il protagonista riesce ad andare avanti, misurarsi con gli altri bambini, ragazzi e il mondo del lavoro fino a diventare il giornalista affermato di oggi.

C’è chi cerca la verità come Massimo che narra la storia di una difficile ricerca e allo stesso tempo la paura di scoprirla. E chi tutto sommato si fida come Zoe, ma poi il momento della verità arriva e travolge chi incontra.

Bella la figura del saggio professore del protagonista del film, Massimo gli fa molte domande sulla fede, l’aldilà… il professore  gli dice: “tu vorresti avvicinarti a tua madre e lo capisco, ma i se sono per i falliti, si diventa forti con i nonostante Un insegnamento chiaro e pulito, da una persona saggia, che lo conosceva bene ma più distaccata del padre e della zia che sanno ed hanno paura poiché soffrono in prima persona.

Nell’età adulta è narrata la carriera di Gramellini, noto giornalista prima che scrittore e personaggio televisivo; una persona che da’ molta importanza alle parole. Ad ogni perdita si accompagna la solitudine, il dover elaborare il dolore in qualche modo, il volere scrivere per fermare e preservare i ricordi e dare importanza ai racconti. “è con la parola – scritta, raccontata e letta – che si può esercitare sguardo critico sul mondo”, i lettori e gli scrittori lo sanno bene.

Fai bei sogni è la storia di un segreto celato per quarant’anni. Ma come molte biografie narra anche il timore ed il coraggio di vivere ed affermarsi nonostante il bagaglio di difficoltà. Ci ricorda anche come, immergendosi nella sofferenza e superandola, sia possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti.

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Ringrazio la giornalista Dianora Tinti che con la sua intervista mi ha dato modo di esprimermi su temi a me cari come il mio romanzo di formazione, il cortometraggio, la famiglia ma anche la condizione dei disabili nel nostro paese.

Buona lettura.

 

Zoe Rondini è uno pseudonimo. Perché questa scelta?

Ho scelto di cambiare tutti i nomi del libro, anche il mio, per essere più libera di raccontare tutta la verità dal mio punto di vista su vicende anche “scomode”, che mi hanno fatta soffrire e riguardano, la famiglia, i parenti, gli insegnanti, i medici, i fisioterapisti ect!

Sicuramente tu non incarni l’immagine della ragazza disabile. Il tuo è un aspetto costruito, il risultato di molto impegno o semplicemente il tuo modo di porti?

Mi  ritengo una ragazza disabile come tante… comunque grazie a tanta fisioterapia e logopedia sono migliorata ed è migliorato il mio modo di pormi. Se esco curo trucco e capelli… ma tutto con naturalezza, per questo non ho un immagine molto “costruita”: è semplicemente un modo di pormi.

 Tu vivi da sola in una bella casa, guidi l’auto, hai un Blog, una laurea di cinque anni e scrivi.  Secondo te i pregiudizi sui disabili sono veramente soltanto gli altri ad averli oppure a volte sono loro stessi a crearseli?

A mio avviso in Italia i pregiudizi legati ai disabili e vari aspetti della vita sono ancora tanti, qui c’è l’assistenzialismo, “poverino il disabile non può amare, lavorare, uscire da solo e come gli altri, divertirsi, avere storie sentimentali… ma perché anche loro “pretendono“ queste cose?” è chiaro che così le persone si sentono discriminate e ghettizzate… si sentono vittime di un sistema che non li aiuta e li valorizza abbastanza (basti pensare che per un posto di lavoro valgono più i tirocini dei vari titoli di studio) questo genera rabbia, frustrazione, senso di inadeguatezza. Con la nostra società attuale  per l’autocommiserazione ed il vittimismo c’è molto spazio, il passo è breve  anche se non dovuto e giustificato…

Per il mio prossimo libro ho intervistato molti disabili e persone normodotate che conoscono bene il mondo della disabilità; è stato interessante e positivo vedere come i disabili affrontano i loro limiti e le sfide della loro condizione, come desiderano una loro “normalità“ ed emancipazione. Le donne più degli uomini, questi ultimi, non tutti s’intende… ma molti sono più propensi a rimanere eterni bambini. Gli piacciono le coccole della mamma e ricercano lo stesso trattamento nella loro donna (e questo in parte mi ha fatto perdere la fiducia in una vita di coppia piena ed appagante per me…). È stato difficile ma entusiasmante aiutare i disabili a parlare di sé, della loro situazione, di come cambierebbero le cose, dei loro sogni ed aspettative.

Pensi che la condizione dei disabili negli ultimi anni sia migliorata in Italia?

Ci sono molte leggi, anche troppe, ma secondo me siamo ancora lontani da un sistema in grado di garantire una vita “dignitosa” ed autonoma alle persone disabili. Questa conquista riguarda purtroppo poche persone, ed è dovuta il più delle volte ad uno sforzo personale a al sostegno della famiglia. Le realtà dei disabili che vivono in case-famiglia e istituti è ancora significativa: si stima che queste strutture abbiano circa 300.000 “ospiti“ .In queste strutture spesso non si fanno abbastanza percorsi individualizzati, non si promuove abbastanza l’autonomia e spesso si tende a far vivere insieme persone con handicap cognitivo con chi ha solo un handicap motorio. Sono dei parcheggi, dove si fanno vari laboratori manuali, si mangia, si dorme, si prega… Certo meglio che vivere abbandonati a se stessi… ma nella vita di chi non ha un deficit cognitivo ci può e ci deve essere di più.

Una valida alternativa sarebbe promuovere l’autonomia e la coabitazione delle persone con disabilità. Ma pochi attuano percorsi di questo tipo… conosco solo l’Associazione Oltre lo Sguardo Onlus che si batte per questo! Lo stato preferisce aprire altre strutture e fa lavorare le cooperative…!

Quando ero piccola tutti mi dicevano che ero uguale agli altri bambini, poi crescendo mi è venuto qualche dubbio… Inizia così Nata viva il tuo romanzo d’esordio in gran parte autobiografico, fra l’altro simpatico ed ironico. Cosa o chi ti ha spinto a scriverlo?

Ho cominciato a scrivere i miei ricordi a 13 anni, a causa di un lutto famigliare improvviso, inaspettato e doloroso. Fin dall’inizio volevo narrarmi agli altri, volevo scrivere un’autobiografia non un diario giornaliero. Ho interrotto la scrittura due volte, per correggere e ampliare anni dopo con l’aiuto di esperti. Come dici tu lo stile è volutamente ironico ed autoironico, rapsodico, alterno capitoli seri a tematiche più leggere. Questo lo rendono un libro avvincente, da leggere tutto di un fiato per scoprire presto l’epilogo delle vicende di Zoe.

Dopo varie stesure e correzioni, finalmente l’ho concluso e fatto pubblicare. Il sogno si è avverato: il libro ora è per i lettori!

Qual è il target di persone al quale si rivolge Nata viva?

Dopo aver riscosso successo tra gli adulti, i genitori di persone disabili, professori ed appassionati di romanzi autobiografici… l’ho presentato alle scuole medie e superiori, lo rifarò perché con i ragazzi ho riscosso molto successo: tocco tematiche dell’infanzia, l’adolescenza, cose a loro affini…

Comunque è bello avere un target eterogeneo ed ascoltare buoni riscontri nelle varie presentazioni, nelle scuole, all’università  (ho tenuto degli incontri nella facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione, alla Sapienza di Roma). Non nego che fa anche piacere avere parecchi riscontri di persone che mi scrivono su F.B. o via mail dicendo che hanno letto il libro o lo vogliono leggere per capire meglio un figlio, un parente disabile o perché loro stessi vivono una condizione di disabilità e cercano degli esempi, degli spunti, delle soluzioni.

Ed in particolare, cosa possono ricavare da queste pagine i lettori con disabilità?

Tanti mi hanno scritto che anche loro hanno combattuto le mie stesse battaglie, hanno o volevano la mia tenacia. Anche mamme di bimbi disabili si stanno interessando al libro, per capire meglio come affrontare la crescita dei figli senza far mancare loro i sostegni necessari.

Quali sono i ricordi principali legati alla tua infanzia e adolescenza?

Racconto i ricordi belli e divertenti legati a Rickie, il secondo marito di mia madre, scomparso prematuramente ad agosto 1994, i tanti insegnamenti dei miei nonni ( allegato in appendice alla seconda edizione il lettore troverà il racconto “L’ultimo acquarello“ che approfondisce la figura di mio nonno  Adriano) il rapporto un po’ conflittuale con mia madre, anche se poi era lei che giocava con me e mi raccontava barzellette e storie dei pirati prima di darmi la buona notte. I bei viaggi, le vacanze e i conflitti con i fisioterapisti ed il personale scolastico… insomma c’è tanto nella mia vita e nel mio romanzo!

Come è cambiato nel tempo il rapporto con il tuo corpo e la tua femminilità?

Anche se ho una disabilità, per fortuna non ho avuto i soliti complessi che hanno le ragazze. In generale mi piaccio, a volte un po’ di più a volte un po’ meno, ma è normale. Mi piaceva molto essere apprezzata da mio uomo… purtroppo adesso sono single: dopo l’ultima storia finita più male di quanto ho dato a vedere… ho smesso di cercare!

In una recentissima intervista rilasciata al Venerdì di Repubblica hai parlato anche delle donne importanti della tua vita, soprattutto mamma e nonna. Cosa hanno significato per te?

È vero, mi hanno trasmesso tanto, abbiamo condiviso tante battaglie, viaggi, vacanze, ore di attesa da innumerevoli medici. È stato un successo l’articolo di Repubblica, la mia famiglia, il mio migliore amico, gli amici sono fieri di me e credo e spero anche i miei nonni e Ricky da lassù. Un’altra donna importante della mia vita è mia sorella, quando ho scritto il libro i 9 anni di differenza si sentivano molto, per lei leggere il libro è stato un modo per capirmi di più, adesso che siamo entrambe adulte condividiamo interessi, viaggi, cinema, musei, amicizie in comune… e perché no buon cibo. Mi sono pentita di aver parlato poco di lei… ma nel secondo libro ha ampio spazio con un’ intervista, nei ringraziamenti ed ho dato il giusto risalto ad altre sorelle e fratelli di persone con disabilità.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Scriverai ancora?

Ora vorrei pubblicizzare il romanzo Nata viva, edito dalla Società Editrice Dante Alighieri e l’omonimo cortometraggio della regista Lucia Pappalardo realizzato grazie al supporto dell’Associazione Nazionale Filmaker Videomaker Italiani.

Sto anche ultimando, appunto il secondo libro, un saggio su disabilità e temi di tutti i giorni: famiglia, lavoro, scuola ed università, amore e sessualità, arte, hobby ect. Anche quest’ultimo progetto è condiviso con Matteo Frasca, amico e consulente letterario con il quale ho terminato di scrivere Nata viva e l’abbiamo portato nelle scuole.

Ma di questo secondo libro preferisco aggiungere altri dettagli più avanti!

Dove possiamo trovare te e il tuo libro (link, blog etc) ?

Il libro è in vendita sul sito della Società Editrice Dante Alighieri

ed il cortometraggio si trova su You-tube 

 

 

Vuoi lasciare una frase, una citazione, un pensiero, una riflessione per i lettori di Letteratura e dintorni?

L’incipit l’hai citato giustamente tu. Per non ripetermi mi piace anche l’ultima frase: Eppure la vita riserva inaspettate sorprese alle persone che nonostante tutto… nascono vive!

 

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Zoe Rondini: intervista all’autrice di “Nata viva“

“Nata viva“ raddoppia il successo attraverso una seconda edizione edita dalla Società Editrice Dante Alighieri. Disabili DOC intervista l’autrice Zoe Rondini.

Difronte a certe persone e a certe storie le proprie parole per quanto possano descrivere vita e situazioni perdono il valore e la carica innanzi al racconto di chi ha vissuto la sua storia. Questo è uno di quei casi in cui preferisco passare immediatamente la parola all’intervistata che si racconta in maniera talmente egregia da non darmi alcuna ragione per dilungarmi in un’apertura più lunga.

Leggete l’intervista, leggetela con attenzione e poi, se potete, leggete anche il libro. Subirete il fascino di una storia che è sicuramente Nata viva.

A voi tutti le parole di Zoe Rondini.

… poi alzi la testa, inizi a pensare a come potrai prenderti beffa dei tuoi limiti perché tu vuoi vivere e non ti accontenti di sopravvivere!

D: Buongiorno Zoe, partiamo dalla domanda “mappamondo“. Chi è Zoe Rondini?

R: Buongiorno, Zoe Rondini è l’autrice del romanzo di formazione “Nata viva“ edito dalla Società Editrice Dante Alighieri. È anche una ragazza di 34 anni con la passione per la scrittura, il cinema, il teatro e le mostre. Zoe è laureata in “Scienze dell’educazione e della formazione“ e specializzata in “Editoria e scrittura“. Entrambe le lauree le ha conseguite alla Sapienza di Roma.

Un sorriso che vale più di mille parole …

D: Mi conceda una battuta: apparteniamo allo stesso club. Infatti da quello che ci racconta la sua disabilità è sopraggiunta a causa di un parto difficile e di una temporanea asfissia. Personalmente non riesco a immaginarmi diverso da come sono, quindi Disabile; Zoe ha mai pensato come sarebbe stata la sua vita in assenza di quei 5 minuti di condizione asfittica?

R: Da piccola ci pensavo ogni giorno nel confronto con gli altri. Oggi ci penso solo quando la società e la famiglia mi fanno sentire Disabile. Se fossi nata “normale“ forse mi sarei potuta permettere di essere meno tenace, forse sarei stata più “uguale“ agli altri, ma non avrei instaurato dei legami speciali con i miei nonni materni e mia sorella. Penso anche che gli “equilibri“ con i miei genitori e parenti sarebbero stati più sani e positivi.

D: Zoe Rondini è oggi famosa per essere l’autrice di “Nata viva“, libro che è giunto alla seconda edizione. Cosa l’ha spinta a scrivere un romanzo autobiografico?

R: Ho iniziato a scrivere a 13 anni per preservare i ricordi che mi legavano al secondo marito di mia madre, che nel 1994 è venuto a mancare improvvisamente. Crescendo ho sentito il desiderio di scrivere tante esperienze importanti (positive e negative) da me vissute. C’era tanto da raccontare e da condividere con gli altri. Concludere Nata Viva, vederlo pubblicato, seguire la vita di questo libro… è per me il coronamento di un sogno. Non so se Zoe Rondini sia famosa, o se mai lo diventerà, ma di certo sto facendo di tutto per… “avere il mio quart’ora di celebrità“!

D: Da quello che ci ha raccontato “Nata viva“ è il percorso della sua vita dalla fanciullezza al momento in cui è diventata autrice del romanzo stesso. Qual è stato il cammino di Zoe Rondini attraverso le differenti stagioni della vita? Mi riferisco all’età degli studi, al dopo studi, ai momenti in cui ci si affaccia al mondo del lavoro e anche a quelli in cui si iniziano a vivere degli affetti.

R: In Nata viva viene descritta tutta l’esperienza scolastica, da me vissuta in modo negativo. I compagni, i docenti, le maestre, le professoresse invece di aiutarmi mi hanno creato ancora più problemi… All’Università mi sono trovata benissimo e ho studiato sperando che il mio curriculum vitae fosse più “appetibile“ con una laurea quinquennale. Invece la realtà italiana per un Disabile che aspira ad un lavoro è quella che si basa su: quanto hai esperienza con i tirocini e che reddito hai… Per adesso il mio “lavoro“ è scrivere ed occuparmi del romanzo di formazione Nata viva. Certo un lavoro dignitoso e rispettabile manca a me e a troppi giovani nel nostro paese…
Mi chiedi anche degli affetti, beh diciamo che la mia volontà e tenacia mi hanno portato a conoscere prima il sesso e poi l’amore. L’ultima storia d’amore mi ha deluso… è da allora che mi sono molto limitata nel conoscere nuovi possibili partner, accontentandomi di un’amicizia speciale con un uomo normodotato, più grande di me, simpatico e particolarmente sensibile!

D: Il periodo scolastico non è stato un momento vissuto bene, mi pare di capire. Quali sono state le maggiori criticità? I maggiori ostacoli incontrati nel rapporto con professori, compagni e lo stesso Istituto della scuola?

R: Esatto, il periodo scolastico è stata un’esperienza da dimenticare. I problemi maggiori sono stati arrecati da chi rendeva complicata qualsiasi mia azione o esigenza. Ad esempio nel periodo delle medie nessun membro del personale scolastico mi voleva accompagnare in bagno, in quanto se fossi caduta sarebbe stata sua la responsabilità.
Meno male che questa “esigenza“ si presentava solo una volta a settimana quando avevamo sei ore, anzi che cinque. Allo scadere dell’ora “X“ veniva mia madre apposta per una semplice “pipì“. Anche partecipare alle gite come tutti i miei compagni era un’utopia ed anche lì c’era il problema della responsabilità. Potevo partecipare solo se accompagnata da mia madre o da qualche ragazza che mi aiutava il pomeriggio… I problemi più grandi sono stati legati alla responsabilità e forse mancava anche un pizzico di buona volontà. Consentimi di non anticipare altro, in quanto in Nata viva c’è tanto sulla scuola.

L’incessante e caparbia volontà di raggiungere la metà, di vivere “il sogno“.

D: Zoe Rondini ha vissuto un percorso di studi decisamente completo che l’ha portata a essere una universitaria. Qual è stato l’approccio con il mondo del lavoro e qual è l’attuale occupazione dell’autrice “Nata viva“?

R: A questa domanda mi sembra di avere già risposto poche battute più su… Posso comunque aggiungere di aver approcciato al mondo del lavoro in due momenti diversi, da giovanissima ragazza diplomata in cerca della sua strada e da dottoressa. Il primo lavoro retribuito è stata una collaborazione con la rivista Montessori per la quale ho scritto alcuni articoli grazie ai quali ho guadagnato qualcosa. Da laureata mi sono affacciata al mondo del lavoro attraverso un programma di tirocini e di avviamento al mondo del lavoro per persone disabili promosso dal Comune di Roma. L’esperienza professionale non è stata davvero gratificante! Ho raccontato questa mia esperienza sul mio portale Piccologenio, di seguito il link all’articolo: La mia esperienza di tirocinio-lavoro.

D: Zoe Rondini è quindi una autrice a tempo pieno, oltre a “Nata viva“ è anche curatrice del portale piccologenio.it. Se “Nata viva“ è un romanzo autobiografico qual è la missione di piccologenio.it?

R: Il portale piccologenio.it è uno spazio web che parla di disabilità e non solo, unisce le tematiche sociali e articoli a carattere culturale (si parla di film, libri, teatro ect). La missione di Piccologenio è in primis quella di raccontare il mondo della disabilità da un’ottica personale e personalizzata, ma che mira alla condivisione di questioni, problemi e situazioni quotidiane. Si parla infatti di amore, lavoro, viaggi, amicizia e tanto altro, dal punto di vista particolare della disabilità.
Il sito ha inoltre il compito di divulgare e conservare tutto ciò che riguarda il mio romanzo di formazione. È attivo dal 2006. Negli anni si è ampliato, all’inizio curavo principalmente le categorie “articoli della redattrice, film e libri, teatro…, e curiosità“. Adesso, non a caso curo maggiormente la categoria “Nata Viva“ e continuo a scrivere articoli che pubblico nella categoria “Articoli della Redattrice“.

D: Il titolo che lei ha dato al libro mi piace molto, “Nata viva“. Mi fa pensare a una persona con una grande voglia di vivere e non di sopravvivere; prova ne è il suo impegno che l’ha portata al meritato successo. La vita di una persona Disabile si completa anche, e soprattutto, attraverso la presenza di un affetto, di un amore. Qual è la vita sentimentale, amorosa, di Zoe Rondini?

R: Allora, la vita sentimentale di Zoe inizia con tanta determinazione. Superati da poco i 20 anni, mi sono inscritta ad una chat per incontri e lì ho conosciuto prima il sesso e poi ho vissuto delle storie d’amore. Se tornassi indietro rifarei quasi tutto… quello che ho fatto! In chat ho conosciuto anche il mio migliore amico, ma ahimè non saremo mai una vera coppia. Il mio desiderio di amare ed essere amata è svanito con l’ultima storia seria che ho avuto. Anche lui aveva una disabilità motoria meno accentuata della mia, mi ha attirato il suo desiderio di avere una storia seria, in fondo anch’io lo desideravo. Con il passare del tempo mi sono accorta che lui e le sue esigenze erano al primo posto e non capiva le mie… dopo tanti problemi affrontati solo dalla sottoscritta… ho detto o le cose cambiano o io dico basta e mi tiro indietro. È finita dopo i miei inutili tentativi di affrontare i problemi che avevamo.

D: In questi giorni si parla tanto di un sondaggio fatto da un noto quotidiano italiano che ha posto l’interrogativo: “Accettereste mai un partner Disabile?“. Noi – Io e Lei – abbiamo vissuto le nostre storie, l’ottimismo emerso da questo sondaggio lo ritiene reale o più che altro una risposta di cortesia per apparire mentalmente aperti?
Per lei, Zoe, quanti realmente sono sinceramente disposti a condividere una vita accanto a una persona Disabile?

R: A mio avviso dipende da vari fattori. Intanto ritengo che le donne abbiano più facilità ad “accettare“ un uomo disabile anziché viceversa, la mia disabilità è stata vista con timore da tanti uomini normodotati. Altro elemento che può fare la differenza consiste nel momento in cui l’handicap è sopraggiunto, a mio avviso se questo è dato da una malattia o un incidente, gli amici e gli affetti veri rimangono. Se nasci disabile è più complesso. Per la risposta al sondaggio penso ci possa essere una percentuale di verità ed un’altra che ha fornito una risposta di cortesia.

D: Da libro a corto. “Nata viva“ diventa un video. Qual è l’emozione di vedere recitato un messaggio che lei ha iniziato a trasmettere attraverso un romanzo autobiografico?

R: l’esperienza del corto è stata importante, è stato bello scriverlo insieme alla regista Lucia Pappalardo, mi sono divertita e impegnata nella recitazione. Fare teatro per tanti anni sicuramente mi è stato d’aiuto. Sono felice anche del messaggio del video: «Zoe fatica a fare tutto ma alla fine è arrivata a tante conquiste!».
Si può considerare il cortometraggio come un proseguimento di Nata viva, come se fosse la risposta alla domanda “e poi che succede?“. Zoe diventa adulta, impara a reagire più di prima, si è stufata di tante complicazioni ed ha imparato a ridere di più su altri temi. Il corto racconta proprio questo cercando di mantenere il tono ironico di Nata viva, che, con il sopraggiungere dell’età adulta, si trasforma in un leggero sarcasmo.

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D: Dove sarà disponibile il corto di “Nata viva“?

R: Sicuramente tra non molto sarà caricato su piccologenio.it e si trova anche su YouTube.

D: Quali sono gli attuali progetti per il futuro di Zoe Rondini?

R: in primis promuovere Nata viva a questo proposito mi permetto di dire che il volume è impreziosito dalla prefazione della Professoressa Serena Veggetti (docente di psicologia alla Sapienza di Roma), ed un racconto ispirato ad uno dei personaggi del romanzo, Adriano Bompiani, che sarebbe mio nonno. Il racconto “L’ultimo acquerello“, pubblicato in appendice a Nata viva, è stato scritto a quattro mani da me (Zoe) e mia sorella Fiore, con la consulenza letteraria di Matteo Frasca.
Infine oltre a fare nuove presentazioni del romanzo Nata viva, vorrei diffondere su internet l’omonimo cortometraggio.

D: Lei è una Protagonista. Disabili DOC ama follemente il Protagonismo dei Disabili perché riteniamo che sia propedeutico a chi è meno audace e che serva a far capire molto del D-Mondo a chi Disabile non è. Quali sono i progetti futuri della “Protagonista Zoe“?

R: Nell’ambito della promozione della prima edizione di Nata viva ho avviato un progetto mirato a narrare la disabilità nelle classi scolastiche, attraverso il mio racconto orale e la lettura di alcuni capitoli del libro. I ragazzi hanno dimostrato molto interesse ed erano entusiasti, ho risposto a tutte le loro domande, anche a quelle più piccanti…! È un’esperienza che spero di ripetere anche avvalendomi del cortometraggio e dei due contenuti nuovi del libro. Penso di aver appreso più io dalla loro spontaneità, che loro dalla sottoscritta.

D: Se lei è una Protagonista molti Disabili non amano apparire anche se hanno conquistato molte mete nella loro vita. Ho l’impressione che molti Disabili “arrivati“ vogliano evitare di definirsi tali proprio per non attirare su di loro quegli sguardi che si potrebbero rimodificare dopo tante fatiche spese per essere visti come tutti ci dovrebbero vedere.
Lei, come autrice di “Nata viva“, quale messaggio potrebbe mandare per “stanare“ quei Disabili che potrebbero essere di esempio a molti?

R: beh io non sono molto d’accordo con la sua affermazione: Simona Atzoli, Maximiliano Ulivieri, Andrea Bocelli… fanno di tutto per non far spegnere i riflettori su di loro, senza celare la loro disabilità. Perfino il presidente Roosevelt era disabile…! Per tornare alla realtà italiana, purtroppo bisogna fare un discorso mediatico: non tutti riescono a fare notizia e quindi rimangono nell’ombra pur volendo essere notati. Il mio messaggio è quello di avere grinta e tentare di essere d’esempio ad altri… ma ho anche un messaggio per i media: scommettete su talenti “diversi“ e fuori dai canoni, penso che gli ascolti ne gioverebbero!
Nel mio piccolo sto portando avanti un progetto, che potrebbe dirsi essere nella sua fase conclusiva, volto ad accendere i riflettori sul D-Mondo, come lo chiama lei. Si tratta di una raccolta di interviste a persone disabili e non, ma che abbiano comunque a che fare con il mondo della disabilità, sui grandi temi della vita quali famiglia, amicizia, amore, lavoro, autonomia…

D: Bene, siamo giunti al termine. Ora le chiedo semplicemente una chiosa tutta sua, comunichi ai lettori di Disabili DOC qualunque pensiero o messaggio che le stia a cuore.

R: In Nata viva, sia libro che video, il messaggio che passa è quello che: nonostante tutto, si può avere un’esistenza ricca di conquiste e determinazione se… ci si sente vivi!

Se posso permettermi vorrei indicare il link dove è possibile comprare il libro: “Nata viva“

Per contattarmi potete scrivere a info@piccologenio.it  o raggiungermi sulla mia pagina Facebook.

Infine potete leggere i miei tanti scritti sul portale piccologenio.it e, perché no, propormene di vostri!

Grazie mille per questa intervista!

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Nata viva di Arturo Belluardo 10 dicembre 2015

Fonte:  Il magazine della Scuola di Scrittura Omero di Roma.

Sabato 28 novembre alle Officine XN di Roma è stato presentato “Nata viva“. “Nata viva“ è il libro autobiografico di Zoe Rondini pubblicato dalla Società Editrice Dante Alighieri. “Nata viva“ è il cortometraggio girato da Lucia Pappalardo su Zoe Rondini. “Nata viva“ è un’ondata di allegria collettiva che travolge tutti i partecipanti alla serata, unendoli in una sequenza in crescendo di risate e applausi: da Paolo Restuccia, che la presenta, a Enrico Farro, Presidente dell’Associazione Filmaker e Videomaker Italiani che ha prodotto il film, dall’attore Stefano Viali che legge stralci del libro, all’editore del romanzo, Mauro Spinelli.

Eppure, a raccontarla in un pitch, nella storia di Zoe non ci sarebbe niente da ridere, è roba tosta. “Cammino un po’ male, parlo un po’ male, controllo un po’ male i movimenti delle mani, delle dita, dei bulbi oculari“ ecco chi è Zoe “non ho un movimento, un arto o un muscolo che fa capo al mio sistema nervoso centrale che non è stato lesionato a causa di quei cinque minuti“.

Quei cinque minuti, quei fatali cinque minuti con cui inizia il suo romanzo: “L’uomo nasce e piange… Ma io nasco e non piango. Non respiro nemmeno. Provano disperatamente a rianimarmi, ma rimango cinque minuti senza respiro … in quei cinque minuti non mi è arrivato ossigeno al cervello: è questo che mi provoca la morte di alcune cellule del sistema nervoso centrale“.

Eccola Zoe, Zoe che non si capisce quando parla, Zoe che cammina come se ballasse, Zoe che ti guarda e ti mette a nudo, Zoe che scoppia a ridere quando la sorella si commuove davanti alla macchina da presa, raccontando la sua storia. Zoe che riflette sul suo essere diversa: “Quando ero piccola tutti mi dicevano che ero uguale agli altri bambini, poi crescendo mi è venuto qualche dubbio“. Zoe e le sue parole sull’amore, sull’uomo che si mette a ridere se lei gli morde la lingua mentre lo bacia, sull’uomo che ha fretta di sfilarle le scarpe perché non può aspettare per fare l’amore. Eccola Zoe, che ti travolge con il suo desiderio di esserci e di affermare: “Questa è la mia vita, questa è la vita“.

E il corto di Lucia Pappalardo viaggia attraverso la vita di Zoe, raddoppiandola in un attore che è suo specchio, suo carnefice, suo amante. Le immagini contrappongono i muscoli traballanti di Zoe alle esplosioni estetizzanti delle statue di Hans Christian Andersen, fanno scontrare la voglia di indipendenza e di libertà della ragazza disabile con la miope ottusità della burocrazia: il test di guida per il rinnovo della patente diventa uno scontro epico sulle note del tema della Morte Nera di Star Wars.

E al centro di tutto c’è sempre lei Zoe, magnifica attrice, scrittrice tagliente che ti lascia stupefatto, distruggendo tutti i luoghi comuni sui disabili. Perché, diciamocelo chiaramente, il pensiero dominante vuole che i disabili, poverini, siano stupidi. Ecco, Zoe, con la sua opera di grande raffinatezza, stravolge l’archetipo, ti costringe a raffrontarti con la tua di stupidità. E lo fa con allegria e ironia. E a fine serata vorresti proprio diventare suo amico, continuare a parlare con lei per ore.

Ma questo non sarà difficile. Anzi, se ve ne è venuta voglia questa è la sua mail:

info@piccologenio.it

Per comprare il libro:

Società Editrice Dante Alighieri

NATA VIVA CORTOMETRAGGIO:

È  la storia di Zoe Rondini una ragazza che per i primi 5 minuti della sua vita non ha respirato. Zoe ha scritto un libro che racconta la sua vita, allegra e faticosa (Società editrice Dante Alighieri). Il corto, in un certo senso, prosegue il romanzo, concentrandosi sulle difficoltà e le conquiste “nuove“ di una Zoe matura e consapevole,  contornata però da amici e familiari che sanno riconoscere la sua forza, la sua tenacia e la sua ironia anche nell’ età adulta.

Guarda il video

RASSEGNA STAMPA PER LE DUE OPERE:

Zoe Rondini: intervista all’autrice di “Nata viva“

“Nata viva“ raddoppia il successo attraverso una seconda edizione edita dalla Società Editrice Dante Alighieri. Disabili DOC intervista l’autrice Zoe Rondini. (…)

 

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