Domenica 3 febbraio al museo del sottosuolo: dal buio alla luce

C.S. DOMENICA 3 FEBBRAIO 2013 ORE 11.00 AL MUSEO DEL SOTTOSUOLO: DAL BUIO ALLA LUCE A CURA DI BARBARA BETH E CINZIA CAPUTO.

Riprendono gli appuntamenti, in un’atmosfera suggestiva, con il Museo del Sottosuolo.

 

L’appuntamento è per domenica 3 febbraio 2013 alle ore 11 per festeggiare insieme la Festa della Luce, accompagnati da suoni, danze, giochi di luce e intrecci di parole.

 

Dall’antro situato a piazza Cavour 140 sarà possibile scendere nelle viscere della terra, accompagnati da Persefone, la sposa di Ade, dalla triplice natura. Una discesa nell’oscurità per poi riemergere dal suo ventre a nuova vita.

 

Infatti, originariamente in questo periodo dell’anno si usava purificare la città e si onoravano i defunti e gli dei degli Inferi.  Inizialmente si celebravano anche riti per    propiziare la fertilità della terra.

Le donne giravano per le strade recando tra le mani candele accese a simboleggiare il ritorno della luce. Infatti,  la festa celebrava  la fine dell’anno, che cadeva nel mese di febbraio secondo il ciclo agreste-vegetativo, e preparava ai successivi riti di primavera. Un momento di transizione, a metà tra due stagioni e due mondi… quello dei morti e quello dei vivi.

 

Non a caso un famoso detto popolare a riguardo recita:

 

“Quando vien la Candelora

de l’inverno semo fora;

ma se piove o tira il vento

de l’inverno semo dentro.“

 

E’ quindi un momento di passaggio, tra “l’inverno-buio-morte” e la “primavera-luce-risveglio“. Questo passaggio viene celebrato con un doppio saluto: di addio all’anno che si chiude e di benvenuto ad un nuovo ciclo, con la purificazione e la preparazione alla nuova stagione.

 

In base al processo di cristianizzazione degli antichi riti connessi ai cicli della natura, la Candelora coincide con il momento in cui Maria viene riammessa al tempio, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù. Infatti, per gli Ebrei, dopo il parto di un maschio, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni.

 

SULLA SCENA

 

Collaborazioni:

 

ideazione: Cinzia Caputo  psicoanalista Junghiana e Barbara 

Beth storica dell’arte e ricercatrice in questo campo

musicale: Carla Punzo, Gustavo de Lutio, France

Guarracino, Giuseppe Schiattarella,

danzante:  Elisabetta Surico

canora: Massimo Rispoli,

poetica: Vanda Marasco,Tullia Bartolini, Angela 

 Schiavone, Sabina Siracusano, Ester Basile, Rita Felerico

pittorica: Marcella Rodriguez

 

 

La quota di partecipazione per l’evento e di 7 euro. E’ consigliabile un abbigliamento adeguato ( scarpe comode e borse poco ingombranti).

 

Per i partecipanti è previsto anche uno stuzzicante aperitivo.

 

La prenotazione è obbligatoria fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per prenotare telefonare o inviare un sms ai numeri  328-5397375 oppure 333-2877718.

 

Il Museo del Sottosuolo è situato a piazza Cavour 140. Le visite ordinarie si svolgono di sabato e domenica con partenza alle 10- 12 – 15.30 – 17.30 (www.lamacchinadeltempo.infoinfo@lamacchinadeltempo.info)

 

Addetto Stampa: Dr.ssa Tania Sabatino

Mobile: 320-5741842

E-mail ufficiostampalmdt@gmail.com

 

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Lettera di un lettore di “Nata viva”

In genere non pubblico i commenti e le lettere dei lettori di “Nata viva“ che mi conoscono, ma ora voglio fare un eccezione in quanto questa lettera è abbastanza imparziale e ben pensata: non è scritta solo di pancia, ma rappresenta anche una lucida analisi dell’opera letteraria.
Grazie Professor Maurizi per questa sua testimonianza!

Carissima Zoe, giorno fortunato quello in cui ho avuto l’opportunità di incontrarti! Ti conosco da prima che nascessi,avendo vissuto una parte dell’attesa dell’evento assieme ai tuoi familiari ma,con il volume che mi hai così gentilmente donato,ho scoperto un’altra persona:vivace,intelligente,riflessiva,saggia e ,al contempo,puntigliosa , ironica al punto giusto e capace di superare,senza lacrime, quelle difficoltà derivate da soli cinque minuti di apnea e che un mondo egoista ed ipocrita ha ,sovente,persino accentuato. Brava !Bravissima! Un discorso a parte merita quello che hai scritto con affascinante maestria tanto che l’ho letto tutto d’un fiato dalla prima all’ultima pagina. E non poteva essere altrimenti dato che sei una artista valentissima che sa tradurre in prosa le sue esperienze,le sue riflessioni , le sue meditazioni ed anche i suoi sogni che le servono per avvicinarsi al Mondo e allo Spirito e ,altresì, per superare l’isolamento in cui una Società crudele ha tentato di confinarla . Una storia universale quella che racconti. Meriterebbe venisse letta in tutte le scuole in modo che i giovani potessero ritrovare il vero della vita. Hai concepito il tutto con enorme talento,narrando in prima persona e senza compromessi,ma con garbo e tenerezza,avvenimenti lieti e meno lieti,ma pure varie disarmonie familiari,donandoci una opera in cui hai saputo delineare ,con una lucidità e una delicatezza non comuni, eventi e personaggi .Sono certo che la Nonna ne sarebbe fiera come lo è il SuperNonno. La vita è imprevedibile e ,a volte,spietata anche per i cosiddetti normali ed ancor più per coloro che non lo sono ma tu hai saputo affrontarla con un coraggio ammirevole. Non ti sei fatta travolgere anzi sei arrivata ove tanti,che non hanno conosciuto i tuoi problemi ,non sono riusciti. Ti ammiro e ti abbraccio con molto affetto augurandomi di poter presto leggere il tuo secondo libro. A presto .

Maurizio Maurizi.

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Ecco a voi il video di Nata viva!

Pubblicato su You Tube il video di “Nata Viva”! Guardalo su http://youtu.be/ipdz4Webb5M oppure in questo articolo.

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potete richidere una copia breve romanzo di formazione “Nata viva” scrivendo una mail ad info@piccologenio.it

NATA VIVA” è UN LIBRO SCRITTO CON LA PANCIA NON SOLO CON IL CUORE; ECCO ALTRI STRALCI CHE LO DIMOSTRANO:

“Adesso mi domando quand’è che ho cominciato a capire che avevo qualcosa che mi “distingueva“ dagli altri, qualcosa che non gli permetteva di accettarmi, li metteva a disagio.”

“Non so dire quand’è stata la prima volta che mi sono sentita così, la volta in cui ho capito che senza l’aiuto di qualcuno non sarei riuscita a fare nulla. ”

“Mamma e Fiore si trovavano insieme, insieme come tante altre volte. Insieme. Ancora una volta mi sentivo lontanissima da loro.”

“Non andò esattamente così ma avevo intuito che era successo qualcosa di grave; però nello stesso tempo avevo fiducia: Rickie era forte.”

“Fin dall’asilo poi, mentre gli altri bambini giocavano, io dovevo passare del tempo in un aula vuota, senza nulla e nessuno che mi potesse distrarre: dovevo camminare.”

“Devo dire che a molte persone ha fatto comodo: da questo mio “errore“ (se di errore si può parlare), ci hanno messo molto poco a costruirsi un alibi per non essere protagonisti nella mia vita, ma solo attori con delle parti molto molto piccole… o addirittura delle comparse.“

“Non ero stanca, stavo lì senza una sedia, il tempo passava ma non ero stanca; guardavo in fondo alla fila, dall’altra parte della strada: speravo che le mie amiche arrivassero da un momento all’altro e non mi sentivo stanca!
Cercavo degli amici, “hai una gomma? Come ti chiami?“ risposte secche che non lasciavano spazio ad altre domande.“

“Per me rimaneva la sensazione forte di avere vissuto un ‘esperienza importante che avevo conquistato e voluto a tutti i costi. E anche quando mi resi conto di essere sola, vicino a tutti gli altri, ho cercato di reagire normalmente alla situazione e alla delusione che ne scaturiva.“

“Possibile che non mi rendessi conto, secondo lei, che come un torsolo inerme, ero rimasta sola ad aspettare inutilmente perché nessuno si era ricordato di me e nessuno era venuto da me? Iniziai a piangere e replicai dicendo: «Sono stata lì come tanti altri ragazzi, mi sono sentita normale». Le si gonfiò la giucolare e tutto il resto me lo disse strillando, disegnandomi come una povera tredicenne illusa, handicappata e deficiente. Mi ci ha fatto credere.”

“È colpa mia: non mi sono mai trovata bene con i miei coetanei. Non mi accettavano, ma da grande, da grande non mi sono fatta accettare“.

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“Nata viva” vi sta aspettando!!!!!!!!!!

il libro “NATAVIVA“ edizioni “Gruppo Albatros il filo“, di Zoe Rondini (prima edizione APRILE 2011) vi sta aspettando! L’autrice scrive usando il nome d’arte di ZOE RONDINI.

I lettori lo reputano un libro molto avvincente.

È il BREVE romanzo autobiografico di Zoe; una persona “diversa“, una bambina, una ragazza, poi una giovane donna che tra luci e tenebre ha saputo lottare per raggiungere e conquistare quella serenità che tutti bramiamo. Nel suo stile rapsodico, Zoe si fa cantore, dell’incontro sorprendente tra limite e prospettiva, civiltà e pregiudizio, presenza e invisibilità. Insieme a lei, anche noi riviviamo il nostro essere stati bambini o adolescenti incompresi.

È un libro adatto a tutti: studenti, adolescenti, adulti, genitori, insegnanti etc. è per questo che vi segnalo alcuni siti dove potete leggere l’incipit, la quarta di copertina ed in fine acquistarlo on-line.

 

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Udite udite!

Avrei bisogno di un piccolo aiuto: se entro aprile 2013 circa 10 classi tra scuole medie inferiori, superiori e/o universitarie si impegneranno a comprare il libro da me con un prezzo scontato o tramite librerie ed internet; arriverò a 500 copie vendute in 2 anni e “nata viva“ diventerà un piccolo caso editoriale!
Spero di poter contare su di voi! Se siete interessati o avete idee, proposte da suggerirmi potete scrivermi all’indirizzo e-mail info@piccologenio.it .

Grazie mille

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Recensione bellissima su “Nata Viva”, scritta da Riccardo Rossi. (post con 3 foto)

Buongiorno a voi tutti,

 

ho il grande piacere di invitarvi a leggere una bella recensione tratta da sito: http://www.goleminformazione.it/recensioni/libri/nata-viva.html

Buona navigazione e buon fine settimana!

 

Zoe Rondini

 

Nata viva

07 Settembre 2012

 

di Riccardo Rossi

 

Zoe nei primi cinque minuti di vita non ha respirato. Nel suo libro si racconta. Oltre alla sua disabilità ha dovuto superare tanti dolori e preconcetti. Ora che ha 31 anni ed è laureata, ha tanti progetti, un sito in cui tratta temi di disabilità e cerca di aiutare chi si trova difficoltà.

 

Zoe Rondini - Nata Viva

 

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Il disabile e lo Stato

Nel 2001 l’Organizzazione mondiale della sanità propose un nuovo punto di vista per il concetto di disabilità. Questo infatti viene definito come “la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo“. La definizione appare notevolmente ampia e inclusiva di diverse situazioni, rivelando un’ottica moderna. Accogliere tale affermazione (nella pratica ed in tutto il suo profondo e complesso cambiamento) nel nostro paese significherebbe andare contro e superare le profonde convinzioni culturali che portano a trattare l’handicappato con pietismo e a sostituirsi a questo in tutte le mansioni, anche in quelle che sarebbe in grado di svolgere autonomamente con un po’ più di tempo, pazienza e impegno.
In Italia una cultura arcaica indissolubile e radicata, impermeabile a riforme di legge e cambiamenti sociali, impedisce una reale integrazione del disabile nella società. Questo avviene sia sotto un’ottica di sostegno economico e sanitario, sia in un’ottica di emancipazione e autonomia. Molte persone normodotate credono nella teoria di accettare la disabilità, ma quando si trovano di fronte alle vere e piccole esigenze che un disabile pone loro si rivelano incapaci e indifferenti.
A questo proposito vorrei ora riportare uno stralcio dell’ articolo: http://www.cprogettosud.it/editoria/una%20possibile%20autonomia/3.html. Nel testo viene condotta un’analisi comparata delle situazioni dei cittadini disabili in alcune città europee. L’ipotesi di partenza è che vi sia un nesso molto stretto tra contesto socio-economico, contesto culturale e condizioni di vita dei disabili. I paesi presi in considerazione sono: Albania, Serbia, Olanda e Finlandia. Dalle testimonianze riportate nell’articolo si evince chiaramente che nei paesi, come Serbia e Albania, attraversati da crisi economiche e politiche, le persone disabili arrivano a dimenticare il loro handicap per lavorare e sopravvivere. Lo stato non è in grado di fornire loro alcun diritto speciale. Nei paesi del Nord Europa, invece, dove lo Stato è al servizio dei cittadini, troviamo testimonianze di perfetta integrazione o di significativo sostegno economico. Bisogna comunque riconoscere l’esistenza di più fattori che incidono sulla presenza dello stato nella vita di una persona con disabilità: la densità degli abitanti nei diversi stati, le origini culturali e l’evoluzione stessa della cultura di un determinato paese e le diverse situazioni economiche nazionali. A questi macro fattori se ne aggiungono altri dettati dalla mentalità delle singole persone, famiglie e comunità.
Passando ora ad analizzare il rapporto tra Stato e disabile nel nostro paese, l’Italia, lo scenario che ci si presenta non è dei più confortanti. Basti vedere alcuni dati rinvenuti dalla pagina «La disabilità in cifre» dell’Istat: in Italia i disabili «sono 2 milioni 600 mila, pari al 4,8% circa della popolazione di 6 anni e la maggior parte vive in famiglia. Considerando anche le 190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge a una stima complessiva di poco meno di 2 milioni 800 mila persone.“ A farsi carico dell’assistenza delle persone non autosufficienti sono, in misura sempre maggiore, le famiglie. In particolare sono le donne, figlie, mogli, nuore, le indiscusse protagoniste del lavoro di cura. Si è assistito, negli ultimi anni, ad un notevole passo indietro dello Stato nel sussidiare le famiglie in questione. Pochi numeri, presi da un’inchiesta del «Sole 24 Ore», dicono tutto. Rispetto al Pil, l’Italia spende molto più della media dell’Europa a 15 per le pensioni (16,1% contro 11,7%), come gli altri nel totale del welfare (26,5% contro 26%) ma nettamente meno per la non autosufficienza: 1,6% contro 2,1%. Un quarto di meno. Basti vedere, in un’analisi di Antonio Misiani, il taglio delle due voci che più interessano l’handicap. Dal 2008 al 2013 il Fondo per le politiche sociali precipita nelle tabelle del governo Berlusconi da 929,3 milioni di euro a 44,6. Quello per la non autosufficienza da 300 a 0: zero! Numeri che da soli confermano il giudizio durissimo del Censis: «La disabilità è ancora una questione invisibile nell’agenda istituzionale, mentre i problemi gravano drammaticamente sulle famiglie, spesso lasciate sole nei compiti di cura». Peggio:«L’assistenza rimane nella grande maggioranza dei casi un onere esclusivo della famiglia».
Pietro Barbieri, presidente della Fish, la Federazione italiana del sostegno all’handicap, traccia il seguente quadro: «Da noi si spende meno della metà della media europea a 15 per la non autosufficienza. E il dato comprende sia l’indennità civile che l’assistenza domiciliare pagata dai Comuni. Qui non si tratta di prendere provvedimenti più equi, qui si dice alle famiglie “arrangiatevi!”» E a quel punto sapete cosa accadrà? «Che le famiglie cominceranno a chiedere il ricovero per un congiunto non autosufficiente. E a quel punto avremo una maggiore segregazione di persone che non hanno fatto nulla di male e un costo molto più alto per il Paese. (1)
Lo  scarico di responsabilità da parte dello Stato, registrato nelle analisi riportate sopra, può essere attribuito a diverse variabili. A cominciare dalla crisi economica che affligge ciclicamente il nostro Paese, all’affermarsi indiscusso di un capitalismo senza freni e senza scrupoli che ha portato ad un dilagante individualismo: ognuno deve pensare per sé, e se riesce gli è consentito scavalcare gli altri nella distribuzione di beni e diritti. Le famiglie composte anche da persone disabili non si salvano da tale vortice. Il Welfare State va lasciando il posto ad un Welfare State privato, composto da badanti, parenti e amici. Tale fenomeno lascia l’amarezza e il senso di tanti nuclei familiari di sentirsi completamente abbandonati dal proprio governo. Alla fine dei conti ci si organizza e tristemente rassegnati si rinuncia a rivendicare attenzioni pubbliche verso cittadini bisognosi. L’assuefazione all’assenza dello Stato è totale.

(1) “I disabili (veri) dimenticati dallo Stato , In Italia 2 milioni 800 mila di persone non autosufficienti. E tutto il carico ricade sulle spalle delle famiglie.“ Di Gian Antonio Stella fonte: www.corriere.it

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La Cantastorie Zoe: impressioni di uno spettatore

Il 31 maggio 2012, mi sono recato al teatro Abarico, di via dei sabelli, con una certa dose di perplessità e sopratutto perché Zoe (nome d’arte di Marzia) ci teneva a vedermi con lei, in prima fila.

A dire la verità, non avevamo quasi mai parlato di questa impresa – dopo una piccola recita avvenuta nella tarda estate del 2011, nella casa dei genitori di Matteo Frasca. Nemmeno conosco gli sforzi di preparazione che la necessità di “imparare la parte“ ha richiesto, ad ambedue i giovani attori – sotto la guida della brava e sensibile Tiziana Scrocca. Ebbene, mi sono trovato di fronte ad una vera sorpresa. Un racconto svolto nelle molteplici pagine di un libro annedottico, come “Nata viva ove ciascuno degli episodi ha valore di ricordo sentimentale di un passato che non tornerà più, ma ha inciso nella memoria ed ha costruito la sensibilità umana e la partecipazione alla vita sociale di una persona che “nel venire al mondo“ ha giocato il suo destinoè stato magistralmente tradotto nello spettacolo teatrale ove il “vedere“ dei gesti, “l’ascoltare“ di brevi frasi mozze; l’ostentare di giocattoli, collane e fotografie; il suono sempre coerente di brevi frasi musicali hanno racchiuso – quasi condensato –   circa trent’anni di vita nella simbologia di quei primi “cinque minuti di non respiro“.

Questa “trovata“ degnissima ed efficace con la quale è stato costruito teatralmente il racconto ha consentito di narrare quasi una progressiva previsione da parte dell’istinto del sub conscio di Zoe di ciò che sarebbe successo, negli anni a venire, se la decisione fosse stata a favore del vivere.
La nota bassa e progressivamente ritmata con maggiore frequenza delle chitarra ha finalmente “espresso“ questa “scelta“ dal cuore noenatale di Zoe.

Nel guardare con ammirazione ciò che nel palcoscenico andava svolgendosi, mi è tornato alla memoria l’antico maestro liceale che mi insegnava cos’è il Teatro: azione.  E ripeteva la nota frase: ACTIO, ACTIO, ACTIO!

Tiriamo le conclusioni:  la piece recitata benissimo da ambedue i giovani attori/autori, è metafora di una possibilità di esistenza piena e reale con tutte le sue gioie e le sue pene; anche a dispetto di qualche difficoltà fisica – e questo è l’essenziale!

Fa pensare per le “potenzialità“ che presentano molti di questi “non fortunati“ colpiti nei primi minuti dopo la nascita ed anche, talvolta, nel tempo trascorso nel grembo materno. Ad essi non andrebbe attribuito solamente un sorriso di compassione, ma dovrebbe essere loro rivolta una solidarietà completa.

Leggi anche:

La Cantastorie Zoe  a Radio Onda Rossa.

La Cantastorie Zoe, spettacolo tratto dal romanzo “Nata Viva”

Zoe Rondini è Nata Viva

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Intervista a Zoe Rondini tratta dal sito www.consiglialibro.altervista.org

      

1) CIAO, PARLACI UN PO’ DI TE
Ciao e grazie per questa intervista. Allora diciamo che sono laureata in pedagogia; quest’anno ho svolto un progetto che ha visto coinvolti studenti dai 10 ai 25 anni, su: “handicap e narrazione di se“. Ho scritto e recitato nello spettacolo teatrale “La cantastorie Zoe“, tratto da alcuni capitoli del mio breve romanzo di formazione “Nata viva“. Entrambe queste opportunità hanno avuto un successo ed una richiesta di un seguito anche in altri contesti, per coinvolgere altri ragazzi ed adulti. La mia più grande aspirazione è che ciò mi possa portare o per lo meno indirizzare ad un lavoro retribuito. Incrociamo le dita e staremo a vedere!

2) DI COSA PARLA IL TUO LIBRO?
“Nata viva“ è un breve romanzo di formazione; è la mia autobiografia e quindi parla di tante “disavventure scolastiche“, dei bellissimi viaggi che ho avuto l’opportunità di intraprendere, dei giochi e cartoni animati della mia generazione (sono nata agli inizi degli anni ’80). In questo libro rapsodico ci sono una serie di ostacoli, che in parte ho superato, e che possono appartenere ed essere condivisi da tanti lettori. Il tutto è narrato con molta ironia ed autoironia, è la cosa che mi stava più a cuore e che mi ha dato maggior soddisfazione: far sorridere e ridere chi con passione legge le mie pagine. In particolare molti adulti mi hanno riferito che si erano  divertiti e che la sera riponevano il libro sul comodino ripromettendosi di arrivare presto all’epilogo delle varie vicende!

3) COSA TI HA SPINTO AD INIZIARE A SCRIVERE?
Ho sempre amato scrivere: a nove anni iniziai a scrivere una fiaba per altri bambini. Dopo poco ho capito che ero ancora troppo piccola per un’impresa così ardua ed rinunciai.
A tredici anni iniziai una lunghissima ed importante avventura: scrivere la mia autobiografia!
Molte persone mi chiedevano: “come mai a soli 13 anni già scrivi le tue memorie? non ti sembra un po’ presto?“- La risposta che ancora  oggi sento molto attuale è che l’idea di fermare su carta il mio vissuto mi è nata in seguito ad un episodio doloroso. Era l’estate 1994 quando Rickie, il secondo marito di mia madre è venuto a mancare. Avevo l’esigenza di ricordate tutto di lui e degli anni nei quali mi ha fatto da padre. Crescendo continuai a scrivere non solo di Lui, ma anche delle persone che vedevo ogni giorno a casa ed a scuola, dei mie pensieri, di tutta la mia vita.
La mia adolescenza, ed un po’ tutta la mia vita, è stata “diversa“, per un motivo che è ben narrato nell’opera e che non vorrei svelare in questa intervista. In quegli anni la scrittura mi ha aiutato molto a non sentirmi sola, a passare il mio tempo libero in completa autonomia, a ragionare riflettere e quindi anche a crescere. Per tornare alla tua domanda “cosa mi ha spinto ad iniziare a scrivere“ direi che la risposta è da prima il dolore acuto di un lutto improvviso e famigliare, e poi la crescente consapevolezza di una mia “caratteristica“, oggi la definirei così… Ecco gli elementi  che mi hanno spinta a scrivere sia per me stessa sia per gli altri.

4) COSA NE PENSI DEGLI EDITORI E LETTORI ITALIANI?
Direi che i lettori italiani sono sempre più attenti ed informati sui libri, ma un dato significativo è che negli ultimi anni la fiera del libro di Torino (la più prestigiosa in  Italia) ha riscontrato un maggior numero di visitatori ma anche un netto calo nelle vendite. Questo mi porta a supporre che i lettori ci tengano ad essere ben informati, ma poi possono subentrare vari motivi che li scroraggino all’acquisto (prezzi troppo alti, la possibilità di scaricarsi un testo facilmente e gratuitamente, o anche poca scelta nel genere preferito) quindi perché comprare il caro vecchio libro cartaceo? A meno che non sia un must da tenere assolutamente in bella vista nel salotto di casa!
Per quanto riguarda gli editori Italiani, penso che le grandi case editrici dovrebbero aprirsi un po’ ai giovani talenti e dar loro almeno una possibilità, magari riservandoli una piccola area e specifiche collane. Non trovo giusto che gli aspiranti scrittori possano pubblicare solo con piccoli e medi editori e quindi faticare molto di più per farsi conoscere, o per avere una buona distribuzione in libreria.
C’è solo una grossa casa editrice che da poco ha aperto un progetto rivolto ai giovani autori, ma i libri pubblicati non sono presenti nelle tantissime librerie di questo editore; è quindi possibile solo l’acquisto on-line scaricando a pagamento l’E-Book o ordinando la versione cartacea che esteticamente non è ben curata e rifinita.
In Italia sono pochi gli scrittori che vivono facendo solo questo bel mestiere, eppure dall’800 a giorni nostri se ne sono aperte tante di case editrici. Vedo la situazione editoriale un po’ troppo chiusa e cristallizzata, basata su regole che  non sono mai abbastanza evolute a differenza delle idee, delle prospettive, delle abitudini delle persone e  del mondo del lavoro.

5) COSA TI ASPETTI DAL TUO LIBRO E CHE PROGETTI HAI PER IL FUTURO?
Grazie al libro ho intrapreso il progetto nelle scuole, ho recitato in teatro ed ho avuto l’opportunità di conoscere persone umanamente molto ricche ed interessanti, spero che tutto questo continui anzi cresca! Spero di arrivare quanto prima alla seconda edizione di “Nata viva“, mi auguro che venga letto da ancora tante persone. Vorrei entro due o tre anni pubblicare un  secondo libro, mi sto impegnando molto per tutti questi progetti. Speriamo bene!

Potete richidere una copia del breve romanzo di formazione “Nata viva“ scrivendo una mail ad info@piccologenio.it   la spedizione è gratuita 🙂 non esitate!!!!!!!!

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Dalla cantastorie Zoe la testimonianza di chi ha deciso di essere nel mondo. Fonte: http://www.fattiitaliani.it/news.asp?id=1857

ARTICOLO ED INTERVISTA. 

Nata Viva è il romanzo di esordio, cui si accompagna uno spettacolo teatrale, di Zoe Rondini. Un romanzo che segue la sua vita dall’adolescenza in poi. Un racconto antipedagogico da cui si respira tutto il vizio di vivere attraverso le difficoltà.

Lei è Marzia e “Nata viva” è il racconto della sua nascita e poi del suo cammino, un pò più difficile, attraverso la vita e le sue avversità, costellato anche da momenti belli, che ti piovono addosso tra cervello e cuore.
La differenza nella vita di Marzia, il cui pseudonimo è Zoe Rondini, sono 5 minuti.
Cinque minuti in cui non ha respirato, in gergo medico si chiama anossia, ed il sangue non è riuscito ad arrivare al cervello.
Poi Zoe comincia a respirare. E a vivere. Ma quei cinque minuti le hanno cambiato la vita.
Giuseppe Pontiggia nel suo libro “Nati due volte” dice che i bimbi con disabilità hanno due nascite. La prima è resa più difficile dalle peripezie della vita. La seconda dipende da quanto amore sapremo dar loro.
È proprio l’amore per la vita, il vizio di vivere, che permetterà a Zoe di superare tanti ostacoli.
“… Cammino un pò male, parlo un pò male, controllo un pò male i movimenti delle mani, delle dita, dei bulbi oculari… – si legge nel libro-autobiografia – non ho un movimento, un arto o un muscolo che non fa capo al mio sistema nervoso centrale che non sia stato lesionato a causa di quei cinque minuti”.
Ma chi la dura la vince e Marzia, alias Zoe, non rinuncia ad “essere nel mondo”.
Così imparerà con suoi tempi a camminare, a parlare, a leggere e all’età di nove anni scoprirà la inesauribile passione per la scrittura, cominciando a scrivere i suoi primi racconti.
Ma a tredici anni un lutto doloroso spezza il suo cammino, e per ritrovare senso e significato Zoe comincia a scrivere questo romanzo, a fissare i pensieri sulla carta per dar loro contorni di realtà ed alleviare un dolore che scava dentro.
E continua a farlo ad intervalli regolari.
Così questo romanzo cresce camminando in pari con il progredire della sua vita.
“Nata viva” vuole essere un racconto appassionato e antipedagogico, caratterizzato da uno stile “rapsodico, squisitamente discontinuo, frammentario e spesso profondamente ironico”.
Ma lasciamo la parola a lei che ne racconta la genesi.

L’INTERVISTA
Come raccontare stati d’animo e sensazioni ti ha aiutato a dare contorni più definiti alle cose ed a superare fasi difficili?
Sai Tania la lentezza che caratterizza la scrittura rispetto al pensiero, mi ha aiutata a capire, metabolizzare e in un certo modo rielaborare il mio vissuto. La scrittura è stata una compagnia fedele negli anni della mia adolescenza.
Io sono una persona che tende ad ironizzare sui propri limiti, i mie difetti, le cose che non sono in grado di fare, ma mi piace anche scherzare sugli altri.
Ecco sono questi gli elementi che mi hanno aiutato a superare i momenti difficili e le due cose – ironia e scrittura – per me, vanno a “braccetto” .

Com’è nata l’esperienza teatrale e quale tassello in più ha aggiunto al tuo percorso?

Negli anni della mia adolescenza ho fatto molto teatro. Dopo la pubblicazione del libro ho cominciato una serie di incontri nelle scuole medie inferiori e superiori dove raccontavo alcune “tappe” della mia vita e Matteo Frasca – il mio consulente letterario- leggeva delle pagine del mio libro. I ragazzi si sono dimostrati molto interessati a questo “nuovo progetto pedagogico” – in genere a scuola non si fanno questo tipo di esperienze – dicevo che l’attenzione dei ragazzi e il loro entusiasmo a farmi ogni genere di domanda.
Il loro entusiasmo ha spinto me e Matteo a creare un vero e proprio spettacolo teatrale per entrare in contatto con altre persone e altri contesti.
Lo spettacolo si intitola LA CANTASTORIE ZOE.
Il debutto è stato un successo inaspettato, è per questo che i gestori del teatro ci hanno proposto una replica che si terrà il 26 giugno alle 21.00, al Teatro Abarico in via dei Sabelli 116, a Roma zona San Lorenzo.

Se dovessi dirlo in poche parole dove sei oggi e dove vorresti andare?
Questa è la domanda più complicata!
Mi piacerebbe scrivere un altro libro, ed ora che ho potuto arricchire il mio curriculum vitae non sarebbe male trovare un lavoro retribuito in ambito pedagogico.
Infatti e mi sono laureata in scienze della formazione e dell’educazione. Mi piacerebbe anche poter trovare un lavoro in ambito letterario data l’esperienza del libro, la mia passione per la scrittura ed anche perché sto per ultimare il mio percorso di laurea magistrale in editoria e scrittura.
Purtroppo in Italia è difficile in primis trovare lavoro. Figurarsi, ahimè, uno che sia anche corrispondente al proprio percorso di studi e formativo.
Comunque non disperiamo!

di Tania Sabatino

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