Risultati della ricerca

43 results found.

Vita indipendente e buona assistenza: una strada tortuosa ma non impossibile

Il termine disabilità è ancora presente nell’immaginario collettivo come qualcosa strettamente collegato a una visione negativa, ma questa idea sta cambiando, portando a una nuova visione che pone attenzione alla figura del disabile come soggetto, individuo e persona che ha una serie di attitudini e particolarità che non dovrebbero essere nascoste ma impiegate a favore della società.

 Nonostante negli ultimi decenni si sia sviluppata più attenzione, ci siano più diritti e più leggi, sia cambiato il linguaggio; molto spesso noi persone con disabilità ci troviamo a fare i conti con infiniti modi nei quali gli altri ci vedono. Purtroppo l’atteggiamento di molti, ci può indurre ogni volta, a ridiscutere il modo nel quale noi stessi  ci percepiamo. Quante volte chi ci vuole bene ci vede pienamente in grado di gestire tutti gli aspetti della vita, ma poi tal volta capita che problemi ordinari ci angosciano e ci fanno sentire inetti. O al contrario: a volte il senso di protezione di molte famiglie impedisce, alla persona con disabilità, di sviluppare le sue capacità e di realizzarsi.

In vari casi, il sentirsi inadeguati ad un compito o al rapportarsi con l’altro diverso da noi,  non riguarda solo la persona normodotata nei confronti di una persona con disabilità. A quanti è capitato di sentirsi dire o pensare: “è più disabile di me, non me la sento di frequentarlo/a”. Nei casi peggiori, talvolta sono i genitori o i famigliari che non accettano la disabilità e fuggono lontani.

Non penso sia facile per nessuno raggiungere una vita autonoma e che sia soddisfacente su vari aspetti fondamentali quali: una buona formazione, un lavoro adeguato alla preparazione che tenga presente anche i limiti della persona, coltivare le proprie passioni e crearsi delle ricche relazioni interpersonali. Ma c’è comunque differenza tra l’essere una persona “normale/normodotata” con tante potenzialità o partire con un deficit che può essere più o meno grave e complesso, al livello fisico, sensoriale, cognitivo.

Anche se si hanno molte potenzialità, non è facile accettare e misurarsi continuamente con corpo che ti limita in ciò che vorresti fare e ti rende, tuo malgrado, dipendente da qualcun altro nella vita quotidiana. C’è anche da mettersi nei panni di chi tutti i giorni, si occupa di una persona non pienamente autosufficiente. Di certo non è un compito facile. Sia che si tratti di un famigliare che di una persona esterna.

Purtroppo la disabilità di un figlio o famigliare, involontariamente ricorda un evento traumatico, molti genitori non vogliono o non ce la fanno a dedicarsi al figlio. In altri casi l’età avanzata e gli scarsi aiuti esasperano la situazione. Spesso, accudire una persona non completamente autosufficiente,  aiutarla ad avere una vita piena, sono mansioni che richiedono sforzi  fisici e mentali. C’è chi fa tutto questo con amore e dedizione e chi no.

C’è anche da tener presente che, a volte,  un badante ha la sua storia: magari il suo livello socioculturale non gli hanno permesso di trovare altri impieghi. Può non essere più giovane quindi sopraggiunge la stanchezza. Tutto ciò può portare  al rischio di burnout. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “il burnout è una sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo, che non riesce ad essere ben gestito”. Il termine viene spesso usato per chi è a contatto con anziani e disabili e non in altri tipi di lavori: non sono lavori adatti a chiunque.

Un altro problema legato alla cura della persona con disabilità è che non sempre è possibile emanciparsi dalla famiglia. In molti casi le varie situazioni personali e famigliari non permettono di poter scegliere come vivere e soprattutto con chi. Ciò detto vale soprattutto quando la disabilità non è lieve e quindi si necessita di aiuti nelle azioni della routine giornaliera. Servirebbero più supporti  e tutele per crearsi una vita indipendente e per non temere, una volta rimasti soli, di ritrovarsi  in realtà che non si sono scelte e sono molto diverse dalla casa dove la persona è cresciuta.

Vediamo qualche esempio virtuoso. Una soluzione che si sta creando in varie regioni, soprattutto al nord,  è il cohousing. Si tratta di piccole realtà abitative dove c’è un rapporto bilanciato tra assistenti ed assistiti. Il cohousing per persone con disabilità può essere inteso in modi diversi. Ad esempio come una convivenza tra persone adulte già inserite nel mondo del lavoro e autonome; oppure come un percorso verso un’adultizzazione consapevole per ragazzi e studenti; o ancora come un nuovo stile di vita per le famiglie con componenti disabili che mettono insieme le forze per una quotidianità più sostenibile.

Un altro esempio   positivo,  è quello di Elena Rasia, una ragazza della provincia di Bologna che si è trasferita in città per inseguire i suoi sogni: primo fra tutti, vivere una vita in indipendenza, senza che siano gli altri a decidere per lei nonostante la disabilità. Da un anno divide un appartamento con Margherita Pisani, coinquilina gratuitamente, che dà in cambio una mano tra le mura domestiche. Fra le due è nata una grandissima amicizia, oltre a  Indi Mates: un progetto sociale di scambio alla pari e coinquilinaggio sperimentale che chiunque può realizzare con l’obiettivo dell’indipendenza. “Se non avessi agito d’anticipo, un giorno i servizi mi avrebbero portata in qualche struttura, in qualche gruppo appartamento. Invece, per fortuna, ho voluto lavorare sulla mia autonomia prima che fosse tardi. E la fortuna ha voluto che trovassi, oltre che una coinquilina, un’amica”. L’affermazione di Elena dice tutto.

Anch’io come Elena ho potuto scegliere una vita indipendente e sono riuscita a vivere da sola (con un aiuto in casa) dall’età di ventuno anni. Per questo mi sento molto fortunata. Le mie esperienze personali nell’ambito di chi riceve assistenza e cura da persone al di fuori dei familiari mi portano a pensare che è abbastanza semplice trovarsi bene tra coetanee con interessi in comune. Non sono pochi i fine settimana, i viaggi e le vacanze dei quali, sia io che la persona che mi accompagnava abbiamo un bel ricordo. Cosa diversa è Con-Dividere la vita di tutti i giorni e non farsi sopraffare dal carico che, ogni persona, (assistito ed assistente) porta con se. Anche i rapporti più lunghi possono diventare di dipendenza e si possono usurare per colpa di entrambe le persone. È importante riuscire a rispettare le esigenze di vita e la privacy di chi assiste e di chi viene assistito.

Ci vuole saggezza e buona volontà per evitare che un rapporto si logori e che il burnout prenda il sopravvento. Alle famiglie mi sento di suggerire che è importante lavorare, fin da quando il bambino è molto piccolo, sulle capacità residue per valorizzare al massimo la persona. Ci vorrebbero altresì più aiuti e sostegni per pesare di meno sui famigliari e per crearsi una vita piena e soddisfacente. Ciò detto andrebbe a beneficio di persone, famiglie ma anche sull’intera società. Ricordiamoci che la cultura e il livello di civiltà della società moderna dovrebbero essere valutati, anche, sulla qualità e quantità degli strumenti che vengono creati al fine di tutelare e di integrare le persone più deboli.

Leggi anche:

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Viaggi e disabilità: la libertà di esplorare senza limiti!

Un bagno di libertà: l’accoglienza è uguale per tutti?

Continua a Leggere

Intervista a Zoe Rondini per Tv Odeon

 

I miei libri sono un buon inizio per parlare di tanti progetti che sono “Vivi” e Esistono grazie alla mia esigenza di narrarmi e narrare. “Perchè la vita riserva inaspettate soprese alle persone che, nonostante tutto… Nascono vive“.

 

 

 

 

 

 

Tutte le informazioni sul romanzo Nata Viva le trovate qui

Se siete interessati al saggio RaccontAbili cliccate qui

Leggi anche:

Spiegare bene la disabilità a bimbi e bimbe: un’occasione pedagogica per tutti

Zoe a Radio Freccia Azzurra

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Continua a Leggere

Zoe Rondini si racconta a Radio Roma Capitale

 

Ai microfoni di Radio Roma Capitale, fm 93, ho parlato di quanto la scrittura mi abbia aiutata a superare i momenti difficili della vita, diventando uno strumento di lavoro e di autodeterminazione.

Non mancano i progetti più importanti che hanno preso vita dopo la prima pubblicazione e un suggerimento alle famiglie con un bambino con bisogni speciali.

 

 

 

Tutte le informazioni sul romanzo Nata Viva le trovate qui

Se siete interessati al saggio RaccontAbili cliccate qui

Leggi anche:

Zoe a Radio Freccia Azzurra

Zoe torna tra i banchi di scuola: il progetto “Disabilità e narrazione di sé”

Zoe Rondini su Slash Radio a parlare di Nata viva

 

Continua a Leggere

Relazioni: quali sono le cose basilari nei vari tipi di rapporti?

Quante relazioni ci sono? Analizziamone alcune. 1

Relazioni: quando preoccuparsi?. 2

Alcune dinamiche di coppia. 3

Relazioni poliamorose. 4

L’importanza delle regole e del rispetto. Qualche consiglio pratico. 4

L’importanza di educare all’unicità di ognuno di noi 5

Lo psicologo Erich Fromm ha dato la seguente definizione dell’amore:

“l’amore è un potere attivo dell’uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso di isolamento e separazione, ma comunque gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell’amore è quando due esseri diventano uno, tuttavia restano due”.

 Non esiste un’unica definizione per quello che è, forse, il sentimento più importante che ci preserva e ci unisce gli uni agli altri. Ognuno di noi ha la propria idea, questa è il risultato di vari fattori che influiscono positivamente o negativamente sul nostro concetto d’amore: la cultura, il paese e l’epoca storica in cui nasciamo, l’educazione ricevuta, l’età e le esperienze.. L’amore cambia nel tempo e in base alle persone: quando si è alle prime esperienze è più facile sentirsi perdutamente innamorati, rispetto a chi è in un’età più avanzata.

Certo è che l’amore è essere in relazione. E proprio di relazioni cercherò di parlarvi. Mi soffermerò sulle aspettative che spesso i nostri cari e la società alimentano. Fornirò punti di vista su relazioni “sane, atipiche e sbagliate” attingendo al pensiero personale e di vari esperti; perché essere  innamorati e in relazione, a volte non dovrebbe essere classificato: se c’è rispetto reciproco, un sentimento vero non sempre  si desidera una “relazione classica”.

Quante relazioni ci sono? Analizziamone alcune

Esistono tanti tipi di relazioni sentimentali, dalle più classiche a quelle considerate atipiche nella nostra cultura, a quelle dannose.

Spesso il contesto socioculturale immagina solo le relazioni classiche meglio se tra persone eterosessuali. “E’ un bravo ragazzo con un lavoro stabile? Vi sposate in chiesa? Quando ti sposi, hai quasi trent’anni?! Quando fate un bambino?”

Quante volte facciamo o ci sentiamo rivolgere queste domande. Spesso l’immaginario collettivo tende a pensare una relazione di coppia come due persone accumunate da un percorso di vita simile. Le aspettative sulla coppia sono perlopiù: il fidanzamento, il matrimonio e i figli.

A mio avviso, la domanda più importante dei genitori e degli amici, ma anche la più difficile da fare, è: “Sei/siete felice/i?”

È bene ricordare anche che le relazioni possono avere mille sfaccettature. Non tutte le persone sognano di mettere su famiglia. E non solo, non tutte le persone vogliono una relazione. C’è chi sceglie di essere single, chi cerca molte avventure, c’è chi ha una relazione stabile da tempo e sceglie la convivenza, altre coppie poi scelgono il matrimonio e la famiglia.

Tendiamo a pensare che una vera relazione sia solo monogama ovvero esclusiva. Eppure esistono anche relazioni non monogame, ma etiche. Che significa “relazione etica”? Ce lo spiga Violeta Benini, nel suo libro “Senza Tabù”: “(…) Vuol dire che le persone coinvolte scelgono consapevolmente un tipo di relazione aperta o di altra natura.”

Le relazioni “atipiche” possono essere diverse e ci vorrebbe maggior educazione al rispetto di ogni differenza.

Relazioni: quando preoccuparsi?

Una relazione sana si caratterizza per il rispetto, la fiducia, l’onestà e la buona comunicazione tra le persone coinvolte; ma anche per la possibilità che ciascuna conservi l’identità e la personalità individuale. Viceversa, un rapporto sbagliato può essere caratterizzato dall’assenza di tali aspetti, i quali vengono sostituiti dal disprezzo, la disonestà, la menzogna, l’incomunicabilità e l’urgenza di cambiare la propria natura per compiacere il partner. Talvolta, anche nei rapporti sani possono emergere questi atteggiamenti disfunzionali e negativi, ma solo per periodi di tempo brevi e isolati. Se si vive una relazione con uno di questi “sintomi” in maniera regolare e per un lasso di tempo considerevole, probabilmente si tratta di un legame perverso, che è opportuno scogliere. È importante imparare a riconoscere fin dall’inizio a riconoscere i segnali negativi che potrebbero manifestarsi nei tuoi rapporti.

Alcune dinamiche di coppia

“Nelle prime fasi dell’amore, quando si è reciprocamente  innamorati prevalgono gli assoluti di totalità, esclusività ed eternità, è una fase magica, ciascuno si sente capito, accettato ed amato per quello che è. Progressivamente, questo vissuto di accettazione totale si ridimensiona e si trasforma in affermazione di sé, potrebbero cominciare ad affiorare le proprie configurazioni, i propri bisogni, ciascuno inizia venir fuori per come è.

Questo passaggio è scontato e naturale, come è altrettanto scontato e probabile è pensare che quando l’altro inizia a venir fuori con i propri bisogni, superata la fase della totalità, non ci ami più come all’inizio, quindi  ci sentiamo offesi ed arrabbiati. Contemporaneamente, per l’altro non è facile fare i conti con questa nostra sensazione di frustrazione e rabbia.

Per tutte le coppie la crisi è inevitabile e, generalmente, l’affermazione di sé ne è la causa[1]”. Il bello dell’amore è essere capaci di supere le difficoltà e i momenti di crisi, senza aver timore di chiedere aiuto, se da soli non si riesce!

Tuttavia, come si diceva all’inizio, è bene anche ricordare che ci sono persone single che hanno una vasta gamma di relazioni pur non sentendosi legate a qualcuno in particolare. Solitamente una coppia condivide una progettualità. Ci sono persone che amano le relazioni sporadiche o continuative, senza le consuetudini tipiche di una coppia.

Relazioni poliamorose

L’essere umano è per natura poligamo. L’esperienza della monogamia è stata costruita ad hoc nelle diverse culture per garantire alla prole la paternità, introducendo un nuovo concetto di relazione intima e di famiglia. In realtà nella storia sono sempre esistiti gruppi in cui l’esperienza “poli” era contemplata e vissuta in armonia e grande rispetto tra le persone.

“È stato stimato che negli Stati Uniti circa il 4-5 % degli individui sono attualmente coinvolti in una relazione consensuale non-monogama (Rubin, Moors, Matsick, Ziegler & Conley, 2014) e circa una persona su cinque ha fatto esperienza di questa forma di relazione in un periodo della propria vita (Haupert, Gesselman, Moors, Fisher & Garcia, 2017).

Il termine relazioni consensuali non-monogame racchiude una costellazione di configurazioni relazionali che prevedono la possibilità di instaurare rapporti affettivi e/o sessuali con più partner nello stesso momento (Rubin et al., 2014); ciò avviene con l’accordo e il consenso da parte di tutte le persone coinvolte. [2]

Chi vive questo tipo di relazione non ha scelto il partner sbagliato, ma semplicemente sente il bisogno di stare anche con altre persone perché da ogni individuo può ricavare sentimenti ed emozioni diverse.

L’importanza delle regole e del rispetto. Qualche consiglio pratico

In tutti i tipi di relazioni, tipiche e atipiche, è bene stabilire delle regole condivise. Quando una relazione è palesemente sbagliata? Ad esempio, quando si vuole in tutti i modi prevaricare l’alta persona. In questa situazione mancano le basi di una relazione: il rispetto, il voler il bene dell’altra  persona, l’amore o per lo meno l’affetto.

Qualsiasi tipo di relazione si viva è bene ricordarsi che i sogni, le idee, il tempo per noi stessi/e in primis e della/e persona/e che amiamo sono importanti. Se una persona viene meno alle regole, tradisce la fiducia del partner.

Cercare di imparare dal nostro passato decisamente non è semplice, ma può essere un buon proposito. Se non ti dai il tempo di capire che cosa è andato storto nei rapporti precedenti, potresti cadere più volte nel rischio di costruire relazioni sbagliate. Prima di intraprendere una nuova storia, fermati e pensa a tutte quelle passate. Quante di loro sono finite male? Perché si sono chiuse in questo modo? Che cosa, secondo te, non andava nel tuo partner? Cosa non andava in te? Che cosa, invece, funzionava?

Talvolta bisogna superare i sensi di colpa per analizzare lucidamente cosa  non ha funzionato o cosa è cambiato nella relazione, senza farsi condizionare troppo dai molteplici  giudizi degli altri.

L’importanza di educare all’unicità di ognuno di noi

Nella società italiana le relazioni hanno spesso a che vedere con l’esclusività del rapporto. Ciò non toglie che le persone si interroghino, ad un certo punto della relazione, se non sia possibile trovare attenzioni altrove. Certo è che questo momento di definizione e talvolta di crisi del rapporto, porta con sé una serie di possibili rischi – spiega Gabriele Lo Iacono, psicoterapeuta autore di “D’amore e d’accordo” (edizioni Erickson) – uno di questi è quello di cercare di inquadrare il rapporto “dentro schemi precostituiti, come regole stabilite in anticipo dai copioni diffusi. Ma ognuno di noi è un essere complesso e unico e per questo stiamo stretti nei copioni in cui altri vorrebbero rinchiuderci”.

Sono d’accordo con il professor Lo Iacopo che sottolinea la nostra unicità, in molti casi nessuno meglio di noi stessi conosce i nostri sentimenti, relazioni, aspirazione e bisogni.

In qualsiasi relazione è auspicabile che ci siano la libertà, l’ascolto ed il rispetto reciproci. Per arrivare a ciò e evitare storie sbagliate che, a volte, diventano casi di cronaca nera, sarebbe auspicabile intervenire di più sull’educazione dei bambini, delle bambine e degli adolescenti per insegnare loro che esistono tanti tipi di relazioni.

“Nei paesi del nord Europa, l’educazione sessuale e sentimentale è considerata uno strumento per garantire la salute fisica e psicologica della popolazione, ridurre le gravidanze precoci e contrastare la diffusione delle malattie.

E’ obbligatoria nell’Unione europea, con poche eccezioni tra cui l’Italia. In Danimarca sono previste lezioni anche con omosessuali e in Francia i programmi vertono su prevenzione Hiv. Nelle scuole italiane i corsi sono lasciati all’iniziativa dei docenti e organizzati dai consultori: “I ragazzi vogliono sapere e discutere, ma gli istituti hanno sempre meno fondi e il numero dei corsi diminuisce di anno in anno”, spiegano le associazioni. Intanto in un villaggio in Pakistan la “sex ed” entra in classe con il permesso delle famiglie[3]”.

L’obbiettivo di un’unione  non dovrebbe essere solamente il matrimonio e la famiglia, ma la serenità propria e delle altre persone, in qualsiasi relazione si scelga liberamente e consapevolmente di vivere!

Leggi anche:

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Lezione al master in neuropsicologia dell’età evolutiva presso l’Università Lumsa

Parliamo di libri, amore, famiglia, Educazione e progetti

[1] https://www.psicologia-psicosomatica.it/2021/08/05/le-principale-causa-della-crisi-di-coppia-e-laffermazione-di-se/

[2] https://www.stateofmind.it/2020/10/poliamore-attaccamento/

[3] https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/08/educazione-sessuale-in-olanda-si-inizia-a-4-anni-in-italia-non-ce-una-normativa/1008863/

Continua a Leggere

Disability Pride 2021

Il 1, 2 e 3 ottobre 2021, si è svolto a Roma il Disability Pride; si tratta di  una rete costituita da diverse realtà, oltre che da tante persone con disabilità e persone non disabili, che condividono gli stessi valori e obiettivi.  Il Disability Pride è una rete nazionale ed internazionale aperta, in continua espansione, che intende promuovere ed affermare un nuovo modo di vivere, pensare e valorizzare la disabilità. Sono stati tre giorni ricchi di incontri e dibattiti su ciò che si è fatto e su quello che si può ancora fare per l’inclusione di tutti.
Ho avuto il piacere di intervenire alla conferenza sulla rappresentazione della disabilità nel cinema, teatro e tv.
Domenica 3 ottobre eravamo in tanti nel corteo da largo Chigi a Piazza del Popolo, eravamo tutti uniti per abbattere tutte  le barriere. Vorrei ringraziare Carmelo Comisi, presidente del Disability Pride  e Patrizia Guadagnini, coordinatore del Disabity Pride Network, per avermi dato l’opportunità di partecipare.
“É grazie alla mia disabilità ed al racconto di essa che sono riuscita a realizzarmi umanante e professionalmente” Zoe.

Nel video trovate il mio intervento sulla rappresentazione della disabilità ne cinema, teatro ed in tv, dal minuto 22.

Slide DISABILITY PRIDE

Se desiderate potete contattarmi sulla mia pagina Facebook  , sul gruppo “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“, o su Instagram 

Leggi anche:

Presentazione del saggio RaccontAbili

Presentazione di Nata Viva, romanzo e cortometraggio

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

 

Continua a Leggere

RaccontAbili, prima presentazione in presenza e 30+10

Il 18 settembre 2021 si è tenuta a Roma, presso la splendida cornice del Centro Ippico La Formicola, la prima presentazione del saggio polifonico “RaccontAbili. Domande e risposte sulle disabilità”, edito dall’Erickson Live, novembre 2020.
Hanno presentato il libro: Paolo Restuccia, direttore della Scuola di Scrittura Creativa Genius e regista del programma radiofonico “Il Ruggito del Coniglio”, Lucia Pappalardo filmaker per Rai 1, Rai 2 e regista del cortometraggio “Nata viva”, Tiziana Scrocca attrice, autrice, regista, conduttrice laboratori, clown e clown-dottore, regista della “Cantastorie Zoe” spettacolo teatrale tratto dal volume “Nata Viva”; Diego Massana, dottore di ricerca in chimica e autore della raccolta di racconti “Le Battaglie Dell’Ombra” ed Enrico Arata, cognato di Zoe, correttore dell’ultima bozza di RaccontAbili, eclettico architetto appassionato di scrittura e di musica.
E’ stata una serata magica e densa di emozioni. Oltre la presentazione del volume abbiamo festeggiato un traguardo importante i miei quarant’anni. Un’esistenza non scontata se pensiamo che sono viva e cerco di vivere intensamente nonostante i primi cinque minuti non ho respirato.
Ringrazio innanzi tutto mia sorella Daria Castrini e mio cognato Enrico Arata per la loro vitalità e l’entusiasmo che ci mettono nel farsi coinvolgere in ogni mia sfida e progetto, aiutandomi a rimanere con i piedi ben saldi a terra, loro per me sono un modello… sono Nati Vivi e RaccontAbili.
La differenza tra vivere ed esistere è il prendere coscienza che bisogna cercare di superare i limiti e gli ostacoli. Mi dispiace per i miei genitori che, per motivi e limiti diversi, sono i grandi assenti dei miei traguardi, perdendosi l’essenza, i difetti, le arrabbiature, le gioie, le sofferenze,  le battaglie, ma soprattutto i traguardi  sia di Marzia… che di Zoe…
Prima o poi, forse me ne farò una ragione dei limiti e le assenze degli altri… o più probabilmente non ci riuscirò e non accetterò tutto ciò.
Spero di metterci sempre la volontà e l’impegno per dedicarmi agli altri e contribuire ad un lento cambiamento culturale e sociale già in atto. RaccontAbili ha l’ambizione di  divenire  uno strumento con il quale creare nuovi progetti per far luce su molte situazioni che potrebbero essere maggiormente accolte e sostenute.
La vita va avanti con tanti progetti, tante persone care, ci sono anche le battaglie perse: anche questa è vita.
Grazie a chi sceglie di Esserci!
Ringrazio la professionalità di Stefano Calabria per il video e Daniele Raffaelli, per le foto.

Se desiderate potete contattarmi sulla mia pagina Facebook  , sul gruppo “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“, o su Instagram 

 

Fotografie di Diego Massana

Leggi anche:

Parliamo di libri, amore, famiglia, Educazione e progetti

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Scopriamo il piacere femminile e lo squirting con Maura Gigliotti

Continua a Leggere

La narrazione del sé come strumento di empowerment

È sempre emozionante fare lezione all’Università! Ho trattato i seguenti argomenti:
Chi sono, cosa faccio e cosa ho fatto

La narrazione del sé come strumento di empowerment

Medicina narrativa

Scrittura autobiografica ed emancipazione: «Nata viva»

Siamo tutti RaccontAbili

Il progetto nelle scuole

Disabilità e sessualità

 

Slide: lezione 5 SETTEMBRE_2021

***

Da anni tratto  le tematiche riguardanti l’amore, la sessualità, la figura dell’assistente sessuale e dell’educazione sentimentale; tutti gli articoli sono raccolti nella categoria: “Amore e sessualità: sfatiamo i tabù” di questo portale. Dal 2012, inoltre, sono ideatrice e moderatrice del gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“. Il gruppo si propone come  un luogo di incontro virtuale, per fare conoscenza, scambiare informazioni sui temi che riguardano l’amore, la sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva. Da aprile 2021, con la collaborazione dello psicologo e psicosessuologo Dott. Francesco Battista, porto avanti una serie di appuntamenti mensili online sul Gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!” dedicati alla trattazione delle principali tematiche sulle quali si fonda la community. L’intento degli incontri è quello di offrire uno spazio di confronto e consulenza, riservato ai membri del gruppo, sulle tematiche relative all’amore e la sessualità in rapporto alla disabilità. Il mio impegno nel cercare di abbattere i tabù e gli stereotipi legati alla sessualità è iniziato più di dieci anni fa con l’interesse ad approfondire  la visione olistica della persona.
L’approccio olistico (dal greco ὅλος hòlos: totale, globale), tiene presente  la totalità di ogni individuo (corpo, mente e spirito). In questa visione si inserisce anche la sessualità. Questo interesse mi ha portata ad organizzare due convegni: “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra” e “Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità”, nonché ad affrontare tali argomenti in vari master universitari. In queste sedi ed in vari articoli analizzo, tra l’altro, gli aspetti della sessualità tantrica come esperienza positiva (in alcuni casi e per disabilità non complesse) come valida alternativa alla figura dell’assistente sessuale che in Italia stenta ad essere riconosciuta e regolamentata. Queste tematiche sono state trattate, nel saggio RaccontAbili, nonché nel corso del Master di Neuroriabilitazione  presso l’Università Lumsa ed al corso di  Pedagogia speciale presso la Pontificia Università Salesiana per la facoltà di Scienze dell’educazione.

Se desiderate potete contattarmi sulla mia pagina Facebook  , sul gruppo “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“, o su Instagram  

Leggi anche:

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Lezione per il Master di Neuroriabilitazione su disabilità, amore e sessualità  

Parliamo di libri, amore, famiglia, Educazione e progetti

 

 

 

Continua a Leggere

L’importanza dell’educazione affettivo-sessuale nelle scuole

Cuore, Carta, Pastelli, Figura, Giorno Di San Valentino

La sessualità è parte integrante della vita di ogni individuo. I bambini, le bambine, i ragazzi, le ragazze hanno il diritto di ricevere informazioni affidabili, scientificamente accurate e complete al riguardo. Eppure, l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole è un argomento sensibile.

Dalla sua prima introduzione nei programmi scolastici europei, negli anni settanta, è stata al centro di dibattiti, spesso accesi, tra genitori, responsabili religiosi e leader politici. Lo scontro di vedute riguarda più che altro il determinare cosa debba essere insegnato ed a quale età.

Le resistenze alla diffusione dell’educazione sessuale nella scuola

Nonostante i molteplici vantaggi di un’educazione sessuale completa sia per gli alunni delle scuole che per tutta la società, siano stati ampiamente dimostrati, i corsi di educazione sessuale si trovano oggi a dover fronteggiare nuove chiusure. Vale la pena sottolineare che tali corsi, tenuti da psicologi, pedagogisti o medici qualificati   mirano a integrare, e non a sostituire, gli insegnamenti ricevuti dai genitori. Sarebbe anche auspicabile una maggiore formazione ai docenti su queste tematiche poiché vivono una parte della giornata con i ragazzi. Soprattutto in età adolescenziale si vive un tumulto di emozioni, positive e negative verso sè stessi e gli altri. La pedagogia moderna ha messo in luce l’importanza di allenare lo spirito critico, la curiosità… piuttosto che “riempire” le menti di contenuti. In quest’ottica la scuola può e deve fornire una preparazione alla vita adulta. E’ poi auspicabile fare educazione affettiva e sessuale un po’ alla volta e prima che si raggiunga una strutturazione del ragazzo. Ciò detto andrebbe a favore di alunni che presentano i primi cenni di timidezza, disturbi relazionali che possono portare ad essere vittima di bullismo, disturbi del comportamento alimentare o un eccessiva aggressività verso se stesso o gli altri.

Sfatare i miti sull’educazione sessuale completa

Si stanno moltiplicando in Europa le campagne miranti a diffondere  notizie false e informazioni distorte sui corsi di educazione sessuale attualmente esistenti nelle scuole, che sono accusati di favorire la sessualizzazione precoce dei bambini, di “fare propaganda a favore dell’omosessualità”, di diffondere “l’ideologia di genere” e di privare i genitori del diritto di educare i figli secondo i loro valori e le loro convinzioni. Le false notizie sul contenuto dei programmi sono diffuse con l’intento deliberato di spaventare i genitori.

L’UNESCO ha definito la finalità dell’educazione sessuale completa come “l’insegnamento e l’apprendimento degli aspetti cognitivi, affettivi, fisici e sociali della sessualità. Mira a dotare i bambini e i ragazzi di conoscenze, competenze, atteggiamenti e valori che li metteranno in grado di realizzarsi, nel rispetto della loro salute, del loro benessere e della loro dignità, di sviluppare relazioni sociali e sessuali basate sul rispetto, di capire come le loro scelte influenzano il loro benessere e quello altrui, e di comprendere i loro diritti e tutelarli per tutta la vita.”

I vantaggi e la prevenzione dai rischi più comuni

Degli studi condotti a livello nazionale e internazionale hanno evidenziato i vantaggi dell’educazione affettivo sessuale. Essere più consapevoli ed avere come riferimento degli adulti capaci di spiegare anziché creare dei tabù riguardo la sessualità rende i ragazzi più attenti. Infatti si è notato che chi aveva un buon dialogo con gli adulti di riferimento, ha deciso di ritardare l’età del primo rapporto sessuale, di ridurre i comportamenti sessuali a rischio, di utilizzare metodi contraccettivi e di migliorare gli atteggiamenti legati alla salute sessuale e riproduttiva.

Educare significa anche sfatare i falsi miti: è un fatto oggettivo, riscontrato da vari psicologi che, nella maggior parte dei casi, i bambini e gli adolescenti sono un bersaglio facile di modelli di bellezza e mascolinità che non sempre rispecchiano la realtà creando un gap tra quello che si è e ciò che si vorrebbe essere. Inoltre l’assenza di educazione e di dialogo con gli adulti, che dovrebbero saper fornire delle risposte,  porta spesso ad attingere dalla pornografia. 

Secondo studi pubblicati dal Corriere della Serail 30% dei bambini accede alla pornografia online, il 44% sono ragazzi e il 5% sono ragazze tra i 14 e i 17 anni.  La maggior parte degli adolescenti ha ricevuto una proposta sessuale da parte di un adulto trovato in rete e si scambiano foto compromettenti con il fidanzatino e la fidanzatina infine c’è un altro dato che dovrebbe far riflettere: solo il 2% dei ragazzi che ha avuto un problema in rete ne parla in famiglia.

Per porre rimedio ai dati su minori e rischi del web sono d’accordo con la professoressa Roberta  Giommi, dell’Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze. Nella sua guida all’educazione sessuale dei bambini riporta che: “Fare educazione sessuale significa prima di tutto educare all’affettività. Vuol dire insegnare che il sesso è davvero bello e fa sentire più grandi e più forti se esiste un coinvolgimento emotivo, se assicura appagamento mentale oltre che genitale. Altrimenti può essere percepito come vuoto di qualsiasi emozione, molto al di sotto delle aspettative, a volte perfino malinconico. Parlare di sentimenti con i bambini aiuta a far sì che nella fase adolescenziale ci siano meno chiusure da parte del ragazzo con gli adulti di riferimento”.

La scuola dovrebbe poter fare la sua parte sull’educazione sessuale con il consenso e il coinvolgimento consapevole e attivo delle famiglie.

A mio avviso la formazione alla sessualità e all’affettività potrebbe essere una buona occasione per educare i giovani ai valori quali quelli del rispetto, della tutela della salute, al riconoscimento e all’espressione dei sentimenti, al piacere… oltre che fornire informazioni scientifiche su come siamo fatti, su come funziona la riproduzione e come usare la contraccezione.

Nella mia esperienza ricordo che durante le scuole medie erano previste alcune ore di educazione sessuale, alle quali partecipava anche la professoressa di scienze. A conclusione del ciclo di incontri, tornai a casa più confusa di prima: le poche nozioni che già avevo sul piacere mi erano state trasmesse male, in maniera vaga e superficiale, mandandomi in confusione. Per fortuna ho potuto contare su una madre aperta al dialogo. Non tutte le famiglie delle mie compagne di classe erano aperte al dialogo, ma ricordo che tutta la classe partecipò alle lezioni con il consenso dei genitori. Forse quei genitori hanno firmato il consenso per sentirsi sollevati da un incarico educativo considerato scomodo.

Un’educazione sessuale completa può rappresentare anche uno strumento efficace per combattere la violenza, gli abusi e la discriminazione e per promuovere il rispetto della diversità. Pertanto, i corsi di educazione sessuale a scuola sono oggi più necessari che mai e dovrebbero avere riservate più ore nella didattica.

Ricevere da bambini e da adolescenti la giusta formazione ci può rendere adulti più attenti alle esigenze di chi ci sta intorno.

***

Da anni tratto  le tematiche riguardanti l’amore, la sessualità, la figura dell’assistente sessuale e dell’educazione sentimentale; tutti gli articoli sono raccolti nella categoria: “Amore e sessualità: sfatiamo i tabù” di questo portale. Dal 2012, inoltre, sono ideatrice e moderatrice del gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“. Il gruppo si propone come  un luogo di incontro virtuale, per fare conoscenza, scambiare informazioni sui temi che riguardano l’amore, la sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva. Da aprile 2021, con la collaborazione dello psicologo e psicosessuologo Dott. Francesco Battista, porto avanti una serie di appuntamenti mensili online sul Gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!” dedicati alla trattazione delle principali tematiche sulle quali si fonda la community. L’intento degli incontri è quello di offrire uno spazio di confronto e consulenza, riservato ai membri del gruppo, sulle tematiche relative all’amore e la sessualità in rapporto alla disabilità. Il mio impegno nel cercare di abbattere i tabù e gli stereotipi legati alla sessualità è iniziato più di dieci anni fa con l’interesse ad approfondire  la visione olistica della persona.
L’approccio olistico (dal greco ὅλος hòlos: totale, globale), tiene presente  la totalità di ogni individuo (corpo, mente e spirito). In questa visione si inserisce anche la sessualità. Questo interesse mi ha portata ad organizzare due convegni: “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra” e “Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità”, nonché ad affrontare tali argomenti in vari master universitari. In queste sedi ed in vari articoli analizzo, tra l’altro, gli aspetti della sessualità tantrica come esperienza positiva (in alcuni casi e per disabilità non complesse) come valida alternativa alla figura dell’assistente sessuale che in Italia stenta ad essere riconosciuta e regolamentata. Queste tematiche sono state trattate, nel saggio RaccontAbili, nonché nel corso del Master di Neuroriabilitazione  presso l’Università Lumsa ed al corso di  Pedagogia speciale presso la Pontificia Università Salesiana per la facoltà di Scienze dell’educazione.

Se desiderate potete contattarmi sulla mia pagina Facebook  , sul gruppo “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“, o su Instagram  

 

Leggi anche:

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Scopriamo il piacere femminile e lo squirting con Maura Gigliotti 

Parliamo di libri, amore, famiglia, Educazione e progetti

 

Continua a Leggere

Zoe Rondine ospite alla alla Premiazione del XII Festival Internazionale del Cinema Patologico

Quanta emozione alla serata del XII Festival Internazionale del Cinema Patologico, svoltasi a Roma, il 5 giugno 2021. Sul palco: Dario D’Ambrosi, Claudia Gerini, Domenico Iannacone, Sebastiano Somma e Francesco Giuffrè.

Fotografie di Daria Castrini

Leggi anche:

Parliamo di libri, amore, famiglia e progetti

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Presentazione e curriculum vite di Zoe Rondini

Continua a Leggere

Dalla riabilitazione all’affermazione di sé: come sono diventata regista della mia vita

Dopo l’età della formazione viene l’età della autoaffermazione, è così un po’ per tutti ed in parte lo è stato anche per me; pur se con tempi, modi e obbiettivi diversi.

L’infanzia l’ho passata con i migliori specialisti. Medici, neurologi, neuropsichiatri infantili, fisioterapisti… i migliori del panorama italiano ed europeo degli anni ’80 e ‘90. Tutti questi “luminari” si aspettavano da me che compissi degli sforzi sovraumani per camminare. A cinque anni sono stata un mese intero a casa di un riabilitatore inglese: era il più bravo nel suo campo, ovviamente!

La fatica per camminare dalla mattina alla sera, tutti i giorni, me la ricordo ancora… e se per caso riuscissi a dimenticare per un po’, ci sono sempre i duroni alle ginocchia che mi ricordano quel periodo e tanti altri simili.

Dal mio punto di vista, quello di una bambina dell’asilo ed elementari, i tanti “esperti” attorno a me, non si curavano minimamente di come mi facessero sentire le loro richieste. Anche se mi nascondevo nell’armadio di mia madre o piangevo, non riuscivo a sottrarmi alle pretese riabilitative che, ai miei occhi, apparivano esagerate e assillanti. La volontà dei terapeuti aveva sempre la meglio. La mia famiglia si è sempre adoperata per scegliere i migliori operatori e per farmi crescere in un contesto il più normale e stimolante possibile.

Da adolescente ho provato ad affacciarmi in associazioni che promuovevano lo sport per persone con disabilità, come strumento di formazione, d’inclusione e socializzazione. Presi l’iniziativa e trovai su internet un’importante associazione sportiva che si è resa disponibile ad un colloquio conoscitivo. Mia nonna mi accompagnò. Raccontai al vicepresidente, la mia famigliarità con il nuoto e la voglia di fare amicizia, confrontarmi e divertirmi con altri ragazzi della mia età. Controllai a lungo l’ e-mail per sapere in quale gruppo fossi stata inserita, ma non ricevei mai nulla.

In quegli anni, grazie a internet, scoprii un corso di vela che era aperto a persone normodotate e disabili, mi iscrissi.  Al di fuori delle lezioni non c’è stata nessuna inclusione: il gruppo era composto da persone normodotate dagli otto a i trent’anni, eravamo pochi ed io ero l’unica “rappresentante” delle categorie disabili e teenager.

Dopo il periodo adolescenziale ed una volta concluso il liceo, cominciai a fare delle scelte più ponderate che mi hanno portata ad essere sempre più autonoma e, almeno in parte, ad essere “la regista” della mia vita.

Ma procediamo con ordine: la prima decisione importante ed il primo passaggio verso l’autonomia fu prendere la patente di guida a diciotto anni. A ventuno  sono andata a vivere da sola con il fondamentale sostegno dei miei famigliari. Poco prima, grazie all’insistenza di mia nonna, seguitai gli studi e mi iscrissi alla facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione, per poi specializzarmi in editoria e scrittura, presso l’Università Sapienza di Roma. Dai primi esami mi appassionai agli studi psicopedagogici e mi trovai finalmente a mio agio nella realtà universitaria, scoprendo che era completamente diversa da quella della scuola privata che avevo frequentato. Per la prima volta potevo permettermi di rallentare, ripetere un esame per tenere alta la media: non dovevo più correre per raggiungere un obbiettivo imposto da altri.

Ero soddisfatta delle mie conquiste sul piano dell’autonomia e di ciò che facevo. Ma sentivo la mancanza di un’esperienza molto importante. A ventidue anni decisi di ricorrere nuovamente ad internet per sperimentare la sessualità e l’amore.

Ho un bel ricordo della prima esperienza, ci siamo frequentati per un po’ ma non è scattata la scintilla. È iniziato tutto da un mio messaggio pubblicato su un forum per persone con disabilità, in seguito mi iscrissi in una delle tante chat per incontri per normodotati. Erano anni molto diversi da oggi, sui siti d’incontri si poteva conoscere gente con la testa sulle spalle. Infatti poi, grazie a quella chat, ho potuto vivere la mia prima storia d’amore corrisposta. Era un uomo molto più grande di me, siamo stati più di un anno insieme, non era ben visto dalla mia famiglia, questo elemento e la differenza d’età hanno fatto affievolire l’amore da parte mia; fui io a lasciarlo.

In seguito a questa storia importante, sullo stesso sito ho conosciuto un uomo molto speciale che, ancora oggi, a distanza di quindici anni, reputo il mio migliore amico. Tra questi due legami sono intercorse delle storie e delle conoscenze meno importanti.

Negli ultimi anni molti accadimenti mi hanno fatta maturare e stare meglio con me stessa. Ho avuto molte soddisfazioni lavorative: la pubblicazione del saggio polifonico RaccontAbili e del romanzo di formazione Nata Viva, la realizzazione di un cortometraggio ispirato al romanzo. Non mancano poi diverse collaborazioni giornalistiche ed ho ideato il progetto pedagogico dal titolo: “Disabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità” che dal 2012 porto nelle scuole e nelle Università di Roma e Provincia.

Oggi, mi sto dedicando molto alla scrittura e gli incontri con gli studenti. Grazie a ciò, cerco di aiutare i ragazzi che incontro e ce la metto tutta per provare ad essere utile alle persone disabili ed alle rispettive famiglie.

Sul piano personale, mi vorrei nuovamente innamorare. Dopo l’ultima storia, vissuta dopo il primo innamoramento con quella persona molto più grande di me; vorrei trovare una persona con la quale ridere, sentire nuovamente l’innamoramento e la passione. I progetti lavorativi, mi stanno dando grandi soddisfazioni, anche se avverto la difficoltà nel portare avanti un lavoro continuativo che riesca a collegare le mie diverse attività. Mi piacerebbe riuscire a legare tutto ciò che faccio e ad inserirlo in un progetto unitario e di ampio respiro insieme ad un team di professionisti: pedagogisti, scrittori, ghost writer, esperti nella comunicazione multimediale… Sarebbe importante riuscire a dare al mio lavoro un’organizzazione sistematica per essere sempre più utile agli altri.

Negli ultimi anni, tra l’altro, sto approfondendo l’approccio olistico della persona. In tale filosofia l’individuo è la somma di Corpo, Mente e Spirito: ogni nostra parte è correlata alle altre e tutte si influenzano reciprocamente. In questa visione globale il contesto sociale e culturale

Convegno “Il Tocco dell’Anima attraverso il Tanta”. Roma 18.10.2019

riveste un ruolo importante da analizzare, poiché non si può avere una visione completa dell’essere se non si esamina il contesto culturale, sociale e lavorativo dove egli si è formato ed è inserito.

Ciò detto si lega molto al mio vissuto: oggi sono soddisfatta del personaggio pubblico che sono diventata grazie alla scrittura ed agli altri progetti, per la sfera privata e i legami interpersonali non posso dire la stessa cosa. Oltre al “degrado” nei siti d’incontri, c’è anche da tener presente che noi donne più maturiamo più diventiamo complicate, non ci accontentiamo di chi secondo noi, non ci capisce o non ci valorizza. Sotto questo aspetto mi sento parte di una lunghissima schiera di donne sui quarant’anni o anche un po’ di più, che dice: “Meglio sola che male accompagnata. Ma per chi mi hai preso? -o ancora- Ormai ho le mie abitudini… sono stufa di dover essere sempre io quella che si deve adattare”.

Il motivo per il quale mi dico che devo puntare sul mio lavoro e sto bene da single non è solo la mia disabilità motoria, anche se ritengo che non sia un elemento facilitatore!  Quando parlo nelle scuole, all’università, ai convegni… mi piace “metterci la faccia”. Per l’amore è diverso, torno a cercarlo nella realtà virtuale poiché all’infuori di essa non ho trovato valide opportunità di conoscere persone interessanti e single. Quando mi rapporto con l’altro sesso sembra sempre che debba dimostrare di saper amare o di saper accontentare un possibile partner, ma ciò non andrebbe sempre ribadito fin dai primi scambi di battute.

Spesso non mi sento capita, ma Freud stesso scrisse: “Il grande quesito a cui non sono riuscito mai a dare una risposta malgrado i miei 30 anni di ricerca nell’animo femminile è: che cosa vuole una donna?”. Il padre della psicanalisi non è stato l’unico ad aver studiato le diverse dinamiche tra gli istinti maschili ed il romanticismo femminile.  Mi ritrovo perfettamente in uno studio americano, condotto dal Love Lab dello psicologo John Gottman e durato più di 40 anni; il quale ha stabilito che sono due le insoddisfazioni che l’universo femminile manifesta più frequentemente oltre quelle già citate: “Non è mai lì per me” e “Non c’è abbastanza intimità e connessione”. Per dare una parziale risposta a queste mancanze mi sono affacciata alla Via del Tantra. Si tratta di una via amorevole, che non ha a che vedere con l’atto sessuale fine a sé stesso. È una pratica per conoscere la propria totalità e vivere in profondità la passione. Molte persone, anche con disabilità, cercano in questa “Via” delle risposte sulla propria sessualità.

Tempo addietro un amico con una forte disabilità motoria mi ha fornito la prova di ciò che pensavo riguardo alla “Via del Tantra”: dopo il suo primo massaggio mi ha raccontato di essersi sentito accolto e coccolato, tutto il contrario delle esperienze sessuali vissute con rapidità e senza trasporto. Nel confrontarci ci siamo trovati d’accordo sul fatto che nel massaggio tantrico manca il legame di coppia; ed abbiamo rilevato la consapevolezza che le diverse aspettative che si hanno tra uomini e donne non più giovanissimi sono una delle cause per le quali è più complicato avere una relazione soddisfacente dopo una certa età.

Oggi se guardo al mio presente e al mio passato mi sento soddisfatta e orgogliosa di ogni singolo traguardo, che non è mai stato scontato e sento una grande spinta a voler realizzare tanti nuovi progetti.

Penso a quella sensazione di incompletezza che mi ha accompagnato nella crescita e che è presente ancora oggi e mi rendo conto che forse è proprio questa che mi ha spronato ad abbattere i miei limiti e a migliorarmi. Credo anche che, come me, molti altri vivano questa sensazione e che, in parte, tale frustrazione possa derivare da modelli di normalità imposti dalla famiglia, la scuola ed in seguito dalla società. Nei miei libri tento di scardinare molti preconcetti legati alla famiglia, la società, la scuola, il lavoro… ma  i tabù più radicati e difficili da superare appartengono ancora all’affettività, l’amore, l’erotismo delle tante persone che, per qualche motivo, non rispettano il modello sociale di “normalità”. Ma infondo la normalità non sembra appartenere a nessuno, per fortuna!

Articolo pubblicato su Superando e Ubiminor

Chi desidera acquistare la copia dei RaccontAbili lo può fare scrivendo a live@erickson.it, andando sul sito Erickson Live ,o contattando direttamente l’autrice Zoe Rondini.

“Nata Viva” è disponibile ai seguenti link:  Socetà Editrice Dande AlghieriLaFeltrinelli,  Amazon e Ibs. L’e-book è disponibile qui

Leggi anche:

La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza

Slide Zoe Rondini  per il convegno “Il Tocco dell’Anima attraverso il Tantra”

Lezione al master in neuropsicologia dell’età evolutiva presso l’Università Lumsa

Continua a Leggere