Risultati della ricerca
256 results found.
Portale di cultura, educazione, formazione e tematiche sociali
256 results found.
In passato ho già spiegato la visione olistica, le origini e le funzioni. In questo articolo vorrei approfondire energia vitale, esaminando i chakra e le nadi. Secondo la visione indiana e più prettamente yogica, i chakra sono centri sottili di energia. “Troviamo i primi accenni sui chakra, nella Bhagavad Gita, la “Bibbia indù” (scritta attorno al 700 a.C. secondo Sri Yukteswar, il guru di Yogananda) che presenta i sette chakra in forma simbolica. Attorno al 1000 a.C. poi lo Yoga Kundalini Upa- nishad accenna già ai chakra[1]”.
Anche la funzione delle nadi è importante a livello energetico. Si tratta di una sorta di rete sottile di canali che convogliano le energie; in sanscrito nadi significa letteralmente vena, canale. 72.000 sono le nadi descritte nei testi sacri, quelle principali sono tre: Ida, Pingala e Sushumna.
Le diverse energie trasportate sono:
Prana l’energia vitale, ascendente e fresca;
Apana l’energia tiepida discendente;
Sapana l’energia mediana e calda
Vyana l’energia oleosa che permette i movimenti di tutte le membra.
La parola chakra in sanscrito significa ruota. Un chakra può essere descritto come un punto energetico, un vortice di energia che si trova nel nostro corpo. I chakra principali vibrano ad una frequenza specifica. Se vibrano troppo velocemente o troppo lentamente rispetto al loro stato di equilibrio ci saranno delle ripercussioni sul nostro stato fisico, mentale, emotivo e spirituale.
Quando sono sviluppati bene, i chakra rilasciano energia che diventa potere creativo, piacere sessuale, potenziamento delle proprie doti naturali.
1° chakra, muladhara o “chakra della radice”
Posizione: nella parte inferiore del bacino, tra coccige e pube
Colore: rosso
Significato: è la stabilità psichica nelle diverse situazioni della vita, la capacità di governare gli istinti. È il chakra con cui vengono assorbite le energie della Terra e scaricate le tensioni eccedenti mediante l’atto sessuale.
2° chakra, svadhistana o “chakra splenico”
Posizione: metà inferiore del ventre
Colore: arancio
Significato: è il piacere, la gioia di vivere, la sessualità espressa al massimo delle sue potenzialità.
3° chakra: manipura o “chakra del plesso solare”
Posizione: metà superiore del ventre
Colore: giallo
Significato: è la capacità di agire energicamente, la volontà, l’autostima e l’autonomia personale. In senso spirituale è l’essenza attiva di cui siamo stati dotati.
4° chakra, anahata o “chakra del cuore”
Posizione: zona pettorale del corpo
Colore: verde
Significato: è la capacità di amare emotivamente, provare cioè un sentimento che non parte tanto dalla mente, quanto dal cuore. Nella tradizione yoga, amore e ascolto sono in stretta relazione; spiritualmente parlando, hanno la stessa valenza.
5° chakra, vishuddha o “chakra della gola”
Posizione: nella metà inferiore del collo e a livello delle clavicole
Colore: azzurro
Significato: è la creatività, la comunicazione, la spiccata percezione estetica. I bravi artisti, musicisti… sono persone nelle quali il vishuddha è ben sviluppato. In senso spirituale, infatti, rappresenta la connessione con l’altrove, l’essere in comunicazione con dimensioni che superano l’umano.
6° chakra, adjnia o “chakra del terzo occhio
Posizione: grande chakra che si trova al centro della fronte
Colore: indaco
Significato: è la mente tattica, razionale. In senso spirituale è il terzo occhio, come qualità della persona è la fiducia in se stessi.
7° chakra, sahasrara o “chakra della corona”
Posizione: sopra il cranio
Colore: viola
Significato: è la capacità spiccata di pensare strategicamente, cioè abbracciare la situazione con il pensiero; in senso spirituale è la comunione con il Divino, in senso individuale è l’autorealizzazione.
In prossimità di Muladhara, il primo chakra, giace avvolto in tre spire e mezzo un serpente che rappresenta la Kundalini, ovvero l’energia vitale.
È dormiente in attesa che la sua potenzialità venga risvegliata. In numerose tradizioni, il simbolo del serpente rappresenta la saggezza e la conoscenza.
La Kundalini è l’energia che, salendo verticalmente attraverso Susumna, passa in tutti i chakra arrivando fino alla sommità in Sahasrara. La Kundalini rappresenta anche la capacità creativa e generativa dell’essere umano. Secondo la Hatha Yoga Pradipika la Kundalini è il supporto energetico di tutte le pratiche dello yoga. L’oggetto di queste pratiche e del Tantra è quindi risvegliare l’energia Kundalini e farla salire in tutti i chakra.
Se i chakra sono iperattivi sono come una valvola che assorbe troppo velocemente energia e potenzia le funzioni del corpo sovraccaricandolo. Un blocco o un’iperattività comporta uno squilibrio negli organi e nelle ghiandole corrispondenti.
Oggi, grazie agli insegnamenti dei grandi Yogi, alle varie pratiche tantriche e la riattivazione delle energie vitali possiamo comprendere meglio il nostro essere. Secondo Jayadev Jaerschky autore del libro “Risvegliare i Chakra”, lavorando su di essi diventiamo più attenti alle energie del nostro organismo; capiremo così tutti i tratti della nostra personalità. Ciò detto, secondo -la visione yogica- definisce chi siamo, come viviamo e come ragioniamo.
Conoscere in profondità i chakra ci porta a comprendere il mondo. Significa essere condotti alla realizzazione del Sé, e quindi all’unione con il cosmo. Per arrivare a questa conoscenza è auspicabile trovare l’armonia tra le varie energie.
[1] Dal libro “Risvegliare i Chakra” di Jayadev Jaerschky
Leggi anche:
Il Tantra per scoprire la propria “Totalità’”
Video de “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra”
Lezione al master in neuropsicologia dell’età evolutiva presso l’Università Lumsa
Venerdì 18 ottobre 2019, dalle ore 17:30 alle ore 20:00, presso Come un Albero Museo Bistrot, via Alessandria 159, 00198 Roma (entrata in strada privata) si terrà il convegno: “Il Tocco dell’Anima attraverso il Tantra”, il contributo che la via del Tantra apporta alla disabilità.
L’evento promosso da Zoe Rondini, in collaborazione con FormazioneTantra e Anna Senatore, Studio Olistico Benessere Zen, mira a promuovere la conoscenza e il confronto sulla Via del Tantra.
Nel corso dell’evento, attraverso interventi e testimonianze, si cercherà di approfondire il contributo che le pratiche tantriche possono fornire nel percorso dell’accettazione di sé e nel rapporto con l’altro, con un focus dedicato alla disabilità motoria e ai disturbi del comportamento alimentare.
Alessandra Lops – Counselor e Direttore didattico della Scuola di FormazioneTantra per operatori della “Relazione d’aiuto al contatto corporeo per l’espressione energetica ed emozionale” integrata dagli insegnamenti dello yoga tantrico – illustrerà come attraverso il Tantra sia possibile recuperare un contatto profondo d’empatia con l’altro ed abbattere il muro della diffidenza, dell’indifferenza e della diversità che caratterizzano la società odierna. Monica Montesanti – Operatrice Olistica e Tantrica – condividerà la sua esperienza di come, attraverso la Via del Tantra, sia riuscita a riconciliarsi con il suo corpo, superando gravi forme di disturbi alimentari.
Nel suo intervento Anna Senatore – Consulente del Benessere Olistico con esperienza decennale e operatrice all’emotività, l’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità (OEAS in formazione) – descriverà la professione di Consulente Olistico del Benessere, con un focus sull’Anatomia Energetica e sulle Tecniche Energetiche, dal Reiki alla Kundalini, dimostrando come queste pratiche possano arricchire il lavoro degli OEAS. Anna è stata, inoltre, tra i protagonisti della serie documentaria “Il corpo dell’Amore” andata in onda su Rai 3 la scorsa primavera.
A concludere, Zoe Rondini – autrice, pedagogista e blogger con disabilità motoria – che tirerà le fila del confronto parlando della sessualità delle persone con disabilità e della necessità di sfatare tabù e pregiudizi. Con una premessa sull’importanza dell’educazione sentimentale, Zoe riporterà alcune esperienze di come la Via del Tantra abbia contribuito a sostenere la consapevolezza e l’Amore per il proprio corpo e per l’altro di persone con disabilità.
Promuovendo la conoscenza del Tantra, anche attraverso alcuni semplici esercizi pratici, l’incontro mira a stimolare un dibattito sul tema universale dell’Amore verso sé stessi e verso gli altri, cercando anche di affrontare da una diversa prospettiva il tanto discusso tema della sessualità delle persone con disabilità.
Programma:
A seguire confronto e aperitivo.
Posti limitati, per l’accredito e prenotazioni scrivere a:
Questo articolo è stato pubblicato sulla testata Superando.il, l’11 luglio 2019, link all’articolo
Nella tavola rotonda dal titolo: “Tornando a casa: la persona disabile di fronte al futuro”, tenutasi al Teatro Punto Luce di Roma, il 5 giugno 2019, promossa dalle associazioni Oltre Lo Sguardo Onlus ed Hermes Onlus, si è parlato di come sia necessario migliorare la legge 112 del 2016 sul Dopo di Noi. Il Dopo di Noi si costruisce ascoltando i bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie; serve maggior collaborazione tra soggetti interessati e i servizi erogati per garantire una prospettiva di vita piena e soddisfacente, per le persone disabili, anche in assenza dei familiari.
L’avvocato Francesca Romana Lupoi ha spiegato come tale normativa, può e deve essere migliorata: “è stata voluta per combattere il dato allarmante delle persone che, rimaste sole finiscono in istituti, si tratta infatti dell’80%. Bisogna porre il disabile al centro per un graduale ed individuale progetto di vita e di autonomia studiato appositamente sulla persona. Va innanzitutto rispettato il diritto, sancito dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, l’articolo 9 riguarda la vita indipendente ed l’inclusione nella comunità, nonché la libertà di scegliere dove e come vivere. Il cohousing – argomenta la Lupoi- può essere una soluzione valida per i bisogni dei singoli ed è gestibile in termini economici. Sono previsti degli sgravi fiscali, fondi pubblici e la figura dell’amministratore di sostegno”.
Il problema rimane che gli aiuti pubblici nazionali non sono adeguati sul censimento del bisogno.
“Il diritto allo studio, alla formazione, al lavoro, alla salute, l’affettività, la socialità, il diritto all’abitare e il diritto all’inclusione devono essere garantiti dai servizi territoriali. – Ha spiegarlo è l’intervento di Fausto Giancaterina, direttore dell’Unità Operativa Disabilità e Salute Mentale del Comune di Roma.- La proposta è quindi una maggior collaborazione tra persone, associazioni, servizi ed istituzioni, per un buon lavoro di squadra. C’è bisogno di un percorso unitario che vorremmo portare all’attenzione della Regione per mettere ordine e coordinare i vari attori previsti dalla legge sul dopo di noi.
Per promuovere la legge in oggetto – continua Giancaterina- è necessaria una normativa unitaria che deve essere più comprensibile e applicabile dalle istituzioni locali. Lo scopo è migliorare la presa in carico della persona con disabilità: essa deve essere totale ed organizzata dalla nascita in poi. Ciò detto, è l’unica strada durevole e concreta per un’esigibilità dei diritti”.
L’attenzione poi si sposta sull’importante punto di vista del diritto alla vita adulta delle persone con disabilità. A spiegarlo è Dino Barlam, presidente dell’Agenzia per la Vita Indipendente: “parlare della vita adulta fa uscire dall’ottica della continua emergenza. Il tener conto delle fragilità individuale e quindi realizzare delle case protette, è in primo luogo un cambiamento culturale ed in quanto tale va costruito nel tempo. È importante intervenire il prima possibile: non basta porsi il problema nella fase in cui i genitori cominciano a fare fatica. – Il punto focale secondo Barlam – è come consideriamo la vita di alcune persone; le risposte sono diverse per ogni adulto.
La legge vuole affrontare un tema molto vasto: come devono vivere le persone più fragili in contesti protetti; si tratta di un quesito importante che richiede uno sforzo di risorse. C’è poi da considerare che il cohousing in questi nuovi contesti va regolamentato con una normativa aggiornata e chiara. Inoltre per un nucleo di persone con disabilità, a differenza di altri soggetti fragili, la gestione della casa va affidata un terzo quindi occorrono delle norme adeguate, ci deve essere uno sforzo di associazioni, ma soprattutto di istituzioni per fornire alternative possibili agli istituti”.
In conclusione va precisato che quando la legge parla di persone con disabilità gravi e gravissime si riferisce alla condizione di vita delle persone, ma, ad oggi, tal legge è attuabile per persone medio-lievi privi di sostegno famigliare.
Bisogna collaborare di più per non correre il rischio che la famiglia si senta sola, abbandonata e quindi legittimata a negare il problema o a prendere decisioni estreme.
Ad oggi in toscana l’associazione Oltre lo Sguardo Onlus sta realizzando delle coabitazione semestrali, ma i parametri per rientrare nella legge 112 sono ancora stringati. Il rapporto disabile operatore previsto è di un assistente per cinque ragazzi; va da se che purtroppo le persone con handicap ad alto carico assistenziale rimangono fuori.
Leggi anche:
Donne contro le “discriminazioni multiple”, un dibattito urgente
L’educazione sentimentale per sviluppare autoconsapevolezza ed empatia
Zoe torna tra i banchi di scuola: il progetto “Disabilità e narrazione di sé”
L’8 marzo 2019 sono stata relatrice al convegno promosso dal Centro Studi Erickson “Sono adulto! Disabilità diritto alla scelta e progetto di vita” a Rimini.
Di seguito i materiali del mio intervento, incentrato sull’importanza della narrazione di sè e sulla valenza terapeutica della scrittura.
Treiler del cortometraggio Nata Viva:
Leggi anche:
Zoe torna tra i banchi di scuola: il progetto “Disabilità e narrazione di sé”
Lezione per il master di psicologia della Lumsa 15.07.2018
Nata Viva“ tra i corti finalisti di Capodarco, L’anello debole 2016
Premio Anello debole, vince forza di Zoe
Guarda il mini-film:
Libri:
Per comprare il saggio RaccontAbili clicca qui
Per comprare il romanzo autobiografico e di formazione Nata Viva clicca qui
Contatti:
E-mail: zoe.rondini@gmail.com
Oppure mi potete scrivere in privato sulla pagina Facebook ZoeRondiniAutrice o sul profilo Istagram
Il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone” è aperto a tutti!
Il 26 luglio 2018, ho partecipato al programma “Codice – La vita è digitale“, condotto da Barbara Carfagna, andato in onda su Rai Uno alle 23.30.
Un grazie particolare a Lucia Pappalardo e al team Rai.
Dal minuto 54 in poi c’è il nostro servizio!
CODICE – LA VITA E' DIGITALE 27/07/2018
Ringrazio per il gentile prestito RaiPlay: "https://www.raiplay.it/video/2018/07/Codice-La-vita-e-digitale-Superuomini-o-postumani-9dddbdec-b750-449b-addd-3e3d08285bad.html" Da UFFICIO STAMPA RAIRai1: CODICE – LA VITA E' DIGITALESei puntate il giovedì in seconda serata dal 26 luglio, conduce Barbara Carfagna26/07/2018 – 23:30Internet è una rivoluzione che non ha uguali nella storia dell’umanità. Il digitale sta modificando l’uomo e la società in modo imprevisto. Sicurezza, salute, economia: proprio di questo si parlerà nella seconda edizione del programma di Rai1 "Codice", condotto da Barbara Carfagna in onda ogni giovedì dal 26 luglio alle 23.30. Insieme ad accademici, ricercatori, scienziati, startupper, visionari, storici, frati, hacker, nerd, e geek mostreranno quali sono i cambiamenti già in atto nella nostra vita, e quelli a cui stiamo per assistere. Nella nuova Era che abbiamo l’opportunità di vivere dobbiamo fare i conti con cambiamenti straordinari, che investono le nostre esistenze: sono già disponibili tecniche che permettono di “hackerare” il nostro DNA, e nuovi sistemi diagnostici permettono di individuare le malattie ancor prima che si manifestino. Ma non solo: molti scienziati e “futuristi” assicurano che entro pochi anni si raggiungerà il cosiddetto “punto di singolarità”, cioè il momento in cui l’intelligenza artificiale sarà pari, o paragonabile, a quella degli umani. Quale sarà il destino dell’uomo? #Codice si potrà rivedere su Raiplay.it, e sul canale Rai Youtube sarà inoltre possibile approfondire i contenuti online e le interviste fatte agli esperti internazionali direttamente in inglese.
Gepostet von World's Line am Freitag, 27. Juli 2018
Guarda anche:
Leggi anche:
Da più di dieci anni passo volentieri un periodo delle vacanze estive in un paese della Toscana da una mia parente, Ali.
Da sempre ritengo questa regione un esempio di ospitalità e accoglienza per tutti, anche per me. Nel paese dove mi reco mi conoscono un po’ tutti. I miei amici; si sono accorti dell’accoglienza e dell’ospitalità nei miei confronti di tutto il paese.
Nelle giornate più calde le ho trascorse sempre in piscina, passavo le giornate tra decine di vasche e collegarmi ad internet con il mio portatile. Mi piace starci da sola, parlare con i turisti, i dipendenti, i proprietari. Amo nuotare, è il mio sport ideale: in assenza di peso mi muovo in modo fluido, inoltre ho fatto tanti corsi per imparare e perfezionare i diversi stili. Piccole cose che mi fanno sentire autonoma e accettata. Fino qui nulla di strano direte voi: un bell’esempio d’integrazione.
Purtroppo tutto di un tratto sono cambiate le cose: un giorno come tanti ero a tavola al bar della piscina, c’era un cameriere nuovo, chiedo il solito piatto di pomodori, ma intuisco che il nuovo personale non è abituato alla mia presenza, mi servono lentamente. Mentre mangio senza chiedere aiuto, al tavolo accanto a me, uno dei titolari, che ha un’età avanzata dice come se io non capissi: “non può stare abbandonata qui tutto il giorno”. Attonita e un po’ timida ho fatto finta di nulla.
Quando una persona è venuta a riprendermi, un altro titolare più giovane ha detto: “non la potete lasciare da noi sola tutto il giorno, lo dica a chi la ospita”. Infuriata ho provato a difendermi ma pioveva, c’era rumore attorno, lui non mi ascoltava… sono salita in macchina per tonare a casa di chi è quasi una nonna per me.
Chi era incaricata di riferire lo ha fatto.
La sera, molto arrabbiata ed incredula, ho convenuto con Ali che il giorno dopo sarei andata a parlare con il titolare, lei mi ha accompagnata, ma ho spiegato io le mie ragioni all’uomo che invece non era stato diretto con me:
“Sono sempre stata in piscina da sola, lei mi conosce da anni, era gentile come i vecchi baristi, mi custodiva il computer, ora che succede?” Dissi.
“Sono cambiate le regole, non puoi stare qui da sola. Se cadi i turisti si impressionano”.
“Se cado mi rialzo da sola, come faccio dall’età di cinque anni –ho spiegato – non sono cambiate le regole ma il suo personale, il bagnino non mi vuole dare un braccio dalla piscina al bar e il barista si scoccia a tagliare, in caso, due pomodori”.
“Non paghi il lettino ma non puoi stare qui da sola, questo è quanto”.
“Preferisco pagare come tutti ed essere trattata come gli altri anni”.
“Non si può! Devi essere accompagnata da qualcuno.” Disse lui stizzito senza fornire spiegazioni alcune, prima di tornare velocemente al bar.
Io e altre persone abbiamo cercato il “regolamento cambiato” citato dal proprietario ma non vi è traccia… immagino una regola scritta: “in questa struttura accettiamo persone con disabilità, ma solo se con accompagnatore.” Ottima pubblicità per attirare più clientela, che negli anni si è già drasticamente ridotta!
L’unica cosa da fare a quel punto era o rimanere a casa nel piccolo paese, o andare in piscina con Ali, che ha ottantaquattro anni.
Evviva l’integrazione e pari diritti per tutti. Sono maggiorenne, ho la patente di guida, per mia fortuna scrivo, racconto, ho una laurea di cinque anni, eppure in tanti dalla scuola in poi mi hanno creato ulteriori ostacoli. Come sarebbe andata la vicenda se al mio posto ci fosse stata una persona non perfettamente in grado di capire, di difendersi o di chiedere aiuto? Forse è proprio questo che ha sempre messo gli altri in difficoltà nel rapportarsi con me, il fatto che riesco a argomentare, pensare e scrivere.
Un tempo i disabili vivevano a casa e frequentavano classi speciali, ma oggi l’integrazione e il riconoscere le capacità, i limiti (i miei non li ho mai negati o nascosti…), le peculiarità, i talenti e la diversità di ognuno è un fatto reale e per tutti o bisogna sperare di avere un po’ di fortuna?
E pensare che la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità si esprime chiaramente in merito alle discriminazioni illustrandole con queste parole: “Discriminazione sulla base della disabilità indica qualsivoglia distinzione, esclusione o restrizione sulla base della disabilità che abbia lo scopo o l’effetto di pregiudicare o annullare il riconoscimento, il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro campo. Essa include ogni forma di discriminazione, compreso il rifiuto di un accomodamento ragionevole. La Convenzione riporta anche il concetto di accomodamento ragionevole spiegandolo: “L’Accomodamento ragionevole è il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa”. Bei principi che non sempre sono conosciuti e rispettati. Mi viene in mente una frase di Emanuela Breda che mi sembra adatta al caso: “Ogni essere umano è unico: rispettarne la diversità equivale a difendere la propria e l’altrui libertà.”
L’intento di questo articolo non è quello di “denunciare”, ma tentare di tutelare la libertà e l’autonomia di molti, cercando, nel mio piccolo, di contribuire al diffondersi di una cultura che tenga conto delle specifiche diversità degli individui, non trattandole come problematiche bensì inglobandole nella quotidianità.
Spero che quello che è successo a me non capiti ad altri e che l’accoglienza, la quiete, le tante eccellenze di tutta la Toscana rimangano tali per tutti, senza inutili distinzioni.
Leggi anche:
Nata viva torna tra i banchi: il racconto del progetto “Disabilità e narrazione di sé”
“Come c’è un’arte di raccontare, solidamente codificata attraverso mille prove ed errori, così c’è pure un’arte dell’ascoltare, altrettanto antica e nobile.” L’osservazione di Primo Levi, mi sembra molto pertinente con l’esperienza, anzi le esperienze, che vi sto per documentare.
Il 7 novembre 2017, Lucia Pappalardo, regista del mini film Nata viva ed io, siamo state relatrici al convegno: Adolescenza, tra affettività e sessualità, oltre ogni pregiudizio, promosso dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Marche, presso la Sala Consigliare del Comune di Ancona. Questa opportunità è stata resa possibile grazie alla volontà e la tenacia della Presidente della Commissione della Pari Opportunità della Regione Marche, Meri Marziali, che ha promosso l’iniziativa e ha voluto fortemente la nostra presenza nonostante i danni ed i problemi causati dal terremoto.
La mattinata, ha visto coinvolte esponenti dell’Unione Italiana dei Ciechi di Ancona e le dottoresse del consultorio.
Ad ascoltare con partecipazione erano i ragazzi di medie e licei di vari istituti del capoluogo marchigiano.
La dottoressa Giorgia Giacani, la collega Katia Caravello psicologhe e psicosessuologhe e la ginecologa Valeria Bezzeccheri, hanno spiegato ai ragazzi, con semplicità e senza falsi pudori, l’importanza dei metodi anticoncezionali e la prevenzione delle malattie veneree. Le relatrici hanno altresì invitato i ragazzi a fare domande senza avere timori e vergogna su argomenti quali l’amore, i sentimenti e la sessualità. È stato anche messo in luce l’aspetto ludico del rapporto sessuale, ricordandone la bellezza e l’importanza per tutti. Le relatrici hanno poi spiegato ai ragazzi cos’è un orgasmo, descrivendolo come un momento fondamentale dell’atto sessuale.
La Giacani ha aperto il suo intervento condividendo con i ragazzi una riflessione sulla paura nel rapporto con l’altro, ricordando che “il momento giusto è quando ti passa la vergogna”. La giovane psicosessuologa ha poi sottolineato che “la sessualità fa parte di noi, dalle nostre origini, e quindi ci appartiene; ma appartiene anche all’Altro, perché il sesso è relazione. Il sesso per gli adolescenti è anche scoperta. E la scoperta implica curiosità e paura.”
Forti e coinvolgenti le testimonianze delle relatrici non vedenti e ipovedenti che hanno raccontato il loro vissuto con un handicap visivo e la loro realizzazione grazie agli studi universitari, al lavoro, ai fidanzati e mariti. Hanno narrato le loro esperienze sentimentali, la fase adolescenziale, le limitazioni e le differenze con i coetanei. Katia Caravello ha condiviso con i ragazzi una parte del suo vissuto: “nel non vedere non si ha accesso ad una serie di informazioni sul contesto, sulle mode del momento, su un ragazzo che ti guarda in modo interessato… è importante che gli amici, i genitori, la scuola non neghino tali informazioni e in quest’ottica è fondamentale il lavoro che l’Unione Italiana dei Ciechi svolge per sensibilizzare famigliari, ragazzi e docenti.”
Nella seconda parte del convegno è stato proiettato il cortometraggio Nata viva, il proseguimento dell’omonimo romanzo autobiografico.
Lucia, regista del mini film, ha raccontato la nostra volontà di mettere in scena alcuni brani del libro quali la fisioterapia, ma anche narrare i problemi e le conquiste della Zoe adulta, ad esempio la vicenda della patente, l’autonomia, il rapporto con l’altro sesso e l’amore.
Al termine della proiezione, gli alunni mi hanno fatto complimenti e molte domande. Con la semplicità che caratterizza gli adolescenti, hanno voluto sapere se soffro per le barriere create dagli altri. La mia risposta è stata sincera: “oggi no, perché ho degli amici e conoscenti che mi apprezzano. Alla vostra età ho sofferto per l’emarginazione ed i pregiudizi dei compagni di classe, cosa che si sarebbe potuta evitare con semplici domande sul mio handicap e su come poter fare insieme a me cose divertenti e da adolescenti: uscire in gruppo, prendere l’autobus, andare in discoteca o a mangiare un gelato.”
Mi è stato poi chiesto se ho sofferto quando non mi volevano rinnovare la patente, ho risposto: “sì, ma ho lottato: ho guidato per più di dieci anni senza problemi e non potevo accettare un’ingiusta negazione”.
Un’altra domanda interessante ed inaspettata è stata: “perché non ti rechi nelle varie scuole per raccontare la tua storia?”, ho spiegato che sto girando istituti ed università di Roma, la mia città e la sua provincia, ma a ripensarci perché escludere un’esperienza simile ad Ancona?
Infine gli alunni si sono anche complimentati e una ragazza mi ha abbracciata con sincerità in quanto ai loro occhi ho superato l’adolescenza, età critica per loro e per la maggior parte degli individui. Con qualche ostacolo in più, ma sono comunque riuscita ad ottenere diversi risultati importanti.
Oggi nel mio girare scuole e ambienti istituzionali trovo molta attenzione per le persone con delle caratteristiche diverse dalla normalità ed anche per l’infanzia e gli adolescenti.
Spero che l’oggetto del convegno, e quindi la lotta ai vari pregiudizi, siano portati ancora avanti nelle scuole, nelle famiglie e nelle sedi istituzionali, con altre importanti iniziative anche in futuro. La volontà di continuare su questa scia è presente e tangibile. In quest’ottica è importante continuare a creare momenti di confronto e scambio, a vari livelli, tra istituzioni e persone che hanno una differenza o uno svantaggio. Si parla ancora troppo poco, e solo in sporadici contesti, delle numerose e differenti disabilità, ma anche di amore, sessualità e pregiudizi, quasi siano temi da non approfondire o capire, tutto ciò alimenta tabù ed incomprensioni.
Ripensando alle tante informazioni della conferenza, al silenzio dei ragazzi nell’ascoltare le relatrici e alla loro voglia di capire e sapere, mi torna in mente un’affermazione di Winston Churchill: “il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi e parlare; il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi ed ascoltare.”
Del convegno si è parlato anche al telegiornale regionale delle Marche:
Leggi anche:
“Nata viva, ma con 5 minuti di ritardo” la vita dopo un’asfissia neonatale
Nata viva torna tra i banchi: il racconto del progetto “Disabilità e narrazione di sé”
Amore e sessualità, un’occasione per un cambiamento sociale e culturale
Premio Anello debole, vince forza di Zoe
Consapevolezza della diversità come maturità conquistata
Ascolta:
Fai bei sogni, questa le parole sussurrate all’orecchio del figlio troppo piccolo per capire una morte improvvisa ed inaspettata. La morte di un proprio genitore. Una mamma affettuosa, che giocava, ballava, guardava la tv con suo figlio… e come ultima frase prima di andarsene, sussurra all’orecchio del bambino già sotto le coperte fai bei sogni. Poi il vuoto della perdita per tutta la famiglia. Ed allora si nega, si cerca una versione più accettabile e comprensibile, si dice “la tua mamma è in celo, non la vedrai più perché purtroppo ha avuto un infarto”.
Ma tutto ciò funziona? Se si per quanto tempo?
La solitudine, il vuoto, situazioni che sembrano incomprensibili sia per un bambino di nove anni che per gli adulti che lo circondano.
È presente e forte l’idea che l’abbandono sia l’essenza di un destino che riguardi solo noi, a livello individuale. I ricordi ma anche il confronto con i coetanei, la scuola, i colleghi, i genitori propri e degli altri, la presa di coscienza delle bugie che nascondono una verità che non si può e non si deve raccontare… Una verità che si prepara ad essere svelata: si capisce scena dopo scena da tanti piccoli dettagli che ritornano e fanno da cornice al racconto. Tutto questo è narrato nel film di Bellocchio ispirato l’omonimo romanzo di Massimo Gramellini.
Ma come si reagisce ad una perdita “doppia”, ad una verità assurda, saputa tutto di un tratto da grandi?
Cito le parole del romanzo: “Poiché la realtà si era rivelata una tiranna sanguinaria”. A volte, anche da grandi è meglio non chiedere: anche se la morte per cause naturali non è più credibile si capisce che è meglio non domandare per non soffrire e per non far soffrire gli altri… ma “l’inevitabile mi colse alla sprovvista”.
È così la morte, come la verità giungono di sorpresa, ricordo l’ultima volta che salutai il secondo marito di mia madre, il padre di mia sorella, l’uomo con il quale ero cresciuta, era l’ultimo fine settimana di luglio, eravamo al mare, “ciao Rickie, buon lavoro ci vediamo tra la prossima settimana”. Non l’abbiamo più rivisto.
“Seguirono momenti duri e letterari”, anch’io per elaborare mi sono messa a scrivere e in un certo senso non ho smesso; credendo che questa era ed è la mia strada: con caparbietà e anni di scrittura ho realizzato il romanzo autobiografico Nata viva, ho affinato la tecnica della scrittura creativa e giornalistica.
Ma come si va avanti e come sono i rapporti con chi ha provato quella perdita improvvisa che male si spiega con la razionalità? Dal film traspare un rapporto difficile con un padre solo e severo, ma il protagonista riesce ad andare avanti, misurarsi con gli altri bambini, ragazzi e il mondo del lavoro fino a diventare il giornalista affermato di oggi.
C’è chi cerca la verità come Massimo che narra la storia di una difficile ricerca e allo stesso tempo la paura di scoprirla. E chi tutto sommato si fida come Zoe, ma poi il momento della verità arriva e travolge chi incontra.
Bella la figura del saggio professore del protagonista del film, Massimo gli fa molte domande sulla fede, l’aldilà… il professore gli dice: “tu vorresti avvicinarti a tua madre e lo capisco, ma i se sono per i falliti, si diventa forti con i nonostante” Un insegnamento chiaro e pulito, da una persona saggia, che lo conosceva bene ma più distaccata del padre e della zia che sanno ed hanno paura poiché soffrono in prima persona.
Nell’età adulta è narrata la carriera di Gramellini, noto giornalista prima che scrittore e personaggio televisivo; una persona che da’ molta importanza alle parole. Ad ogni perdita si accompagna la solitudine, il dover elaborare il dolore in qualche modo, il volere scrivere per fermare e preservare i ricordi e dare importanza ai racconti. “è con la parola – scritta, raccontata e letta – che si può esercitare sguardo critico sul mondo”, i lettori e gli scrittori lo sanno bene.
Fai bei sogni è la storia di un segreto celato per quarant’anni. Ma come molte biografie narra anche il timore ed il coraggio di vivere ed affermarsi nonostante il bagaglio di difficoltà. Ci ricorda anche come, immergendosi nella sofferenza e superandola, sia possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti.
Leggi anche:
Nata viva sul Venerdì di Repubblica
Famiglia e sensi di colpa. Un’analisi NON circoscritta alla disabilità
Autrice del saggio “RaccontAbili. Domande e risposte sulle disabilità” e del romanzo autobiografico “Nata Viva”, dal quale è stato tratto l’omonimo cortometraggio disponibile su YouTube. Esperta e consulente per quanto concerne le tematiche riguardanti la sessualità, l’amore e l’affettività per le persone con vari tipi di disabilità e di chi si relaziona quotidianamente con loro.
Ma procediamo con ordine: la mia vita ha avuto un punto di svolta quando, ho pubblicato il romanzo autobiografico e di formazione Nata Viva. da questo momento in poi, attraverso la narrazione del sé, sono riuscita a raccontare la resilienza nelle vite ordinarie di tante persone con disabilità (me compresa) e di chi, per vari motivi, si trova a relazionarsi noi.
Dopo aver sperimentato l’effetto decisivo e dirompente che la scrittura ha avuto per me, ho deciso di utilizzare tale strumento per aiutare altre persone a narrarsi per comprendere quanto di straordinario c’è nelle loro vite. Da ciò nasce il secondo libro, il saggio “RaccontAbili, domande e risposte sulle disabilità”. Come autrice e pedagogista ho fatto molti incontri con gli alunni dalle scuole e dell’università Lumsa.
Ho una disabilità motoria dovuta ad un’asfissia neonatale di cinque minuti. Per fortuna grazie a tanta riabilitazione conduco una vita “normale”. E’ con la consapevolezza dei mie limiti e capacità che ho fatto le scelte più importanti verso una vita piena e autonoma.
Il mio ultimo traguardo è la pubblicazione del volume “RaccontAbili, domande e risposte sulle disabilità” (Erickson Live, 2020). Si tratta di un saggio polifonico, che racchiude le “voci” di trenta persone tra disabili e chi, per vari motivi, conosce bene il mondo della disabilità. L’intento dell’opera letteraria è quello di offrire il punto di vista dei diretti interessati, uscendo dall’ottica di interpellarli solo nei casi migliori o peggiori delle loro/nostre vite. E’ una narrazione corale e polifonica. Gli argomenti delle interviste sono quelli che ci accomunano tutti, si parla infatti di famiglia e società, routine, lavoro, interessi, arte, amore e sessualità. Il volume è arricchito da testimonianze di caregiver, siblings, psicologi, psicosessuologi, registi, attori, scrittori, giornalisti, e docenti universitari.
La mia opera prima è il romanzo di formazione ed autobiografico Nata viva, (Società Editrice Dante Alighieri 2015). La narrazione si concentra sulle vicende positive e negative, vissute dalla nascita agli anni universitari, dal punto di vista di una bambina e ragazza con disabilità motoria.
Lungi dall’essere un trattato o un saggio sulla disabilità, “Nata viva“ vuole essere un racconto appassionato e antipedagogico di una ragazzina e poi di una ragazza che, tra luci e tenebre, ha saputo lottare per raggiungere e conquistare quella serenità che tutti bramiamo, non dando mai per scontato nulla e soprattutto non accontentandosi mai del buon quieto vivere che spesso la società assegna alle persone disabili.
Attraverso lo stile del romanzo definito dalla critica “rapsodico, discontinuo, spesso ironico e autoironico”, cerco di farmi testimone, dell’incontro sorprendente tra limite e prospettiva, civiltà e pregiudizio, presenza e invisibilità, costruendo, capitolo dopo capitolo, la mia visione del mondo, dove la normalità sembra non appartenere a nessuno, per fortuna.
Da questo volume hanno preso vita numerosi progetti creativi come l’omonimo cortometraggio (Primo classificato nella categoria Corti della realtà” nell’ambito del Premio L’Anello debole 2016, al Festival di Capodarco), il progetto contro ogni forma di discriminazione e bullismo: “Disabilità e narrazione di sé; come raccontare le proprie piccole e grandi disabilità” e lo spettacolo teatrale: “La Cantastorie Zoe”.
A seguito del conseguimento della laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione ho
acquisito competenze in ambito pedagogico e sociologico, che ho messo in pratica nel progetto: “Disabilità e narrazione di sé” portato in diversi istituti scolastici con studenti dai dieci anni in su. I contenuti degli incontri nelle scuole sono ispirati al romanzo “Nata viva”.
In ambito accademico, sono spesso relatrice nell’ambito di lezioni e convegni che trattano la disabilità e tematiche a essa correlate. In queste sedi approfondisco gli aspetti psicologici, sociologici e pedagogici legati all’handicap; affronto argomenti quali i rapporti tra la persona con disabilità e la famiglia, la scuola, gli ausili informatici, l’amore, l’affettività, la sessualità e la narrazione del sé come strumento di empowerment e di terapia, la vita indipendente, disabilità e mass media.
Da anni mi dedico anche alle tematiche riguardanti l’amore, la sessualità, l’educazione sentimentale e la figura dell’assistente sessuale; tutti gli articoli sono raccolti nella categoria: “Amore e sessualità: sfatiamo i tabù” di questo portale.
Ritengo importante distinguere l’amore dalla sessualità. Quest’ultima è parte integrante della personalità di ogni essere umano. Negli ultimi anni anche in Italia si parla sempre più spesso della sessualità delle persone con disabilità, nonostante già nel 1993 l’Assemblea Generale dell’ONU abbia approvato un documento nel quale viene riconosciuto il diritto a tutti i portatori di handicap di esperire la propria sessualità. Tale concetto è stato ribadito ancora più chiaramente nella Dichiarazione dei Diritti sessuali della WHO nel 2006 in cui si afferma che è diritto di tutti gli esseri umani, liberi da coercizione, discriminazione e violenza.
Per cercare di dare il mio contributo nel processo di apertura della disabilità alla sessualità ho ideato, nel 2012, il gruppo Facebook “Amore, disabilità e tabù: parliamone!“, di cui sono moderatrice e che, ad oggi, conta oltre 1.600 membri. Il gruppo si propone come un luogo di incontro virtuale, per fare conoscenza, scambiare informazioni sui temi che riguardano l’amore, la sessualità, talvolta accolta e altre volte negata, per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva.
Il mio impegno nel cercare di abbattere i tabù e gli stereotipi legati alla sessualità è iniziato più di dieci anni fa con l’interesse ad approfondire la visione olistica della persona. L’approccio olistico (dal greco ὅλος hòlos: totale, globale), tiene presente la totalità di ogni individuo corpo, mente e spirito. In questa visione si inserisce anche la sessualità. Questo interesse mi ha portata ad organizzare due convegni: “Il tocco dell’Anima attraverso il Tantra” e “Gli handicap invisibili e l’approccio Olistico della Persona. Il diritto di scoprire la Sacralità della Sessualità”, nonché ad affrontare tali argomenti con interventi in vari master universitari. In queste sedi ed in vari articoli analizzo, tra l’altro, gli aspetti della sessualità tantrica come esperienza positiva e come valida alternativa (in alcuni casi e per disabilità non complesse) alla figura dell’assistente sessuale che in Italia stenta ad essere riconosciuta e regolamentata. Queste tematiche sono presenti anche nel saggio RaccontAbili, nonché, annualmente dal 2017, nelle lezioni per i Master dell’Università Lumsa e nell’ambito del corso di Pedagogia speciale presso la Pontificia Università Salesiana per la facoltà di Scienze dell’educazione. In quest’ultima esperienza, le studentesse mi hanno intervistato su tematiche quali: amore, affettività, vita famigliare ed autonomia.
Per quanto riguarda la scrittura giornalistica, collaboro con “Superando”, testata online promossa dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e “Ubiminor”, il portale dell’adolescenza inquieta. In passato ho lavorato per “Piuculture” – Il giornale dell’intercultura – seguivo convegni e conferenze sui migranti e le tematiche a loro correlate, per poi redigere articoli; mi occupavo inoltre di curare i contenuti social su Facebook e Twitter. Ho anche avuto l’occasione di scrivere per la rivista Near, promossa dall’UNAR (Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri), la rivista cartacea “Vis Vitae”, promossa dall’Associazione Risveglio Onlus, “La vita dell’infanzia”, rivista cartacea dell’Opera Montessori e “Angeli Press”, agenzia di comunicazione impegnata nel sociale.
Ai tempi del liceo, mi sono avvicinata alla recitazione grazie alla lungimiranza dell’attore e regista Stefano Viali, con il quale ho seguito un corso per ben nove anni. I suoi laboratori, che non erano di teatro integrato, erano rivolti agli studenti del liceo e universitari. Anni dopo, l’attitudine alla recitazione mi ha portato, grazie alla collaborazione con Matteo Frasca e la regista e attrice Tiziana Scrocca, ad estrapolare dal mio romanzo la sceneggiatura dello spettacolo teatrale “La cantastorie Zoe“. Dal 2019 ad oggi, faccio parte del laboratorio teatrale indipendente – Compagnia Nuovo Teatro C.N.T, direzione artistica dell’attrice-regista Patrizia Schiavo.
Quotidianamente mi impegno ad aiutare le tante persone che mi contattano attraverso i social network, a far capire l’importanza di una vita indipendente e cerco di stimolarle e potenziare le loro capacità. Ogni persona ha diritto ad una vita più piena, autonoma ed il più soddisfacente possibile.
Ultimamente, con il profilo Istagram Zoe Rondini Scrittrice, mi diverto ad affrontare tanti temi che riguardano noi persone disabili in modo rapido ed accattivante: seguitemi!
Tutte le mie attività hanno in comune la voglia di essere utile agli altri e il desiderio di partecipare ad un cambiamento culturale che tenga conto delle diversità, delle peculiarità e dei diritti di ogni individuo. Il messaggio delle mie narrazioni, è che anche con un handicap si può condurre una vita normale, piena di sfide e di soddisfazioni. Vorrei continuare a diffondere questo pensiero con la scrittura, la recitazione, il giornalismo, i media, gli interventi nelle scuole, nei corsi universitari, nei convegni e seminari.
Mi ritengo una persona fortunata e determinata poiché, se ripercorro le tappe che mi hanno condotto all‘autonomia, posso riconoscere tanti traguardi fondamentali: a diciotto anni ho conseguito la patente di guida; a ventun’anni ho raggiunto l’autonomia, andando a vivere da sola, in una casa su misura per me e che mi rispecchia molto. Sono laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione e specializzata in Lettere presso l’università Sapienza. Dai ventidue anni in poi ho vissuto diverse storie d’amore.
Zoe Rondini è uno pseudonimo che, per motivi di privacy, ho usato per le mie opere edite ed il mini-film. Potete contattarmi scrivendo al seguente indirizzo: zoe.rondini@gmail.com, o tramite la pagina Facebook Zoe Rondini ed il profilo Istagram .
Se avete voglia di arrivare fino in fondo alla pagina troverete delle foto di vari momenti significativi.
Scrittrice, divulgatrice, formatrice-pedagogista, consulente per persone con disabilità e le loro famiglie, blogger, digital content creation e attrice teatrale.
La finalità perseguita dal progetto è quella di “educare alle differenze” e stimolare la narrazione di sé. Per quanto riguarda le scuole primarie e secondarie tale scopo viene declinato in un’ottica di prevenzione e contrasto al bullismo, al cyberbullismo e nell’educazione ad uso consapevole dei socialnetwork.
Il racconto del progetto è disponibile al link: La narrazione di sé per potenziare l’autoconsapevolezza
Laici.it
Ubiminor.org
Piuculture.it
Rivista Rete Near
Rivista cartacea “La famiglia – bimestrale di problemi familiari”
Angeli Press – testata giornalistica cartacea a cura di Paola Severini Melograni.
Competenze comunicative e di organizzazione di eventi: esperienza maturata in attività di pubblicazione, diffusione e presentazione in vari contesti delle mie opere letterarie, il romanzo di formazione “Nata viva” e il saggio “RaccontAbili. Domande e risposte sulle disabilità”.
Comunicazione online attraverso il portale www.piccologenio.it e i principali socialnetwork.
Gestione di una community Facebook di oltre mille utenti su tematiche relative a disabilità, amore e sessualità.
Creatività e spirito di iniziativa. Capacità relazionali e di fare rete, buon livello di public speaking.
Vocazione pedagogica e didattica messa in pratica con i progetti nelle scuole (di cui sopra) e nell’ambito dell’esperienza come attrice teatrale. Comprovata capacità di gestione e partecipazione al lavoro di squadra, buone capacità diplomatiche in situazioni di stress o tensione.
Entusiasmo e grande voglia di fare, tenacia e capacità di reinventarsi in progetti e iniziative condivise.
Sono in grado di svolgere in autonomia il lavoro in sede e da casa, flessibilità d’orario.
La consulenza rappresenta un’opportunità fondamentale per tutti coloro che, non possedendo conoscenze in determinati ambiti (amorosi, sessuali, famigliari, fisioterapici, scolastici ecc.) Le attività di consulenza danno a chiunque la possibilità di accedere gratuitamente a un servizio di informazione ed orientamento per prendere importanti decisioni o risolvere delicati problemi su quesiti a carattere psicologico, sociale, famigliare ed educativo.
Qualora fosse necessario è anche possibile un incontro online.
La consulenza consiste in un intervento con un numero limitato d’incontri e ha lo scopo di inquadrare la problematica descritta al professionista al fine di valutare una risposta in tempi relativamente brevi. Esso può rivolgersi ad una singola persona, ad una coppia o ad una famiglia.
Buona padronanza degli strumenti Windows Office, WordPress, Outlook, Internet, Gmail, Skype, Zoom e Streamyard. Social media marketing su Facebook, Instagram e Twitter.
Rassegna stampa dell’opera letteraria “RaccontAbili. Domande e risposte sulle disabilità”:
Link alla rassegna stampa dell’opera letteraria e mini-film Nata viva
Riparte la stagione estiva promossa dall’Associazione “Il Grillo Parlante” di Altidona. Si inizia con Ciak sul fermano, festival del film corto, il 15-16-17 luglio 2016 alle 21:30.
Questa è la 4°edizione. Il direttore artistico dell’evento è Paolo Marzoni che ha svolto egregiamente insieme all’associazione la selezione dei cortometraggi che si andranno a proiettare. Nelle prime due serate verranno proiettatti i cortometraggi in gara e la serata conclusiva sarà interamente dedicata alla memoria di uno dei più grandi fotoreporter internazionali Mario Dondero a cui è intitolata questa edizione del festival.
I corti saranno premiati dopo un’attenta valutazione di una giuria tecnica ed una giuria popolare.
La giuria tecnica composta da: Simonetta Bonanni, Andrea del Zozzo, Danilo Cognigni, Guido Bandini, Laura Strappa, Marco Cruciani e Christina B. Assouad assegnerà i premi per il miglior cortometraggio, la miglior regia e la miglior fotografia.
Alla giuria popolare è affidata la scelta per l’assegnazione del premio per il miglior cortometraggio del pubblico.
Anno dopo anno, si consolida la collaborazione con le istituzioni pubbliche e l’evento ogni anno assume sempre maggior rilievo anche a livello nazionale.
La manifestazione ha lo scopo di portare alla luce realtà sociali importanti con la proiezione di cortometraggi di registi emergenti, quest’anno i film sono tutti della stessa distribuzione elenfant distribution di Adam Selo L’iniziativa tende ad assumere il ruolo di trampolino di lancio per la vena artistica, spesso celata, della realtà locale e di vetrina per il territorio.
Nella serata conclusiva del 17 verrà proiettato fuori concorso il cortometraggio “Nata Viva” di Lucia Pappalardo, vincitore dell’ Anello Debole, del Capodarco Film Festival. La regista è riuscita a raccontare la storia, l’allegria e l’ironia di Zoe Rondini, ragazza che per i primi 5 minuti della sua vita non ha respirato. Attraverso il cortometraggio ha in modo eccellette distrutto tutti i luoghi comuni sui disabili. Saranno con noi la protagonista Zoe Rondini e la regista Lucia Pappalardo.
Nel corso della serata finale gli omaggi e le testimonianze per l’amico Mario Dondero saranno molte, per questo ci si avvale della fruttifera collaborazione dell’associazione culturale Altidona Belvedere e della fototeca provinciale, ente gestore dell’archivio di Mario Dondero, guidate dal Prof. Pacifico D’Ercoli. La serata sarà presentata dall’amico Andrea Braconi, alla presenza di tante istituzioni della provincia di fermo e della regione Marche e di tanti amici del fotoreporter, la compagna Laura Strappa e il regista Marco Cruciani autore del documentario Calma e Gesso, in viaggio con Mario Dondero. Naturalmente non poteva mancare la voce di Simonetta Peci, attrice, fotografa e scrittrice, che proprio da Altidona regalerà degli omaggi all’amico Mario. Il tutto contornato da interviste inedite del nostro direttore artistico Paolo Marzoni a Mario Dondero. Vantiamo la Collaborazione di Paolo Marzoni in quanto socio della Maxman Coop che si pone l’obiettivo di incrementare il lavoro sul territorio emiliano-romagnolo e marchigiano, costruendo una rete di collaboratori volta a realizzare prodotti di alta qualità e promuovere figure emergenti competenti (registi, scenografi, direttori della fotografia ecc…).
nella serata conclusiva ci sarà la 2°edizione enogastonomica “Altidona in Vetrina” per promuovere il turismo e le enogastronomie locali, che coinvolgerà ristorante Casa Mia, ristorante Da Fernando, ristorante Il Casale, Villa Poggia Verde, ristorante-pizzeria Bar del Corso, ristorante-pizzeria le Papillon, pizzeria Il Veliero, pizzeria L’Oca Nera, panificio Vecchio Forno, pasticceria Malavolta, pasticceria Millevoglie, Perfero Caffè, cantina Le Senate, ingrosso e distribuzione Aso, fiori e piante La Valentina, B&B Vicolo Fiorito.